I benefici sociali ed economici del matrimonio

FamigliaIl matrimonio ha effetti positivi per l’intera società, sopratutto dal punto di vista dei benefici per la salute sociale ed economici.  

Lo riporta un articolo comparso su Heritagecitando una serie di studi recenti. Le famiglie sposate, ad esempio, tendono ad avere  una migliore salute finanziaria, maggiori risparmi e una maggiore mobilità sociale rispetto alle famiglie non sposate. Le coppie sposate tendono anche ad avere un reddito medio più elevato e una maggiore probabilità di possedere case di proprietà rispetto a famiglie con adulti non sposati.

Sposarsi può altre sì avere un  effetto profondamente positivo  sul benessere psicologico, lo stess e l’abitudine al fumo. Il matrimonio è anche associato a  tassi di mortalità più bassi .

I bambini che crescono in famiglie formate da una coppia di coniugi sposati hanno una maggiore probabilità di andare incontro a stabilità economica, elevato rendimento scolastico e maturità emotivaAdolescenti cresciuti in queste famiglie presentano meno probabilità di essere sessualmente attivi  e meno probabilità di abusare di droghe e/o alcool, mostrano inoltre comportamenti sociali migliori e partecipano meno a crimini violenti

Purtroppo per la società i legami matrimoniali sono sempre meno, e sempre meno persone godono di questi vantaggi personali e sociali, preferendo le instabili e disimpegnate relazioni di convivenza

 

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95 commenti a I benefici sociali ed economici del matrimonio

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  1. lorenzo ha detto

    Ho seguito un dibattito in cui è stata avanzata l’opinione che l’attacco alla famiglia non viene tanto dalle lobby lgbt, quanto dagli ambienti gay friendly.

    • edoardo ha detto in risposta a lorenzo

      Senza offesa, ma hai scoperto l’acqua calda.

      • lorenzo ha detto in risposta a edoardo

        La cosa che mi preoccupa è che, mentre quelli delle lobby lgbt sono forse qualche migliaio, quelli degli ambienti gay friendly sono milioni e sono ben infiltrati anche nella Chiesa.

        • edoardo ha detto in risposta a lorenzo

          Credo anche che i rappresentanti della Chiesa riuniti nel conclave, debbano stare MOLTO ATTENTI a non fare errori, ed eleggere soglio di Pietro qualcuno che abbia le idee chiare su come traghettare la Chiesa in questi frangenti.
          Mi dispiace dirlo, ma una gerontocrazia da Matusalemme non potrà far altro che condurre la Chiesa ad inabissarsi.
          Non mi riferisco alla faccenda dei gay, che occupano si e non un miliardesimo della mia mente, ma al fatto che si sappia rispondere e controbattere alle accuse, che sappia fare una solida autodifesa, insomma.
          Perché la politica italiana volge al peggio, e le cose sono come una catena: un anello tira l’altro.
          E’ indispensabile un Papa autorevole e che si sappia barcamenare nelle tattiche odierne.
          Qui abbiamo i rapporti con un Occidente avviato ad una profondissima crisi, con gli altri continenti in via di sviluppo ed alcuni in fase di crescita velocissima.
          Qui ci vuole molta PRAGMATICITA’, secondo me.
          La Chiesa in questo nuovo panorama avrebbe enormi opportunità che prima non aveva, ma deve anche saperle cogliere.

          • Gab ha detto in risposta a edoardo

            Preghiamo tutti e preghiamo TANTO! Che Dio ci aiuti per il Successore. In Spagna hanno appena approvato un accordo col governo del Marocco.

            I bambini marocchini adottati in Spagna DOVRANNO CRESCERE IN FAMIGLIE CHE GARANTISCANO L’EDUCAZIONE ISLAMICA. Dopo il si ai matrimoni e alle adoziioni gay si spalancano le porte all’Islam attraverso la Spagna in modo esplicito!

            La Barca di Pietro si sta inabbissando! Scusate lo sfogo ma qui siamo in epoche buie. E pensare che tutto questo avviene con la conclusione del pontificato di Benedetto XVI.

            A chi criticava la visione dell’antipapa guardate che cosa sta accadendo! Benedetto XVI continuerà a chiamarsi “papa emerito” e “Sua Santità”, continuerà ad avere il talare bianco! DI FATTO SI è LEGITTIMATA LA PRESENZA DI UN ALTRO PAPA e, badate, NON del successore legittimo. In Vaticano sono parecchio confusi! Non è MAI successa una cosa del genere nella Chiesa in 2000 anni! Siamo davvero nel caos totale.

            • gladio ha detto in risposta a Gab

              Tranquillo, quella è una barca che non affonderà mai, parola di Nostro Signore (ti par poco?)
              Quanto a cosiderare la presenza di un Pontefice emerito alla stregua di un ” antipapa”, per di più un sant’uomo come Ratzinger , la considero pura paranoia.
              Suvvia , in po’ di ottimismo! i nemici sono molti, è vero, ma, come diceva qualcuno ” i nemici non si contano, si combattono”, e questo la Chiesa ha sempre fatto, da secoli!
              I tempi sono duri, anche questo e vero, ma la Chiesa è ancor più dura!
              “Il vero crimine è il pessimismo” cantava Renato Rascel nella sigla di una serie televisiva degli anni ’70, tieni a mente caro Gab…

    • beppina ha detto in risposta a lorenzo

      Pensiero di Anne Rice (passionaria gay friendly):
      È semplicemente impossibile per me di “appartenere” a questo rissoso, ostile, polemico, e meritatamente famigerato gruppo. Per dieci anni ho provato. Ho fallito. Sono un’esterna. La mia coscienza non mi consentiva nient’altro. (…)
      Sono fuori. Nel nome di Cristo, mi rifiuto di essere anti-gay. Mi rifiuto di essere anti-femminista. Mi rifiuto di essere contro il controllo delle nascite. Mi rifiuto di essere anti-democratica. Mi rifiuto di essere contro l’umanesimo laico. Mi rifiuto di essere contro la scienza. Mi rifiuto di essere contro la vita. (…) La mia conversione da atea pessimista, persa in un mondo che non capivo, a ottimista credente in un universo creato e sostenuto da un Dio amorevole è fondamentale per me. Ma seguire Cristo non significa seguire i suoi seguaci. Cristo è infinitamente più importante della cristianità e lo sarà sempre, non importa ciò che il cristianesimo è, è stato, o può diventare.

      Mi pare sia semplice farsi una ragione del perché matura e maturerà un attacco sempre più forte alla famiglia naturale. Grande confusione in testa, grande confusione nei sentimenti, grande confusione nel controllare quell’essere “egoista” che accasa in ognuno di noi. C’é poi la personale valutazione riceana della comunità di credenti, ma qui é forse il caso di fermarsi… certi abbandoni a volte difficilmente possono essere valutati non salutari.

      • Azaria ha detto in risposta a beppina

        “mi rifiuto di essere anti-gay”
        “Mi rifiuto di essere contro la scienza”
        “Mi rifiuto di essere contro la vita”

        …perche` lo sarebbe la Chiesa? Questa cretina non ha capito una mazza ne` di Cristo ne` della Chiesa, e da quelle poche righe che leggo neanche del mondo che ci circonda.

        Mi viene in mente un passo del Vangelo proprio adatto a questa rice (minuscola voluta) “Vade retro satana, perchè tu non ragioni secondo Dio, ma secondo gli uomini” …e aggiungerei secondo uomini estremamente ignoranti.

        • Paolo ha detto in risposta a Azaria

          Direi che invece la Sig.ra Rice ha compreso bene, e non ci vuole certo un genio basta vedere l’evidenza dei fatti.
          Sul fatto poi di dare della “cretina” ad una persona solo perchè non si mette a voler “comprendere” un’ideologia religiosa direi che è solo un plauso per la Sig.ra Rice che evidentemente aveva cose più importanti e serie a cui dedicarsi.

          • lorenzo ha detto in risposta a Paolo

            Il fatto che siamo tutti fratelli non significa che alcuni, come ad esempio i gay friendly, non abbiano capito nulla della vita e sprizzino stupidita da tutti i pori.

          • Azaria ha detto in risposta a Paolo

            E` proprio perche` non ci vuole un genio… io do del cretino a chiunque non si mette a voler comprendere la realta` dei fatti; la rice ne e` un ottimo esempio.
            Per comprendere tale realta` non serve ne` un genio ne` un teologo, anzi direi che la religione qui non c’entra proprio niente.
            Basta uno spirito di osservazione ed un’intelligenza pari a quelle di un bambino di 8 anni intellettualmente normo-dotato.

            Se aveva cose da fare che fossero piu` importanti del concepire la realta`… mi chiedo cosa ci fosse di cosi` importante… studiare gli elefanti rosa?
            Si, perche` dalle frasi che beppina ha riportato nel suo commento l’irrazionalita` della demente (la rice) giusto agli elefanti rosa poteva arrivare.

            Forse la rice una cosa importante da fare ce l’aveva… una cura psichiatrica seria… sempre se crede veramente in quelle frasi riportate da beppina e non le diceva per una qualche “convenienza politica” (semplice ipotesi) in questo caso non sarebbe cretina ma solo estremamente furba, ipocrita e bugiarda.

  2. edoardo ha detto

    Spero che non mi giudichiate OT, ma se permettete, con due figli minori e altri due grandi e, grazie a Dio, già indipendenti e una in sicuro all’estero da anni, e dopo 30 anni di matrimonio, visti i risultati elettorali, mi sento di poter affermare senza tema di essere smentito, che nei prossimi mesi diventerà prioritario SALVARE IL SALVABILE, il che tradotto in soldoni vuol dire: ritirare il più possibile dalla banca e tenere solo gli spiccioli sul conto corrente, ed acquistare il più rapidamente possibile un appartamento da affittare prima che ci facciano uscire dall’area euro.
    Purtroppo, io devo attendere il prossimo 1 settembre per avere nuovamente la liquidità di un investimento che sottoscrissi 4 anni fa, in epoca non sospetta.
    Spero che questi 6 mesi passino presto e senza danni economici, o meglio, i danni economici saranno in corso, ma mi auguro che il tracollo possa arrivare a maturazione non prima del prossimo anno.
    Se il Signore ci dà la grazia di arrivare indenni all’autunno, tra settembre ed ottobre acquisterò un appartamento, dove non so e nemmeno mi interessa, mi interessa solo che sia buono da affitto e che mi consenta di conservare il valore anche dopo il crollo che, ormai, credo sia solo questione di tempo. E mi auguro che questo tempo sia solo dopo la fine dell’anno.
    Comunque dopo il 1 settembre, sul conto corrente terrò solo quel che serve a pagare le bollette.
    Secondo me, bisogna trasformare denaro in immobili, altrimenti il rischio di perdere tutto sarà molto concreto.
    Adesso posso dire di aver davvero paura, e conto le settimane che mi separano dal fatidico 1 settembre.
    Mi dispiace davvero si debba arrivare a questo punto.
    Avrei creduto l’Italia essere un Paese migliore.

    • beppina ha detto in risposta a edoardo

      Io invece sarei contenta se abbandonassimo o ci trovassimo nella necessità di abbandonare l’euro. Gli Stati Uniti stampano milioni di dollari al giorno, lo stesso fa la Banca Centrale in Giappone, i paesi emergenti lavorano a tutto gas…, la Cina ha le proprie banche imbottite di valute forti (dollaro ed euro).
      Da noi l’economia si é fermata e non c’é trippa per farla ripartire (lo Stato italiano non può indebitarsi di più). Siamo in una Comunità che più “virtuale” non si può, una Europa di stati “eterogenei”, culturalmente diversi, insopportabilmente insieme.
      Ciò che tiene unita l’Unione Europea é solo il meccanicismo e il razionalismo economico che di fatto continua ad avvantaggiare gli Stati economicamente più forti e organizzati ai danni degli Stati più deboli (avete visto come é stata trattata la Grecia?).
      E’ meglio poter lavorare sapendo che a fine anno l’inflazione ti mangia il 10% di quello che guadagni o é meglio non lavorare?

      • Roberto Dara ha detto in risposta a beppina

        L’euro è stato realizzato male, ma un’uscita avrebbe effetti devastanti per le persone normali che non hanno beni all’estero. Infatti gli euro da noi posseduti verrebbero riconvertiti in lire al cambio ufficiale, ma dal giorno dopo il cambio sui mercati sarebbe ben diverso (poniamo 3.000 lire anziché 1.936,27), per cui tutte le lire che avremmo in tasca varrebbero da subito molto meno. I debiti in euro (mutui ad esempio) invece continuerebbero ad essere conteggiati in euro al cambio in corso, per cui un debito di 100.000 euro varrebbe da subito 300 milioni anziché 193 milioni e rotti. Queste piccole cose vanno sapute. Fine dell’ot.

        • beppina ha detto in risposta a Roberto Dara

          Mi scuso dell’OT dell’OT dell’OT.
          Guardi Dara che il problema non é non decidere per tornare alla lira sapendo le conseguenze (evidentemente ovvie…), ma decidere se rimanere o no nell’euro sapendo che con un enorme debito pubblico la “mancanza di lavoro” può essere talmente micidiale da portare rapidamente al fallimento. E una volta falliti “ritornare su” é molto più difficile che non recuperare in 3-4 anni tassi di inflazione a 2 cifre. Quanto ai mutui… evidentemente i mutui interni verrebbero riconvertiti in lire al momento del ritorno alla lira e seguirebbero l’andamento dell’inflazione… non vedo il problema.
          L’Italia é un paese industriale (benchè ci sia il vezzo di parlarne male) e non vedo perché una tale operazione dovrebbe risultare impossibile. Nel mondo attuale, del resto, é solo il mercato “esterno” che potrebbe aumentare il benessere interno.
          Penso che il vero problema comunque non sarebbe tanto il ritorno alla lira quanto i rapporti con gli stati europei con cui condividiamo l’avventura dell’euro.
          Mi scuso con la Redazione dell’OT, cercherò di evitarlo in futuro.

          • Roberto Dara ha detto in risposta a beppina

            Non credo proprio che le banche che hanno concesso mutui in euro (e che a loro volta a sono indebitate sul mercato internazionale in euro) possano tanto allegramente riconvertire tali mutui in lire. Per il resto pensare di tornare ad un inflazione a 2 cifre in un momento come questo lo vedo come un suicidio collettivo, e sicuramente non porterebbe un solo posto di lavoro in più.

        • Piero ha detto in risposta a Roberto Dara

          novello Gandhi: “ Guardate cari amici che non ci conviene ribellarci agli Inglesi: verranno qui con le loro armi, con le loro macchine da guerra e ci distruggeranno. E poi quando gli uomini saranno stati ammazzati in guerra, che cosa mangeranno i figli? E a chi venderemo il the’? Chi ci insegnera’ ad estrarre i minerali dalle miniere? Chi ci costruira’ strade, ponti, porti, ferrovie? Percio’ rimaniamo schiavi a vita degli Inglesi perche’ se no andremo in rovina, assoggettiamoci sempre di piu’ a qualunque volere della Corona Britannica, fino a snaturare profondamente la nostra cultura, la nostra storia, la nostra antica civilta’

    • unafides ha detto in risposta a edoardo

      Mi spiace deluderla, ma a mio parere il suo commento è assolutamente ot e suppongo che non siano poi così molti gli utenti interessati ai suoi investimenti finanziari. Immagino che l’obiettivo della redazione sia quello di occuparsi di argomenti di più ampio respiro rispetto ad una singola situazione finanziaria. Ciò non toglie che le auguro ogni bene e lo stesso auguro a tutti gli italiani.

      • edoardo ha detto in risposta a unafides

        E’ vero, forse mi sono lasciato prendere un po’ la mano dall’angoscia, anzi, dal presentimento che siamo sulla strada che si avveri quello che temevo.
        Purtroppo, dentro di me, nelle ultime settimane, speranze ed opinioni e fiducia nel futuro stanno crollando a picco.
        E credo di non essere l’unico.
        Chiudo la parentesi.

        • unafides ha detto in risposta a edoardo

          Non bisogna lasciarsi prendere dal panico e nemmeno affidarsi troppo ai “beni di quaggiù”, che come dici tu possono scivolare dalle mani come un pugno di sabbia. Approfittiamo anzi di questo periodo di Quaresima per imparare a “digiunare” dai beni più materiali e rinforziamo tramite la preghiera il nostro rapporto con Cristo. Può essere anche un buon esercizio per ottenere una certa serenità in un momento particolarmente difficile.

    • Sophie ha detto in risposta a edoardo

      Come si fa a votare Grillo… Vabbè chiudo l’off topic.

  3. Gibbì ha detto

    A mi avviso, l’articolo dovrebbe però precisare anche che gli effetti benefici del matrimonio così descritti riguardano l’eventualità che il matrimonio rimanga stabile e non, certo, quella del matrimonio che si rompe.
    In tal caso, infatti, i frammenti dell’unione coniugale possono essere talmente devastanti da portare i reduci al disastro, affettivo, familiare ed economico, spesso ingrossando le fila dei barboni di strada.
    Situazioni del genere, andrebbe altrettanto ricordato per completezza, riguardano in misura largamente prevalente la parte maschile – causa un diritto di famiglia squilibrato a vantaggio femminile – con la nota fenomenologia che viene denominata sinteticamente come problematica dei “padri separati”.
    Ogni medaglia ha il suo rovescio e anche questo andrebbe ricordato.

    • giovanni ha detto in risposta a Gibbì

      A dire il vero, il diritto di famiglia non è “squilibrato a vantaggio femminile”, semplicemente, accade spesso che sia la moglie a godere di una situazione reddituale più bassa rispetto a quella del marito (da qui il diritto all’assegno di mantenimento).
      I figli minorenni, sebbene si sia tentato con la legge n.54/2006 di rafforzare i principi dell’affidamento condiviso, vengono “collocati” (termine orribile per indicare una convivenza preferenziale) in linea di massima presso la madre che, biologicamente, riesce a esprimere meglio del padre (soprattutto verso la prole nei primi anni di vita) i compiti di cura e accudimento. La casa familiare viene assegnata al coniuge con il quale i figli convivono abitualmente (solitamente, appunto, la madre) ed ecco il quadro di una situazione che grava non poco sulle spalle del marito.
      Purtroppo, come ebbi a dire in un altro commento, la mentalità diffusa è che quella della separazione sia una mera opzione e non una pezza, un rimedio inadeguato: prima ci si sposa e poi, se la cosa non va, pazienza, tanto ci sono separazione e divorzio.
      L’articolo di Heritage non fa altro che confermare ciò che è sotto gli occhi di tutti, sebbene molti preferiscano tenerli chiusi.

      • Gibbì ha detto in risposta a giovanni

        Il fatto – come sostiene lei – “che sia la moglie a godere di una situazione reddituale più bassa rispetto a quella del marito” è tuttavia sospetto, soprattutto in un contesto storico-sociale nel quale non è affatto infrequente (anzi, sempre più probabile) che i redditi femminili siano più alti e più stabili di quelli maschili.
        Le statistiche in questo ci aiutano: separazioni e divorzi sono molto più frequenti al nord, in una misura ormai prossima al 50%, lì dove gli indici di occupazione femminili sono quasi identici a quelli maschili e dove, in alcuni settori, li sopravanzano (generalmente nelle occupazioni pubbliche di livello medio alto: scuola, pubblica amministrazione, magistratura eccetera).
        In questo contesto, non solo dalle separazioni non escono quasi mai ex-mariti mantenuti, ma molto spesso il reddito insufficiente di questi ultimi non è neanche ritenuta buona giustificazione per eludere l’obbligo di mantenimento della ex, anche quando questa non ne avrebbe bisogno.
        La verità è che fino a che dalla separazione e dal divorzio deriveranno obblighi giuridici di mantenimento del coniuge, in maniera tale da consentirgli di mantenere il tenore di vita goduto in costanza di matrimonio, il matrimonio stesso si ridurrà, in molti casi, ad un’impresa commerciale nella quale c’è chi investe per un ritorno finanziario, comunque vada.
        A tutt’oggi, di investimenti di questo tipo fatti dalla parte maschile ne ho visti, sentiti e conosciuti veramente pochi; anzi, a dire il vero, nessuno.
        Il contrario è, invece, la regola, come tutti ben sappiamo.
        In questo senso il diritto di famiglia è socialmente squilibrato, oltre che essere deturpante – con il suo contrattualismo patrimoniale in primo piano – dell’autentico significato dell’unione coniugale.
        Che non è (o non dovrebbe essere) un fatto commerciale.

        • giovanni ha detto in risposta a Gibbì

          Essendo io siciliano, guardo ai dati della realtà all’interno della quale opero. E solitamente è la moglie a godere di una minore possibilità economico/patrimoniale rispetto al marito. Non so come operano i giudici al nord ma – e tale mia osservazione non è di natura polemica – non riesco a capire come possa essere accordato un mantenimento a favore del coniuge che, alla luce dei parametri di legge esaminati dal tribunale, non ne abbia diritto.
          Quanto al diritto di famiglia, come ribadito in altra sede, è una semplice “pezza” che interviene in un momento patologico del rapporto e che, come tale, non è sufficientemente descrittivo di quella realtà assai complessa che è il matrimonio e i rapporti che da esso nascono e che in esso si sviluppano. Non offre soluzioni, non placa l’animosità né fa dormire sonni tranquilli ai coniugi in conflitto. Mette semplicemente delle toppe a situazioni che soltanto la maturità umana ed affettiva delle parti può realmente sanare.
          La norma giuridica si caratterizza per la sua “coercibilità” ma non ci sarà sentenza o ordinanza che potranno obbligare chicchessia ad amare o a mettere giudizio, motivo per cui A. C. Jemolo diceva (l’ho citato altre volte) “la famiglia è un isola che il mare del diritto può limitarsi solo a lambire”.
          Poi “imputet sibi” chi si approccia al matrimonio con una prospettiva “commerciale”, certamente la colpa non è del diritto. 🙂

          • Gibbì ha detto in risposta a giovanni

            <>

            Pur rispettando la sua opinione non mi trova d’accordo.
            L’assegno di mantenimento è un istituto giuridico che legittima certi comportamenti; non esistesse quella possibilità giuridica non esisterebbe neanche il comportamento.
            Sono convinto che, venisse abrogato l’art. 156 del codice, diminuirebbero (forse sparirebbero) sia i matrimoni facili, sia le facili separazioni, sia i comportamenti speculativi e irresponsabilmente superficiali che ci stanno spesso dietro.
            Il diritto positivo – inteso come giuspositivismo alla Kelsen, per capirsi – ha esattamente questa pretesa: quella di indirizzare i comportamenti verso fini prefissati dal legislatore.

            • Titti ha detto in risposta a Gibbì

              Quindi invece, togliendo il mantenimento, tanti rimarebbero insieme per amore…mah! E i figli? Si toglie il mantenimento anche a loro? Una mia amica, si è, giustamente separata per motivi seri, lui è arrivato a licenziarsi pur di non pagare gli alimenti, compreso quelli spettanti al figlio, non è che lei è tornata sui suoi passi: a stretto i denti ed è andata avanti.

              • Piero ha detto in risposta a Titti

                che cazzata!
                Uno si licenzia pur di non mantenere l’ex-moglie?
                ma che stai a di’? e di che campa? d’aria?
                siete ridicoli quando vi inventate le storie pur di andar contro.
                Allora e’ vero che c’e’ quello che si taglia gli attributi pur di far dispetto alla moglie…

                • giovanni ha detto in risposta a Piero

                  @Piero, la prego di non partire “lancia in resta”. Quello che ha scritto Titti è verissimo e rientra in una casistica piuttosto frequente: ci si licenzia e poi si lavora in nero, con tutte le difficoltà di dimostrare in sede giudiziale tali entrate. Nelle dinamiche conflittuali che si verificano nelle separazioni accade di giungere anche all’autolesionismo per non “dare soddisfazione” all’altro coniuge.

                  @Gibbì: verissimo che il giuspositivismo e il pensiero Kelseniano hanno fatto non pochi danni, ma è pur vero che il coniuge che abbia posto in essere i comportanti che hanno determinato la crisi coniugale non ha titolo al mantenimento (addebito). Ma se si abrogasse l’art. 156 c.c. uno dei coniugi potrebbe trovarsi a “subire” la separazione e non avere neanche la possibilità di tirare a campare.
                  Dalla mia piccola esperienza di avvocato familiarista posso dire di averne viste di tutti i colori, mi creda.

                  • Piero ha detto in risposta a giovanni

                    Di mia natura parto dal presupposto di non credere agli avvocati 😉
                    A parte gli scherzi, come hai detto giustamente tu e’ un atto autolesionista. E poi il giudice ci metterebbe poco a segnalare la cosa alla guardia di finanza, con la pulce messa nell’orecchio dalla moglie “separanda”… Se, specialmente nel caso del Sud, si cerca di “chiudere un occhio” nel caso di lavoro nero (o cosi’ o te ne stai a casa), con la pulce all’orecchio messa da una moglie furibonda (e con l’aggravante di non voler provveere ai figli) un giudice/carabiniere/guardia di finanza non puo’ piu’ fare finta di niente.
                    Anche perche’ poi scoperto dovrebbe, oltre alle altre condanne, dovrebbe dare anche quanto non dato in passato.
                    Mi sembra che mettersi in queste condizioni, equivalga a dare alla propria ex-moglie un fucile calibro 50 puntato contro i propri “gioielli di famiglia” e provocarla “avanti vediamo se hai il coraggio di farlo pappamolla! non sarai capace fallita di una miserabile!”. In altre parole: e’ da idioti completi.

                  • Gibbì ha detto in risposta a giovanni

                    Non metto in discussione la sua esperienza diretta di addetto ai lavori.
                    Però, anche da non addetto ai lavori mi lasci dire, senza tema di smentite, che la figura giuridica dell’addebito di separazione quale emerge dalla giurisprudenza ideologicamente orientata (in senso femminista) di questi ultimi anni ha prodotto sentenze mostruose, contrarie se non antitetiche allo spirito originario della norma.
                    Non credo ci sia bisogno che le tiri fuori le “migliori” alzate d’ingegno della Cassazione in materia.
                    Quanto allo spirito originario della norma: l’art. 156 nasce, con tutto l’armamentario del divorzio, in un’epoca (i primissimi anni ’70) in cui la maggior parte delle donne era casalinga.
                    Oggi non è più così.
                    Ma, mentre il fatto che i tempi cambiano sembra un criterio ordinario per invocare riforme di tutti i tipi, nel caso del diritto di famiglia la conservazione della disciplina vigente rientra in una forma di ortodossia ideologica nata e consolidata nel ’68 e mai più abbandonata.
                    Rispetto a quell’ortodossia “progressista” varrebbe la pena di osservare che ha prodotto più guasti di quanti problemi abbia risolto.
                    Col che, credo di avere espresso in modo implicito la mia contrarietà, non solo allo specifico istituto del mantenimento, ma all’intero impianto del diritto di famiglia.
                    Concludo osservando che con l’attuale art. 156 a subire la separazione finisce per essere, paradossalmente, chi ha più da perdere sul piano patrimoniale.
                    Essere per principio dalla parte dei deboli non è solo un modo troppo semplice di avere sempre ragione ma è anche un modo per non vedere la malafede dei “deboli”, quando c’è.
                    E mi sembra che ci sia troppo spesso.

                • Titti ha detto in risposta a Piero

                  E’ una cazzata, ma è così! Cosa vuoi che ti dica…il tipo in questione andava in giro a dire, che doveva fare il test del DNA per sapere se il figlio era suo, e meno male che era il clone del padre…

                  • Piero ha detto in risposta a Titti

                    beh… ne avra’ diritto o no? o “i maschi” devono solo subire?
                    Cioe’, l’hai stabilito tu che quello e’ suo figlio e quindi non si discute?
                    Tra l’altro se ha questo sospetto (ma non metto in dubbio che possa essere solo una scusa, ma questo non vuol dire che non possano e debbano esserci diritti anche per l’uomo) mi pare che si possa, e giovanni potrebbe benissimo dirlo, che si possa ottenere la separazione per colpa di lei.

                    • Titti ha detto in risposta a Piero

                      Ma se ti stò a dire che è la copia (putroppo!) del padre! Allora, tu non sai il motivo, io lo sò! Ti assicuro che il soggetto meritava un calcio nel deretano, normale che se era lei ad avere le colpe della separazione, se ne sarebbe accolata gli oneri, ma come ragioni? Fino a quando è stato a casa a far danni, non si è neanche posto la questione del figlio, poi, quando per tutt’altri motivi, è stato, GIUSTAMENTE, cacciato, ha iniziato a fare solo dispetti, inoltre, poteva tranquillamente fare il test del DNA, che di sicuro lei non glilo avrebbe impedito, anzi, avrebbe sporto querela per diffamazione…tante volte si ci arrampica proprio sui vetri per non ammettere i propri errori.

                    • Piero ha detto in risposta a Piero

                      io non metto in dubbio che ci siano uomini (indegni di questo nome) che vigliaccamente non si addossano le proprie responsabilita’.
                      Ti dico la mia: mio cugino (ma veramente stavolta) si e’ separato da sua moglie, dopo manco due anni. Erano tutte e due veramente delle teste di…, non so proprio come hanno fatto a mettere su famiglia, per primo mio cugino.
                      Ma cmq, la prima cosa che questa qui ha fatto e’ fare (non so in che modo, presumo con una denuncia o cose del genere) e’ fargli fare una verifica fiscale. E lui e’ autonomo, con i suoi bravi studi di settore, ecc ecc, insomma e’ “inquadrato” dal fisco.
                      Questo qua si licenzia per non passare gli alimenti alla moglie (e al figlio, soprattutto) ??? Roba da pazzi. Ma da manicomio proprio.

              • Piero ha detto in risposta a Titti

                mio cuggggino mi ha detto che una volta ha visto un cane che in realta’ era un topo!
                Mi ha detto mio cuggino che una volta si e’ schiantato con la moto
                Mi ha detto mio cuggino che poi si e’ tolto il casco e si e’ aperta la testa
                Mi ha detto mio cuggino che da bambino una volta e’ morto.
                Mi ha detto mio cuggino che sa un colpo segreto che se te lo da’ dopo tre giorni muori

                • Titti ha detto in risposta a Piero

                  …lo sospettavo: trà te e tuo cugino, siete messi bene! 🙂

                  • Piero ha detto in risposta a Titti

                    se uno e’ cosi’ idiota da licenziarsi per non dover passare gli alimenti alla moglie, esponendosi alla perdita di lavoro, ai “ricatti” della moglie, o di chiunque altro, oltre che vigliacco per non dovere fare il suo dovere, forse se lo merita…

                    • Titti ha detto in risposta a Piero

                      Alleluja!

                    • lorenzo ha detto in risposta a Piero

                      Forse ti sfugge che la realtà dei fatti sta a testimoniare, in caso di separazione, che il sesso forte è la donna e non l’uomo: nella maggior parte dei casi la donna si rialza e riparte mentre l’uomo crolla e non riesce più a riprendersi.

              • Penultimo ha detto in risposta a Titti

                “è arrivato a licenziarsi pur di non pagare gli alimenti”

                Certo al di là del credo razionalità 0.Tre possibilità:

                1)La tua amica potrebbe averti detto una cavolata per autogiustificarsi del suo comportamento spacciandosi per quello che non è al fine di essere compresa e giustificare se stessa con la tua approvazione.Capita più fra amici che da nemici.

                2)L’hai detta ad Hoc.

                3)Il marito è alla caritas.

                Dato che io non credo che uno sia solo Diavolo l’altro sia solo Angelo,non tra gli esseri umani.Punto tutto che la tua amica non sia quell’angelo che si mostra proprio “perchè si fa passare da solo angelo giusto e l’altro lo trasforma in diavolo”.Quindi opto per la 1.

                • Titti ha detto in risposta a Penultimo

                  Ti assicuro che la realtà supera la fantasia, e che io ero anche amica del marito, quindi sono superpartes, non posso entrare nei particolari, anche lei avrà un minimo di colpe, non stò io a sindacarlo, ma ti assicuro che il soggetto, è da calci in c*lo. Diciamo che credo che oggi sia alla caritas, e ci andrebbe comunque anche con un lavoro da 10.000 euro al mese, e chi vuol capire, capisca.

                  • Penultimo ha detto in risposta a Titti

                    Non esistono uomini “superpartes”.La famiglia la si costruisce in due tanto quanto la si distrugge spesso in due,di norma on da evitare retorica uno può contribuire maggiormente rispetto all’altro ma mai è solo uno o è solo l’altro.

                    e ci andrebbe comunque anche con un lavoro da 10.000 euro al mese, e chi vuol capire, capisca.

                    Questo lo chiederei allo stato visto che la chiesa e la caritas non possono far fronte,da soli, all’ondata di gente dimenticata, italiana che ci stà finendo dentro,la verità che in molti non hanno nemmeno di che pagarsi il riscaldamento di inverno,addiritura gente di cui non sospetersti mai,e che per vergogna di dirlo,non chiede nemmeno aiuto ai propri parenti stretti.Ma alle tv blaterano di un terzo mondo africano.E se continuano ad andare avanti con i governi “ingovernabili” aumenteranno.Questa è comunque colpa non solo della politica ma anche di mettersi a votare alla cavolo di cane.Contenti i grillini?Perfetto nessuno governa,nessuno governa nessuno investe,nessuno investe nessuno crea lavoro,nessuno crea lavoro e il risultato è ovvio.

                    Cioè,è ALLUCINANTE,che alla domanda “e adesso cosa vuoi fare?”
                    Qualcuno risponda ” a si vedremo,ma ladomanda è sbagliata,viviamo in intenet”

                    Cosa c.. stai dicendo?RISPOSTE CONCRETE ma cosa me nè frega di conflitti di interesse,internet veloce,banda larga no tav,se l’ingovernabilità produce 0 investimenti,con cosa vuoi mangiare con la banda larga stolto!!

                    Mi si perdoni per lo sfogo antiideologizzati.

                    Questi sono il rapporto integrale e sintetico 2012

                    http://www.caritasitaliana.it/materiali/Pubblicazioni/libri_2012/rapporto2012/Sintesi_rapporto_pov_2012_Caritas_Italiana.pdf

                    sintetico:
                    http://www.caritasitaliana.it/materiali/Pubblicazioni/libri_2012/rapporto2012/Sintesi_rapporto_pov_2012_Caritas_Italiana.pdf

  4. manuzzo ha detto

    da mezzo statistico quale sono, devo dire che qui forse siamo davanti ad alcune informazioni statisticamente ridondanti. Certo da “addetto ai lavori” vorrei avere sotto mano il database che hanno utilizzato i sociologi per osservare tali relazioni, so che la redazione non può certo farmi questo favore, ma è una mia curiosità. Vi faccio un esempio senza usare paroloni:
    “partecipare di meno crimini violenti” lo si potrebbe sospettare di essere inversamente proporzionale all’ “avere qualcosa da perdere”(=proprietà). E così anche qualche altra cosa che non posso sapere se non tramite un’accurata analisi ” a modo mio ” 🙂

  5. Andrea ha detto

    Di Matrimoni ce ne sarebbero di più se si uscisse dall’idea sessantottina secondo la quale il Matrimonio lo si contrae solo “perché ci si piace“.

    Questo vuol dire non aver capito niente, e soprattutto banalizzare l’Istituto Famigliare.

  6. beppina ha detto

    La realtà sociale e la visione etica della vita stà cambiando velocemente.
    Il divorzio rende sempre più “relativa” l’unione di coppia; viene intaccato/rimodulato il concetto di famiglia “naturale”; le norme che regolano il “fine vita” diventano sempre più oggettive e burocratiche (per assurdo arrivando ad escludere sempre più la componente soggettiva della scelta che di fatto ha innescato questo nuovo percorso); avanza sempre più il concetto di stare insieme “con meno regole” e con aumenti non lineari del peso del singolo ai danni della stessa “entità” di coppia; il percorso umano formazione-nascita-crescita-morte si riduce sempre più ai passaggi nascita-crescita-morte di fatto relegando la demografia ad una arida specificazione stocastica e in danno “a priori” di esseri “a posteriori”; la sessualità perde il senso prevalente e oggettivo di momento per la “riproduzione” diventando esclusivamente “completamento” soggettivo del singolo stesso “essere”; il senso della trascendenza si riduce sempre più ad una componente privata abbandonando di fatto la “comunità di viventi” come riferimento prodromico; diminuisce più o meno inconsciamente lo spazio del proprio “essere” a vantaggio di un effimero “avere” o di un ancor più effimero “sentire sperimentale”.
    Mi chiedo quale atteggiamento/riposizionamento/rimodulazione dovrebbe/potrebbe operare la comunità dei credenti. Speriamo che il nuovo Papa porti chiarimenti. Spero che l’etica cristiana rimanga fortemente induttiva e non venga rimodulata verso riposionamenti giustificati da valutazioni meramente deduttive (anche se ciò costasse dolorose separazioni).

  7. Luca ha detto

    A me pare del tutto ovvio che il matrimonio abbia effetti salutari sulla società, altrimenti perché dovrebbe esistere un simile istituto ? Forse però bisognerebbe vedere anche altri aspetti della società. Ci sono un certo numero di persone, un numero purtroppo crescente, che per mille motivi non si sposeranno mai. Si tratta di persone talora o spesso deboli, le cui condizioni di vita sono appunto instabili ed insicure. Persone diciamo che costituiscono una pre-condizione di rischio sociale, almeno in potenza. Cosa può fare la società per garantirle e garantirsi ? Non farebbe bene a venir loro incontro con strumenti diversi dal matrimonio ma che li garantiscano favorendo in qualche modo il rafforzarsi della loro stabilità emotiva e di rapporti umani ?

    • Piero ha detto in risposta a Luca

      cioe’ c’e’ gente che non se la sente di portare avanti un impegno, per cui se deve comprare una casa non vuole andare a fare il rogito dal notaio, perche’ potrebbe non essere in grado di pagare la casa e quindi gliela pignorerebbero. Per cui come facciamo a fargliela sfangare e abusare della proprieta’ della casa pur non avendone diritto?

      P.S.: sei lo stesso luca di prima?

      • Luca ha detto in risposta a Piero

        Cioé se c’é gente che non se la sente di portare avanti un impegno io anziché isolarla peggiorando le sue condizioni provo ad insegnargli la strada.

        • Piero ha detto in risposta a Luca

          facilitandogli le cose spingendolo a continuare a non prendere impegni?

          • Luca ha detto in risposta a Piero

            Una convivenza, di qualsiasi forma o statuto é un impegno e penso sia questo che si debba favorire.
            Non so, a me pare che forse scrivendo “insegnargli” ho comunicato male il mio pensiero. Non penso ci siano molte opportunità di “spingere” una persona se non quelle legate all’educazione. La persona ha mille occasioni, motivi, per farsi un’idea e giocarsi la libertà. Penso si debba ragionare su un piano diverso: ragionare su cosa faccia bene o male alla società civile prima che alla persona. Scrivendo “insegnargli la strada” intendevo nel senso di stabilizzare in qualsiasi forma la sua vita, a dispetto del fatto che il matrimonio per lui possa essere percepito come un ostacolo. Non intendevo invece insegnargli dove é il bene, questo penso io non sia compito delle leggi. Dopodiché se stiamo parlando di un gay quello resterà gay ma avrà nuove opportunità di evitare l’emarginazione sociale (meglio: la società avrà evitato i rischi connessi); se stiamo parlando semplicemente di una persona instabile chissà che un passo alla volta la sua nuova stabilità gli faccia riconsiderare cosa possa voler dire famiglia.

            • Piero ha detto in risposta a Luca

              no, non e’ affatto un impegno.
              Perche’ il giorno seguente puo’ prendere e andarsene.
              tutto il resto francamente mi sembra proprio un discorso senza alcun senso: addirittura la persona gay, anzi la societa’ evitera’ l’emraginazione. ADDIRITTURA!! Ma se sono dalla mattina alla sera sovraesposti in TV, come se fosse l’unico problema al mondo!!! Tutta questa manfrina per tirare la volata ai “matrimoni omo”???
              mamma mia, quanti danni!! Hanno fatto piu’ danni 50 anni di cattolicesimo presunto “progressista” (presunto perche’ invece del progresso si va indietro di migliaia di anni) che 2000 anni di persecuzioni!!!
              Mamma mia, che Dio li perdoni, questi pretuncoli “progressisti” che hanno fatto piu’ danni di Napoleone, di Stalin e di Hitler messi insieme.
              Dio vi perdoni.

            • Semelets ha detto in risposta a Luca

              Il miglior modo per invogliare le persone che non se la sentono di portare avanti un impegno, sarebbe quello di incentivare politiche di sostegno alla famiglia, con leggi che rendano conveniente sposarsi e che non penalizzino il mettere al mondo dei figli.
              Hai ragione quando dici che in questo ambito bisogna ragionare chiedendosi prima di tutto cosa faccia bene o male alla società civile e infatti, da un punto di vista sociale, che due persone vivano sotto lo stesso tetto è sostanzialmente irrilevante. Non è irrilevante invece che due persone che vivono sotto lo stesso tetto siano legate da un vincolo stabile ordinato alla generazione e educazione dei figli: questo è socialmente rilevante, esiste già e si chiama matrimonio. Si deve solo riconoscere che è un bene per la società e mettere in atto politiche adeguate.

              • Luca ha detto in risposta a Semelets

                Sono assolutamente daccordo, parola per parola. Proprio in grazie dell’osservazione di queste virtù della convivenza “matrimoniale”, sono costretto a prender atto che non tutti sono disposti ad accettare l’ottimo istituto che in sede civile noi oggi chiamiamo matrimonio. Come mai ? Cosa possiamo farci ? Ad esempio, rispetto a quel che scrivi: il matrimonio é sicuramente l’istituto di miglior garanzia per la crescita dei figli, eppure ridurre il significato di famiglia al fare figli é perlomeno … riduttivo (in sede civile e persino in sede religiosa). Cosa possiamo fare in tutti questi ambiti per favorire la stabilità dei rapporti (che é anche stabilità sociale) ? Comunque (e scusate se insisto) ma nel clima di disgregazione sociale che stiamo vivendo QUALSIASI convivenza é un impegno non indifferente (dal condominio ai rapporti di lavoro) e questa fatica non va sottostimata ma compresa ed aiutata.

                • Piero ha detto in risposta a Luca

                  il matrimonio é sicuramente l’istituto di miglior garanzia per la crescita dei figli,

                  Quindi che si fa? Gli si dice:
                  il matrimonio é sicuramente l’istituto di miglior garanzia per la crescita dei figli, pero’ visto che tu non vuoi sposarti (perche’ sei un vigliacco, NdR) allora facciamo cosi’: ti diamo TUTTI I DIRITTI, e NESSUN DOVERE dell’istituto matrimoniale, cosi’ rimani nella convivenza e a noi cattoprogressisti e distruttori del matrimonio ci togli il senso di colpa che non “accogliamo” abbastanza tutti
                  questo andrebbe bene?

                  • Luca ha detto in risposta a Piero

                    La morale non ha niente a che fare. A me interessa solo migliorare se possibile una società di persone mediamente troppo egoiste, troppo sole, troppo litigiose. Il matrimonio lo distrugge a parere mio chi lo fa diventare un cumulo di doveri anziché una gioia (ammetto tuttavia di essere MOLTO forse troppo fortunato) o perlomeno un’opportunità.

                    • Piero ha detto in risposta a Luca

                      Quindi lo si fa diventare una cuccagna con solo DIRITTI e nessun dovere?
                      A parte che non ci dovrebbe essere neppure bisogno che ti obblighi la legge ad occuparti di moglie e figli (o cmq per la vulgata “femminista” la parte piu’ debole).
                      Non esiste da nessuna parte che sia o venga prospettato un “cumulo di doveri”… E che dovrebbe essere?
                      Le tue intenzioni sarbbero buone, se non che otterresti l’effetto esattamente opposto.

                    • Luca ha detto in risposta a Luca

                      Perché non diamo un nome alle cose ? Di quale cuccagna e di quali doveri stiamo parlando ? Ci sono un sacco di doveri reciproci che la libera scelta di una convivenza implica, che si tratti o no di matrimonio. Ad esempio la convivenza di due fratelli celibi che nel bisogno si prendono cura uno dell’altro. Questo ha effetto positivo sulla società, che si tratti o no di matrimonio. Dunque la società secondo me potrebbe riconosecere questo fatto. Comunque grazie e per conto mio la chiudo qui, grazie alle tue contrapposizioni mi pare di aver detto la mia in modo sufficientemente chiaro.

                    • Piero ha detto in risposta a Luca

                      e quale vantaggio dovrebbe avere la societa’ da due fratelli celibi che vivono nella stessa casa?
                      E di questo passo?
                      Chi NON avrebbe diritto ad agevolazioni?

                • semelets ha detto in risposta a Luca

                  Dici che qualsiasi convivenza è un impegno non indifferente (lavoro, condominio) e infatti vi sono leggi che regolamentano i rapporti di lavoro e la vita nei condomini, così come vi è un istituto, il matrimonio, che regolamenta l’impegno di un rapporto stabile tra marito e moglie (ed eventuali figli).
                  Ti chiedi come mai non tutti sono disposti ad accettare l’ottimo istituto del matrimonio: per rimanere nella metafora del mondo del lavoro, direi che molte persone oggi preferiscono sposarsi “in nero”, cioè convivere senza sposarsi, per godere dei vantaggi che tale scelta comporta (facoltà di separarsi senza seccature legali, vantaggi nel risultare ufficialmente genitori “single” pur essendo in due, ecc.).

                  • Luca ha detto in risposta a semelets

                    Fotografia esatta. Dunque forse si potrebbe proporre loro qualche tipo di vincolo che “aiuti” l’assunzione di stabilità. Esempio banale tra i tanti: molti non si sposano perché hanno paura mica del matrimonio, viso che lo vivono già di fatto, ma del divorzio. Poi magari non si sposeranno mai, per ragioni forse ideologiche ma comunque reali. Salvo scoprire solo al tramonto della loro esistenza che sarebbe stato utile e giusto godere della reversibilità della pensione. Idem per mutui e agevolazioni fiscali. Per quanto triste sia doverlo roconoscere i soldi sono un vincolo di fedeltà reciproca non indifferente.

                    • Piero ha detto in risposta a Luca

                      e’ assurdo.
                      In pratica si tratta di dare “il pizzo” ai conviventi perche’ non si separino.
                      E quelli che si sposano sono degli idioti?

                    • semelets ha detto in risposta a Luca

                      Un po’ come dire: “diamo qualche agevolazione a chi lavora in nero (ferie pagate, indennizzi per malattia, ecc.)”, così scoprirà quanto è bello mettersi in regola.

                    • Luca ha detto in risposta a Luca

                      Decidi te se l’amore é un’idiozia. Io credo ancora che chi si sposa lo faccia per amore e faccio conto che questo sia un messaggio da trasmettere. Condiviso perlomeno nel matrimonio da chi crede in Dio e da chi non ci crede. Il fine della coesione sociale é secondo me diverso o non esclusivamente racchiudibile nel concetto di famiglia come oggi viene intesa. Perciò forse i ragionamenti andrebbero differenziati in funzione degli obiettivi che ci si propone.

                    • semelets ha detto in risposta a Luca

                      Anch’io credo che ci si sposi per amore, così come credo che si decida di convivere per calcolo opportunistico.
                      Ora, poichè non vi è nulla che impedisca a un uomo e una donna che si amano di sposarsi, non vedo dove sia il problema.

                    • Piero ha detto in risposta a Luca

                      Ora, poichè non vi è nulla che impedisca a un uomo e una donna che si amano di sposarsi, non vedo dove sia il problema.

                      E’ proprio questo il problema…
                      Un UOMO e una DONNA.
                      Per i cattoprogressisti e i “gay-friendly” questo evidentemente non basta.
                      Come la storia della Francia insegna, le “convivenze civili”, DICO, o come cavolo uno le voglia chiamare, solo soltanto e semplicemente il primo passo per arrivare ai “matrimoni omo”.
                      E’ solo il primo passo.

            • lorenzo ha detto in risposta a Luca

              Lo convivenza non crea obblighi giuridici e viene scelta appunto per questo motivo.
              Ma se si sceglie liberamente di non essere vincolati a determinati doveri, perché poi si pretendono i diritti che a quei doveri sono connessi?

    • Penultimo ha detto in risposta a Luca

      Lavoro.

      Etica della responsabilità.

      Sul secondo scoradarsi che qualcuno sia responsabile senza avere una minima comprensione anche spirituale di se stesso prima che degli altri.Perchè educare non significa emanare solo leggi o seguirle solo perchè “sono leggi”,ma fare come propria responsabilità quelle leggi,non “ho l’obbligo di farlo” ma “lo reputo giusto in quanto è giusto, dunque lo faccio”.Il cristianesimo in questo non è educazione della società come avviene per lo stato,ma educazione di se stessi per formare la società.Il lavoro non è solo un atto di obbligo economico o mero atto di sopravivvenza animale,ma anche un momento di crescita spirituale della persona,non è atto di sopravvivenza e basta,e atto anche di condivisione con i tuoi colleghi,e spesso va messo da parte,se diventa il fine del tuo io piuttosto che quello della tua famiglia,infatti chi lavora solo per se stesso,non è che un tristissimo uomo solo che potrebbe morire solo.

      Tensioni sul lavoro si traducono spesso in tensioni familiari e tensioni familiari spesso si traducono in tensioni sul posto di lavoro.

      Se si è incisi su Lavoro e Famiglia allora possiamo,Dio volendo miglioraree,se no siamo destinati al declino fino alla miseria.Anzi la miseria non è solo frutto dell’economia ma anche del modo di porsi delle persone al mondo (altre persone relazioni sociali) nei loro comportamenti etici onestà/disonestà,avidità/moderazione ecc

      Non esiste una sola concezione economica che possa educare l’individuo.Se si pensa che l’etica siano i discorsi retorici dei milionari in televisione o la rabbia di grillo,si ha già fatto un passo verso la miseria.

      C’è una concezione che non condivido nel porsi delle domande:

      “Non può essere lo stato la balia delle proprie responsabilità rispetto alla società” per vari motivi.

      • Penultimo ha detto in risposta a Penultimo

        Relativizzate l’etica e il lavoro sparisce,ciascuno farà i suoi interessi,e tutti sprofonderanno nella miseria,vige la legge del più furbo (l’etica non sparisce mai,infatti relativizzare l’etica serve solo ad avere meno responsabilità per se stessi e giustificare la propria immoralità)In un mondo dove tutti sono relativi che società si vuole fare?Società è infatti un patto dove tutti si danno leggi etiche e convivono mentre relativismo eticO significa fine delle leggi è morte dell’altro,SIGNIFICA QUELLO CHE VEDI:Ideologia (è relativo che x non sia giusto mandarlo in un gulag è relativo che l’ebreo non debba andare essere sterminato nei formi,è relativo che tu debba reclamare un posto di lavoro allo stato.è relativo che qualcuno debbe vedere l’onestà nel pagare le tasse).Relativizza la società e sarà indifferenza e l’indifferenza non forma nè può forma una società che prevvede anche l’agregazione reciproca delle persone.

        Nessuno vive solo tutti devono convivere.Convivere con indifferenza è l’inizio della miseria di questa e delle prossime generazioni.

      • Luca ha detto in risposta a Penultimo

        Ciao Penultimo. Scrivi:
        non “ho l’obbligo di farlo” ma “lo reputo giusto in quanto è giusto, dunque lo faccio”.Il cristianesimo in questo non è educazione della società come avviene per lo stato,ma educazione di se stessi per formare la società.
        Condivido in pieno.
        Se dunque sono la responsabilità individuale e la libertà individualoe, indirizzate dall’educazione, il faro delle nostre scelte, una coercizione da parte della società sarebbe del tutto dannosa. Infatti sottolinei giustamente che non esiste una sola concezione economica che possa educare l’individuo. Perciò non capisco come si passi all’affermazione finale, secondo la quale lo stato dovrebbe essere la nostra balia. Ho capito bene ?
        Se il problema nasce dall’aver io difeso i possibili incentivi economici alla stabilità delle convivenze, quello che volevo dire é appunto che lo stato non puà in nessun modo educare, non é suo compito. Tantomeno é suo compito promuovere l’etica. Deve solo regolare al meglio (nel modo più utile) l’esercizio della nostra libertà individuale. Questo sì io credo che lo stato debba fare: favorire per quanto di sua competenza comportamenti “compatibili”. Credo che la coscienza non possiamo delegarla a nessuno. TANTOMENO allo stato, perlomeno se non vogliamo arrenderci alla “banalità del male” come nei regimi totalitari.

        • Piero ha detto in risposta a Luca

          preso paro paro da un commento di un cosiddetto “cattolico adulto” dal sito di Tempi:
          no, dei valori non negoziabili concepiti come bandierina in mano ai berluscattolici non me ne frega niente

          io penso che se uno vuole essere gay deve esserlo col proprio sedere, non con quello degli altri; e se vuole essere cattolico deve portare la croce con le sue spalle, non con quelle degli altri

          la legge 40 e quella sul fine vita non sono altro che questo: croci caricate sulle spalle altrui

          perché se certamente nessuno può costringere i cattolici a usare la procreazione assistita o la diagnosi preimpianto o a praticare l’aborto o l’eutanasia parimenti i cattolici non hanno il diritto di imporre la loro visione del mondo ai non credenti costringendoli ad avere figli malati quando potrebbero averli sani o ad affrontare agonie o invalidità lunghe e umilianti

          Fonte:
          http://www.tempi.it/i-cattolici-montiani-non-dicono-nulla-sul-fatto-che-europa-e-governo-smontano-la-legge-40#.US7wNDe8GuJ

          • Luca ha detto in risposta a Piero

            Scusa Piero, ma trovo pesantemente OT il tuo messaggio. Cosa c’entra la legge 40 ? Se capisco bene sembri suggerire: tu sei dalla parte dell’europa laica, non della Chiesa. Ti tranquillizzo: io ragiono con la mia testa, non con quella del PD, di Monti o di altri, né con quella dei partiti cui eventualmente do il mio voto. Ti confesso di non conoscere Tempi perciò non so esattamente cosa rispondere all’articolo che mi sottoponi (che non leggo in quanto OT). Immagino semplicemente che non sia obbligatorio essere daccordo.

            • Piero ha detto in risposta a Luca

              Ce’entra c’entra eccome.
              ti do’ un aiutino: relativismo
              “Voi potete benissimo non fare X, ma consentite a chi non e’ d’accordo con voi, non e’ credente, non condivide la vostra idea, di fare X”
              Non e’ forse il tuo discorso?

              • Luca ha detto in risposta a Piero

                Aiutino di risposta
                TOTALITARISMO
                La libertà é un’illusione. Ascoltate me che conosco cosa siano il vostro bene e il vostro male.
                Non é forse il tuo discorso ?
                PS
                So che non lo é ma guarda Piero che se continuiamo a trattarci così, senza ascolto reciproco e per semplificazioni di comodo, ogni possibile discussione é uccisa dal pregiudizio.

                • Piero ha detto in risposta a Luca

                  No non e’ il mio discorso perche’ le mie “imposizioni” riguardano la tutela dei deboli, di chi non si puo’ difendere: gli embrioni, i diabili, e i bambini in genere,e anche le madri del terzo mondo che devono fare da madri surrogate per le capricciose coppie di gay occidentali, e nel caso del matrimonio ancora una volta la vita dei figli e della parte “soccombente” nel divorzio (che non e’ sempre e soltanto la donna).
                  Altrimenti dovremmo lasciare liberi i non credenti, i nazisti, gli assassini di ammazzare chiunque non gli aggradi.

                  • Piero ha detto in risposta a Piero

                    mancata una parte, scusa:
                    gli embrioni, i disabili, e i bambini in genere,e anche le madri del terzo mondo che devono fare da madri surrogate per le capricciose coppie di gay occidentali nel caso della legge 40

                    • Luca ha detto in risposta a Piero

                      Sono assolutamente daccordo sulla tutela dei deboli. Mi spieghi per favore cosa c’entra con l’argomento in discussione che é incentrata sul matrimonio ? Sembra sempre tu abbia bisogno di attribuirmi cose che non dico …

        • Semelets ha detto in risposta a Luca

          Nel commento (27 febbraio 2013 alle 13:10) hai detto che bisogna “ragionare su cosa faccia bene o male alla società civile prima che alla persona”, mentre adesso dici che lo stato dovrebbe solo regolare al meglio l’esercizio della nostra libertà individuale. Mi sembrano due visioni abbastanza diverse, senza contare il fatto che per regolamentare l’esercizio delle libertà individuali occorrerebbero tante leggi quante sono le persone.

          • Luca ha detto in risposta a Semelets

            ciao Semelets,
            Mica tanto diverse a me pare, perché il mio punto di partenza, imprescindibile in tema di società civile, é la libertà individuale. Dunque il bene di una società laica mi sembra dover essere quello di armonizzare al meglio l’esercizio della libertà dei singoli. Dicendo bene della società prima di bene individuale intendevo soprattutto distinguere il campo della morale da quello della società civile. Non perché io cattolico non debba implicare nelle mie scelte pubbliche i valori universali in cui credo (tutti daccordo spero), ma perché io cattolico so che se i miei valori fossero un obbligo di legge smetterebbero per questo solo fatto di esserer “valori”.

            • semelets ha detto in risposta a Luca

              Ma infatti la libertà di non sposarsi è perfettamente salvaguardata. Nessuna legge impone l’obbligo di sposarsi e nessun cattolico vuole imporre il matrimonio religioso. Chi vuole sposarsi si sposa e chi non vuole non si sposa.

              • Luca ha detto in risposta a semelets

                Giusto, e tuttavia questo non risolve i problemi che la società ha con quella parte di persone che per mille motivi decide di non sposarsi (vedi articolo).

                • semelets ha detto in risposta a Luca

                  E’ vero, ma almeno non peggiora le cose, come invece farebbe la tua proposta di dare incentivi a chi non vuole sposarsi.

                  • Luca ha detto in risposta a semelets

                    Ma se l’incentivo serve per sottoscrivere pubblicamente un patto di convivenza, perché dovrebbe peggiorare le cose ? Intuisco come tu tema che questa possibilità tolga forza al matrimonio propriamente detto (l’ho sentito ripetere tante volte). Io invece penso che allargherebbe la riflessione pubblica ed il consenso sulla responsabilità da assumersi nelle convivenze. Il matrimonio potrebbe forse risentirne in termini numerici ma diverrebbe ancora più vicino all’ideale dell’indissolubilità.

                    • Piero ha detto in risposta a Luca

                      ma se devono sottoscrivere pubblicamente un “patto di convivenza” perche’ non sottoscrivere il patto di convivenza per eccellenza, il matrimonio?
                      Diciamolo, diciamolo, che serve solamente per introdurre pian pianino il matrimonio gay, come e’ successo in Francia.
                      Abbiate il coraggio di dirlo!

                    • Luca ha detto in risposta a Luca

                      Io penso che le persone gay costituiscano l’esempio più chiaro del possibile rischio di instabilità sociale generato da una convivenza senza regole. E l’ho scritto in chiaro sin dal primo intervento. I gay non si sposeranno mai o se si sposano si sposano “per finta” il chè mi sembra anche peggio. Dopodiché non credo che i gay siano il problema principale (almeno numericamente) ne non sono così scemo da svendere il senso che do alla parola “matrimonio” con quello di una unione umana generata essenzialmente dall’interesse. Dunque ?

                    • semelets ha detto in risposta a Luca

                      C’è già il patto di convivenza e si chiama matrimonio.
                      Io non riesco a seguire la tua logica:
                      riconosci come problema il fatto che le persone non vogliono sposarsi e proponi come soluzione degli incentivi a non sposarsi.
                      Ci sono fondamentalmente due motivi per cui le persone non si sposano: uno è quello di cui parlavi nei tuoi primi interventi, cioè le persone instabili e insicure; per queste persone non servono leggi che le cullino in questa debolezza, ma un percorso di maturazione personale, ad esempio attraverso l’aiuto dei consultori familiari (che comunque non potresti imporre per legge).
                      Il secondo motivo per cui le persone non si sposano è per calcolo opportunistico, perchè lo trovano più conveniente rispetto allo sposarsi: anche in questo caso sarebbe assurdo fornire ulteriori incentivi a ciò che è già scelto in quanto vantaggioso da un punto di vista individuale.

                    • Luca ha detto in risposta a Luca

                      Non é così. Provo a rimodulare il ragionamento
                      – So per esperienza che la difficoltà del matrimonio per alcuni é la paura del divorzio e delle difficoltà connesse.
                      – riconosco un rischio sociale nelle unioni instabili
                      – vedo troppo spesso come un’unione forzata mal riuscita sia non un rischio ma un pericolo sociale effettivo
                      – penso che stabilizzare almeno parzialmente con vincoli diversi possa essere una soluzione utile, che viene incontro alle esigenze della società.

                    • semelets ha detto in risposta a Luca

                      La paura del divorzio (o paura del matrimonio, è la stessa cosa) è del tutto legittima (non vorremo mica introdurre anche una legge contro la matrimoniofobia, vero?) e si vince attraverso percorsi di formazione verso una maturità affettiva.
                      Chi sceglie liberamente di convivere lo fa perchè lo trova più conveniente rispetto al matrimonio e aggiungere incentivi a questa scelta opportunistica (non hai elencato infatti nessun dovere, ma solo vantagggi, agevolazioni fiscali, reversibilità di pensioni , mutui agevolati) significa penalizzare ulteriormente il matrimonio, il che significa in definitiva disincentivare il matrimonio e aumentare l’instabilità.

                    • Luca ha detto in risposta a Luca

                      Si vince attraverso percorsi di formazione, mi piace molto questa tua impostazione. Mi fai venire in mente due amici non credenti di una cinquantina d’anni. Si sono sposati tre anni fa con due magnifici figli già in età di scuola media. Dal punto di vista della solidità e bontà familiare o dell’assunzione di responsabilità, il matrimonio non ha aggiunto loro assolutamente niente: si é trattato di calcolo. Dunque le cose penso possano funzionare benissimo come dite te e Piero. Perchè allora non sposarsi da subito (evitando fattori di rischio, ad esempio nei confronti dei figli) ? Penso ci siano tante cause ma forse la prima risiede nelle personali esperienze familiari. Forse il primo percorso di formazione dovrebbe essere la testimonianza di noi persone sposate e forse questa testimonianza é carente o in qualche caso fallimentare. Io penso semplicemente che questi percorsi individuali andrebbero capiti e penso che chi non ha avuto la fortuna della maturazione giusta può benissimo non arrivarci mai. Senza nessunissima colpa ma … con qualche conseguente problema. Non lo so se un vincolo diverso possa aiutare, posso perlomeno sperarlo vista l’efficacia poco esaltante di quello matrimoniale. I gay ? (a differenza di Piero non ho questa ossessione) Penso che anche loro sentano il bisogno di stabilità e responsabilità (tanto reciproca quanto civile). Meglio una coppia stabile e socialmente inserita o una coppia che nella marginalità cova rancore e rabbia ?
                      Potreste aver ragione ma resto della mia opinione. Grazie della chiaccherata e alla prossima.

                    • semelets ha detto in risposta a Luca

                      Efficacia poco esaltante del vincolo matrimoniale???
                      Il vincolo matrimoniale accompagna le società umane praticamente da quando l’uomo è comparso sulla terra e ne è sempre stata la struttura portante. Io questo lo trovo esaltante!!!

                    • Luca ha detto in risposta a Luca

                      Mi ero ripromesso di chiudere ma non mi piace essere frainteso. Efficacia poco esaltante non si riferisce (OVVIAMENTE) alla tua osservazione o ad una valutazione sull’inutilità del matrimonio. Si riferisce invece al calo costante cui assistiamo da decenni di questa esaltante (eppur gravosa) scelta. Questo é o non é un problema ?
                      Arriciao

  8. Gibbì ha detto

    @semelets

    La paura del matrimonio (o paura del divorzio) non si vince con i corsi di formazione e addestramento; chi li dovrebbe fare? su quali basi? con quali titoli? e con quali argomenti?
    Si vince restituendo al matrimonio il suo significato proprio ed originario di scelta irrevocabile (salvo eccezioni).
    In modo da ridare al vincolo coniugale quel carattere di stabilità ed affidabilità affettiva che serve in primo luogo ai figli, poi anche ai coniugi.
    Alla famiglia in quanto tale.
    Senza contare che, per i credenti, sarebbe anche il rispetto e l’osservanza di un Sacramento.

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