Betsaida, le prove del ritrovamento della città degli Apostoli

betsaida città apostoli

Il direttore degli scavi archeologici, Mordechai Aviam ci spiega perché el-Araj va identificata con Betsaida, l’antica città degli Apostoli, frequentata anche da Gesù.


 

Una settimana fa abbiamo parlato di alcune conferme archeologiche a el-Araj, vicino al lago di Tiberiade (Israele).

Si tratta di una città della Galilea, sulla riva nord-orientale del lago di Tiberiade e vicino alla foce del fiume Giordano, che viene identificata con Betsaida, l’antico villaggio da cui, secondo i Vangeli, provenivano gli apostoli Pietro, Andrea e Filippo e che fu più volte visitata anche dallo stesso Gesù di Nazareth.

Qui, ad esempio, il Nazareno compì il miracolo della guarigione di un cieco (Mc 8,22-26) e la moltiplicazione dei pani e dei pesci (Lc 9, 10-17). Rimproverò anche la stessa città in quanto non si convertì nonostante avesse assistito a numerosi miracoli (Mt 11,21).

Oggi parliamo con Mordechai Aviam il direttore degli scavi archeologici che hanno permesso di identificare el-Araj con l’antica Betsaida.

 

Betsaida, intervista al direttore degli scavi

Il mese scorso a el-Araj si è sviluppato un incendio che ha permesso di svelare parti inaccessibili del sito archeologico, facendo emergere una vera realtà urbana e confermando l’identificazione con l’antica Betsaida.

Ma quali prove oggettive vi sono per attribuire con certezza el-Araj alla città degli apostoli Pietro, suo fratello Andrea e Filippo?

L’articolo pubblicato da UCCR ci ha messo in contatto con il responsabile dello scavo archeologico, Mordechai Aviam, direttore dell’Istituto di Archeologia Galileiana presso il Kinneret College in Galilea.

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Perché proprio la città di el-Araj

A lui abbiamo posto innanzitutto rivolto la questione: ci sono altre due località candidate a essere identificate come Betsaida, parliamo di e-Tell e al-Mesydiah. Perché proprio el-Araj sarebbe quella autentica?

Innanzitutto, ci risponde, «scartiamo Mesudye, si tratta di un sito piccolo e non presenta ceramica di epoca romana».

Per quanto riguarda l’altra candidata, E-Tell, «fu identificata da Rami Arav come Betsaida già nella sua prima campagna di scavi nel 1987», continuando a scavare per 35 anni. Tuttavia, ci spiega l’archeologo, «sono state trovate poche abitazioni di epoca ellenistica e romana e nel periodo romano il sito appare più povero rispetto all’ellenistico».

Ma il problema principale di E-Tell è che «il sito si trova a 2 km dalla riva del lago, mentre secondo le fonti storiche avrebbe dovuto essere sul lago».

Rami Arav, direttore degli scavi in quel sito e docente di Filosofia e Religione all’Università del Nebraska, cercò di difendere l’attribuzione con Betsaida «ipotizzando una lunga laguna che dal lago arrivava verso Nord, fino al sito».

Ma «le nostre scoperte sulla riva del lago di Tiberiade», spiega Mordechai Aviam, «dimostrano che ciò è impossibile! Abbiamo uno spesso e ricco strato romano, e se ci fosse stata una laguna, significherebbe che la gente abitava a 1,5 mt. sotto il livello dell’acqua!!!».

Quindi non rimane che la città di el-Araj, ma non certo per esclusione.

 

Perché proprio la città di el-Araj

Come scrivevamo, ci sono diverse prove a favore, confermate a seguito dell’incendio del mese scorso. Sono infatti emersi i resti di case private, tracce di edifici pubblici, capitelli corinzi e dorici ed elementi architettonici imponenti.

Si è quindi delineato uno scenario più complesso di un semplice villaggio di pescatori, in linea con la descrizione che lo storico giudaico Flavio Giuseppe fece di Betsaida (allora chiamata Julias per volere del tetrarca Filippo) nelle sue “Antichità giudaiche”.

Proprio di questo parla il dott. Aviam nell’intervista, spiegandoci che in epoca bizantina antica il sito fu rioccupato da gruppi di cristiani perché lo identificarono «come Betsaida, il luogo natale di Pietro e Andrea (e Filippo)». Nel V secolo, poi, fu eretta una grande basilica cristiana, decorata con pavimenti a mosaico e iscrizioni.

E una di queste iscrizioni, aggiunge l’archeologo, «è dedicata agli “apostoli celesti” e al “custode delle chiavi”, cioè san Pietro. Questa chiesa fu menzionata da San Willibald, che visitò il sito nel VIII secolo».

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Cosa dice la comunità scientifica

Ma cosa dice la comunità scientifica dell’attribuzione di el-Araj con l’antica Betsaida?

«Non vi è dubbio su questo», ci risponde Mordechai Aviam, «la maggior parte degli studiosi nel mondo ci sostiene sul fatto che questo sia il sito del villaggio di Betsaida, che nel I secolo divenne una piccola polis ebraica chiamata Julias».

E perché fu abbandonata? «Pensiamo che nel III secolo ci sia stato un innalzamento del livello del lago o una piena improvvisa del fiume Giordano che costrinse la popolazione a lasciare il sito».

Gli scavi a el-Araj non sono terminati e «il nostro progetto ripartirà ad ottobre per continuare a cercare le terme romane, di cui abbiamo trovato molte evidenze». Una scoperta utile a rafforzare «l’identificazione della trasformazione da villaggio a polis».

 

Il ritrovamento di Betsaida, l’antica città degli Apostoli, è affascinante, un luogo che non solo vide nascere tre dei più stretti apostoli di Cristo, ma che fu anche testimone diretto dei miracoli e delle parole del Vangelo.

Autore

La Redazione

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