La pastora ricatta Leone: «O le donne prete o niente unità»
- Ultimissime
- 29 Set 2025

Le parole incendiarie di Rita Famos, prima donna presidente della Chiesa riformata. L’unità dei cristiani ridotta a strumento politico e di ricatto.
Se l’unità dei cristiani viene ridotta a merce di scambio politico.
E’ questo il senso della recente dichiarazione della presidente della Chiesa riformata svizzera, Rita Famos, prima donna a ricoprire questo ruolo.
Pastora di Zurigo, Famos è stata eletta dopo le dimissioni del pastore Locher, in carica per più di 9 anni, in seguito ad accuse di molestie da parte di alcune collaboratrici e alla rivelazione di una sua relazione con una pastora, membro dell’esecutivo della Chiesa protestante svizzera.
La Chiesa Evangelica Riformata della Svizzera unisce 24 chiese evangeliche riformate cantonali e nazionali e la Chiesa Metodista Unita.
Il tentativo vaticano sull’unità dei cristiani
«Finché la Chiesa cattolica si rifiuta di garantire la parità delle donne in tutti gli uffici, nessun papa potrà legittimamente rivendicare un primato per tutte le cristiane e i cristiani», ha dichiarato.
L’affermazione si inserisce nel contesto del dibattito sul documento “Der Bischof von Rom” promosso dal Dicastero cattolico per la Promozione dell’Unità dei Cristiani per proporre una nuova modalità del primato papale in chiave ecumenica.
Il testo propone l’accettazione del Papa come “capo onorario”, una nuova comprensione del primato papale.
Il ricatto a Leone XVI sulle donne prete
Ma evidentemente alla pastora interessa poco, se non come oggetto di ricatto: senza le donne prete, niente unità.
Dalle ultime dichiarazioni di Leone XVI si è capito che da parte cattolica non c’è alcun cedimento alla logica ricattatoria.
Da un lato Prevost ha manifestato la volontà di «continuare sulle orme di Francesco nominando donne in alcuni ruoli di leadership a diversi livelli nella vita della Chiesa». Un’iniziativa che riteniamo meritoria e che abbiamo già affrontato con il canonista Rosario Vitale.
Dall’altro, Leone XIV ha mantenuto fermo l’insegnamento tradizionale sulla questione dell’ordinazione femminile, affermando che «per il momento non ho intenzione di cambiare l’insegnamento della Chiesa sull’argomento».
Qualche polemica è nata comprensibilmente a causa di quel “per il momento”. E’ proprio il rischio comunicativo delle interviste che, per loro natura, necessitano di affermazioni dialoganti e poco formali che però, su queste tematiche, rischiano inutili incomprensioni.
















4 commenti a La pastora ricatta Leone: «O le donne prete o niente unità»
Questo atteggiamento non mi meraviglia affatto. Ho vissuto alcuni anni a Ginevra e ho constatato che all’Ecumenismo, forse per rammarico o convinzione, ci crede solo la Chiesa cattolica!
Niente unità? Naaaaah che pauraaaa! Luterani fate i seri! Quale unità dovrei avere con chi non riconosce la PRESENZA REALE di Cristo nell’eucaristia e la perpetua verginità di Maria Santissima (giusto per citarne solo due)?
Penso che la divisione tra cristiani sia un tema drammatico e tragico, capisco che si possa fare spallucce per quello che dice questa signora ma rimane una ferita. Almeno così la penso io.
La Chiesa Cattolica, per sua natura, è universale e ha l’obbligo di cercare l’unità, sempre e comunque.
Da qui ad aspettarsela in concreto, ce ne corre: le chiese riformate sono quelle che, non ammettendo il dissenso, proliferano in una pletora di chiese particolari, secondo il dettame di Lutero: “ognuno è il Papa e il concilio di sé stesso”