Io, non cattolica, salvata da Benedetto XVI dalla morte in Iran
- Interviste
- 19 Set 2025

Marziyeh Amirizadeh, condannata a morte per impiccagione in Iran e salvata dall’intervento di Benedetto XVI. Nell’intervista il rammarico di non essere mai riuscita a ringraziarlo.
E’ una storia incredibile e inedita, che quasi nessuno conosce.
Benedetto XVI intervenne nel 2009 salvando la vita a due giovani cristiane rinchiuse nel carcere di Evin (Iran) e in procinto di subire la pena di morte per blasfemia.
A raccontarcelo è una di loro, Marziyeh Amirizadeh, oggi direttrice di “New Persia“, un ministero diretto al sostegno dei cristiani perseguitati nel mondo, in particolare nei Paesi arabi.
Un intervento, quello di papa Ratzinger, che Marziyeh ritiene «decisivo» per la salvezza della sua vita tanto che portò alla sua liberazione a causa della pressione diplomatica che quella lettera comportò.
La donna, autrice di Captive in Iran (Tyndale Momentum 2014), ci dice che non avrebbe mai immagino che un Papa si sarebbe coinvolto per «cristiane comuni come noi». Non è mai riuscita a ringraziarlo ma «ho pregato per lui in prigione, ho chiesto a Dio di benedirlo e di restituirgli tutta la gentilezza che ci ha dimostrato».
L’intervista a Marziyeh Amirizadeh
DOMANDA – Marziyeh, quando avvenne il tuo arresto in Iran e per quale motivo?
RISPOSTA – Come ho scritto nel mio libro, io e la mia amica siamo tornate in Iran nell’ottobre 2005 dopo aver completato un corso di teologia biblica in Turchia, e iniziammo il nostro ministero fino al 5 marzo 2009, giorno del nostro arresto.
Guidavamo alcune chiese domestiche rivolte a giovani e donne e cercavamo di evangelizzare durante il giorno. Inoltre, di notte distribuivamo Bibbie mettendole nelle cassette della posta. Ne abbiamo distribuite 20mila in tutta Teheran e in alcune altre città.
Un giorno ricevetti una telefonata dalla stazione di polizia, mi dissero che c’erano problemi legali con i documenti dell’auto chiedendomi di recarmi lì per risolvere la questione. Quando mi sono presentata mi arrestarono.
DOMANDA – Per quale motivo?
RISPOSTA – Mi avevano vista consegnare Bibbie alle persone e parlare loro di Gesù.
Siamo state mandate nella prigione di Evin con l’accusa di apostasia, blasfemia, attività antigovernative e promozione del cristianesimo. Siamo state condannate a morte per impiccagione per il reato di apostasia (conversione dall’Islam al cristianesimo).
DOMANDA – Durante i 259 giorni in prigione cosa ti ha dato la forza di resistere?
RISPOSTA – La mia fede in Gesù Cristo, la mia relazione unica e personale con Lui, questo mi ha sorretto durante quel terribile periodo in prigione.
Sentivo che Dio mi parlava attraverso i sogni, sapevo che aveva uno scopo nel mandarmi in prigione. Inoltre, soffrire a causa della mia fede era un vero onore. Nei Vangeli Gesù ci ha avvisato della sofferenza e della persecuzione.
DOMANDA – Hai subito torture e persecuzioni?
RISPOSTA – Sì, ho vissuto sotto costante pressione fisica e mentale e ho ricevuto minacce.
Sono stata condannata a morte per impiccagione, in ogni udienza e negli interrogatori mi minacciavano dicendo che se avessi insistito nella mia fede e non avessi chiesto perdono convertendomi nuovamente all’Islam, sarei stata torturata e giustiziata.
Usavano diverse tattiche per farmi capire quali sarebbero state le conseguenze della mia resistenza.
DOMANDA – Di che tipo?
RISPOSTA – Ad esempio mi mandarono nel reparto dei detenuti per omicidio, tra prigionieri pericolosi. Mi tennero in una cella e, dopo che avevo stretto amicizia con alcune detenute, ne giustiziarono una per farmi vedere cosa mi sarebbe accaduto se avessi continuato a credere.
Hanno minacciato anche i miei familiari. Sono stata malata per mesi e si sono rifiutati di darmi medicine. A causa del rifiuto di rinnegare Gesù mi hanno proibito di frequentare alcune lezioni o partecipare ad altre attività in carcere che erano invece permesse agli altri detenuti.
Tuttavia, grazie all’ampio sostegno internazionale, alla difesa da parte di molti attivisti cristiani e alle organizzazioni per i diritti umani, non ci hanno violentate né torturate fisicamente come invece è accaduto a molte altre prigioniere. Questo accadde ad esempio alla mia migliore amica, Shirin Alamhooli, che poi fu giustiziata.
L’intervento di Benedetto XVI
DOMANDA – Cosa sai del coinvolgimento di Papa Benedetto XVI nel tuo caso?
RISPOSTA – Negli ultimi mesi di prigionia, il procuratore generale dell’Iran, Abbas Jafari Dolatabadi, venne in prigione e incontrò me e la mia amica in segreto.
Ci chiese se fossimo mai state in contatto con il Vaticano. Rispondemmo di no. Allora, arrabbiato, ci domandò: “E allora perché il Papa ha inviato una lettera al governo a vostro favore ed è intervenuto nel vostro caso?”.
In quel momento capimmo che Benedetto XVI era intervenuto in nostro sostegno. Quando fummo rilasciate, il nostro avvocato negli Stati Uniti e presso le Nazioni Unite confermò e condivise con noi la notizia.
Le nostre compagne di cella ci dissero in seguito che nessuna prigioniera era mai stata visitata da un’autorità così alta del regime all’interno del carcere. Significava che stavano subendo forti pressioni internazionali per il nostro caso.
“Benedetto XVI mi ha salvata”
DOMANDA – Credi che l’intervento di Benedetto XVI sia stato decisivo sulla tua salvezza?
RISPOSTA – Sì, credo fermamente che abbia avuto un grande impatto.
Dopo quella visita, notai un cambiamento significativo nel comportamento degli interrogatori e delle autorità carcerarie. Smisero quasi completamente di avere atteggiamenti duri e di sottoporci a interrogatori. Poco dopo, furono costretti a rilasciarci.
DOMANDA – Come ti sei sentita sapendo che il leader della Chiesa cattolica stava sostenendo la tua liberazione?
RISPOSTA – È stato un grande onore e un’enorme incoraggiamento.
Non avrei mai immaginato che un’autorità spirituale così alta si sarebbe mai coinvolta nel caso di cristiane comuni come noi, né che avrebbe inviato una lettera a un regime malvagio in nostro favore.
È stata una gioia immensa vedere quanto il Papa si preoccupasse delle persecuzioni dei cristiani in Iran.
“Non l’ho mai ringraziato di persona”
DOMANDA – Se potessi dire qualcosa a Papa Benedetto XVI oggi?
RISPOSTA – Avrei voluto avere l’onore di incontrarlo e ringraziarlo di persona per il suo sostegno. Ammiro la sua umiltà, il coraggio e l’impegno dimostrato verso il nostro caso.
Lo ringrazierei per essersi preso a cuore la nostra persecuzione e per non essere rimasto indifferente al nostro dolore. Non ho mai incontrato un Papa in vita mia, ma sarebbe stato un immenso onore poterlo ringraziare di persona prima che venisse a mancare.
Ho pregato per lui in prigione e ho chiesto a Dio di benedirlo e di restituirgli tutta la gentilezza che ci ha dimostrato sostenendoci.
Come cristiana credo che siamo tutti figli di Dio, indipendentemente dalle denominazioni, e che dovremmo sempre essere uniti e sostenerci a vicenda, specialmente le persone oppresse e coloro che vengono perseguitati a causa della loro fede.
La situazione dei cristiani in Iran
DOMANDA – Hai detto che l’Iran potrebbe esportare missionari invece del terrorismo. E’ una trasformazione possibile?
Dio nella Bibbia profetizza il giudizio di Dio su Elam (l’odierno Iran), promettendo di distruggere i suoi governanti e di restaurarne la sorte e stabilire lì il suo trono (Ger 49,38-39). E, come dicevo, mi ha parlato attraverso alcuni sogni.
Per la mia esperienza personale di vita in Iran so che la maggioranza ha voltato le spalle all’Islam ed è molto aperta al cristianesimo e al messaggio dell’amore. L’Iran ha le chiese in più rapida crescita tra tutti i paesi musulmani, su 75mila moschee, 55mila sono state chiuse. Gli iraniani sono stanchi dell’Islam e non lo vogliono più.
Per esempio, in questo video del 2023, durante il Natale, si vedono centinaia di iraniani radunati fuori da una cattedrale apostolica armena, chiedendo a Gesù di aprire la porta e lasciarli entrare.
Prima del 2009, quando vivevo in Iran, nessuno avrebbe mai osato andare in chiesa in pubblico o in mezzo a una folla così numerosa. Questo mi dimostra quanto gli iraniani siano assetati di cristianesimo e quanto siano diventati coraggiosi nell’esprimere il loro desiderio di partecipare alla vita della Chiesa.
La maggior parte degli iraniani sono musulmani solo nominalmente, odiano la malvagità del regime islamico, odiano l’Islam e non vogliono essere paragonati agli arabi.
DOMANDA – Hai ancora contatti in Iran?
RISPOSTA – Sì ricevo continuamente notizie.
Ci sono molte chiese clandestine ma, a causa della sicurezza della polizia segreta dei Basij e di altri organi repressivi, è difficile dire esattamente quante persone si siano convertite al cristianesimo finora. Sicuramente è ancora pericoloso.
DOMANDA – In Occidente diamo per scontata la libertà e molti ignorano la persecuzione dei cristiani, qual è il tuo messaggio?
RISPOSTA – Da quando mi sono trasferita negli Stati Uniti non ho mai smesso di difendere i cristiani perseguitati.
Ho parlato in centinaia di chiese in tutto il mondo, chiedendo di non rimanere mai in silenzio. Ho incontrato personalmente molti rappresentanti di governi, nei loro uffici, per parlare di questo problema. Sono intervenuta anche al Dipartimento di Stato americano, davanti a centinaia di leader di diversi Paesi.
Chiedo ai cristiani occidentali di non essere passivi e di sentirsi responsabili nel sostenere i loro fratelli e sorelle che soffrono a causa della loro fede in Paesi musulmani come l’Iran. Di solito dico loro di non dare mai la propria libertà per scontata e di restare vigili nel difendere i valori giudaico-cristiani.
Altrimenti, rischiamo di perdere quegli stessi valori e quella libertà che oggi consideriamo scontati, ma che molti nel mondo non hanno mai avuto. Tutti possiamo fare la differenza — e dobbiamo farlo — in nome dei nostri fratelli e sorelle perseguitati.

















2 commenti a Io, non cattolica, salvata da Benedetto XVI dalla morte in Iran
Il Santo padre Benedetto xvl era un sant’uomo buono dolce e ricco di bontà
Benedetto XVI è un gigante della Storia! Spero che presto diventi Santo e Dottore della Chiesa! Solo lui può salvare la Chiesa ed il mondo dall’autodistruzione!