Lo storico arabo difende le Crociate: «Legittima difesa»
- Ultimissime
- 15 Set 2025

Raymond Ibrahim interviene in un podcast e si occupa della legittima iniziativa delle Crociate come guerre di difesa e di arresto dell’invasione armata musulmana dell’Europa.
Se anche gli studiosi arabi ritengono le Crociate una legittima guerra difensiva.
E’ quanto afferma Raymond Ibrahim, storico di origine egiziana, specializzato in storia militare e nei rapporti tra mondo islamico e cristianesimo.
Nato nel 1973, ricercatore presso il Gatestone Institute e il Middle East Forum, è autore di diversi saggi, tra cui Sword and Scimitar (2018), in cui analizza i 14 secoli di scontri tra Islam e Occidente. È apprezzato e conosciuto per la sua capacità di attingere a fonti arabe originali e ha più volte proposto nei suoi libri una lettura critica della storiografia secolarizzata sulle Crociate, sostenendo che furono guerre di difesa e non semplici aggressioni imperialistiche.
Lo ha fatto, ad esempio, in Defenders of the West: The Christian Heroes Who Stood Against Islam (Bombardier Books 2022) e lo ha ribadito in un podcast in cui è recentemente intervenuto.
Crociate, risposte necessarie all’espansione musulmana
Le Crociate, ha spiegato Ibrahim, furono eroiche e necessarie risposte a secoli di espansione e invasione musulmana che avevano ridotto e conquistato i territori cristiani e miravano a difendere la civiltà occidentale riconquistando terre storicamente cristiane, come la Siria, l’Egitto e la Palestina.
Contrariamente alla visione di certa storiografia, queste guerre non furono scatenate da motivazioni imperialistiche, ma da un’esigenza di difesa culturale e religiosa. Inoltre, lo storico arabo evidenzia che i Crociati -al netto di violenze e soprusi, che pur ci furono- non erano “barbari” senza cultura, ma individui profondamente motivati dalla fede, pronti a sacrificarsi per difendere le loro terre e tradizioni.
Nel giro di 100 anni, dopo la morte di Maometto nel 732, i musulmani conquistarono l’Europa. Ben prima della Prima Crociata del 1095, gli eserciti islamici avevano conquistato vaste aree cristiane dal Medio Oriente e dal Nord Africa fino alla Spagna e fino alle porte di Vienna.
Le comunità cristiane furono decimate e costrette al ricatto tra pagare la Jizya (denaro versato dai non musulmani per continuare la propria religione) o morire. Le chiese furono distrutte e i pellegrini brutalmente attaccati, compresi quelli che si recavano a Gerusalemme.
Così, spiega Ibrahim, le Crociate furono un tentativo disperato di respingere l’assedio, di difendere i cristiani, di riconquistare ciò che era stato invaso e che garantiva un passaggio sicuro per i pellegrini.
Le Crociate e la violenza, cosa dice la storia
Come ogni guerra e conflitto umano, anche nelle Crociate ci furono atrocità.
Nel podcast, lo storico non lo nega affatto ma insiste sul fatto che debbano essere comprese nel loro contesto storico, non presentate come prova della violenza intrinseca del cristianesimo, ignorando la brutalità spesso maggiore e sistematica delle forze avversarie.
L’interpretazione delle Crociate come guerre difensive si inserisce in un dibattito più ampio tra gli storici. Alcuni anni fa durante un convegno organizzato dalla Society for Military History, la maggioranza degli storici presenti si è proprio schierata nel considerarle guerre di tipo difensivo.
Quando fu bandita la Prima Crociata, infatti, i cristiani d’Oriente e dell’Impero Bizantino vivevano sotto la minaccia costante degli eserciti musulmani, con territori continuamente erosi e popolazioni costrette a subire conversioni o discriminazioni.
La richiesta di aiuto dell’imperatore bizantino Alessio I Comneno all’Occidente, contro i turchi selgiuchidi, è sempre stata vista come la prova che la Crociata nacque come gesto di soccorso, non come avventura coloniale.

















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