Il regista Guido Chiesa: «passo dall’ateismo alla fede»

Avevamo già avuto modo di parlare dell’ultimo film di Guido Chiesa, già regista de Il partigiano Johnny e della serie tv Quo Vadis, Baby?. Si intitola “Io sono con te” e racconta dell’adolescente di nome Maria, che si ritrova incinta senza sapere né come né perché. Una visione laica della Natività (cfr. Ultimissima 17/4/10). In questi giorni il quotidiano Avvenire ha rivelato, attraverso un’intervista al regista, che alla radice del film sta l’abbandono dell’ateismo per una posizione cattolica. «Diciamo che provenivo da un ambiente poco interessato a queste questioni. Un giorno mia moglie mi racconta un suo incontro avuto con una mamma, che le ha parlato di Maria come nessuno aveva mai fatto prima. Per lei è stata quasi una folgorazione tanto che, tornata a casa, ne ha parlato subito con me. Ho pensato, come oggi molti credono di me, che fosse un po’ “impazzita”. Invece quello era solo il primo passo di un percorso che abbiamo iniziato insieme e che ci ha portato, tra l’altro, a pensare e realizzare “Io sono con te”». Il regista italiano descrive poi le ragioni dell’abbandono dell’ateismo: «Abbiamo scoperto che non è vero che fede e ragione devono necessariamente entrare in collisione quando si parla di certi argomenti. Ad esempio la verginità di Maria è scientificamente inspiegabile, ma anche l’effetto placebo lo è, eppure nessuno mette in dubbio che esista veramente. Il mio essere diverso rispetto al passato sta nell’accettare che non tutto debba necessariamente essere spiegato. La scienza lo sa che non tutte le risposte sono possibili. Il premio Nobel per la fisica Max Planck, quando gli chiesero cosa ci fosse prima del tempo minimo calcolabile, rispose: «Prima c’è Dio». Torna poi al film: «Racconta lo «scandalo» del Cristianesimo: che alla sua origine ci fosse una donna. Fino ad allora era considerata impura, non poteva parlare nelle assemblee. Maria è un fatto straordinario. Il Cristianesimo è l’unica, tra le grandi religioni del mondo, a identificare in una donna il principio positivo della salvezza, a vedere nella madre il cardine dell’intera vicenda umana».

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