La conversione cattolica di Chopin sul letto di morte
- Ultimissime
- 19 Ott 2025

La lettera con cui padre Jełowicki testimoniò la conversione e il ritorno di Chopin alla fede cattolica poco prima di morire. Fu lui, suo amico personale, ad amministrargli i sacramenti.
Pubblichiamo di seguito la lettera che padre Aleksander Jełowicki, sacerdote, amico personale di Fryderyk Chopin e fondatore della Missione polacca a Parigi, scrisse a Ksawera Grocholska pochi giorni dopo la morte del celebre compositore.
Fu padre Jełowicki a somministrare i Sacramenti a Chopin e testimoniò il suo ritorno alla fede cattolica prima di morire.
Nessuno dei presenti quel giorno -amici (anche di confessione protestante), familiari o medici- contestò mai la versione di Jełowicki e le fonti ufficiali polacche (incluso il Narodowy Instytut Fryderyka Chopina) considerano autentica la testimonianza di Jełowicki.
Anche Bronisław Sydow, uno dei più grandi curatori delle lettere e dei documenti chopiniani, la ritiene storicamente attendibile e la pubblicò integralmente nel 1955.
Parigi, 21 ottobre 1849
Reverendissima signora,
sono ancora scosso dalla morte di Chopin.
Le scrivo per raccontarle qualcosa in proposito, è morto il 17 ottobre 1849, alle due del mattino.
Da molti anni la vita di Chopin era appesa a un filo.
Il suo corpo, sempre fragile e debole, si consumava sempre di più nel fuoco del suo genio. Tutti si meravigliavano che, in un corpo così logorato, potesse ancora abitare un’anima tanto viva, che non perdeva né la lucidità dell’intelletto né l’ardore del cuore.
Il suo volto, freddo e pallido come l’alabastro, era trasparente e i suoi occhi, di solito velati, a volte si accendevano di lampi di luce. Sempre dolce, amabile, brillante di spirito e di una sensibilità straordinaria, sembrava ormai appartenere poco alla terra.
Chopin e i dubbi sulla fede
Eppure, purtroppo, non pensava al Cielo.
Aveva pochi veri amici, ma molti di loro erano cattivi e senza fede, proprio questi erano i suoi ammiratori più entusiasti.
I trionfi ottenuti nella sua arte profonda avevano soffocato nel suo cuore i gemiti inesprimibili dello Spirito Santo. La pietà che aveva succhiato dal seno di sua madre polacca era ormai solo un ricordo d’infanzia.
L’empietà dei suoi amici e delle donne che lo circondavano negli ultimi anni penetrava sempre più nella sua mente ricettiva, e sulla sua anima si posava come una nube di piombo, piena di dubbio. Solo il suo naturale senso di eleganza e decoro gli impediva di ridere apertamente delle cose sacre, ma ormai non era lontano dallo scherno.
L’inizio della malattia
In questo stato così deplorevole lo colse la malattia mortale ai polmoni.
La notizia della morte imminente di Chopin mi raggiunse mentre tornavo da Roma a Parigi. Subito corsi da lui, amico mio fin dall’infanzia, la cui anima mi era tanto cara. Ci abbracciammo, e le lacrime reciproche ci dissero che era agli ultimi istanti.
Dimagriva e si spegneva visibilmente, eppure non pianse per sé, ma per me, quando ricordò la morte violenta di mio fratello Edward, che anche lui aveva amato.
Approfittai di quella sua tenerezza per ricordargli sua madre e, con quel ricordo, ridestare in lui la fede che lei gli aveva insegnato.
«Ah, ti capisco» — mi disse — «non vorrei morire senza i Sacramenti, per non addolorare la mia amata madre. Ma non posso riceverli, perché non li comprendo più come li intendi tu. Posso ancora capire la dolcezza della confessione, se intesa come confidenza a un amico; ma la confessione come Sacramento, questa proprio non lo capisco. Se vuoi, per amicizia, mi confesserò a te, ma solo così».
A queste parole, e a molte altre simili, mi si strinse il cuore e piansi.
Mi faceva pena quella dolce anima. Lo consolavo come potevo, parlandogli della misericordia divina. Ma tutto sembrava inutile. Mi offrii di condurgli un confessore di sua scelta, ma mi disse: «Se mai vorrò confessarmi, sarà sicuramente con te».
E dopo tutto ciò che aveva detto era proprio ciò che temevo.
La Confessione prima della morte
Passarono lunghi mesi, con le mie frequenti visite e pregavo con fiducia che quell’anima non andasse perduta. Pregavamo tutti noi della Congregazione dei Resurrezionisti, soprattutto durante gli esercizi spirituali.
Finché, la sera del 12 ottobre, il dott. Cruveilhier mi chiamò in fretta, dicendo che Fryderyk non rispondeva più a nulla. Tremante per l’emozione, mi presentai alla sua porta che, per la prima volta, trovai chiusa davanti a me.
Dopo un momento, però, fece sapere che voleva vedermi solo per stringermi la mano e dirmi: «Ti voglio molto bene, ma non dire nulla, va’ a dormire».
Si immagini, se può, che notte trascorsi!
Il giorno seguente era la festa di St. Edward, patrono del mio amato fratello. Offrendo per lui la Messa, pregai così: «O Dio, abbi pietà! Se l’anima di mio fratello Edward Ti è gradita, oggi donami l’anima di Fryderyk!».
Così, con molta ansia, mi recai da Chopin. Lo trovai a colazione, e, quando mi invitò a sedermi con lui, dissi: «Amico mio caro, oggi è l’onomastico di mio fratello Edward». Chopin sospirò, e io continuai: «Nel giorno di mio fratello, dammi un dono».
«Ti darò quello che vuoi», rispose Chopin. E io dissi: «Ti chiedo la tua anima!». «Ti capisco», rispose, «prendila!». E sedette sul letto.
Una gioia indicibile ma anche un tremore profondo mi colmò il cuore. Porsi a Chopin il Signore Gesù crocifisso, posandolo in silenzio sulle sue mani.
Dalle sue due pupille scesero lacrime copiose.
«Credi?» — gli chiesi. Rispose: «Credo». «Come ti ha insegnato tua madre?». Rispose: «Come mi ha insegnato mia madre!».
E fissando il suo sguardo sul Signore Gesù crocifisso, tra un torrente di lacrime fece la sua Confessione. Subito dopo ricevette il Viatico e l’Estrema Unzione, che egli stesso aveva chiesto.
Poco più tardi volle dare al sacrestano venti volte la somma che di solito si offre, io gli dissi: «È troppo!». E lui rispose: «Non è troppo, perché ciò che ho ricevuto vale più di qualsiasi prezzo».
Chopin e la conversione cattolica
Da quel momento, trasformato dalla grazia di Dio sembrò diventare come un altro uomo: direi quasi un santo.
Quello stesso giorno cominciò l’agonia di Chopin, che durò quattro giorni e quattro notti. La pazienza, l’abbandono alla volontà di Dio, e spesso perfino la gioia, lo accompagnarono fino all’ultimo respiro.
In mezzo alle più grandi sofferenze espresse serenità e ringraziò Dio, manifestando il desiderio di unirsi a Lui al più presto. Parlava della sua felicità agli amici che venivano a salutarlo e che vegliavano nelle stanze accanto.
Quando ormai gli mancò il respiro, quando sembrava già morente, quando anche i gemiti cessarono e la coscienza sembrò abbandonarlo, tutti si spaventarono e si affollarono nella sua stanza, col cuore che batteva nell’attesa dell’ultimo momento.
Allora Chopin aprì gli occhi, vide la folla e chiese: «Che fate qui? Perché non pregate?».
E tutti, insieme a me, ci inginocchiammo e recitai le Litanie dei Santi, alle quali risposero anche i protestanti presenti.
Mi teneva entrambe le mani, senza volermele lasciare, dicendo: «Non mi abbandonerai in quest’ora decisiva». Si stringeva a me come un bambino spaventato si stringe alla madre.
Lo vidi a volte baciare la croce con fede e speranza. A volte si rivolgeva ai presenti, parlando con la massima tenerezza: «Sono felice di morire così. Sorella mia cara, non piangere. Non piangete, amici miei. Sono felice! Sento che sto morendo. Pregate per me! Ci rivedremo in Cielo».
Poi si rivolse ai medici che cercavano di prolungargli la vita, dicendo: «Ah, che bella scienza, quella di prolungare la sofferenza! Lasciatemi andare, lasciatemi morire. Dio mi ha già perdonato, mi chiama a sé! Lasciatemi, voglio morire!».
Alla fine, lui che era sempre stato così raffinato nel parlare, mi espresse gratitudine e disse: «Senza di te, mio caro, sarei crepato…come un maiale!»
Nel momento stesso della morte ripeté ancora una volta i dolcissimi nomi di Gesù, Maria, Giuseppe, premette la croce alle labbra e al cuore, e con l’ultimo respiro disse: «Sono già alla sorgente della felicità!…».
Così morì Chopin!
Pregate per lui, affinché viva in eterno.
Umile servo vostro in Cristo,
P. Aleksander Jełowicki
Parigi, 21 ottobre 1849








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