Un cattolicesimo ridotto è più debole? E se fosse il contrario?
- Ultimissime
- 03 Lug 2025
La fede è più forte quando è di massa o quando è autentica? Un cattolicesimo ridotto nei numeri è per forza una cattiva notizia? E se i cristiani tiepidi fossero il frutto di una religiosità scontata, ereditata per osmosi? Alcune riflessioni su un’indagine francese.
Nel suo recente studio, la sociologa Céline Béraud descrive un cattolicesimo francese “più debole”.
Debole perché ridimensionato nei numeri e nei privilegi, costretto a condividere spazi e linguaggi con altre confessioni religiose.
È vero: solo il 32% dei francesi oggi si dichiara cattolico, contro il 70% del 1981, ma il cattolicesimo mantiene una presenza sociale diffusa che -secondo l’indagine- si manifesta sia nella lista dei giorni festivi e nella sua presenza patrimoniale sia nella copertura mediatica dei primi passi del nuovo papa.
Ma, come riporta Le Monde, soprattutto nei contesti istituzionali come carceri e ospedali, i segni di un passato “egemonico” stanno scomparendo (sparizione dei termini “sacramenti” e “pastorale”, meno personale e meno disponibilità dei luoghi di culto specifici).
Dalla religione di massa al cattolicesimo ridotto
Siamo proprio sicuri che un cattolicesimo ridotto significhi automaticamente una Chiesa indebolita?
Ce lo chiedevamo già nel 2016 dettagliando i dati dell’allora Annuario Pontificio: inutile essere ipocriti, fa certamente piacere se i numeri crescono e dispiacere se ciò non si verifica.
Il motivo non è tanto l’effimero “ingrossare le file” (e dopo che sono grosse??), ma semmai la gioia di condividere con più fratelli e sorelle possibili la “buona novella”, cioè che Colui che davvero salva e libera l’esistenza è incontrabile oggi, qui e ora. Tant’è che cambia la vita.
Ma occorre anche riconoscere che il cristianesimo dà e ha sempre dato il meglio di sé nei momenti di minoranza.
Quando i privilegi svaniscono, resta solo ciò che è autentico: la fede vissuta con coscienza, la carità concreta, la testimonianza gioiosa. Non è un caso che nei Paesi in cui il cristianesimo è perseguitato c’è un’altissima partecipazione alla vita ecclesiale.
Numeri minori e maggiore autenticità
Il cattolicesimo “di massa”, ereditato per osmosi culturale, ha certo riempito statistiche e cappelle, ma spesso ha prodotto cristiani tiepidi, abituati a una fede per convenzione sociale più che per convinzione personale. Nessuno, o pochi, che fossero costretti ogni giorno a rendere ragione di ciò in cui credono, innanzitutto a se stessi.
Oggi, invece, chi resta nella Chiesa e non segue il vento potente dell’edonismo materialista lo fa per scelta. Una scelta controcorrente!
Una scelta che richiede coraggio, profondità, coerenza. È la fede tipica dei convertiti, di chi scopre Cristo e sa che verrà deriso, delle famiglie che educano i figli nella fede pur sapendo che saranno minoranza. È la fede dei “resti”, di quel piccolo gregge che non ha più il favore dei numeri, ma ha guadagnato in autenticità.
La Chiesa non dovrebbe misurare la sua forza con i numeri, ma con la qualità della sua testimonianza.
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