Continua il delirio di Marco Politi, smentito da Nuzzi (che difende il Papa)

Più volte ci siamo divertiti a smontare le bufale e i ragionamenti del cosiddetto “trio della disinformatio”, Marco Politi, Marco Lillo & Marco Ansaldo, ovvero i tre vati-laicisti (i primi due de “Il Fatto Quotidiano” e il terzo di “Repubblica”) più in forma del momento, persone che sfruttano la popolarità loro concessa per portare avanti personali guerre ideologiche.

Marco Ansaldo in questi giorni ha tirato fuori dal cappello delle bufale la notizia che «risultano addirittura non meno di venti i soggetti indiziati nell’aver avuto parte, con ruoli diversi, alla diffusione dei documenti riservati» per il caso denominato “Vatileaks”crogiolandosi nel fatto che «venti persone coinvolte nella fuoriuscita delle carte segrete di Benedetto XVI non sono uno scherzo» e per cui «l’affare Vatileaks così è tutt’altro che chiuso». Ancora una volta però è dovuta intervenire tempestivamente la sala stampa della Santa Sede con un comunicato: «La notizia  circolata in questi giorni in merito al fatto che vi siano venti, di indagati o indiziati nel processo che riguarda la fuga di notizie e documenti riservati dal Vaticano, non ha fondamento». Il vati-laicista di “Repubblica” ci aveva già provato il 14/6/12 inventandosi il rapimento/assassinio di un esperto informatico dal Vaticano, il 2/7/12 inventandosi di essere stato invitato ad un incontro riservato tra il segretario di Stato Tarcisio Bertone e Benedetto XVI e il 23/7/12 inventandosi che la governante del pontefice, il suo ex segretario e il  cardinale Paolo Sardi sarebbero stati sospettati dalla Commissione cardinalizia di complicità con la fuga di documenti riservati vaticani.

Anche Marco Politi si è rifatto vivo (Lillo è ancora dato per disperso) dopo un momento di crisi personale scatenatasi verso fine luglio all’uscita del rapporto Moneyval che ha di fatto ”promosso” la Santa Sede in materia di anti-riciclaggio, al contrario di quanto aveva sperato e profetizzato lui per mesi e mesi. Ha pensato di rifarsi e puntare contro il suo nemico numero 01, Benedetto XVI, accusandolo della mancanza di trasparenza totale sulla questione “pedofilia” (proprio quando le agenzie hanno battuto i primi risultati dell'”effetto Ratzinger”), di non aver «emanato un decreto sull’obbligo di denuncia dei preti criminali da parte dei vescovi» e di non aver ancora aperto i fantomatici “archivi vaticani” nei quali si troverebbe per i nostri amici laicisti risposta ad ogni mistero più impensabile, dal Sacro Graal alla morte di Elvis Presley. Sorprende davvero che lo statalista Politi inviti Benedetto XVI ad imporre l’obbligo giuridico di denunciare un reato, creando così una nuova figura di pubblico ufficiale al di fuori del codice penale e dunque facendo ingerenza nell’ordinamento dello Stato (l’obbligo vige infatti soltanto per i pubblici ufficiali o gli incaricati di pubblico servizio, qui una approfondita spiegazione).

Durante il suo delirio Politi è arrivato anche a citare a suo sostegno il libro “Sua Santità” di Gianluigi Nuzzi, peccato che proprio quest’ultimo abbia rovinato il suo castello di accuse, affermando: «Benedetto XVI è un pontefice rivoluzionario perchè ha imposto una linea eccezionale di fronte a scandali di una certa gravità (la pedofilia) per mantenere la Chiesa unita. Credo che egli stia introducendo cambiamenti positivi» (il giornalista si è anche soffermato sull’eliminazione del suo programma, “Gli Intoccabili”, dal palinsesto di La7, che alcuni hanno motivato accusando ancora una volta il Vaticano. Nuzzi ha risposto: «non credo che questi siano i motivi. Si tratta di una scelta dettata dalla logica aziendale: hanno deciso di investire le mie capacità in altro»).

Per finire in bellezza, Politi si è anche sfogato sostenendo che lo Stato di Israele avrebbe descritto l’arrivo del nuovo ambasciatore vaticano, mons. Giuseppe Lazzarotto, come «fonte di “imbarazzo e di umiliazione”», poiché accusato (secondo Politi) di aver coperto gli abusi avvenuti nella diocesi di Dublino. Ovviamente non c’è alcuna accusa personale a carico di Lazzarotto e contemporaneamente all’articolo pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” è uscita una nota del Ministero degli Esteri di Israele dove si smentisce con forza qualunque imbarazzo per la nomina dell’arcivescovo, e anzi si inviano «i nostri migliori auguri al nuovo nunzio».

Dunque, nel suo sermone di fine agosto Politi è riuscito a collezionare un’infelice e imbarazzante uscita e due belle bufale. Vediamo ora se il suo collega Marco Lillo sarà capace di fare ancora peggio.

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Corea del Sud: una sentenza inedita a favore della vita

Sul tema dell’aborto si usa sostenere che vi siano più diritti in gioco, quello alla vita di un essere umano e quello della libertà di sopprimere la vita di un essere umano indesiderato. Ma quest’ultimo è configurabile come diritto? Se poi si pensa che la gravidanza indesiderata è conseguenza di una libera scelta -ad eccezione dello stupro- dei due partner di copulare ignorando le possibili conseguenze del loro atto, allora si capisce ancora meno perché un innocente essere umano, chiamato alla vita, debba pagare per una decisione irresponsabile, presa esercitando il legittimo diritto di scegliere dei due partner. La donna abortisce, dunque, perché ha già scelto di usare male la sua libertà (ovviamente esclusi i casi di stupro e di aborto forzato) copulando ignorando le conseguenze.

La Corte Costituzionale della Corea del Sud pare aver dato credito a questo semplice ragionamento, stabilendo, in una sentenza emessa il 23 agosto 2012, che «il diritto alla vita è il più fondamentale dei diritti umani» e che il diritto della donna di disporre del proprio corpo «non può essere invocato come superiore al diritto alla vita di un feto».

A fare ricorso alla Corte Costituzionale era stata un’ostetrica che riteneva sbagliata la pena di due anni di carcere per gli operatori sanitari che praticano aborti illegali, ma la Corte ha affermato la legittimità costituzionale del Codice penale in materia, riportando in particolare che «il diritto alla vita è il più fondamentale dei diritti umani»

La sentenza è stata criticata fortemente dalle organizzazioni femministe (ottimo motivo per compiacersi, dunque, dato che nulla c’entrano con la vera difesa delle donne) e accolta con soddisfazione dai movimenti pro-life, ma anche con cautela perché preoccupa la definizione dell’inizio della vita usata dalla Corte costituzionale, che giustifica la manipolazione di embrioni creati in vitro: essa inizierebbe con l’annidamento dell’ovulo fecondato nell’utero della donna, mentre per il mondo scientifico la vita umana inizia chiaramente al momento della fecondazione dell’ovulo da uno spermatozoo. Recentemente anche la comunità autonoma spagnola della Galizia ha preso coscienza di questo dato oggettivo, affermando che i figli “non nati” devono essere considerati come membri della famiglia, garantendo «il diritto alla maternità»

Secondo un recente sondaggio a livello internazionale, la Corea del Sud è uno dei Paesi con il più alto numero di persone non religiose (31% e 15% di atei decisi). Anche la presenza della Chiesa è davvero modesta e la famigerata “influenza del Vaticano” è decisamente blanda. C’è curiosità dunque verso chi se la prenderanno adesso abortisti e femministe, sempre pronti ad inventarsi complotti teocratici quando in realtà si tratta di argomenti affrontabili tranquillamente attraverso ragionamenti “laici”.

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