Strage degli innocenti, conferma in una fonte non cristiana?
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- 31 Lug 2025

Giorgio Maselli (Università di Bari) espone su UCCR il suo studio in cui spiega perché la menzione di Macrobio della strage degli innocenti ha valore storico e va usata come fonte non cristiana.
di Giorgio Maselli*
*già docente di Letteratura latina all’Università di Bari
La vicenda della “strage degli innocenti” viene riferita solo da Matteo (Mt 2,16) e non dagli altri due evangelisti sinottici, né da Giovanni.
Un unico e brevissimo cenno si legge in Macrobio (Saturnalia, 2,4,11), che è però vissuto all’inizio del V sec., quando il Cristianesimo era molto diffuso, e perciò gli studiosi tendono a non dare importanza a tale riferimento.
Persino l’abate Giuseppe Ricciotti, autore della famosa “Vita di Gesù Cristo”, ritiene che la menzione della “strage”, non fosse in una delle numerosissime fonti dei Saturnalia, ma sia stata introdotta dallo stesso Macrobio, sulla scorta di un imprecisabile testo cristiano.
Macrobio si riferisce alla strage degli innocenti
L’accenno di Macrobio alla “strage degli innocenti” è inserito, senza un particolare rilievo, nella seguente battuta di spirito attribuita ad Augusto:
«(Augusto), avendo sentito che fra gli infanti al di sotto di due anni, che in Siria Erode, re degli Ebrei aveva ordinato di uccidere, era stato eliminato anche un suo figlio, disse: “E’ meglio essere un maiale di Erode che un suo figlio”».
La facezia, se si tien conto del divieto ebraico verso la carne suina, è meglio apprezzabile in greco per la somiglianza tra “figlio” (uƒÒj) e “maiale” (áj).
Tuttavia tre sono gli elementi che, a mio avviso, gli studiosi non hanno valutato abbastanza:
- Il fatto che Macrobio non fosse cristiano;
- Il contesto più ampio in cui il breve cenno va inserito;
- La formulazione stessa del riferimento alla “strage”.
1) Macrobio non era cristiano
Riguardo al primo punto va detto che non solo nella vastissima opera dei Saturnalia manca qualsiasi riferimento al Cristianesimo – laddove i Cristiani erano diffusissimi nell’Impero e gran parte dei funzionari lo erano -, ma uno dei personaggi dell’opera, “Euangelus“, è un detrattore di Virgilio, rozzo e senza gusto artistico, mentre dai Saturnalia traspare una vera e propria ammirazione per il Mantovano.
Non mi sembra azzardato ipotizzare che tale nome (“Euangelus”, un termine che richiama il Vangelo) sia stato scelto per una coperta avversione verso la religione che si era ormai affermata e tendeva a permeare molti aspetti della società romana.
Per tale motivo, l’assunzione da parte di Macrobio di un dettaglio cristiano (la “strage degli innocenti”), che poi non aggiungeva molto alla mordace battuta di Augusto, mi sembra molto improbabile.
Maggiori chiarimenti richiede il macrotesto in cui ricorre il cenno alla “strage”.
2) La fonte di Macrobio è del I sec.
Uno dei personaggi dei Saturnalia, Avieno, riferisce una serie di (17) motti di spirito attribuiti ad Augusto, ai quali segue un’altra serie di (12) battute (scritte, gestuali o orali, anche insolenti) rivolte ad Augusto da suoi interlocutori. Infine, seguono alcuni motteggi attribuiti a Giulia, figlia di Augusto (allontanata poi da Roma).
Di alcune di queste spiritosaggini si trova traccia anche in altri autori e il metodo di composizione di Macrobio è ben noto: solo la “cornice” dell’esposizione nei Saturnalia è attribuibile direttamente a lui -oggi diremmo “è farina del suo sacco”-, il contenuto dei vari interventi deriva da una molteplicità di opere, a volte con trascrizioni letterali, a volte con sintesi di varia natura.
La ricerca dell’origine delle ridicolaggini nel II libro, soprattutto da parte di studiosi tedeschi, ha ipotizzato le “Ineptiae” o “Ioci” (in ben 150 libri) del liberto Gaio Melisso, amico di Augusto e segretario (grammaticus) di Mecenate (nonché coetaneo di Ovidio).
Se i motteggi di o su Augusto sono evidentemente attinti da un’unica fonte, appare del tutto inverosimile che Macrobio inserisse di sua iniziativa il riferimento alla “strage”, che forniva solo un marginale inquadramento storico-geografico alla spiritosaggine che verteva sulla crudeltà di Erode rilevata da un sapido gioco verbale.
3) L’ipotesi di un’interpolazione cristiana
Riguardo al terzo punto, non mi sembra credibile che un contraffattore cristiano precedente a Macrobio, sulla scorta del Vangelo di Matteo, abbia aggiunto il dettaglio della “strage” già nel testo di Melisso (o comunque nella fonte da cui Macrobio ha assunto la lunga serie di battute).
Tale ipotetico interpolatore avrebbe certamente precisato il motivo della “strage”, cioè la profezia sulla nascita del “re dei Giudei”, che avrebbe indotto Erode ad emettere il suo ordine efferato.
Inoltre, la dizione che l’uccisione degli infanti sia avvenuta (genericamente) “in Syria” è incongrua con un interpolatore cristiano, giacché dagli scritti neotestamentari e apologetici è evidente che i Cristiani intendevano la Giudea solo sul piano amministrativo come una parte della Siria, ma distinguevano poi la Giudea – come la Galilea, la Samaria e altre zone vicine – dal più ampio spazio della Siria, tanto per le vicende degli Ebrei nell’Antico Testamento, quanto per i luoghi percorsi da Gesù e attestati nei testi evangelici.
Per contro, nella concezione etnografica dei Romani, la Siria non godeva di buona reputazione, giacché, per esempio, nella commedia antica, Syrus è un nome convenzionale per varie figure di schiavi orientali, mentre in Livio leggiamo dei Syri come vilissima genera hominum et servituti nata (“razza di uomini spregevoli e nati per essere servi”).
La battuta di Augusto precede il vangelo di Matteo
La battuta di Augusto, inoltre, contiene una notevole imprecisione storica: non abbiamo notizia di nessun figlio di Erode fatto uccidere dal padre in tenera età. Invece da Giuseppe Flavio sappiamo che Erode fece eliminare (verso il 7 a.C.) i figli (già adulti) Alessandro e Aristobulo e, poco dopo, anche il figlio maggiore Antipatro.
Ma questa imprecisione nella battuta depone a favore della sua anteriorità rispetto alla diffusione del vangelo di Matteo.
Si può infatti ipotizzare che le notizia dell’uccisione dei figli da parte di Erode, e il suo ordine della “strage”, siano giunte a Roma contemporaneamente o a distanza di breve tempo.
Che poi Augusto formulasse realmente la battuta (come è probabile) o che questa gli sia stata attribuita da Melisso (o da altro scrittore dei primi anni dell’E.V.) sulla scorta di informazioni diverse provenienti da una zona lontana, è un dato secondario rispetto a quanto si può ricavare dal motto di spirito: a Roma, fra fine I sec. a.C. ed inizio I sec. d.C., era giunta notizia di un massacro di bambini ordinato da Erode.
Il redattore della raccolta di Ioci non era condizionato dalla precisione storica, ma dall’intento del ridiculum.
Mi sembra quindi di poter concludere che la “strage degli innocenti” di cui parla Matteo trovi conferma in una menzione che va ascritta a vari decenni prima della redazione del suo Vangelo.
Quindi, costituisce un’autentica seconda fonte su tale vicenda, il cui valore storico è stato (e spesso è ancora) pregiudizialmente revocato in dubbio.
Bibliografia e riferimenti testuali sono reperibili in:
G. Maselli, Macrobio, Augusto e la ‘strage degli innocenti’1in “Bollettino di Studi Latini” 37, 2007, pp. 643-648.









2 commenti a Strage degli innocenti, conferma in una fonte non cristiana?
Mi complimento con il professore Giorgio Maselli. Molto interessante questa sua disamina. Mi sembrano ragionevoli e conducenti le sue osservazioni, coglie elementi indiscutibilmente a favore della sua tesi. Condivido appieno.
Condivido i complimenti e il tema che mi interessa moltissimo, spero ve ne siano altri in futuro