Che problemi hanno le transfemministe italiane?

transfemministe

Il caso delle tre transfemministe indagate e le chat di gogna mediatica. Uno spaccato dei metodi di gran parte degli attivisti arcobaleno che proclamano “diritti” e “inclusività”.


 

Si facevano chiamare “Commando Transfemm”.

E’ su tutti i giornali il caso che coinvolge le femministe Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene, indagate dalla Procura di Monza per stalking e diffamazione aggravata ai danni di un uomo.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, le campagne online organizzate contro di lui sarebbero state così intense e coordinate da spingerlo a un grave stato di prostrazione, al punto da tentare il suicidio.

 

Gogna mediatica dietro lo scudo dei “diritti”

Durante le indagini, la polizia informatica ha rinvenuto chat private tra le attiviste in cui venivano scambiati messaggi offensivi, sessisti e antisemiti contro figure pubbliche come Sergio Mattarella («vecchio di m***a, spero non arrivi al 2025»), Liliana Segre («vecchia nazi»), Papa Francesco (nome accostato a varie bestemmie) e vari giornalisti, giornaliste, politici e figure pubbliche, soprattutto donne.

Membri della chat anche l’attivista palestinese Karem Rohana, Giuseppe Flavio Pagano e Flavia Carlini, vicepresidente dell’Intergruppo parlamentare per i Diritti fondamentali della persona.

Valeria Fonte ha rivendicato tutto «ciò che ho detto sui sionisti, sui giornalisti italiani, sulle persone transfobiche e omofobiche», lamentandosi solo del veder pubblicate conversazioni private.

Pur essendo effettivamente chat private, provenienti da atti ufficiali depositati in Procura, emerge pubblicamente il netto contrasto tra chi si riempie la bocca di parole come “pace”, “diritti”, “arcobaleno”, “love” e “linguaggio inclusivo” e il vero attivismo trans-femminista, esemplificato nettamente in questa gogna digitale.

 

I metodi delle transfemministe

Non è solo un problema italiano, lo sa bene la scrittrice J.K. Rowling che da anni viene perseguitata da simili attivisti e attiviste intenti a farle terra bruciata attorno.

Quello imputato a Fonte, Vagnoli e Sabene è definito metodo “call out”, cioè l’isolamento sociale delle persone prese di mira per evitare che partecipino a eventi pubblici, rovinando la loro reputazione.

La stessa Vagnoli, si legge, scrive nella chat: «Ci serve un profilo anonimo con residenza nel Paese in cui si può dire tutto e che non risponde alla nostra giurisdizione», così «puoi fare call out a tutti».

Ed esplicita così l’attivismo del “Commando Transfemm”: «Propaganda e violenza, dobbiamo fare davvero nostra la cancel culture. È l’arma più potente che il femminismo abbia avuto negli ultimi 25 anni. Radicalizzare. Attaccare. Accusare. E fare pura, cattiva, becera propaganda».

 

L’inclusività in azione

E’ lo stesso metodo usato da anni da vari attivisti arcobaleno contro politici e attivisti pro-life.

Lo sa bene l’associazione Pro Vita & Famiglia, che vede continuamente vandalizzata e danneggiata la sua sede in nome del rispetto e dell’inclusività. Per ora nessuna aggressione fisica.

Nel 2023 la sede nazionale è stata circondata da agenti antisommossa durante la manifestazione dell’associazione transfemminista “Non una di meno”, dopo che furono lanciati molotov e fumogeni contro l’edificio.

L’unico colore che rimane dell’arcobaleno è sempre più spesso quasi solo il nero, quello dell’idea fascista di imporre con odio e violenza la propria visione al resto del mondo mascherandosi dietro lo scudo dei “diritti”, dell’“amore” e dell’“uguaglianza”.

 

transfemministe provita

 

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Autore

La Redazione

3 commenti a Che problemi hanno le transfemministe italiane?

  • Lorenzo ha detto:

    Hanno certamente problemi mentali curabilissimi: perché non accettano di curarsi?

  • Sebastiano ha detto:

    Chissà perché PD, AVS e M5S, sempre pronti a stracciarsi i vestitini e a scendere in piazza ad ogni due per tre contro il “ritorno del fascismo” (che non c’è), su questi non dice nulla e, se può, perfino se li coccola. Magari Ranucci potrebbe farci un’inchiesta, visto che è esperto nella divulgazione di chat private. Potrebbe…

  • Giorgio ha detto:

    In nome delle (non della) libertà si ergono le forche. Dov’è che l’ho già visto?