Una giovane evangelica rapita dal canto gregoriano
- Ultimissime
- 06 Lug 2025
La conversione di Carly York, da lei stessa raccontata, dopo essere stata folgorata dal canto gregoriano. Una potente testimonianza della bellezza che la Chiesa conserva nella sua storia, senza necessità di inventarsi nulla di nuovo.
Non viveva una crisi spirituale, né nutriva dubbi sulla bontà della sua esperienza di fede.
E’ stato il canto gregoriano a farle esplodere dei dubbi: com’è possibile che qualcosa di così bello, sacro e profondo fosse cattolico?
E’ lei stessa ad averne parlato pochi giorni fa in una video intervista per il canale YouTube “The Cordial Catholic”, raccontando la sua conversione avvenuta nel 2016.
La prima volta che ha ascoltato il canto gregoriano
Va detto che York, cresciuta nella tradizione battista del sud degli Stati Uniti, aveva già una certa sensibilità per la musica: «Mia madre dirigeva il coro, mio padre era diacono. Ero in chiesa tre volte a settimana. Ho iniziato a cantare a due anni», racconta.
Ne aveva fatto addirittura la sua vocazione professionale: direttrice del ministero musicale in varie comunità evangeliche, laureata in musica sacra, insegnante di canto e pedagoga vocale.
Fino a che, frequentando vari master sulla musica liturgica, si imbatté per la prima volta nel cuore musicale della liturgia cattolica: il canto gregoriano.
La racconta come un’esperienza folgorante: «Ricordo la prima volta che ho sentito il canto gregoriano, è stato come se il tempo si fosse fermato. Ho percepito la presenza di Dio in un modo che non avevo mai sperimentato prima».
Non era solo musica, era pura preghiera. Una lode che si elevava da secoli di storia, nella ininterrotta continuità storica e spirituale della Chiesa. Un’autenticità che la attrasse a tal punto da portarla a frequentare la Messa e riflettere sull’Eucarestia.
«Era tutto nuovo, e un po’ strano, onestamente», racconta. La liturgia non è incentrata sul sermone, come accade nelle nominazioni protestanti, forse è anche meno “coinvolgente” in certi casi e questo provoca inizialmente confusione.
«Ma una volta che si comincia a comprendere la logica della liturgia», spiega Carly York, «il suo significato, i suoi simboli, il modo in cui ogni cosa è orientata a Cristo… allora tutto cambia. Cominci a vedere che non è solo un rituale, è un incontro reale con Dio».
La scoperta dell’Eucarestia e la conversione
Se il canto gregoriano è stato per lei il modo tramite cui il Signore l’ha chiamata, l’Eucarestia è ciò che l’ha convinta a diventare cattolica. «Non c’è dubbio», dice nel video. «Arrivata a un certo punto, sapevo che Gesù era lì, veramente presente. E se era davvero lì, allora io dovevo esserci. Dovevo far parte di quella Chiesa che aveva conservato quel dono per duemila anni».
Il filo comune di tanti racconti di conversioni dal protestantesimo che abbiamo ospitato su UCCR è proprio la scoperta che la Chiesa cattolica è la stessa del primo cristianesimo, l’unica ad aver conservato intatto il culto, la dottrina e la comunione con la Chiesa delle origini, senza interruzioni né rifondazioni.
«Se Gesù è realmente presente nell’Eucaristia, allora niente può essere più importante», si è trovata a riflettere Carly. «È il punto centrale, tutto il resto impallidisce. E una volta che lo capisci e lo accetti, non puoi più ignorarlo. Devi seguirlo fino in fondo».
Dopo un lungo periodo di discernimento, la donna ha iniziato ufficialmente il catecumenato, battezzandosi nel 2016.
Ha inciso l’album “Deus Absconditus”, una raccolta di canti gregoriani per la preghiera personale, lavora presso la parrocchia di St. Mary a Coldneck nel New Jersey ed è responsabile della formazione musicale presso l’American Classical Orchestra a New York.
Una forte testimonianza di come la bellezza porti alla verità e richiama a riscoprire ciò che la Chiesa cattolica già possiede nella sua storia, senza bisogno di inventarsi niente.
«Non sono stata convinta da argomentazioni apologetiche o da dibattiti dottrinali», ha spiegato Carly nel finale. «Viviamo in un mondo rumoroso, confuso. La bellezza ci richiama a ciò che è eterno, a ciò che è vero, al silenzio, al mistero. E la liturgia cattolica — nella sua forma più autentica — offre proprio questo».
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