Quelli Inca erano davvero sacrifici umani “gentili”?

sacrifici umani inca

Un’insegnante difende gli Inca e i “gentili” sacrifici umani dei bambini, chiedendo alla cultura bianca di non giudicare. La massima espressione del relativismo per non riconoscere i meriti del cristianesimo.


 

Un’insegnante di storia del Colorado è diventata virale dopo aver elogiato il modo in cui gli Inca sacrificavano i bambini.

In fin dei conti sono il suo «popolo preferito» e i loro sacrifici umani erano «un atto di gentilezza» perché non veniva strappato il cuore dal petto mentre erano vivi, semplicemente venivano drogati e poi esposti a morire sulle Ande, «vicini agli dèi».

Smettiamola, insomma, di giudicarli dall’alto della nostra «educazione bianca», che guarda l’aspetto «negativo» ignorando le grandezze di quella civiltà.

E’ questo, in sintesi, il video su TikTok di Emily Pool, che si dice «pronta a morire difendendo questa idea».

 

Quelli degli Inca erano sacrifici gentili?

Su Breakpoint si è giustamente commentato che la difesa del sacrificio dei bambini da parte degli Inca come «gentile» è «la massima espressione del relativismo culturale», dove l’unica che ne esce male dalla storia è la “cultura bianca” che si permette di giudicare.

La donna argomenta anche che i sacrifici sarebbero stati volontari ma, anche ammettendo che bambini di 4 anni possano dare il loro consapevole consenso, questo renderebbe la cosa meno orribile?

A parte il fatto, poi, che erano i genitori Inca a offrire i propri figli in sacrificio, onorati di ottenere così il favore dell’imperatore. Venivano poi drogati non certo per «gentilezza» ma per evitare che opponessero resistenza.

Inoltre, spiegano gli autori della critica, esistono numerose prove che le vittime venivano legate e sepolte vive, ma anche strangolate, soffocate e pugnalate alla schiena.

inca sacrifici umani

 

Perché gli Inca smisero di praticare sacrifici

In questa storia c’è poi una grande assenza: la domanda sul perché i popoli Inca, e i pre-colombiani in generale, abbiano smesso di praticare sacrifici umani.

E’ un tema che abbiamo già affrontato parlando del colonialismo e recensendo il lavoro di Inga Clendinnen, docente emerita della Trobe University di Melbourne e un’autorità internazionale della civiltà maya, azteca e dei sacrifici rituali pre-colombiani.

Lo scenario che si palesò davanti ai conquistadores fu orribile, con uomini, donne e bambini che venivano scuoiati vivi e finivano per «insanguinare ogni giorno i gradini degli enormi templi», in nome di «un’ansia ossessionante di non lasciare finire il mondo»1I. Clendinnen, Aztecs: An Interpretation, Cambridge University Press 1991.

Tutta la cultura Azteca, Inca e Maya era religiosamente costruita attorno al sacrificio umano di massa e «le persone», scrive Clendinnen, «venivano coinvolte nella cura e nella preparazione delle vittime e dei corpi: lo smembramento, la distribuzione di testa e arti, la divisione di carne, sangue e pelle scorticata»2I. Clendinnen, Aztecs: An Interpretation, Cambridge University Press 1991.

L’antropologo americano George Clapp Vaillant ha aggiunto che «infliggersi ferite a sangue era un altro modo di assicurare il favore divino. La popolazione faceva orribili penitenze, mutilandosi con lame o trapassandosi la lingua di spaghi cui erano annodate spine»3G.C. Vaillanti, La civiltà Azteca, Einaudi 1962, pp. 184-188.

Nel 2918 a Tenochtitlan, capitale dell’impero azteco, è emerso un enorme accumulo di teschi (tra cui molte donne e bambini) dedicati al dio azteco del Sole, della guerra e dei sacrifici umani, depositati all’interno della torre dopo l’esposizione al pubblico su un’intelaiatura in legno.

 

I conquistadores e l’introduzione del cristianesimo

Non stupisce quindi che i conquistadores europei sconfissero gli Atzechi grazie all’alleanza con le popolazioni indigene che incontrarono, vittime del crudele dominio azteco quando finivano loro prigionieri.

Senza voler legittimare o giustificare le altrettanto violente e disumane conquiste degli europei -più volte condannate, inutilmente, dai Pontefici di allora, comprese le conversioni forzate-, l’introduzione del cristianesimo dall’Europa servì anche a interrompere questa crudeltà, togliere gli indigeni dalla sottomissione totale al capriccio delle loro crudeli divinità e dotarli di un’etica più “umana”, basata sui principi evangelici.

E’ stato dimostrato, d’altra parte, che il popolo Azteco smise di praticare uccisioni di massa e altre violente forme autoctone di culto proprio grazie alla conversione cristiana di molti dei suoi membri4Koschorke, A History of Christianity in Asia, Africa, and Latin America, 2007, pp. 31–32 5McManners, Oxford Illustrated History of Christianity 1990, p. 318.

Il terribile condottiero Hernán Cortés fu notoriamente avido di denaro, di ricchezze e fu efferato nel combattere i guerrieri indigeni, ma anche disgustato dai loro sacrifici di massa. Per questo si sentì un vero liberatore.

Tra l’altro, ad opporsi alla violenza degli stessi conquistadores furono anche monaci e sacerdoti cattolici, come il domenicano Bartolomé de Las Casas, ritenuto il protettore degli indios. In Paraguay, addirittura, i gesuiti armarono, educarono le popolazioni locali nelle famose reducciones e respinsero i colonizzatori: l’esempio emblematico è la battaglia di Mbororè.

Fu quindi il cristianesimo e la sua convinzione che ogni essere umano è portatore di inviolabili diritti in quanto fatto ad immagine di Dio porre fine ai sacrifici rituali di Atzechi, Inca e Maya.

La sig.ra Emily Pool dovrebbe quindi pensare di cambiare mestiere perché il senso di orrore unanime verso i raccapriccianti gesti dei popoli pre-colombiani è una conquista storica dalla portata rivoluzionaria, frutto della diffusione della fede cristiana più che della “cultura bianca”.

 


Consulta il dossier sulle leggende nere riguardanti il colonialismo.

 

Autore

La Redazione

2 commenti a Quelli Inca erano davvero sacrifici umani “gentili”?

  • Giacomo ha detto:

    Anche fossero stati pacifici e indolori,si tratta comunque di sacririci umani,tra l’altro di bambini.Ecco i frutti marci del relativismo e dell’ideologia woke:Un uomo si sente donna?Lasciagli mutilare gli organi e chiamalo lei invece di aiutarlo piuttosto ad accettare il suo corpo;una persona vuole ammazzarsi?ma si lascialo fare questo è quello che vuole,di che ti impicci?Questo sarebbe l’amore secondo l’ideologia woke/buonista.Peccato che questo è menefreghismo,non amore,l’amore deve essere sempre legato alla verità e se dico ad un uomo che è uomo e non potrà mai essere una donna,non lo dico per odio ma per amor di verità e per evitare che si possa fare del male assecondando disturbi mentali o mode ideologiche.Questo è quello che non riescono a capire gli “inclusivi”e “tolleranti”woke,non amano perché non sanno amare,amano le ideologie,non le persone,questo lo ha dimostrato bene la loro reazione quando hanno ucciso Charlie Kirk o la loro indifferenza per la morte di Irina Zaruska,non ne hanno parlato per molti giorni e solo dopo alcune pressioni si sono decisi a dare la notizia,fosse stata la situazione al contrario,ne avrebbero parlato tutti i media del mondo e molti democratici sarebbero andati in giro a vandalizzare le citta e a pretendere che tutti si mettessero in ginocchio,niente di tutto questo per una ragazza bianca(non dico che bisognava fare tutto quel casino inutile e pericoloso,ma almeno mostrare un minimo di simpatia e compassione).Questo è il genere di persone che escono fuori quando insegnano a generazioni di persone:woke,relativismo,gender e cancel culture,si ama l’ideologia e si distrugge la persona.Non sono per niente stupito che certe persone arrivino persino a giustificare il sacrificio umano se hanno giustificato per giorni l’omicidio di un innocente solo perché non erano d’accordo con lui.

  • Sebastiano ha detto:

    Sacrifici gentilissimi, i bimbi facevano a botte per essere in prima fila davanti al boia.
    Mi chiedo solo una cosa: se tale Emily Pool ha figli e, in tal caso, se li avrebbe mandati (gentilissimamente, of course) a morire assiderati in cima a una montagna (previo strangolamento o meno). O forse non ha figli, e in tal caso se sta facendo l’anticonformista coraggiosa con la prole degli altri.