La trasmissione “Italia sul Due” con Gianna Jessen, sopravvissuta all’aborto

Abbiamo parlato per la prima volta di Gianna Jessen il 26 novembre 2010 pubblicando un video di una testimonianza rilasciata presso il Parlamento Australiano. Gianna è una delle tante “sopravvissute all’aborto” che oggi rivendicano il diritto di nascere ai neo-concepiti. Sulla loro pelle e sul loro fisico portano ancora le conseguenze di quel tentativo di soppressione. Lei stessa ha detto: «Lo slogan oggi è: “libertà di scelta, la donna ha il diritto di scegliere”, e intanto la mia vita veniva soppressa nel nome dei diritti della donna». Questa è la frase scioccante su cui si gioca tutta l’ingiustizia dell’aborto: il diritto di scelta della donna varrebbe di più del diritto alla vita dell’essere umano che viene soppresso.

Ma con Gianna la morte non ha prevalso ed è riuscita a sopravvivere ad un aborto salino. Oggi gira il mondo, invitata nei Parlamenti e in televisione, per raccontare la sua storia e il terribile crimine che ha subito in nome dei “diritti della donna”. Per la prima volta è stata invitata da una trasmissione italiana, “Italia sul Due” in onda tutti i giorni alle 14:00 e condotta da Lorena Bianchetti. Seppur in mezzo ai finti applausi, alla musichetta in sottofondo e al bieco sentimentalismo che contraddistingue questo genere di programmi televisivi, Gianna ha raccontato la sua storia e ha parlato del film sulla sua vita che uscirà tra poco nei cinema, intitolato “October Baby”. Alla fine ha anche cantato un brano contenuto nella colonna musicale del film. Segnaliamo un articolo del dott. Renzo Puccetti, medico-chirurgo, specialista in medicina Interna a Pisa, che ha commentato la trasmissione.

Sul suo profilo Facebook, Gianna ha raccontato un aneddoto accadutole poco prima della diretta: «Devo dirvi una ragione importante per cui credo di essere venuta in Italia: prima che l’intervista cominciasse, c’era una signora carina vicino a me. Le ho fatto i complimenti per come era vestita. In qualche modo conosceva la mia vita. Mi ha chiesto come sono riuscita a trovare un significato per vivere. Le ho detto: “Ho sempre avuto bisogno di Qualcuno a cui cantare, una vera ragione per cantare, e Qualcuno che mi aiutasse a camminare, ed è Gesù Cristo”. I suoi occhi si sono riempiti di lacrime. Ho continuato: “Non solo Dio, Gesù Cristo. Dio suona molto più rassicurante”. Lei mi ha detto: “Vedo che la fede dentro di te è reale, non è a parole”. Ha continuato: “Io non sono credente, ma sono in ricerca. Quando canti, canta a Gesù anche per me“. Ho sorriso e le ho risposto: “Lo farò e sai, la Bibbia dice che chi cerca trova, Dio onorerà la tua ricerca.” Lei mi ha abbracciato. Anche se fosse stata l’unica ragione per cui sono venuta in Italia, sono felice. Lei sa che la sua ricerca è stata riconosciuta, che non è stata dimenticata. E questa è la felicità della mia vita».

 

Qui sotto il video della trasmissione

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26 commenti a La trasmissione “Italia sul Due” con Gianna Jessen, sopravvissuta all’aborto

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  1. Alessandro Giuliani ha detto

    Gianna è un dono di Dio a tutti noi…una di quelle cose che inaspettatamente la Provvidenza tira fuori dal cappello quando ce n’è bisogno, come la piccola Bernadette che ‘fa decollare’ Lourdes quando l’Europa sembrava avviata alla fine della religione ed al prevalere della fede positivista.
    Pensiamo bene al fatto che nella gran maggioranza dei casi questi Doni si incarnano in persone comuni se non decisamente umili (pensate anche ai veggenti di fatima, a Medjugorie), credo che la ragione sia scritta nel Magnificat ‘…Hai confuso i superbi nei pensieri del loro cuore, hai innalzato gli umili’

  2. Ercole ha detto

    Mi hanno detto che poi dopo la trasmissione c’è stata l’arena con alcune femministe attorno e Gianna al centro…confermate?

    • Lucy ha detto in risposta a Ercole

      Effettivamente nel video ci sono sulla destra due donne che non applaudono mai…non so, forse infastidite o forse è solo un’impressione.

  3. Daniele ha detto

    Ripeto quello che ho scritto sull’aborto, cioè che è ora di abrogare la Legge 194!!!

    Perché se in Italia certe pratiche “barbare” e “falsamente pietose”, quali eutanasia, suicidio assistito, ecc…, sono – almeno fino ad oggi – molto sporadiche e non previste dalla giurisprudenza (ad esempio come la vicenda di Eluana Englaro, in cui una contestabile sentenza “ad hoc”, cioè non prevista dai Codici, ne permise la morte), purtroppo la piaga dell’aborto – che è né più né meno un omicidio – è un fatto drammatico che si consuma quotidianamente nei nostri ospedali con il consenso della Legge (la 194).

    Ho saputo che si è costituito il Comitato “No194″ (www.no194.org), che si propone di arrivare ad un referendum abrogativo della 194. Io ho aderito.

    Molti, anche cristiani, dicono che abolire la 194 sarebbe un errore, perché aumenterebbero, da un lato, il numero di aborti (svolti clandestinamente), dall’altro, le possibile complicanze per le donne (un aborto, chirurgico o farmacologico che sia, svolto fuori da una struttura ospedaliera e senza la supervisione di un medico è quanto di più pericoloso ci possa essere).

    Il fatto, però, è che una volta abolita la 194 (e quindi reintrodotto il reato di aborto) lo Stato non potrà starsene con le mani in mano, ma dovrà vigilare sui tentativi clandestini di interruzione volontaria di gravidanza, al fine di impedirli e salvare la vita sia del bambino sia della madre. Inoltre lo Stato dovrà venire incontro, anche economicamente, alle situazioni di maternità difficile.

    Dire NO alla 194 e SI alla vita umana, sempre e comunque, non mi pare una posizione confessionale o che intacca la laicità dello Stato, ma mi pare una posizione di civiltà.

    Ho saputo che in alcuni Stati europei, come Francia e Ungheria (non proprio due Nazioni confessionali…), sta tirando un vento pro-life e la legislazione sull’aborto si fa sempre meno permissiva.

    Insomma: potrebbe essere una buona occasione di rivedere l’aborto anche in casa nostra.

    Io vi invito a riflettere su questi argomenti.

    Un’Associazione come la “Papa Giovanni XXIII”, fondata da Don Oreste Benzi, che si occupa, tra le tante cose, di contrasto all’aborto e di accoglienza per le ragazze madri e per i loro bambini, in caso di raccolta firme, prenderà sicuramente una posizione favorevole (favorevole al referendum, cioè contro la 194).

    Poi ci sono la Caritas, le Parrocchie, le Associazioni (AC, CL, Acli, AGESCI…) che daranno – almeno spero – una bella mano!

    Spesso si sente dire, anche da cristiani (e anche da alcuni preti), che Parrocchie e Associazioni cristiane “non devono prendere nella proprie mani la battaglia politica”.

    E’ vero che la Chiesa non deve dire ai propri fedeli per quale partito politico votare…

    …però è altrettanto vero che la Chiesa deve impegnarsi fino in fondo sulle grandi questioni, come quelle della vita umana, questioni talmente importanti da andare al di là delle logiche e degli schieramenti di partito!

    Perciò guai se la Chiesa, per “timore” di sconfinare nella “dialettica tra partiti”, rinunciasse alla “battaglia” contro l’aborto (ma anche a quella contro l’eutanasia)!

    Perciò io non ci troverei nulla di male se esponenti del Comitato (apartitico: ci tengo a precisarlo) “No194″ si mettessero nei prossimi mesi fuori dalle Chiese, oltre che nelle piazze e in altri luoghi, a raccogliere le firme o chiedessero il supporto delle Associazioni cristiane durante la raccolta.

    Vorrei poi precisare che quello dell’aborto non è un problema marginale della nostra società.

    A parte il fatto che anche un solo caso, trattandosi di vita umana, sarebbe grave, i dati parlano chiaro:

    oltre che un omicidio, l’aborto è un’arma di distruzione di massa che ha sterminato milioni di persone in Italia e miliardi nel mondo.

    Si stima (fonte Ministero della Salute) che, dal 1978 ad oggi, questa “conquista di civiltà” (ho messo le virgolette perché così la chiamano in certi ambienti radicali) abbia negato la vita a 5 milioni di italiani.

    Cioè, in media, più di 400 persone ogni giorno – cioè circa 17 all’ora – in Italia vengono rifiutate e uccise col consenso della legge.

    Ci pensate? 5 milioni! In Italia siamo 60 milioni… 5/60 vuol dire che su 100 gravidanze, più di 8 non sono state portate a termine a causa di i. v. g.!

    Questi numeri mi fan spavento e mi fanno capire in che sorta di “inferno in terra” ci hanno portato le cosiddette “conquiste del progresso”.

    Quando pensiamo a luoghi come Auschwitz proviamo, giustamente, un forte senso di disapprovazione per quello che lì è avvenuto, insieme ad un sentimento di pietà per le vittime e per i sopravvissuti (e, a dirla tutta, anche una certa pietà per i carnefici, che del tutto apposto di mente secondo me non lo erano…).

    Quindi le domande:

    Perché, invece, ci siamo assuefatti/rassegnati all’aborto, che sul piano della perdita di vite umane non è di certo inferiore allo sterminio attuato dai nazisti?

    Perché anche noi cristiani ci siamo lasciati convincere da questa “cultura della morte”?

    Perché siamo capaci di indignarci, giustamente, per i cani e i gatti abbandonati in autostrada, ma non siamo capaci di indignarci per gli esseri umani che vengono soppressi col consenso della legge?

    Perché non siamo capaci di reagire, ad esempio con azioni di disobbedienza civile, raccolte di firme, ecc…, alla barbarie che si compie quotidianamente nei nostri ospedali?

    Cos’hanno di diverso, dal punto di vista dell’orrore, le camere a gas e i forni crematori dei campi di sterminio nazisti rispetto alle sale chirurgiche in cui i ginecologi strappano i feti dall’utero delle madri o rispetto alla pillola RU486 che “consente” alla madre di “espellere” il figlio non voluto direttamente nel gabinetto – scusate la crudezza dei termini, ma è proprio la fedele descrizione di ciò che realmente avviene – di casa?

    A mio modo di vedere non c’è nulla di diverso: l’orrore è il medesimo.

    L’unica via d’uscita da questa penosa situazione è farla finita con la Legge che ha legalizzato l’omicidio.

    E poi recuperare, come singoli, come comunità, come Stato, una nuova cultura della vita che metta al centro di ogni discorso sociale, politico ed economico la VITA UMANA e la FAMIGLIA!

    • Luca S. ha detto in risposta a Daniele

      La legge italiana NON obbliga alcuna madre a farsi carico di figli non voluti. Qualunque madre può lasciarlo nello stesso ospedale statale dove partorisce. Il bambino sarà messo in affidamento d’urgenza entro poche ore e adottato in pochi mesi da una delle (decine di migliaia) di famiglie che non possono avere figli.
      Quella delle difficoltà economiche delle madri è una semplice scusa.

      • Daniele ha detto in risposta a Luca S.

        @Luca S.: son d’accordo… Cioè a una donna che per svariati motivi non si sente di fare la madre, la Legge italiana consente di partorire – nel totale anonimato – il proprio figlio e di lasciarlo in ospedale, in attesa di adozione. Anche questa è una situazione dolorosa (sia per il neonato sia per la madre), però è di certo molto meno grave rispetto all’aborto.

        E poi va detto che, stando alle statistiche, all’aborto ricorrono per lo più donne lavoratrici che guadagnano stipendi medio-alti, cioè donne che non avrebbero problemi economici di sorta a fare le madri.

        Tuttavia il mio pensiero era rivolto a quelle non poche famiglie – o ragazze madri – che, nonostante vivano un disagio economico o di altro tipo, tuttavia il proprio bambino non solo vogliono partorirlo, ma lo vogliono pure – e legittimamente – tenere, educare, far crescere…
        Io perciò intendevo dire che lo Stato deve venire incontro a quest’ultimo tipo di situazioni: uno Stato che non aiuta le famiglie, che Stato è?

      • Luis ha detto in risposta a Luca S.

        E’ vero! E’ appena successo a Roma un mese fa. Ne parlo nel mio blog:

        http://luis-apologeticon.blogspot.com/2012/01/adozione-o-aborto.html

        Ciao a tutti.

    • Controinformato ha detto in risposta a Daniele

      per chiudere la bocca ai radicali basterebbe che la 194 venisse applicata fino in fondo.

      • Daniele ha detto in risposta a Controinformato

        @Controinformato: non sono d’accordo.
        Ti spiego: la legge 194, al di là delle belle parole con cui talvolta – purtroppo anche in ambienti cristiani! – la si dipinge e al di là del fatto che è vero che non è applicata fino in fondo, contiene in sé ciò che i radicali davvero vogliono (cioè la possibilità per le donne di ricorrere all’i. v. g.): basta questo per definirla una legge omicida, quinda da abrogare!
        Cioè la legge 194, anche se fosse applicata in ogni suo aspetto, rimane una legge che contrasta la vita umana, invece di proteggerla.

        • Controinformato ha detto in risposta a Daniele

          dubito che in un paese civile l’8% delle gravidanze debbano essere interrotte perché costituiscano serio pericolo alla salute della madre.
          (ennesima dimostrazione che ai Radicali non frega niente della salute delle persone)
          Se vogliamo azzerare il numero di aborti un punto di partenza sarebbe applicare scrupolosamente la 194 (il che escluderebbe l’impiego di pillole abortive) e nel frattempo potenziare l’assistenza delle madri.
          In un secondo momento si potrà passare all’abrogazione della 194, ma non prima.

          Sei libero di non essere d’accordo, ma questa resta la mia opinione.

  4. Mario ha detto

    finalmente un po’ di televisione seria 🙂 ci voleva
    no 194 si alla vita! 🙂

  5. Kosmo ha detto

    AH, ma proprio su “Italia sul Due”?
    E come mai hanno smesso di parlare di Schettino, della Costa Concordia, della povera Sarah Scazzi, della povera Yara?

  6. a-ateo ha detto

    Esiste un calcolo sul costo della macchina abortiva in Italia?
    Almeno bisognerebbe stanziare una pari somma per aiutare le madri a tenersi il bambino….
    Credo che oggi ci siano tutte le condizioni per correggere gli errori del passato, cambiando decisamente direzione.

    • Daniele ha detto in risposta a a-ateo

      Infatti costa più “tenere in piedi” la macchina abortiva (ginecologi, sale operatorie, RU486, ecc…) che aiutare le madri a tenere i propri figli.
      A parte il fatto che, come ho già avuto occasione di dire e nonostante ci siano molti casi di famiglie economicamente disagiate, all’aborto ricorrono più spesso donne economicamente abbienti (“donne in carriera”), cioè donne che nemmeno avrebbero bisogno degli aiuti di Stato per la maternità.
      Mi viene in mente che allora la “macchina abortiva” sia nient’altro che un mostro ingannatore che si ciba, da un lato, delle vite dei più indifesi, dall’altro, del denaro pubblico (voglio ricordare a tutti che, purtroppo, una certa parte delle nostre tasse finisce per finanziare le i. v. g.) al solo scopo di arricchire il personale coinvolto (dai radicali che seggono nei consultori, ai ginecologi abortisti, alle case farmaceutiche produttrici di RU486…): insomma l’aborto, oltre che essere un omicidio, è un affare che frutta tanti soldi a certi “operatori sanitari” (ho messo le virgolette perché chiamare operatori sanitari gente che la vita la stronca invece di favorirla mi pare un ossimoro).

  7. domenico ha detto

    “Mi chiamo Gianna Jessen. Vorrei dirvi grazie per la possibilità di parlare oggi. Non è una piccola cosa dire la verità. Dipende unicamente dalla grazia di Dio il poterlo fare. Ho 23 anni. Sono stata abortita e non sono morta. La mia madre biologica era incinta di sette mesi quando andò da Planned Parenthood nella California del sud e le consigliarono di effettuare un aborto salino tardivo. Un aborto salino consiste nell’iniezione di una soluzione di sale nell’utero della madre. Il bambino inghiottisce la soluzione, che brucia il bambino dentro e fuori, e poi la madre partorisce un bambino morto entro 24 ore. Questo è capitato a me! Sono rimasta nella soluzione per circa 18 ore e sono stata partorita VIVA il 6 aprile 1977 alle 6 del mattino in una clinica per aborti della California. C’erano giovani donne nella stanza che avevano appena ricevuto le loro iniezioni ed aspettavano di partorire bambini morti. Quando mi videro, provarono l’orrore dell’omicidio. Un’infermiera chiamò un’ambulanza e mi fece trasferire all’ospedale. Fortunatamente per me il medico abortista non era alla clinica…”

    http://www.postaborto.it/2008/05/io-gianna-jessen-sopravvissuta.html

  8. Daniele ha detto

    Comunque il fatto che Gianna Jessen sia venuta in Italia è un fatto molto positivo: potrebbe essere la madrina delle iniziative volte ad abrogare la 194. Diamo a Gianna la cittadinanza onoraria italiana e invitiamola più spesso a dire le sue parole “scomode” contro l’aborto!!!
    Davanti a lei e alla sua testimonianza di vita, anche Emma Bonino e Marco Pannella sbiancherebbero!!!

    • Kosmo ha detto in risposta a Daniele

      “Diamo a Gianna la cittadinanza onoraria italiana e invitiamola più spesso a dire le sue parole ”

      No. Si preferisce dare la cittadinanza onoraria a dei terroristi (di sinistra, of course) che hanno ammazzato, direttamente o indirettamente, decine se non centinaia di persone.
      Si preferisce dare la cittadinanza onoraria a persone che hanno fatto morire le proprie figlie tra atroci sofferenze.
      Questa è ormai l’Italia.

      • Daniele ha detto in risposta a Kosmo

        Purtroppo siamo a questi livelli…

        Ma non disperiamo: la presenza di Gianna su Rai 2 spero non sia stato un evento isolato, ma piuttosto l’inizio della fine delle pratiche abortive in Italia.

        • Kosmo ha detto in risposta a Daniele

          Rassegnati.
          Tra vent’anni (o forse anche meno) l’Italia (e non solo l’Italia) sarà un deserto culturale, etico, morale, economico, politico, scientifico.
          Le banche regneranno sugli zombies consumisti, tutti uguali.

          • Daniele ha detto in risposta a Kosmo

            Gli organizzatori, tra i quali ci sono anch’io, del referendum abrogativo della 194 dovranno contrastare non solo la mentalità laicista e radicale che permea la nostra società, ma anche, purtroppo, gli enti per il rispetto dei diritti umani, come ad esempio Amnesty International, enti che tra i diritti da difendere contemplano anche l’i. v. g. (invece di pensare a difendere i feti e il loro sacrosanto diritto di nascere!). Evidentemente, enti come Amnesty International, se si ha il coraggio di guardare oltre la facciata “filantropa” con cui si presentano, sono nient’altro che il braccio armato delle solite – e potentissime – lobby abortiste.
            Bisogna perciò iniziare a sfatare, prove alla mano, tanti falsi miti e dire le cose come stanno!

            • Kosmo ha detto in risposta a Daniele

              “Gli organizzatori, tra i quali ci sono anch’io, del referendum abrogativo della 194 dovranno contrastare non solo la mentalità laicista”

              Qualcuno, in passato, come Ferrara, ci ha provato (anche se il suo obbiettivo non era l’abrogazione della 194). Figurati quante speranze puoi avere di
              1) raccogliere le firme (ma questa è la cosa più facile)
              2) vedersi approvati i referendum (notato l’ultima volta? non servivano contro Berlusconi, anzi in questo caso lo avrebbe favorito, e li hanno cestinati)
              3) far raggiungere il 50%
              4) far votare SI al 50%+1 dei votanti
              5) fare scrivere una legge che stabilisca quanto è nei tuoi piani
              6) che non ci sia qualcuno che con il caso pietoso riapra la pratica e riproponga la 194 sotto altra veste.
              Come vedi non se ne esce.

          • Daniele ha detto in risposta a Kosmo

            Un interessante pensiero della Beata Madre Teresa di Calcutta sull’aborto:

            “L’aborto è il più grande distruttore della pace perché, se una madre può uccidere il suo stesso figlio, cosa impedisce che io uccida te e che tu uccida me? Non c’è più nessun ostacolo”.

            E un altro, meno noto ma non per questo meno importante, scritto da M. Schooyans:

            “C’è un ampio progetto che minaccia, in vari modi, la vita umana e che sembra puntare alla sua distruzione. Il nuovo paradigma della salute, i nuovi “diritti umani”, la nuova etica lasciano sempre maggiore spazio a una cultura della morte che, servendosi dell’ONU e delle sue agenzie, intende banalizzare pratiche quali l’aborto, l’eutanasia, la sterilizzazione, la contraccezione, pratiche che vanno contro la vita e sanciscono il dominio dei più forti sui più deboli”.

            Don Oreste Benzi, invece, diceva:

            “La donna può fare quello che vuole del suo corpo! Infatti noi parliamo dei diritti del corpo del bambino, non di quello della madre!
            Se tutti i cattolici si mettessero a urlare, questa ingiustizia smetterebbe! Non sono colpevoli soltanto i medici e i politici, ma anche tutti quelli che rimangono indifferenti…”

  9. LG ha detto

    Gianna sarà ospite domattina (sabato 18/02) a “Sulla via di damasco” con mons. D’Ercole

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