E’ grazie al Cristianesimo se i bambini hanno una dignità

Il noto scrittore laico Corrado Augias, nel suo libro “Inchiesta su Gesù“, riconosce che «non si può apprezzare la forza di queste parole (di Gesù, nda) se non si considera che i bambini, in una società contadina primitiva, erano nulla, erano non persone, proprio come i miserabili. Un bambino non aveva nemmeno diritto alla vita. Se suo padre non lo accettava come membro della famiglia, poteva benissimo gettarlo per la strada e farlo morire, oppure cederlo a qualcuno come schiavo» (Augias e Pesce, Inchiesta su Gesù, Mondadori 2006, pag. 90). E’ proprio così.

Nell’antichità, prima dell’arrivo del cristianesimo, era possibile qualsiasi perversione o abuso, fino a estremi criminali, anche sull’infanzia. Lo racconta oggi su Libero lo scrittore e giornalista Antonio Socci, citando Svetonio, e i filosofi più laici, da Nietzsche (nell’Anticristo: «Il cristianesimo ha preso le parti di tutto quanto è debole, abietto, malriuscito» e «L’individuo fu tenuto dal cristianesimo così importante, posto così assoluto, che non lo si potè più sacrificare») a Richard Rorty, guru del neopragmatismo americano («se si guarda a un bambino come a un essere umano, nonostante la mancanza di elementari relazioni sociali e culturali, questo è dovuto soltanto all’influenza della tradizione ebraico-cristiana e alla sua specifica concezione di persona umana» )

Non solo, diede dignità alle donne grazie al matrimonio e al rifiuto dell’infanticidio (nonostante ancora oggi alcuni paladini atei come Peter Singer lo promuovano senza vergogna). Lo storico della medicina, Fielding Garrison, a proposito della cura di bambini deformi, ha scritto: «l’atteggiamento degli uomini verso la malattia e la sfortuna non era di compassione, il merito di aver dato sollievo su vasta scala alla sofferenza umana appartiene al Cristianesimo».

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