Andrea Nicolotti e i nuovi strafalcioni sulla Sindone
- Alessandro Piana
- 12 Set 2025

Un ennesimo articolo “chiarificatore” dello storico Andrea Nicolotti sulla Sindone contiene errori grossolani di forma e contenuto. E, soprattutto, non aggiunge nulla di nuovo: soliti temi e omissioni.

di
Alessandro Piana*
*Studioso e specialista internazionale della Sindone
Tanto rumore sulla Sindone in questo periodo e le polemiche paiono non placarsi.
Andrea Nicolotti, ordinario di Storia del Cristianesimo presso l’Università di Torino, pubblica uno scritto “chiarificatore” sul portale Historia Ludens, dal titolo: “La Sindone, reliquia o frode? Nicola di Oresme e le altri (sic!) fonti medievali“.
L’intento è assai lodevole:
«Poiché l’uscita dell’articolo di Sarzeaud, o degli articoli giornalistici che lo hanno lanciato, in certi casi ha provocato reazioni poco equilibrate e poco informate, ho accolto volentieri la proposta di redigere un testo che spieghi nel modo più chiaro possibile in che cosa consiste tale scoperta e in che modo può modificare la nostra conoscenza dei primi anni della storia della Sindone di Torino».
Si riferisce al recente studio di Nicolas Sarzeaud (Università Cattolica di Lovanio) secondo cui un passaggio tratto dai Problemata di Nicola d’Oresme, teologo e filosofo francese del XIV secolo, proverebbe che già nel 1370 la Sindone fosse nota come un manufatto realizzato per frodare i fedeli.
Come già abbiamo visto si tratta di una semplice diceria dell’epoca (tra l’altro già nota) assunta frettolosamente come “prova” contro l’autenticità.
Ma analizziamo questo “testo chiarificatore” di Nicolotti.
Nicolotti e la Sindone, confusione ed errori
Se possiamo certamente perdonare l’errore grammaticale nel titolo «[…] e le altri fonti medievali» (semmai “altre”), imputandolo ad imprevisti errori di battitura, non possiamo fare lo stesso arrivando al paragrafo intitolato “Il ritorno della Sindone a Lirey (1389)”.
Ci si imbatte infatti in questo passaggio:
«Soltanto nel 1389 il nipote del fondatore della chiesetta, anche lui di nome Geoffroy de Charny, trovò il modo di ottenere con uno stratagemma l’autorizzazione a riportare la Sindone nella chiesa di Lirey».
Nel 1389 ci sarebbe un nipote di Geoffroy I de Charny (primo proprietario conosciuto della Sindone) che si sarebbe impegnato per riportare la Sindone nella collegiata di Lirey?
No, Geoffroy I aveva solo nipoti femmine da suo figlio Geoffroy II de Charny. Nicolotti confonde perciò il figlio con un nipote, non è cosa da poco quando si cerca di “spiegare nel modo più chiaro possibile”.
La sconosciuta indagine di Henry de Poitiers
Non è bello sottolineare gli errori altrui, anche se va detto che l’autore dell’articolo è uno specialista in tal senso. Passo così alla frase successiva la quale, per una questione di metodo, è ancora più importante.
Il riferimento è all’autorizzazione a ricollocare la Sindone nella chiesa di Lirey, ecco cosa afferma Nicolotti:
«La ottenne (il figlio di Geoffroy I de Charny, non il nipote N.d.A.) da un cardinale di passaggio, che pare non fosse stato informato del divieto imposto nel 1355 circa dal vescovo Henry e non conoscesse le motivazioni che avevano portato a tale divieto».
Qui la situazione si fa alquanto nebulosa. Si riferisce alla presunta indagine svolta dal vescovo Henri de Poitiers sulla Sindone in cui avrebbe concluso contro l’autenticità in quanto “dipinto” e ne avrebbe quindi vietato l’esposizione.
Nicolotti sta così tentando di dimostrare che la conseguente presa di posizione di Nicola di Oresme in merito alla Sindone fosse ben nota in seno al clero del tempo, «tanto da giungere alle orecchie di un ecclesiastico che operava fra Parigi e la Normandia» scrive.
Appare quanto meno strano che “il cardinale di passaggio”, meglio conosciuto come Pierre de Thury, cardinale con il titolo di Santa Susanna, legato apostolico presso il re di Francia, – ma anche Robert de Genève, l’antipapa Clemente VII-, non fossero minimamente al corrente di quanto imposto 34 anni prima dal vescovo locale, Herny de Poitiers.
Ed è proprio così! Della presunta inchiesta del vescovo de Poitiers “contro” la Sindone non esiste alcuna menzione nemmeno negli archivi della Diocesi di Troyes.
E negli stessi archivi non compare nemmeno nessuna copia del Memorandum che Pierre d’Arcis, vescovo di Lirey, avrebbe inviato a papa Clemente VII citando proprio l’indagine del predecessore, cioè de Poitiers.
Per essere una presa di posizione “ben nota” in seno alla Chiesa del tempo non c’è male davvero.
Preferisco tralasciare il fatto che il passo del Problemata di Oresme sia considerato la prima menzione nota della Sindone, anche se si tratta unicamente di un riferimento indiretto: Oresme non cita infatti né la località di Lirey né – tanto meno – i nomi dei protagonisti della vicenda (e se questo fosse un fatto ben noto in seno al clero del tempo si tratta davvero di una citazione monca), limitandosi a evocare una chiesa della Champagne.
Nicolotti interpreta le parole di Oresme come una prova solida di conoscenza diretta dei fatti, arrivando persino a ipotizzare che Oresme possa aver partecipato all’inchiesta vescovile. Si tratta però di congetture (come lui stesso ammette), non suffragate da alcuna documentazione.
Inoltre, la prospettiva resta assolutamente parziale: tanto Oresme (tra il 1370 e il 1382) quanto Pierre d’Arcis (nel 1389) scrivono con intento polemico contro gli abusi del clero, quindi la loro lettura della Sindone come oggetto utilizzato per frodare i fedeli nasce in un contesto di denuncia morale.
Nicolotti e il caos cronologico degli eventi
La confusione dell’ultimo testo di Andrea Nicolotti sulla Sindone diventa davvero ingombrante quando cerca di collocare temporalmente la testimonianza di Oresme. Ecco cosa scrive:
«Il testo di Oresme – che proviene da tutt’altro ambito ed è estraneo alle parti in conflitto, e allo stesso tempo è antecedente ai fatti occorsi durante l’episcopato di Henry – conferma invece tutto quanto».
Ma come? Ha appena sostenuto che questa “nuova” testimonianza confermerebbe l’inchiesta precedente di de Poitiers, facendo da preludio al successivo operato di Pierre d’Arcis. Ora ne diviene addirittura antecedente?
L’unica certezza è la decisione di non raccontare mai il destino finale del polemico vescovo di Troyes, Pierre d’Arcis. Che fine fanno le sue opinioni contro la Sindone?
In questa lunga querelle, d’Arcis ottiene l’imposizione del “silenzio perpetuo” sull’argomento da parte di Clemente VII il quale, non credendo al vescovo, permise la continuazione delle ostensioni della Sindone, seppur in maniera mitigata dal punto di vista dell’apparato liturgico.
Il pregiudizio come metodo: autenticità esclusa a priori
Sarebbe stato utile indagare se nel Trecento siano esistite delle tradizioni devozionali (devozionali, non relative all’autenticità!) che potessero attribuire un qualche valore al Lino, ma tale desiderio è intrinsecamente impossibilitato a causa del metodo di lavoro, esplicitamente dichiarato da Nicolotti, il cui incipit illustra perfettamente la sua posizione:
«Come risulta chiaro dalla lettura, non ho nemmeno preso in considerazione la possibilità che la Sindone sia autentica, cioè abbia avvolto davvero il corpo di Gesù Cristo nel sepolcro».
La questione dell’origine della Sindone oscilla perciò solo tra la frode deliberata a quella di una prima destinazione liturgica senza secondi fini, senza però – nemmeno in questo caso – fornire prove decisive.
Tra le due, Nicolotti decide infatti di seguire la visione proposta qualche giorno prima da Antonio Musarra sulle pagine di “Avvenire”, ovvero la possibile comparsa della Sindone nella storia all’interno del Dramma liturgico pasquale.
Peccato che entrambi dimentichino la doverosa citazione nei confronti di Charles Freeman, tra i primi a sostenere questa eventualità.
Dopo aver ritenuto «definitiva» la datazione al radiocarbonio, senza discutere seriamente le obiezioni sollevate su possibili contaminazioni, sulla limitatezza del campione utilizzato e sulle contraddizioni statistiche, Nicolotti procede alla “chicca” finale.
«Quanto alla tecnica di realizzazione dell’immagine, che secondo il resoconto del vescovo Pierre d’Arcis era stata particolarmente ingegnosa (subtili modo), sono state proposte alcune ipotesi che però non potranno essere verificate fino a quando le autorità ecclesiastiche non concederanno agli studiosi di confrontarsi direttamente con l’oggetto, che è loro precluso da quasi cinquant’anni».
Un’affermazione che nasconde le ricerche sperimentali compiute nel 1978 dallo STuRP e le considerazioni di varie indagini scientifiche del XXI secolo.
Se le premesse per i nuovi studi dovrebbero essere basate su incertezze, strafalcioni e pregiudizi allora meglio aspettare.
Anche fosse altri cinquant’anni. “Giocare alla scienza” potrebbe essere, infatti, ancora più rischioso che farlo con la storia.
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33 commenti a Andrea Nicolotti e i nuovi strafalcioni sulla Sindone
Nicolotti era un buon studioso del cristianesimo antico poi ha capito che per essere famosi bisognava ripetere come un mantra che “la Sindone è falsa per prove storiche, tecnologiche e scientifiche”, senza preoccuparsi di dimostrarlo più di tanto. La confusione di questo suo nuovo commento è rivelatrice del pressapochismo con cui si approccia a questo tema, ben diverso da quando si occupava delle fonti evangeliche
Ringrazio l’autore di questo involontariamente utile articolo per avermi fatto notare un mio errore di battitura e due sviste, che correggerò prontamente. Ovviamente nessuna persona intellettualmente onesta può pensare che, avendo scritto centinaia di pagine sulla Sindone, io non conosca il nome dei principali personaggi che la riguardano, i cui nomi ho scritto e detto infinite volte. Per fortuna in altre sedi il dibattito, anche in presenza disaccordi, si attesta su ben diversi livelli. Unicuique suum.
Ti sei concentrato solo sulle sviste, ignorando tutti gli errori segnalati nei CONTENUTI. Risposta che trovo prevedibile.
Per comodità ti riassumo quelli che ritengo i tuoi errori e le omissioni sul tema Sindone:
1) Tenti di dimostrare che la diceria riportata da Nicola di Oresme fosse nota ma tu stesso ammetti che nemmeno il cardinale che citi, Pierre de Thury, ne era a conoscenza.
2) Ometti il dato che nessuno conosca l’indagine di Herny de Poitiers
3) Ometti di dire che l’indagine di Herny de Poitiers non esiste negli archivi della sua diocesi.
4) Ometti di dire che Pierre d’Arcis e i canonici erano in guerra tra loro
5) Ometti di dire che una lettera del predecessore di Pierre D’Arcis indirizzata a Geoffroy de Charny non accenna alla frode della Sindone ma, anzi, si congratula per la fondazione della collegiata di Lirey.
6) Ometti di dire che Clemente VII non credette a D’Arcis
7) Ometti di dire che il Memoriale di D’Arcis non esiste in forma originale ma è solo citato dall’illuminista Ulysse Chevalier, uno che sostenne falsamente tramite una campagna stampa su La Croix che la Sacra Congregazione delle Indulgenze e delle Reliquie aveva dichiarato la falsità della Sindone, inventandosi persino frasi espresse dalla presunta commissione istituita.
8) Ometti di dire ciò che ha invece ammesso Musarra, cioè che al massimo lo scritto di Oresme può dire che la Sindone veniva usata per scopi fraudolenti e questo non ha alcun giudizio sull’autenticità o meno come invece vorresti far passare tu. Anche una Sindone autentica potrebbe essere usata per tali scopi.
9) Escludi l’autenticità a priori basandoti su argomenti deboli e controversi
10) Neghi a priori qualunque discussione in corso sulla validità dell’esame al radiocarbonio
11) Neghi a priori qualunque esame scientifico sulla Sindone realizzato in epoca moderna che constata l’irriproducibilità dell’immagine sindonica.
Ecco Nicolotti, quando vai sui grandi giornali a parlare della Sindone senza contraddittorio dovresti incominciare a “chiarire” questi 11 punti. E non rimandare ai tuoi libri su cui non c’è spiegato nulla di questo che ho scritto in 5 minuti.
Non sarà certo questo il luogo e tantomeno l’interlocutore con cui potrei entrare “seriamente” in discussione. Tanto più che è evidente l’impossibilità di qualunque discussione, e la postura denigratoria di partenza (creare un articolo basandosi, in malafede, su evidenti sviste, facendo passare l’interlocutore per ignorante) dimostra soltanto l’incapacità costitutiva di qualunque confronto di natura scientifica. Per fortuna non tutti i credenti nella sindone sono così. Alle 11 considerazioni sopra riportate, alcune delle quali sono false, altre inconcludenti, altre dubbie, ho risposto negli ultimi 15 anni con il mio lavoro (di cui molti parlano senza averlo letto), e sarebbe inutile e superfluo ripetermi. Anche alle ben più significative lacune di Alessandro Piana quando scrive di storia avevo già risposto in passato, e non si trattava solo di errori di battitura o sviste. Forse sarebbe meglio che ciascuno facesse il suo mestiere. E con ciò saluto, ringraziando per l’ospitalità e per la correzione delle bozze, e cedendo volentieri l’ultima parola.
Non è mai il tempo di confrontarsi, quindi? Avevo chiesto di non rimandare ai suoi libri (che ho letto) e rimanda ai suoi libri perché è inutile ripetersi. Troppo comodo, non crede?
Ha a disposizione tutto il panorama mediatico italiano e estero senza contraddittorio (un caso più unico che raro) e poi, quando questo si palesa, dice che non è il momento e accusi di malafede.
L’articolo non è in malafede, lo stesso Piana scrive per primo che alcune sono sviste ed errori di battitura. Ma poi la critica sui contenuti e lei finge di non vederlo. Ancora una volta: troppo comodo!
Hai scritto “centinaia di pagina sulla Sindone” e però il punto rimane solo il presunto Memoriale di D’Arcis di cui non esiste copia ma è stato citato da un controverso razionalista illuminista cinque secoli dopo.
Come mai in queste “centinaia di pagine sulla Sindone” non rifletti mai sul motivo per cui D’Arcis affermò che la Sindone era un dipinto se oggi sappiamo benissimo che non lo è? Non ti sei mai posto la domanda che, semmai avesse davvero scritto tale memoriale, semplicemente si sbagliava non avendola mai vista e riportando dicerie come quelle di Oresme?
Ma nelle altre sedi in parli di queste cose nei dibattiti nessuno te lo fa notare?
Ringrazio l’autore del commento per l’involontario complimento, anche se sorprende che chi ha scritto “centinaia di pagine” sulla Sindone possa incorrere in “errori di battitura” e “sviste” così basilari. Fa piacere che il dibattito in altre sedi si attesti su “ben diversi livelli”, tipo questi:
https://shroudstory.com/2015/02/25/new-book-by-mario-latendresse/#comment-191796
unicuique suum, per fortuna!
Resta il fatto che la qualità di un confronto si misura anche dalla cura con cui si evita la superficialità, specie quando si pretende di pontificare su temi tanto delicati. Del resto anche l’umiltà è una virtù, soprattutto per chi si propone come riferimento intellettuale.
Buona correzione!!
P.S. Per sicurezza ho provveduto a salvare gli originali
Ho dato uno sguardo veloce al link segnalato. Vedo che è dovuto andare a ripescare un post di dieci anni fa. Segno evidente che non ha trovato nulla di “meglio”. Da quello che vedo, il prof. si lamenta pubblicamente con un noto sindonologo perché questo si sarebbe scorrettamente appropriato di una informazione fornitagli da lui presentandola come scoperta propria. Le faccio presente che esiste un’etica nella ricerca e nei rapporti umani e appropriarsi dell’altrui proprietà intellettuale è un atto grave che rende giustificata e sacrosanta l’indignazione in un caso del genere. Ma forse lei, da biologo che si diletta di storia, non ha mai potuto trovarsi nella condizione di contribuire alla ricerca storiografica sulla Sindone e quindi ha difficoltà a compenetrarsi nella situazione. Non so. In ogni caso, si tratta solo di un ennesimo scorretto tentativo di mettere in cattiva luce uno studioso eludendo il confronto di tipo scientifico e accademico.
Gentile dottor Nicolotti, possiamo evitare avverbi non solo inutili, ma peggio, quali “jnvolontariamente utili” perché nella finezza della nostra bella lingua sottintendono che chi contesta quel che viene detto non capisce nulla. Le ricordo che, dato che solo.Nostro Signore è perfetto e infallibile, anche San Giovanni Paolo II disse “se sbaglio, mi correggerete”… Nella Scienza e nella Storia, come Lei certamente insegna ai suoi studenti, si esprimibo opinioni e congetture che possono essere confutare e modificate anche dallo.stesso autore. Cordiali saluti
ERRATA jnvolontariamente
CORRIGE involontariamente
ERRATA esprimibo
CORRIGE esprimono
Errori di battitura di cui chiedo scusa
Sig. Sirio, vede come è facile sbagliare per svista? Tre errori in un messaggio. Come i miei. Ne correggo un quarto: “presenza di disaccordi” invece di “presenza disaccordi”. Una volta c’erano i correttori di bozze, bei tempi andati.
Peccato che Sirio stia scrivendo un commento in un blog e si sia accorto da solo, lei invece passa come “il maggior studioso della Sindone” e stava scrivendo un articolo chiarificatore su un sito web specialistico di storia. E non si è accorto.
E non ha colto che l’articolo qui sopra non si occupa solo delle sviste, ma anche dei CONTENUTI del suo testo. Su cui lei non replica.
Davvero non vede neanche qui le differenze?
Vero. Purtroppo, scrivendo sullo smartphone e non alla tastiera è facile sbagliarsi.
Cordiali saluti
Diac. Alessandro Sirio Fei
E’ il “mago” Leonardo da Vinci l’autore della Sindone di Torino?
Leonardo nel 1494 si era ritratto come mago nel disegno l’Allegoria dello specchio magico, in compagnia di maghe. Dove il suo autoritratto di profilo nello specchio magico coincide con la sua firma in forma di monogramma “LdV”. Ma soprattutto il volto raffigurato di profilo ricorda quello dell’Autoritratto di Torino. Autoritratto di profilo e sigla che ritroviamo nel retro della Sindone di Torino, nella zona plantare in corrispondenza del tallone sinistro.
Difatti c’è corrispondenza tra l’immagine sindonica nel suo complesso e nei suoi dettagli con le opere artistiche di Leonardo da Vinci e relativi particolari. Tanto, che l’immagine sindonica si può tendenzialmente ricostruire dai dipinti e disegni di Leonardo.
Il volto sindonico partendo dall’Autoritratto di Leonardo.
La forma e le proporzioni della figura umana sono simili a quelle del disegno dell’Uomo Vitruviano.
Ma soprattutto, il volto caricaturale presente su un inizio di torace, coincidente con l’immagine della ferita al costato della Sindone, è somigliante con il volto del guerriero centrale del dipinto murale La Lotta per lo stendardo di Leonardo.
La ferita al costato della Sindone, dal punto di vista grafico è un inquietante volto caricaturale stilizzato su un torace accennato. La Lotta per lo stendardo era la parte centrale dell’incompiuta e, allo stato attuale, perduta, Battaglia di Anghiari iniziata da Leonardo a Palazzo Vecchio a Firenze nei primi anni del 1500.
Il braccio destro della Sindone, più lungo del sinistro, così, come lo sono il braccio destro della Madonna dell’Annunciazione, e del San Girolamo, che presentano la medesima anomalia.
Le dita molto lunghe della mano destra dell’uomo sindonico, così come lo sono nel ritratto della Dama con l’ermellino.
L’immagine sindonica presenta nel complesso particolari contraddittori: la bellezza radiosa del volto dell’Uomo si oppone violentemente con l’immagine inquietante del volto caricaturale stilizzato che emerge o meglio coincide con la ferita al costato.
Ma anche nelle opere di Leonardo questo contrasto è spesso presente e rende inquietante molti dei suoi lavori artistici.
Queste considerazioni, dimostrano la paternità artistica di Leonardo, se la Sindone è puramente opera umana.
In tal caso, Leonardo l’avrebbe misteriosamente realizzata solo su probabile commissione segretissima dei reali di Francia e/o del casato dei Savoia, che poi avrebbero fatto la sostituzione di nascosto e in incognito del telo precedente con quello di Leonardo.
Anche se Leonardo non fosse l’autore, lui non avrebbe fatta in modo diverso. https://www.amazn.it/Sindone-Torino-opere-Leonardo-Vinci-ebook/dp/B01FOEAHKO/
Mettere il link allo screenshot che “immortala” il chiaro refuso del titolo mi pare un gesto infantile che tradisce le vere intenzioni di chi ha scritto quest’articolo. In realtà proprio il refuso mi sembra l’indizio di un articolo scritto in fretta per un sito divulgativo. Si parla poi velenosamente di “nuovi strafalcioni”, senza che ce ne siano stati di vecchi (rispetto a quanto pubblicato nel libro del prof. esistono interpretazioni o ipotesi/teorie differenti, ma chiamare strafalcione ciò che non collima con le proprie interpretazioni, ipotesi e teorie è semplicemente inqualificabile dal punto di vista morale e scientifico).
Eppure Nicolotti dice che dovrebbe essere un articolo chiarificatore, tu invece dici che è scritto frettolosamente. Delle due l’una, caro Viandante. Su questo sito che frequento da tempo si segnalano puntualmente tutti gli errori del professore e con una rapida ricerca potrai trovarne anche tu. Mi aspetto per parcondicio un tuo commento ai giudizi velenosi e generalizzanti (non dico infantili) del professore nei riguardi dei sindonologi.
Aggiungo che anche nel tuo caso ti limiti al titolo, all’immagine e non al contenuto dell’articolo. Come è già stato fatto notare esso comprende sia sviste e refusi che errori di metodo e omissioni importanti. Concentrarsi solo sulle prime mi dirai tu se è qualificante dal punto di vista morale e scientifico.
Quali sarebbero quese omissioni importanti evidenziate nell’articolo della presente pagina? La congettura (perché tale è) che il memoriale di Pierre d’Arcis non sia autentico? Congettura resa ancor più inverosimile proprio dalla corenza con l’ultimo documento scoperto, tra l’altro…
Penso di averne segnalate io almeno 11 qui sopra.
Quello di Oresme è solo un “si dice”, non c’è nessuna coerenza: non cita D’Arcais, non cita Henry, né cita tanto meno Lirey quando avrebbe potuto. La congettura non è che non sia autentico il suo Memoriale, ma che lo sia.
E’ molto interessante vedere come si propagano le informazioni propagandistiche sulla Sindone. Il signor Phantom scrive che sarebbe una congettura che il memoriale di Pierre D’Arcis sia autentico. Come fa un documento esistente ad essere una congettura? In un altro commento lo stesso Phantom ha scritto erroneamente che esso “è solo citato dall’illuminista Ulysse Chevalier” e il signor Otto, quasi con le stesse parole scrive che esso “è stato citato da un controverso razionalista illuminista cinque secoli dopo”. Allora vi informo che il controverso razionalista illuminista era un prete, oltre che storico, vissuto tra il XIX e il XX secolo. Il documento esiste e nessuno storico serio ne mette in dubbio oggi l’autenticità (nemmeno il direttore del Centro Internazionale di Sindonologia di cui UCCR ha recentemente pubblicato un intervento). Semmai si discute su altri aspetti (ad esempio la natura del testo). E un accademico dovrebbe mettersi a discutere con persone anonime che, aggressivamente, parlano di ciò che ignorano?
Grazie innanzitutto per volerti confrontare sui contenuti…caso più unico che raro. Rispondo a quello che scrivi.
Sei tu che affermi che il Memoriale esista, mi indichi dove si trova? E quali sono le fonti storiche a suo sostegno?
Ti dimentichi che è vissuto 5 secoli dopo il presunto Memoriale di D’Arcis. Come mai questo dettaglio lo si dimentica sempre? E’ davvero tanto ingombrante per la tesi negazionista? Sapevi che Chevalier organizzò una campagna stampa inventandosi una commissione ecclesiastica che decretò la falsità della Sindone? Pensi sia una persona attendibile?
E’ una frase buttata lì senza prove, quali sarebbero gli storici seri che non ne mettono in dubbio l’autenticità oltre a Nicolotti? E pensi sia più importante contare il numero di questi presunti storici o valutare il peso degli argomenti a sostegno o contro l’esistenza del Memoriale?
Certo c’è anche questo aspetto, ma curioso come si neghi a priori l’autenticità della Sindone e invece si affermi a priori l’autenticità del Memoriale. E’ un gioco che mi sta molto antipatico.
Nicolotti non discute con nessuno, rilancia le sue tesi solo laddove non è previsto contraddittorio. Parli di persone anonime, aggressive che ignorano ciò di cui parlano…immagino ti stia riferendo a te stesso, giusto sig. Viandante? E’ il nome o il cognome?
Aggiungo come è stato fatto notare da Veronica Triulzi che «il fatto che si citi solo un “si dice che” è un ulteriore prova che la presunta inchiesta di cui parla d’Arcis nel 1389 non è mai esistita perché, se fosse stata scoperta realmente l’identità del falsario, tutti l’avrebbero citato per nome e cognome, Oresme e d’Arcis compresi».
Tu non comprendi la differenza tra “citare” un documento (hai scritto che “è solo citato dall’illuminista (sic!) Ulysse Chevalier”) e pubblicarlo. Esistono ben due esemplari del memoriale (una bozza e una copia) e sono entrambe conservate presso la Bibliothèque National de France. Inoltre i suoi contenuti sono coerenti con altri documenti storici indipendenti (bolle del papa avignonese e Oresme). Zaccone ti va bene come esempio di storico al di sopra di ogni sospetto di ostilità verso la Sindone che non si sogna nemmeno di mettere in dubbio l’autenticità del documento? O preferisci andare dietro ai biologi che si dilettano di storia?
Quindi non si può dire che quelli di nicolotti siano strafalcioni ma si può fare passare la diceria di Oresme come una prova dell’origine medievale della Sindone. Giusto?
Infatti non è la prova, è un dato storico tra gli altri e coerente con gli altri
1) Se non è una prova allora non bisognerebbe farlo passare così, a partire da Andrea Nicolotti.
2) Non esiste alcuna coerenza tra Oresme e d’Arcis per molteplici ragioni:
a) Non c’è prova del Memoriale di D’Arcis se non in una citazione di un autore dubbio a cinque secoli di distanza
b) Oresme avrebbe potuto fare nomi e cognomi e invece non si riferisce né a Lirey, né a d’Arcis…semplicemente riporta voci e pettegolezzi sentiti qua e là.
e) Come c’è il pettegolezzo di Oresme ci furono nella stessa epoca centinaia di persone che ritenevano autentica la Sindone. Perché avrebbero torto loro e ragione Oresme?
f) Anche se i pettegolezzi riportati da Oresme fossero veri accerterebbero solo che la Sindone era usata in maniera “immorale” per mero denaro, non che fosse non autentica (come invece sosteneva D’Arcis senza averla mai vista e senza avere a disposizione la scienza di oggi)
Invitiamo gentilmente gli intervenuti e chi interverrà da qui in avanti a un confronto sereno e costruttivo, il prof. Nicolotti è un gradito ospite e come tale va accolto. Grazie!
Viandante credo che per ‘nuovi strafalcioni’ si faccia anche riferimento agli errori di Cicero Moraes, quello che scrisse che la Sindone è un telo di cotone. Uno studio che Andrea Nicolotti ha subito avvalorato perché usabile contro la sindone. Cioè nuovi nel senso cronologico
Ah, forse hai ragione. Ma anche lì: per uno studio di quel tipo Piana sottolinea un sacco di elementi che non incidono sulla sostanza delle cose, a partire dalla questione cotone/lino. Per carità, capisco che la tentazione di evidenziare gli errori degli avversari sia irresistibile, ma c’è una misura per tutto
In quell’articolo Piana confutava lo studio di Moraes spiegando in poche parole che l’autore ha realizzato un quadro copiando da una fotografia.
Ci credo che le due opere alla fine sono “simili”, ma l’una non c’entra niente con la seconda!!
Quello di Moraes è uno studio senza capo né coda perché l’uso del bassorilievo è escluso a priori dalle caratteristiche uniche della Sindone (negativo fotografico e tridimensionalità) e soprattutto dall’assenza di fluorescenza.
Nicolotti sa bene tutto questo e lo ha avvalorato subito.
Mi risulta che i tuoi interventi siano mirati a evidenziare gli errori di Alessandro Piana, ti stai autocriticando quindi?
Scusate ma solo io non ho mai sentito pronunciare da Andrea Nicolotti la frase “E-N-E-A D-I F-R-A-S-C-A-T-I”. Fanno così paura gli esperimenti di Paolo Di Lazzaro?
Di Lazzaro??? No, sei matto!! L’unica verità scientifica è la datazione al radiocarbonio e l’unica verità storica è il Memoriale di D’Arcis. Vietato parlare di altro!