Donne guida della Chiesa? E’ nei Vangeli (non il sacerdozio)

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Il ruolo di guida delle donne nella Chiesa ha un fondamento evangelico nelle discepole che accompagnavano il ministero di Gesù. Discorso diverso invece per il sacerdozio femminile, il quale è escluso per lo stesso motivo: Gesù inviò solo Dodici maschi.


 

Non ci sono ostacoli alla presenza delle donne nei ruoli guida della Chiesa.

Lo ha stabilito il recente Sinodo dei Vescovi tenutosi in Vaticano, che ha avuto il merito di separare nettamente questo tema dal sacerdozio femminile (escluso da Papa Francesco).

Recentemente la teologa Emanuela Buccioni ha rintracciato in maniera corretta una sorta di fondamento evangelico dei ruoli femminili di leadership.

Un tema caldo, molto politicizzato dalla società e dal femminismo e che rischia ogni volta di uscire dai binari atterrando indebitamente sul sacerdozio femminile.

La necessaria e apprezzabile presenza di donne competenti, laiche o religiose che siano, nei ruoli di governo della Santa Sede e delle diocesi non c’entra nulla con il sacerdozio femminile.

 

Le donne guida della Chiesa e le discepole vicine a Gesù

La teologa Buccioni, consacrata e collaboratrice nella diocesi di Terni-Narni-Amelia, non ha confuso le acque e ha ricostruito sul settimanale Rocca il “collegio apostolico” attorno a Gesù.

Sì perché Gesù si circondò (o accettò di farsi circondare) da una cerchia più ampia di discepoli e discepole, e una più ristretta di dodici discepoli maschi che scelse individualmente.

La cerchia più ampia di coloro che seguivano assiduamente Gesù nel suo ministero non fu composta da soli uomini. Come mostrato nel nostro dossier sulle prove sulla Resurrezione, le discepole diverranno addirittura testimoni uniche dei momenti chiave (la passione e il sepolcro vuoto).

I nomi di alcune di queste discepole sono noti in quanto citati dagli evangelisti: Maria la Maddalena, Maria di Giacomo, Salome, Susanna, Giovanna, Marta, Maria di Betania ecc..

Parliamo di “discepole” ma non furono mai chiamate così (né tanto meno “diaconesse1J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Compagni e antagonisti, vol 3, Queriniana 2003, p. 116), anche se di fatto lo erano. Il termine greco hoi matetai per definire “discepoli” è plurale maschile ma è aperto a interpretazioni inclusive per il femminile.

 

Discepolato di Gesù, discontinuo nell’ebraismo

Il ruolo delle donne nel discepolato di Gesù era «equivalente a quello dei discepoli» uomini2J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Compagni e antagonisti, vol 3, Queriniana 2003, p. 112, ricorda lo specialista J.P. Meier.

E’ molto probabile che queste donne sostenessero l’entourage di Gesù con denaro, cibo e proprietà3J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Compagni e antagonisti, vol 3, Queriniana 2003, p. 117 e sia loro, che i discepoli maschi, seguivano Gesù «con uguale accesso al suo insegnamento e al suo potere di guarigione»4J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Compagni e antagonisti, vol 3, Queriniana 2003, p. 126.

Si tratta di qualcosa di profondamente innovativo.

Il biblista J.P. Meier spiega infatti che, al contrario, i maestri religiosi ebrei del I secolo non ammettevano donne da istruire nella cerchia dei loro discepoli maschi, tanto meno donne sposate in viaggio con questi maestri senza che i loro mariti fossero presenti.

Anche la studiosa americana Judith Romney Wegner ha ricordato che «i saggi non previdero mai la possibilità che un uomo e una donna studiassero la Torah insieme»5J.R. Wegner, Chattel or Person?: The Status of Women in the Mishnah by, ‎ Oxford University Press 1993, p. 161

E’ un aspetto interessante anche per comprendere l’unicità di Gesù e la sua discontinuità con l’ebraismo.

Fece infatti qualcosa di mai visto prima di allora in tutta la letteratura rabbinica, nel mondo greco-romano ed ebraico (solo qualche somiglianza nel discepolato di Eliseo verso il profeta in Elia6J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Compagni e antagonisti, vol 3, Queriniana 2003, pp. 62, 64).

 

Ecco i motivi per cui Gesù di Nazareth sconvolse i canoni dell’epoca come mai nessun altro:

  • Il solo uso del termine “discepolo” era innovativo, è infatti scarsamente attestato nelle Scritture giudaiche o apocrife prima di Gesù7J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Compagni e antagonisti, vol 3, Queriniana 2003, p. 120;
  • Un maschio celibe che accoglieva tra i propri discepoli delle donne (in alcuni casi senza mariti) era radicalmente discontinuo «rispetto al giudaismo del tempo»8J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Compagni e antagonisti, vol 3, Queriniana 2003, p. 116. Gesù, infatti, «esorcizzava, guariva e insegnava loro come insegnava ai suoi discepoli maschi» facendo gridare più volte allo scandalo i suoi contemporanei;
  • L’impegno esistenziale richiesto da Gesù ai suoi discepoli (e discepole), fino a lasciare tutto per seguirlo, era radicale e ancora una volta inedito rispetto a come usavano comportarsi i rabbini dell’epoca con i loro seguaci9J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Compagni e antagonisti, vol 3, Queriniana 2003, p. 108
  • L’apertura del gruppo a estranei, in particolare malfamati esattori delle tasse e peccatori, è attestato come un altro aspetto innovativo10J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Compagni e antagonisti, vol 3, Queriniana 2003, p. 109;
  • La scelta perentoria di Gesù verso alcune specifiche persone per inserirle tra i suoi discepoli più stretti si configura come atteggiamento unico fino ad allora11J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Compagni e antagonisti, vol 3, Queriniana 2003, pp. 63-73;

 

La scelta di Dodici uomini

Se quindi la presenza di diverse donne nella cerchia più ristretta di Gesù di Nazareth fu un fatto certamente storico e assolutamente innovativo per l’epoca, bisogna però fare un passaggio ulteriore.

Parlando del ruolo delle donne a guida della Chiesa, la teologa Buccioni giustamente separa il gruppo di discepoli e discepole da quello più ristretto dei Dodici.

La formula “i Dodici” è «la più antica espressione ed è risalente a Gesù»12J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Compagni e antagonisti, vol 3, Queriniana 2003, p. 134, spiega il celebre biblista statunitense J.P. Meier, mentre non è corretto parlare di “apostoli” (compare una volta sola nei Vangeli).

Nel suo articolo Emanuela Buccioni precisa che la scelta di Gesù di Nazareth di scegliere Dodici persone più vicine a lui non fu casuale. Il numero 12 «connette la rivelazione di Gesù e la sua comunità alla storia della salvezza associata al popolo dell’alleanza».

E’ esattamente così, il numero dodici non era affatto simbolico ma manifestata la visione escatologica di Gesù della riunificazione delle Dodici tribù di Israele, come più volte profetizzato dall’Antico Testamento.

Questa cerchia più ristretta di discepoli, spiega J.P. Meier, «era strettamente limitato a dodici uomini, i cui nomi sono ricordati dai sinottici e dagli Atti».

Se il ruolo di Maria fu superiore a quello dei Dodici e se Dio scelse le donne come testimoni chiave della resurrezione, nessuna donna è presente nei Dodici.

Gesù non fu condizionato dalla mentalità maschilista dell’epoca, come abbiamo visto fu un grande innovatore nell’accogliere attorno a sé le donne trattandole allo stesso modo come nessun altro fece prima di allora.

Fece perciò «una scelta consapevole» nel selezionare «precisamente dodici uomini israeliti»13J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Compagni e antagonisti, vol 3, Queriniana 2003, p. 127

Li scelse, li istruì e poi inviò i Dodici nella missione verso il mondo: «Chi accoglie voi, accoglie me, e chi accoglie me accoglie Colui che mi ha mandato» (Mt. 10,40), facendoli “pescatori di uomini” (Mc 1,17).

A capo dei Dodici, per la comune testimonianza dei quattro Vangeli e degli Atti degli apostoli, vi fu fin da subito Pietro. Era portavoce non solo dei discepoli in generale, ma anche dei Dodici.

Fu solo verso loro, spiega il biblista J.P. Meier, che Gesù «indirizzò le sue intenzioni missionarie»14J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Compagni e antagonisti, vol 3, Queriniana 2003, p. 196.

 

Il card. Martini: “Dio si è comunicato in un certo modo”

Se ci si vuole attenere ai testi e rispettare la scelta di Gesù, questo è il “fondamento evangelico” del sacerdozio esclusivamente maschile.

Come diceva il card. Carlo Maria Martini, spiegando le ragioni contrarie al sacerdozio femminile:

«Gesù Cristo ha scelto i dodici apostoli. Di qui occorre partire, accettando che Dio si è comunicato in un certo modo e in una certa storia e che questa storia nella sua singolarità ancora oggi ci determina. Siamo qui di fronte non a ragionamenti semplicemente umani, ma al desiderio della Chiesa di non essere infedele a quei fatti salvifici che l’hanno generata e che non derivano da pensieri umani ma dall’agire stesso di Dio. Una prassi della Chiesa che è profondamente radicata nella sua tradizione e che non ha mai avuto reali eccezioni in due millenni di storia non è legata solo a ragioni astratte o a priori, ma a qualcosa che riguarda il suo stesso mistero».

Allo stesso modo però, è possibile fondare nel testo evangelico la (necessaria) presenza delle donne nel ruolo di guida nella Chiesa.

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