Katy Skerl era legata a Marco Accetti prima di morire
- Ultimissime
- 03 Set 2025

E’ emerso un elemento chiave: i rapporti tra Katy Skerl e Marco Accetti prima dell’uccisione della giovane. Perché può far luce sui casi “paralleli” di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori.
Torniamo a occuparci (indirettamente) del caso Orlandi, in riferimento alla figura di Marco Accetti.
Si tratta del fotografo e regista teatrale che nel 2013 si è auto-accusato della sparizione consensuale (ma tramite l’inganno) di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana, e Mirella Gregori, rivelando dettagli inediti anche su altri casi irrisolti di giovani ragazze a Roma, come quelli di Katy Skerl e Alessia Rosati.
C’è un elemento esplosivo a suo carico, di cui anche gli inquirenti sono al corrente e ne hanno trovato un riscontro importante. Ne na parlato alcuni mesi fa il Corriere della Sera.
Accetti e Skerl operavano assieme?
Parliamo del legame di Accetti con la giovane Katy Skerl pochi mesi prima del suo ritrovamento a Grottaferrata, tragicamente morta per strangolamento.
Un legame inedito, mai emerso prima, un rapporto di tipo “operativo”.
Dalle indagini in corso sul caso, guidate dal pm Erminio Amelio, è stata infatti confermata la presenza della giovane Skerl a fianco di Accetti in almeno una circostanza: nel novembre 1983, mentre intercettavano un giovane minorenne nel centro di Roma, proponendogli un servizio fotografico.
Una modalità di “adescamento” che richiama l’offerta di lavoro ricevuta da Emanuela Orlandi da parte di un misterioso uomo, di cui la ragazza parlò nella sua ultima telefonata prima di scomparire il 22 giugno 1983.
Un contatto, quello con Emanuela, che sarebbe avvenuto nei pressi della scuola di musica da lei frequentata, quindi a meno di 1 km dal luogo in cui è stata riscontrata la presenza “in azione” di Marco Accetti e Katy Skerl.
Ma prima di approfondire il legame tra Accetti e Skerl, è bene ricostruire gli elementi emersi negli ultimi anni a carico dell’uomo.
Le indagini della Procura e il ruolo di Accetti
Fin da subito, in completa solitudine, abbiamo accreditato la figura di Marco Accetti come centrale nei casi di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, riscontrando dopo lunghi dialoghi con lui varie prove esposte nel dossier di analisi delle piste investigative.
Il tempo sembra darci ragione.
L’uomo, inizialmente ritenuto un mitomane dagli inquirenti, negli ultimi anni ha acquisito più credibilità agli occhi dell’opinione pubblica e anche nell’inchiesta sul caso Orlandi condotta dal procuratore Stefano Luciani e, soprattutto, in quella del pm Erminio Amelio nei confronti dell’omicidio di Katy Skerl.
Nulla è trapelato invece nei suoi confronti dall’indagine in corso anche in Vaticano, guidata dal Promotore di Giustizia Alessandro Diddi, mentre il nome di Accetti circola da tempo tra le fila della Commissione parlamentare, che a breve dovrebbe chiamarlo come testimone.
La svolta nei confronti di Accetti arrivò nel luglio 2022 quando, a 7 anni di distanza dal suo esposto in cui denunciava – senza essere creduto – il furto della bara di Katy Skerl al cimitero Verano di Roma, il trafugamento venne finalmente accertato a seguito di un sopralluogo e il caso fu riaperto.
La squadra mobile di Roma ha quindi ascoltato a lungo il fotografo romano e da questi interrogatori sono emersi nuovi e dirompenti elementi relativi al caso Orlandi-Gregori e al caso Skerl.
La confessione di una complice di Marco Accetti
Rispetto all’inchiesta sulla Orlandi, nel 2023 gli inquirenti hanno ricevuto la confessione di una delle ragazze che Marco Accetti ha indicato come complici, Gabriella Boggiani.
La donna ha ammesso di aver prestato la voce, per scherzo, nel leggere un testo che Accetti registrò e inserì in uno dei comunicati giunti da Boston e fatti ritrovare dal telefonista l'”Americano”, comparso a seguito della sparizione della Orlandi.
Una confessione fondamentale che suggella il ruolo di Accetti dietro ai comunicati sotto il falso nome de l”Americano“. Tra l’altro, l’ex moglie di Accetti, Eleonora C., aveva già ammesso di essersi recata a Boston a trovare il fratello proprio in quello stesso periodo.
Questo elemento innesca un meccanismo decisivo: secondo il SISMI (servizi segreti), infatti, i comunicati fatti ritrovare dall’Americano vennero vergati dalla stessa mano femminile (Accetti da sempre indica l’ex fidanzata Patrizia D.B.) e accompagnarono il ritrovamento di vari reperti inediti, come gli spartiti di Emanuela con numeri e indirizzi di alcune amiche, la sua tessera di musica e un’audio-cassetta con la sua voce, all’epoca riconosciuta come autentica dalla famiglia.
Lo stesso telefonista fu anche colui che chiamò la famiglia Gregori elencando dettagliatamente tutti gli abiti e le rispettive marche che indossava Mirella il giorno della scomparsa. Come poteva conoscerli se fosse stato estraneo alla sparizione?
Con la testimonianza di Boggiani risulta quindi fortificato il collegamento tra i casi Orlandi e Gregori e, soprattutto, quello tra Accetti e l’Americano, già suggerito per altro dalla somiglianza di voce tra i due risultante da alcune perizie ufficiali e da vari confronti che anche UCCR ha realizzato.
Marco Accetti e Antonella Fini
Oltre a Boggiani, Marco Accetti ha recentemente coinvolto un’altra donna nel caso: Antonella Fini.
L’uomo ha parlato di lei agli inquirenti, raccontando l’intenzione di coinvolgerla in operazioni illegali e di ricatto giocate tra due fazioni contrapposte all’ombra del Vaticano (senza che vertici e autorità ecclesiastiche ne fossero a conoscenza).
Le avrebbe infatti sottratto la borsa di scuola e il diario (poi restituitole tramite una complice), nonché ha rivelato di averle telefonato più volte (sotto nome di Paolo) e di averla pedinata. Il tutto per un anno e mezzo, fino alla morte del fratello di lei.
La giovane frequentava all’epoca la stessa scuola di Mirella Gregori e abitava a poche decine di metri da lei e dal suo bar.
E’ spuntato anche l’audio di una telefonata di Accetti al quiz televisivo “Tutti insieme compatibilmente” del 1980, in cui l’uomo cita proprio Fini e pubblicamente ne indica addirittura l’indirizzo di casa.
Interrogata dalla squadra mobile di Roma e dalla Commissione parlamentare, Fini ha confermato le circostanze e il contenuto delle telefonate con tale “Paolo”, di cui arrivò perfino a fidarsi.
Il legame tra Katy Skerl e Marco Accetti
Veniamo ora al caso “parallelo” a quello di Fini-Gregori-Orlandi, riguardante appunto la già citata Katy Skerl.
Fu Accetti il primo a parlare di Skerl dopo la sua auto-accusa in Procura nel 2013, insinuando che la morte violenta della giovane (mentre lui si trovava in carcere per l’omicidio Garramon) fosse connessa sempre alla stessa rete di ricatti e minacce tra fazioni, che avrebbero avuto un ruolo nella vicenda Orlandi-Gregori.
Come già detto, fu ancora lui ad annunciare tramite esposto in Procura il furto della tomba, rivelando dettagli inediti, come l’orario del trafugamento, il luogo in cui fu portata e che all’interno vi sarebbe stata una maniglia (come si scoprì effettivamente 7 anni dopo).
In una nostra intervista del 2016, l’uomo aggiunse che la camicia della Skerl si sarebbe trovata a Cinecittà, in una ricostruzione cinematografica.
Su questo aspetto c’è un dettaglio inquietante di cui parleremo tra qualche giorno.
Dalle indagini del pm Amelio, come accennavamo e come ha riferito il Corriere della Sera, è emerso un altro elemento inedito e dirompente su Accetti. Ci riferiamo al rapporto tra l’uomo, all’epoca 27 anni, e Katy Skerl, prima del suo omicidio.
La giovane non solo conosceva Accetti ma, almeno in un’occasione, lo accompagnò nel centro di Roma ad incontrare un giovanissimo ragazzo di 11 anni, Stefano Coccia, per offrirgli un servizio fotografico.
La conferma, riportava il “Corriere”, è giunta proprio dall’uomo, oggi poliziotto di 53 anni (nato il 03/05/1972), che nel novembre 1983 fu fermato proprio vicino alla scuola di musica di Emanuela, in Corso Vittorio Emanuele 351, da Accetti e Skerl, due mesi prima della morte della ragazza.
Coccia, nel 2013 riferì che Accetti era in compagnia di una giovane ragazza bionda, e all’epoca Accetti sostenne che si trattò di una sua complice tedesca di nome Ulrike. Ma era una bugia. Gli inquirenti hanno mostrato a Coccia le foto di Katy Skerl e l’uomo l’ha riconosciuta.
Siamo nel novembre 1983, cinque mesi dopo la sparizione di Emanuela, sulla stessa strada che lei percorreva abitualmente e a soli 800 metri dalla sua scuola di musica “Ludovico da Victoria”, l’ultimo luogo in cui fu vista.
Accetti, Skerl e Catherine Gillespie
Non è tutto. C’è un’altra ragazza, anch’essa minorenne all’epoca.
Si tratta di Caterina Gillespie che, sempre nel 2013, confermò a sua volta di essere stata fermata da Accetti il 18 dicembre 1983 (quindi poco dopo Coccia) mentre era in compagnia di sua sorella.
Due giorni dopo, Accetti investì mortalmente il giovane Josè Garramon, 12 anni (età simile a quella di Stefano Coccia), ed esattamente un mese dopo, il 21 gennaio 1984, Skerl sarà trovata morta per strangolamento.
Che legame c’è tra Skerl e Gillespie? Innanzitutto è possibile che a fianco di Accetti, quel 18 dicembre 1983, ci fosse anche Skerl e su questo sarebbe opportuna una conferma da parte della donna.
In secondo luogo, ci sono alcune coincidenze inquietanti:
- Skerl e Gillespie hanno entrambe un cognome straniero e lo stesso nome (Catherine e Caterina);
- Skerl (nata il 5/01/1967) e Gillespie avevano entrambe 16 anni in quel momento;
- Entrambe frequentavano il liceo artistico (seppur in istituti differenti);
- Entrambe abitavano nei pressi di via Nomentana;
- Entrambe avevano dati morfologici simili, come un’altezza simile, lo stesso colore marrone degli occhi e gli stessi capelli color castano chiaro-biondo;
Un ulteriore elemento accomuna Gillespie con Mirella Gregori, la giovane ragazza fu infatti fermata da Accetti (e Skerl?) in via Nomentana, la stessa via in cui abitava Gregori (al civico 91). Fra le tante vie di Roma, proprio quella.
Gli elementi appena descritti collocano Marco Accetti operativo con Skerl (senza che quest’ultima debba essere stata necessariamente complice) proprio nei luoghi romani limitrofi a Emanuela e Mirella, nel tentativo di “aggancio” di giovani vittime.
Una modalità coerente con il racconto dell’uomo di aver usufruito della collaborazione (anche inconsapevole) di alcune giovani ragazze per operare ricatti e pressioni in contrapposizione ad un gruppo opposto al suo, e lo stesso modus operandi che potrebbe essere stato adoperato anche con Orlandi e Gregori.
Non è più possibile trascurare la figura di Accetti, che resta l’unico collegamento concreto tra vicende apparentemente scollegate.
La verità sul caso Orlandi-Gregori potrebbe dipendere proprio dalla ricostruzione dei movimenti dell’uomo, delle complici e delle sue azioni in quegli anni. Confidiamo che la Commissione parlamentare indaghi al più presto in tale direzione.
Consulta il dossier con tutte le novità del caso Orlandi-Gregori.















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