L’aborto raddoppia i problemi mentali, nuovo studio
- Ultimissime
- 29 Ago 2025

Nonostante le femministe minimizzino, l’aborto danneggia la salute mentale. Una nuova indagine riscontra il doppio del rischio di ricoveri per problemi mentali rispetto al parto.
Un legame significativo tra aborto, problemi mentali e ricovero psichiatrico, lo dice una nuova analisi.
Sul Journal of Psychiatric Research si legge, infatti, che le donne che procedono con un’interruzione volontaria di gravidanza presentano anche il doppio delle probabilità di finire in ospedale per problemi mentali.
Un’indagine che non solo solleva nuovamente i legami tra l’aborto e i problemi mentali femminili, ma smentisce anche paladine “pro-choice” e femministe secondo cui abortire è come bere un bicchier d’acqua.
Le femministe che minimizzano l’aborto
E’ più o meno la tesi di Federica di Martino, psicoterapeuta e fondatrice del blog “IVG sto benissimo”, secondo cui l’aborto è «un’esperienza di vita», altro che sofferenza. Anche perché, aggiunge Di Martino, citando il suo cavallo di battaglia, «il trauma postabortivo non è assolutamente provato scientificamente, anzi».
La femminista è stata anche ospite due anni fa del podcast della comica Laura Formenti (vedi foto) in cui, assieme, hanno sghignazzato per mezz’ora sull’aborto, facendo il verso alle donne che ne parlano come trauma.
Ma da un lato ci sono le opinioni delle femministe, dall’altro i dati oggettivi che presentiamo oggi, ancora una volta.
Lo studio: l’aborto raddoppia i ricoveri psichiatrici
La nuova ricerca mostra infatti che l’esperienza abortiva lascia un segno tale da rendere molte donne soggette a problemi mentali gravi, fino al punto di richiedere un ricovero ospedaliero.
È stata condotta utilizzando dati provenienti da ospedali del Quebec e del Canada, tra il 2006 e il 2022 e sono stati inclusi oltre 1,2 milioni di gravidanze fino a 17 anni dopo la fine della gravidanza (naturale o con aborto) per identificare i ricoveri correlati alla salute mentale.
I risultati hanno evidenziato che i tassi di ricovero per motivi psichiatrici erano più elevati dopo un aborto indotto rispetto alla gravidanza (104,0 vs. 42,0 per 10.000 anni-persona), inoltre sono stati rintracciati anche legami con disturbi da uso di sostanze e tentativi di suicidio, sempre di gran lunga superiori rispetto alle donne che hanno scelto di non abortire.
L’associazione tra interruzione di gravidanza volontaria e ricoveri psichiatrici è risultato quindi decisamente significativa soprattutto entro 5 anni, poi l’intensità del legame tendeva a diminuire nel tempo.
Studi precedenti e il dossier UCCR
Un responso che è rafforzato da studi già pubblicati in precedenza, condotti in differenti contesti.
In Germania, nel 2023, è emerso ad esempio che l’aborto, rispetto al parto, era correlato ad un aumento del rischio di condizioni psichiatriche come depressione, disturbi dell’adattamento e somatoformi.
Queste ricerche sono incluse nel dettagliato dossier pubblicato sul nostro sito web riguardante la Sindrome post-aborto, in cui abbiamo raccolto tutte le ricerche scientifiche che confermano tutti i disturbi da stress post-traumatico legati all’interruzione di gravidanza.
Nonostante si cerchi di dire il contrario, l’aborto non è mai un evento neutro e le conseguenze sulla salute mentale meritano attenzione concreta. Ignorare o sottovalutare questi rischi significa tradire le donne, forse il peccato più grave per chi si definisce femminista.
Consulta il dossier sulle conseguenze psicologiche dell’aborto















2 commenti a L’aborto raddoppia i problemi mentali, nuovo studio
Il tema dell’aborto è difficile perché le persone non sono semplici e la vita stessa è una vera incessante guerra spirituale che implica un conflitto di idee, spiriti, anime, persone ed esseri soprannaturali(chi non si avvicina all’angelo, si avvicina al demonio, diceva Baudelaire). Eppure, ha osservato a suop tempo il mio maestro, Peter Kreeft, se anche una sola persona ricevesse da lui un’idea da mettere in pratica, il potenziale di salvare vite umane sarebbe enorme.
Se una persona, in una sola occasione, facesse cambiare idea a un’altra persona sull’aborto, e quindi quel bambino venisse salvato, crescesse, si sposasse e avesse figli, chissà, si potrebbero salvare molte vite, proprio ora, su questo blog, stasera, memoria di san Giovanni Battista, grazie magari alla singola menzione di un espediente pratico.
Piuttosto che confrontarsi con idee astratte, i sostenitori pro-life devono porsi la domanda: “Cos’è l’aborto?”. Questa domanda è terribilmente ostica e minacciosa per i libertari, perché li costringe a guardare alla realtà.
Oltre a questa “logica pratica”, i pro-life devono anche rendersi conto delle ferite fisiche e mentali presenti nella mente di chi sostiene questo crimine, questa ingiustizia, come sostiene giustamente l’articolo, meritorio. L’aborto è infatti il più grave male che ci sia nel mondo e che grida vendetta al cospetto di Dio.
Vogliamo guarire le ferite psicofisiche e spirituali. Vogliamo aiutare a guarire non solo la ferita della morte inflitta ai bambini non ancora nati, la ferita dell’aborto inflitta alla società e la ferita dell’approvazione dell’aborto inflitta alle coscienze umane, ma vogliamo anche guarire la ferita mentale che è presente nella mente dei militanti abortisti e nella psiche di chi ha abortito.
Le donne sono istintivamente orientate ad avere figli, e coloro che scelgono l’aborto lo fanno per paura. Una gravidanza indesiderata causa inevitabilmente confusione e incertezza, e la maggior parte delle donne in seguito si pente dell’aborto, ma i radical chic si guardano bene dal dirlo alle donne. Se commettono un crimine così grande, perchè dovrebbero astenersi dal male minore, la menzogna, la propaganda?
I pro-life possono cercare di alleviare la paura delle donne di partorire mostrando loro delle alternative, come fanno i centri di aiuto alla gravidanza. Questi centri mostrano amore e “l’amore perfetto scaccia la paura”, dice san Giovanni apostolo.
Pur riconoscendo la paura delle donne che prendono in considerazione l’aborto e ascoltando la persona, bisogna anche essere onesti e mantenere due premesse essenziali: è sempre moralmente sbagliato uccidere deliberatamente un essere umano, e l’aborto è sbagliato perché uccide un essere umano.
Il mainstream prezzolato, pagato da noi cittadini, cercano di negare la premessa che l’aborto uccida esseri umani innocenti, quindi cercano di ridefinire chi è un essere umano, e paragonarlo a un grumo di cellule, allo stesso modo in cui Hitler dimidiava gli ebrei. Bisogna disumanizzare la persona prima di ucciderla – omicidio mentale – prima di commettere l’omicidio fisico.
Se le persone pensano logicamente al significato dell’aborto, finiscono per rifiutarlo, ma convincere le persone a riflettere è il compito più difficile. Ecco diverse strategie per cambiare l’opinione delle persone sull’aborto, già suggerite in altro articolo:
• Quando parliamo con persone relativiste morali, facciamolo con serietà e dimostriamo che l’aborto è una questione centrale di vita o di morte, ma non scendiamo mai e poi mai a compromessi con i principi cristiani assoluti di verità e amore.
• Non concentriamoci sugli aspetti legali o politici. Non possiamo fare tutto in una volta, quindi concentriamoci sulla persona concreta in quella situazione concreta, perché quella persona ha un’anima che vivrà per sempre, con un destino drammatico, o di inferno o paradiso, o come Pinocchio o come Luc ignolo,non un eterno ritorno neopagano alla Nietzsche.
• Prendiamo sul serio la verità e l’amore, ma rispettiamo empaticamente i sentimenti dell’altra persona, altrimenti non ascolterà mai.Meglio pregare in silenzio e tacere che moralizzare con asprezza.
• Prega prima e dopo aver parlato con le persone, consapevole che stai pregando nostro Padre, di cui possiamo fidarci totalmente, l’unico che le strappa dalla trappola dei sofismi del Gatto e la Volpe e dell’Omino di burro, quello che “non dorme mai” e che è all’inizio sempre un persuasore impareggiabile, come i radicali.
• Abbi pazienza, che porta alla perseveranza. La pazienza non è debolezza: “Non arrenderti mai, mai”.
• Non pretendere che quella persona cambi idea, si converta e te lo ammetta. Spera solo di seminare dubbi nella sua mente, così forse ammetterà a se stesso di aver sbagliato.
• Fai domande, che sono meno minacciose del dare molte risposte.
• Sii creativo e improvvisa, perché la maggior parte della vita è imprevedibile.
• Fai appello ai principi femminili: ascolta la donna interiore e il suo intuito, e falle capire che un bambino non ancora nato non è un problema da risolvere, ma una piccola persona di cui si prende cura.
• Sii presente personalmente per loro; stringi amicizia; sacrifica il tuo tempo, la tua vita. Le azioni creano amicizie.
• Mostra loro i tuoi figli, i tuoi bambini. Ogni bambino che nasce è fatto in paradiso.
– Invoca lo Spirito Santo e, accanto a Lui, san Giuseppe e san Michele Arcangelo, sono delle guide, dei maestri, dei confidenti imparagonabili.
Ottimo articolo.