La giornalista Francesca Paci spiega dove muoiono i cristiani (e anche perché)

L’inviata de “La Stampa”, Francesca Paci, ha dedicato un libro alle violenze contro i cristiani, discriminati «perché per loro la dignità della persona viene prima di tutto. Una vera rivoluzione». La Paci è corrispondente a Londra, ha vinto nel 2005 il Premio Giornalistico Internazionale Marco Luchetta e nel 2007 il Premiolino Giovani. Ha anche condotto una trasmissione su LA 7.

Non sapeva che l‘essere cristiani e cattolici è un grande problema fino a quando ha scoperto che Tony Blair, allora primo ministro inglese, si faceva portare la comunione di nascosto da padre Michael Seed, il quale entrava a Downing Street passando dalla porta sul retro. Ha raccolto tante storie in “Dove muoiono i cristiani” (Mondadori 2011).

La rivista Tracce ha intervistato la giornalista, chiedendolo perché, secondo lei, i cristiani subiscono persecuzioni in così tante aree del mondo. Risponde: «Mi sono fatta questa idea: il cristianesimo pone al centro la persona e la sua dignità. Ovunque ci sia una situazione in cui il singolo viene maltrattato, fino magari a essere ucciso, dove la sua dignità umana viene calpestata, io ho sempre trovato che quella persona trova rifugio sotto un campanile, in una parrocchia. Ci sono posti nel mondo dove gli omosessuali vengono presi a sassate. La comunità cristiana è quasi sempre un porto sicuro. Per il cristiano, la dignità di ognuno viene prima di tutto. Questa è una posizione rivoluzionaria. Il sacerdote, la famiglia cristiana o il semplice fedele recuperano quel potenziale rivoluzionario delle origini. Irriducibile al potere».

E poi si parla di Amazzonia, Colombia e India, dove sono sempre i sacerdoti -spiega la giornalista- a difendere gli ultimi. I paria in India non hanno alcun diritto, tuttavia vengono accolti nelle parrocchie dove trovano «la possibilità di studiare, essere curati. Tutto insieme agli altri. Questo emancipa. Domani a 20 anni possono prendere un aereo, andare a studiare a Harvard o Cambridge e poi tornare e sovvertire l’ordine delle caste. Una persona che non ha mai avuto niente dalla vita può studiare senza che gli sia chiesto niente in cambio». Nessuno però ne parla, come mai? «A chi interessa un Paese come l’Orissa?», chiede la giornalista. «Non c’è nessun interesse economico, politico a quei luoghi. La nostra colpa è non considerare che in tanti posti i cristiani sono trattati come ai tempi delle persecuzioni. E sono più perseguitati di altri in virtù delle qualità che noi, in Occidente, abbiamo assimilato».

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