L’India è una delle più grandi nazioni cristiane

Indian christianIl cristianesimo in India sta crescendo ad un ritmo rapido tra le caste indiane medie superiori e tra i giovani, secondo l’ultimo numero della rivista “Unfinished”, che esamina le tendenze sociali, economiche e culturali della “Nuova India”: «…L’attuale “notevole ricettività a Cristo” attraverso l’intero spettro della società indiana, che si era diffuso tradizionalmente solo tra caste più basse e comunità emarginate, è uno dei cinque temi dominanti, individuati dall’antropologo indiano Prabhu Singh, che definiscono l’India di oggi e le sue sfide missionarie nel suo articolo: “Welcome to the New India“».

Singh esplora appunto le nuove tendenze verso il Cristianesimo definendone le caratteristiche, diverse dalle tendenze del passato e le elenca: connettività complessa “local” e ” glocal”, accresciuta sensibilità culturale, allarmante animosità religiosa e ampliamento delle disparità economiche. E’ soprattutto  la “connettività complessa” la chiave per cercare di interpretare il fenomeno cristiano nella “Nuova India” con le sue luci e le sue ombre. Cosa si intende per “connettività complessa”? Potremmo rispondere in tanti modi: come Callari Galli (1998), come  Giovanni Attili (editoriale Jaca Book 2007 – “La città dei migranti”), come J. Tomlinson che ne ha data la definizione forse la definizione più completa: “Le trasformazioni indotte dalla globalizzazione non possono essere comprese senza ricorrere al vocabolario concettuale della cultura; contemporaneamente, tuttavia, esse modificano il tessuto dell’esperienza culturale. Questa è la tesi che Tomlinson si propone di dimostrare nel primo capitolo. La globalizzazione viene definita come una condizione di connettività complessa. Due elementi la caratterizzano: il primo è dato dall’aumento rapido e costante delle interconnessioni e delle interdipendenze della vita sociale e dalla contemporanea riduzione delle distanze, fisiche e virtuali; il secondo è costituito dalla tensione verso l’unificazione del mondo e verso la costruzione di un sistema di riferimento unitario.” (J. Tomlinson, Sentirsi a casa nel mondo, Milano, Feltrinelli, 2001, pp. 259 e Globalization and Culture, Chicago, University of Chicago Press, 1999)

Il problema della “connettività complessa” ci riporta a un lontano passato legato al nomadismo dei popoli antichi. Nomadismo che per tre millenni era rimasto ai margini delle società sedentarie costituitesi dopo il 1000 a.C.e che torna ora – con la migrazione di interi popoli che fuggono da fame, guerre, sottosviluppo verso società complesse come la nostra – di grande attualità. La nuova “connettività” odierna, inoltre, può avvalersi – a differenza del passato – degli strumenti mediali, dei quali il più importante è Internet, veicolo d’incontro tra le più disparate culture.

E’ in questo quadro che si inserisce la diffusione odierna del messaggio evangelico in India che giunge a nuove categorie sociali (le “caste” medie e alte) delineando nuovi e inediti orizzonti socio culturali, aiutando a costruire una “Nuova India”. Soprattutto le chiese evangeliche di matrice anglosassone e americana, da tempo si sono poste per prime  il problema di come diffondere l Vangelo nella “Nuova India” e possono essere un’interessante piattaforma di partenza anche per i cattolici, per trattare l’evangelizzazione nel mondo della “connettività complessa”. “Con più di 71 milioni di cristiani, l’India è oggi l’ottava più grande nazione cristiana nel mondo“, ha detto Dick McClain, presidente e CEO di The Society Mission. Una ricercatrice presso la Georgetown University ha scoperto, inoltre, che le donne povere in India sono più propense a migliorare la loro situazione economica dopo la conversione al cristianesimo.

Questo, naturalmente, sottolineano le riviste “Falling in love with India”“Unfinished” non può avvenire senza conflitti con le culture locali che possono essere però alleggeriti da un approccio di evangelizzazione diverso da quello tradizionale del passato: “… queste tendenze emergenti  della ” Nuova India” richiedono cambiamenti nel concetto della “connettività complessa  glocal”  che ha portato a concentrarsi su missioni urbane, su  uno spostamento dal solo rurale e tribale , sulla classe media in crescita e la gioventù”.

La Storia cristiana dell’India ha chiuso il cerchio dal colonialismo, in cui l’Occidente si era imbarcato per “aiutare l’India dei poveri”, per la “Nuova India”, che invia migliaia di propri missionari ed è sede di centinaia di ministri autosufficienti. La rivista “Give us Friends” nel numero di autunno incoraggia cristiani americani a rivedere il loro rapporto con i fratelli e sorelle di tutto il mondo come uguale in opera il regno di Dio e di condividere in collaborazione. L’articolo esamina anche come pregare per la “Nuova India”, “….individuando alcuni temi come “la chiamata di Dio a servire in India” , ” 20 Cose che potrebbe sorprendervi su India , ” e varie tendenze statistiche , tra cui la demografia sulla religione , la fame e il suicidio , e l’ascesa di social media”.

La premiata rivista trimestrale di The Mission Society, informa “Unfinished”, illustra ai lettori le tendenze missionarie in tutto il mondo e le questioni ad esse connesse. Abbonamenti gratuiti possono essere ottenuti raggiungendo il sito: www.themissionsociety.org.

 La redazione

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4 commenti a L’India è una delle più grandi nazioni cristiane

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  1. Fabrizia ha detto

    Ma lo stesso Cristianesimo delle origini si era diffuso fra le classi alte e anche aristocratiche. E l’ India ha veramente bisogno del Cristianesimo.

  2. Li ha detto

    Spero veramente che i cristiani dell’India (ritenuti molto paria insieme ai musulmani dai fondamentalisti indù.
    E’ molto più dura là per un cristiano: non si hanno diritti se non quello di essere picchiati e vedere la tua casa demolita.
    Almeno Madre Teresa ha insegnato qualcosa anche ai più duri, laggiù.
    Per imbarcarsi nella missione ci vuole davvero molto coraggio.
    Indubbiamente vengono da Asia e Africa un gran numero di preti con una vocazione salda.

    Ritengo che ci sia ancora molta strada da percorrere prima che i fondamentalisti indù accettino il cristianesimo, che sottrae fedeli ai loro templi. Anugrag Gemethi, di 7 anni è stato ucciso solo 1 mese e 1/2 fa perché cristiano.

  3. Giorgio Venanzi ha detto

    71 milioni di cristiani.. ma come vengono contati?
    in base ai certificati di battesimo che, notoriamente, vengono imposti ai nenonati?
    così è facile arrivare a milioni essendo l’India estremamente popolata..

    ma poi..
    perche devono essere sempre gli altri a cambiare?.. diventate voi induisti no?

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