La Chiesa difende la vita e “Repubblica” impazzisce
- Ultimissime
- 26 Lug 2025

Il card. Bagnasco osa intervenire sul suicidio di Laura Santi ricordando il dovere della Chiesa di difendere la vita. L’editorialista di “Repubblica”, Francesco Merlo, lo copre di insulti. In nome della libertà, ovviamente.
Nel dibattito emerso sul suicidio di Laura Santi, il card. Angelo Bagnasco ha espresso una posizione netta.
«Una persona che si toglie la vita è una perdita per tutti», ha dichiarato l’arcivescovo emerito di Genova, rivendicando il dovere della Chiesa di parlare in difesa della vita.
Bagnasco sul suicidio scandalizza “Repubblica”
Un’affermazione che però si è attirata l’accusa di “durezza inconcepibile” da parte di un lettore di “Repubblica”, scandalizzato dal fatto che Bagnasco si sia riferito alla donna con il distacco di un semplice “questa persona”.
Certamente il cardinale poteva nominare direttamente Laura Santi, forse ha voluto restare sul generale e non farlo sembrare un attacco personale. Tuttavia, un dettaglio apparentemente linguistico è diventato pretesto per attaccare frontalmente la posizione cattolica sulla vita.
L’editorialista Francesco Merlo, nella risposta al lettore, rincara la dose, accusando Bagnasco di fondamentalismo, di paura della libertà e di mancanza di generosità. Il cardinale, secondo Merlo, non incarnerebbe l’amore cristiano, ma sarebbe un esempio di una Chiesa “di retroguardia”, ostile ai diritti, alla libertà e perfino agli omosessuali.
Ma davvero chi non si accoda alla subdola retorica del “coraggio di morire” e, piuttosto, ricorda quanto ce ne voglia per vivere, merita questi epiteti?
Il cardinale invita lo Stato a non diventare “uno Stato etico”, a non cedere all’individualismo morale che pretende di trasformare ogni opinione in verità. Rifiuta l’accanimento terapeutico, riconosce l’importanza delle cure palliative, invoca il progresso medico e lamenta la solitudine del sofferente.
Il suicidio di Laura Santi e la solitudine
E proprio questo sembra essere stato uno dei punti chiave della drammatica scelta di Laura Santi, che si definiva «atea, sbattezzata, membro dirigente dell’associazione Luca Coscioni».
Il marito Massimo Massoli ha rivelato che Laura si è voluta isolare da tutti, compresi gli amici, per «non distogliersi dall’obiettivo che si era prefissa». Lui stesso ha cercato di restare neutro e non condizionante fino alla fine.
E quindi, ci chiedevamo: quanto la solitudine, fisica ed esistenziale, di Laura può aver esasperato la sofferenza di cui era afflitta, influendo sulla tragica scelta del gesto estremo?
Gli insulti di Francesco Merlo a Bagnasco
Bagnasco nell’intervista, parla con compostezza e dolore. Eppure per “Repubblica” non basta.
Chi si oppone al suicidio di Stato è un nemico della libertà, un fanatico, un prete senza cuore. Merlo si accanisce su Bagnasco con violenza, accusando il «vecchio sacerdote italiano» di vivere «un’insicurezza di sé dalla quale la Fede dovrebbe metterlo al riparo, una debolezza, una povertà di spirito, una paura della libertà».
Francesco Merlo, giusto per capire, è lo stesso che accusava una donna di origine russa presente alla via Crucis del 2022, a fianco di una ucraina, di essere una “carnefice” per la sola sua nazionalità.
Nonostante tutta la potenza di fuoco scatenatosi in questi giorni a favore del suicidio di Stato da parte dell’intero establishment mediatico, l’editorialista di “Repubblica” non tollera alcuna voce contraria.
Si esige un’unica narrazione e perfino i pastori devono tacere se non si sono già convertiti al dogma laico della morte come massima aspirazione del vivere.
Senza, tra l’altro, accorgersi del paradosso: nel nome della libertà, si nega quella di dissentire.
















3 commenti a La Chiesa difende la vita e “Repubblica” impazzisce
Bene così!!! E’ troppo comodo cari vescovi non esporsi! Non fa piacere a nessuno essere insultati ma poi renderemo conto non di quanto non siamo stati scandalo per il mondo ma di quanto abbiamo difeso la verità
Molti ipocriti, disonesti, accusano la Chiesa di “imporre” la sua moralità e di essere ostile alla libertà umana o all’amore. Ma in una cultura che non crede più nella verità morale, ciò che rimane non è l’amore o la libertà, ma il potere e l’imposizione di valori soggettivi da parte di coloro che controllano i media, le istituzioni o la maggioranza. Come è stato detto da qualcuno, i relativisti morali accusano gli assolutisti di “imporre i loro valori”, mentre sono proprio i relativisti a farlo Questo non è amore, e nemmeno filosofia laica, ma cruda ipocrisia.
Si prenda, ad esempio, il modo con cui la dottrina della Chiesa sull’omosessualità sia distorta, manipolata, derisa. Ci sono solo quattro possibili posizioni nei confronti dei peccati sessuali, come per esempio gli atti omosessuali:
Amare il peccatore, odiare il peccato (la visione della Chiesa, del Vangelo: Gesù ha assolto l’adultera, ma gli ha chiesto di non peccare più).
Amare il peccato e odiare coloro che ancora credono nel peccato (la cosiddetta visione “progressista”, “liberale”).
Amare tutto e non giudicare nulla, nemmeno le azioni dannose (la visione buonista, imperante).
Odiare sia il peccatore che il peccato (un’opinione che praticamente nessuno condivide, ma che molti attribuiscono erroneamente alla Chiesa).
Purtroppo, molte voci laiche, come Francesco Merlo, confondono la prima e profondamente caritatevole posizione della Chiesa con la quarta e più odiosa. Non si tratta di un equivoco. È una falsità, basata su una propaganda che funziona, proprio perchè fondata su una colossale menzogna, quello per cui è il consenso a fare la verità, ossia la volontà, del popolo, dei legislatori, dei media, non la legge morale inscritta nel cuore di ogni uomo, la legge naturale, superiore ai singoli. Ma se la morale non proviene dai singoli, dalle lobby, dallo Stato, dal Partito, dall’ideologia, non è una imposizione, è libertà. Capite amici dov’è il trucco, la grande menzogna?
Del resto a Merlo non interessa nulla di questa donna, a differenza della Chiesa a cui la santità del corpo e quella del cuore delle persone interessate moltissimo. È quindi, quella di merlo, una posizione scontata, banale, superficiale e che non sa, con serietà, leggere quanto realmente abbia affermato Bagnasco. Scrivere, pagato, su repubblica, vuol dire scrivere questo e non altro, forzatamente. Ma “l’uomo della strada” legge repubblica? Io credo di no….se la cantino e suonino pure come credono…