Chiesa anglicana, una donna primate: le prime divisioni
- Ultimissime
- 05 Ott 2025

UCCR dialoga con due associazioni anglicane sulla nomina di una donna a capo della Chiesa anglicana. Le prime reazioni a un’elezione che crea difficoltà alla Comunione anglicana
L’elezione di Sarah Mullally a nuovo arcivescovo di Canterbury è una svolta storica.
La prima donna in circa 500 anni a essere primate della Chiesa d’Inghilterra, avvenuta dopo un lungo iter consultivo.
Più volte abbiamo sottolineato la curiosità del fatto che il leader della Chiesa anglicana abbia dovuto ricevere il placet finale da parte del primo ministro politico (un socialista laico) e successivamente di re Carlo III, capo nominale della Chiesa anglicana.
Questa sovrapposizione tra politica e religione fa parte dell’imprinting dell’anglicanesimo, nato nel XVI secolo da una decisione di re Enrico VIII, che ruppe con Roma dopo il rifiuto papale di annullare il suo matrimonio con Caterina d’Aragona.
La nomina di Mullally ha già creato un grande dibattito e le prime divisioni. 63 anni, sposata e madre di due figli, la sua elezione è il culmine di un cammino decennale seguito all’introduzione nella Chiesa anglicana dell’ordinazione femminile, dapprima con il presbiterato (1992) e poi anche con l’episcopato (2014).
Gli anglicani di GAFCON non riconoscono la primate
UCCR è entrato in contatto con la Global Anglican Future Conference (GAFCON), una delle realtà più influenti di vescovi e leader anglicani, che non ha preso proprio benissimo l’elezione di Mullally. Anzi, l’hanno «accolta con dolore».
I motivi, ci ha spiegato il reverendo Jodie McNeill, canonico onorario della St Andrew’s Cathedral (Sydney) rimandandoci all’apposito comunicato, è che la nomina «abbandona gli anglicani di tutto il mondo, poiché la Chiesa d’Inghilterra ha scelto una guida che dividerà ulteriormente una Comunione già divisa».
L’Arcivescovo di Canterbury svolge infatti il ruolo di Primate di tutta l’Inghilterra ma anche di guida spirituale e morale della Comunione Anglicana in tutto il mondo e la Sede di Canterbury è uno dei quattro pilatri della comunione anglicana oltre alla Conferenza di Lambeth, il Primates Meeting e il Consiglio Consultivo Anglicano.
Dopo questa nomina, però, la GAFCON non può «più riconoscere l’Arcivescovo di Canterbury come Strumento di Comunione o come primo tra pari” dei Primati mondiali».
Secondo il reverendo, «la maggioranza della Comunione anglicana crede ancora che la Bibbia richieda un episcopato esclusivamente maschile». A ciò si aggiunge l’impostazione “progressista” di Sarah Mullally, la quale «ha ripetutamente promosso insegnamenti non biblici e revisionisti riguardo al matrimonio e alla morale sessuale».
La stessa GAFCON ritiene perciò di essere pronta ad assumere la guida della Comunione anglicana e dal 3 al 6 marzo 2026 ha convocato tutti i vescovi anglicani ortodossi del mondo ad Abuja (Nigeria).
Gli anglo-cattolici restano fedeli alla tradizione
Nella giornata di ieri UCCR ha anche dialogato con padre Tom Middleton, direttore di Forward in Faith, un’associazione anglo-cattolica interna alla Chiesa d’Inghilterra e presente anche in Scozia, nata nel 1992 proprio a seguito dell’approvazione da parte del Sinodo Generale dell’ordinazione sacerdotale femminile.
Padre Middleton ci ha spiegato che pur essendo «questa nomina lo sviluppo naturale delle misure già introdotte nella Chiesa d’Inghilterra», Forward in Faith riconosce il vescovo Mullally come «la vera e legittima detentrice di tale carica».
Il loro impegno resta tuttavia quello «di rimanere fedeli all’insegnamento della Chiesa universale», continuando «a offrire garanzie sacramentali in linea con la nostra comprensione della successione apostolica storica».
La volontà sostanzialmente è salvaguardare l’unità interna, anche se «su queste questioni guardiamo alle grandi Chiese d’Occidente, Roma, e d’Oriente, gli Ortodossi. Solo in questo modo pensiamo di poter rimanere fedeli all’universalità della Cristianità».
Tra tensioni e volontà di unità
Da una parte la preoccupazione per la deriva anglicana e dall’altra l’ambizione di salvare la Comunione anglicana pur continuando a restare fedeli alla successione apostolica.
Una posizione non certo facile, resa ancora più complessa con la recente nomina di Mullally.
In ambito cattolico, oltre alle congratulazioni formali con la nuova Primate anglicana, la volontà è naturalmente la tenuta del dialogo fra Chiese anche in assenza di comuni visioni dottrinali su aspetti cruciali.
Proprio al riguardo, il card. Vincent Nichols, primate cattolico di Inghilterra e Galles, ha commentato la nomina di Mullally promettendo la preghiera da parte della comunità cattolica, aggiungendo che «insieme risponderemo alla richiesta di Gesù: “Che possiamo tutti essere una sola cosa”».















7 commenti a Chiesa anglicana, una donna primate: le prime divisioni
Spero che la tipa, se va a Roma, sia considerata e riverita, al massimo, come la madre badessa di un pur importante convento: non si può avere unità se non in ossequio alla Verità.
Difficile che ci vada, perché é un chiaro segno di rottura, in linea con la distanza mantenuta anche da Elisabetta II, per quanto Re Carlo abbia mostrato varie volte apertura a noi cattolici e al papa. Non solo per il suo essere donna, ma per essere sposata e madre. É un chiaro messaggio di opposizione e distinzione ed ulteriore deriva verso il protestantesimo.
Ci sono già stati dei precedenti:
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Comunque gli anglicani non hanno successione apostolica ( Leone XIII)
Tanto è vero che i pastori che passano al cattolicesimo vemgono ri ordinati.
La sovrapposizione, anzi la sottomissione della religione alla politica, è la norma per tutte quelle chiese che si sono staccate da quella cattolica, l’unica veramente universale. Vedi il patriarca di Mosca a zerbino sulla propaganda di Putin.
Esatto. La vera differenza tra Valdo da un lato e Lutero e Calvino dall’altro è che i secondi avevano autorità politiche che hanno approfittato della ghiotta occasione di avere una chiesa al loro servizio.