«Misoginia cristiana? Mai esistita», parola di teologa

misoginia cristiana nella chiesa

La teologa irlandese Mary Frances McKenna dimostra che la tradizione cattolica da sempre ha insegnato una linea femminile biblica, smentendo le accuse di misoginia nella Chiesa. Una profonda riscoperta è avvenuta con il card. Ratzinger.


 

Una linea femminile nella Bibbia.

E’ questa la tesi esposta dal card. Joseph Ratzinger e Hans Urs von Balthasar in Maria: il sì di Dio all’uomo (Queriniana 2005).

Ad essa si è rifatta la teologa irlandese Mary Frances McKenna azzerando le voci sulla presunta misoginia nella Chiesa e nella visione dell’antropologica biblica.

«La linea femminile», scrive McKenna nel suo studio su Religions, nella storia biblica è parallela e indivisibile da quella maschile, che va da Adamo a Gesù Cristo. Così, «la storia della salvezza non è una faccenda maschile ma una storia in cui le persone, maschi e femmine, rispondono alla chiamata di Dio».

Come vi sono i Patriarchi, nella storia biblica vi sono anche i Matriarchi, una linea segnata da figure come Deborah, Ester, Ruth e Maria. E nel simbolismo di sposa applicato alla Chiesa.

Non c’è bisogno di ripensare alcunché. Semmai di riscoprire.

 

Ratzinger riscopre la figura femminile

La visione di Ratzinger sulla linea femminile biblica non era certo isolata in epoca pre e post-Vaticano II, assieme a lui Henri de Lubac, René Laurentin e Hans Kung.

Tuttavia la teologa irlandese segnala un’opera del 1965 del futuro Benedetto XVI in cui critica il movimento mariano preconciliare come teologicamente povero, trascurante la Scrittura e guidato da metodologie non scientifiche1J. Ratzinger, Das Problem der Mariologie, Teologische Revue 1965.

La teologia contemporanea, scrisse Ratzinger nel 2010, «ha riscoperto l’intercambiabilità tra Maria e la Chiesa, la personificazione della Chiesa in Maria e la dimensione universale acquisita da Maria nella Chiesa. Essa è una delle più importanti riscoperte teologiche del ventesimo secolo»2J. Ratzinger, Luce del mondo, Liberia Editrice Vaticana 2010, p. 353.

Fu il Papa emerito uno dei protagonisti di questa riscoperta teologica, spiega la teologa irlandese, almeno a partire dal 1975 «quando per primo espresse esplicitamente l’idea di una stirpe femminile della Bibbia» presentata in La figlia di Sion. La devozione a Maria nella Chiesa (Jaca Book 1979).

La teologia mariana venne vista come lo sviluppo della storia delle donne di Israele: le grandi madri dell’Antico Testamento (Sara e Anna); la figlia di Sion e la figura di Eva.

La figura di Maria divenne invece l’anello di collegamento tra l’Antico ed il Nuovo Testamento. «Se Cristo porta la marcata distinzione e rottura con l’Antico Testamento nella novità delle sue parole, della sua vita, della sua passione, della sua croce e la sua risurrezione», scrisse Ratzinger, «Maria, attraverso il suo silenzio e la sua fede, ne incarna la continuità».

Quello di Ratzinger e dei successivi documenti vaticani (una su tutti la Lettera del 2004 sulla collaborazione tra uomo e donna nella Chiesa e nel mondo) è stata secondo Mary Frances McKenna «una risposta al femminismo e alla teologia femminista» che cercarono di «rivendicare Maria dalle distorsioni del patriarcato e stabilire il contributo e l’esperienza, in gran parte negativa, delle donne nella storia cristiana».

 

Misoginia nella Chiesa? Da sempre una linea femminile

La teologa McKenna spiega anche che l’enfasi su Maria come «apice della linea femminile biblica» sorse in maniera matura ed esplicita nella Chiesa già nel XII secolo con gli scritti mariani di Bernardo di Chiaravalle, pur venendo successivamente messi tra parentesi.

I diversi interventi che fece Papa Francesco sul ruolo centrale della donna nella Chiesa e nella tradizione cattolica (lo studio di McKenna è stato pubblicato prima di Leone XIV) non erano un’innovazione ma vanno inseriti in una secolare visione della teologia cattolica.

La riflessione della teologa irlandese ne è una prova lampante: «La Tradizione risponde e lo sforzo di sviluppare una risposta offre l’opportunità di percepire ciò che in precedenza era rimasto nascosto o oscuro nella Tradizione stessa, ma che, tuttavia, era sempre un elemento della Tradizione».

«La linea femminile nella Bibbia», conclude McKenna, «è il risultato di una ricerca moderna e può essere intesa come un’innovazione all’interno della Tradizione».

Questo tuttavia non significa essere un adattamento artificiale ai “tempi moderni” ma un processo per cui «gli aspetti della Tradizione vengono scoperti, portati in superficie e dati alla luce, e in secondo luogo, gli aspetti della Tradizione, nuovi o vecchi o una combinazione di entrambi, vengono uniti in modi nuovi o diversi».

Il passare del tempo ha sempre portato il popolo cristiano ad approfondire e comprendere meglio la Tradizione di cui la Chiesa è da sempre custode.

Autore

La Redazione

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