L’ansia dei Valdesi di apparire più moderni dei cattolici

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Valdesi e cattolici. Lo sforzo di alcuni membri della Chiesa valdese di apparire “più avanti” della Chiesa cattolica, cercando il plauso dei media fino all’alleanza con il laicismo.


 

La comunità valdese italiana è formata da 24mila aderenti, collocati per lo più in Piemonte.

Si tratta di una delle miriadi di denominazioni in cui si è storicamente suddiviso il protestantesimo.

I Valdesi vantano realtà davvero encomiabili, a partire dalla casa editrice Claudiana che pubblica da sempre ottime proposte editoriali. In occasione del recente Sinodo valdese, Leone XIV ha scritto loro auspicando che si cammini «con sincerità di cuore verso la piena comunione».

Purtroppo però, si percepisce in alcuni membri della Tavola valdese una sorta di competizione con i cattolici, uno sforzo ansioso a voler piacere al mondo soprattutto laddove la Chiesa cattolica trova più attriti.

 

I valdesi alleati del laicismo ateo

Un esempio emblematico è il Festival delle Libertà che sarà ospitato presso la Chiesa Evangelica Valdese di Trapani dal 10 al 12 settembre 2025, di cui è organizzatrice.

Oltre a Claudio Rizzo, referente del Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo (CARCA), un movimento extraparlamentare di tipo marxista-leninista-maoista, l’apertura dei lavori è affidata al filosofo Salvo Vaccaro, per una riflessione sull’ateismo anarchico.

A dialogare di laicità-laicista come presupposto per una società libera e solidale, ci saranno Gianluca Fiusco, della Chiesa Valdese, e Giorgio Maone, militante dell’Unione Atei Agnostici Razionalisti (UAAR) di cui è stato coordinatore per la sezione di Palermo.

Alla faccia della laicità! Un evento totalmente monotematico e privo di contraddittorio, con solo esponenti dell’estrema sinistra (perfino qualche nostalgico del leninismo) e ospiti affiliati a enti che promuovono un’idea di laicismo che sovverte le basi stesse della laicità, sostituendo il pluralismo con un’ideologia unica e coercitiva.

Un’affinità, quella tra i Valdesi e l’UAAR, che esiste da anni, con stima reciproca.

La Chiesa Valdese pur di limitare la presenza cattolica sembra infatti aver accettato il compromesso di allearsi con chi, più che la neutralità dello Stato rispetto alle religioni, vuole escludere qualunque forma pubblica della religione, compresa quella cristiana promossa dai valdesi stessi.

 

Lo sforzo di apparire “più avanti”

Un altro esempio è emerso dall’ha intervista al “Corriere” della pastora valdese Daniela Di Carlo.

Fin da subito Di Carlo ha sottolineato che «la nostra Chiesa è per tutti e per tutte, non solo per alcune categorie di persone, come accade per esempio in quella cattolica, dalla quale sono marginalizzate le famiglie di divorziati o persone Lgbtq+».

Riecco il tentativo di alcuni valdesi di apparire migliori dei cattolici di fronte all’opinione pubblica, più laici, più aperti, più avanti.

A risposta delle opinioni della pastora valdese, va detto che per la Chiesa cattolica non esistono categorie come “persone Lgbtq+”. Esistono persone, senza etichette.

I fedeli con tendenze omosessuali sono accolti senza problemi, la posizione critica è verso l’atto omosessuale, l’unione in matrimonio e l’adozione di bambini. Allo stesso modo, non c’è marginalizzazione dei fedeli divorziati: anche in questo caso le criticità sono sull’accesso all’Eucarestia da parte di persone divorziate e successivamente risposate.

Bisognerebbe poi ironicamente ricordare alla moderna ed emancipata pastora Di Carlo che usando la sigla Lgbtq+ rischia di apparire troppo discriminante agli occhi dei giornalisti. Con quale diritto sintetizzare con un asettico “+” tutte le restanti “diversità” privandole di una citazione per esteso?

Nel corso dell’intervista, la pastora precisa anche quanto i Valdesi siano avanti anche sull’eutanasia, favorevoli al testamento biologico «quando ancora non era possibile».

Di Carlo giura anche che «non ci sarà mai una pastora o un pastore che possa dire male dell’unione fra due uomini o due donne». Ci mancherebbe altro, bisogna mostrare amore «verso il prossimo, o la prossima!».

Anche in questo caso suggeriamo però a Di Carlo l’uso di prossim* o, ancora meglio, prossimə così da risultare inclusivi al massimo verso i non binari, evitando di apparire bigotti ed antichi.

 

La competizione con i cattolici

Un altro esempio è quello di Enrico Benedetto, docente di Teologia pratica alla facoltà valdese di Roma, per il quale la separazione dalla Chiesa cattolica «è stato motivo di vita e di crescita». Bene, nulla da dire.

Poi però, aggiunge Benedetto, rispetto ai cattolici «siamo nella condizione di guardare alle nuove forme di famiglia, e penso in particolare a quello ricomposte, con lo sguardo benevolente e non giudicante del Vangelo».

Ci risiamo, continua lo sforzo valdese di gareggiare con i cattolici.

Dal 2012 il Sinodo Valdese ha negato il matrimonio come sacramento e non lo ritiene (al contrario della Costituzione italiana) un prerequisito indispensabile alla famiglia.

Anche in questo caso, la loro posizione nasce e si sviluppa in opposizione a quella cattolica, per apparire più in “linea con i tempi”.

Leggete le parole del pastore Paolo Ribet, coordinatore della Commissione famiglia:

«Per i cattolici il matrimonio è un sacramento e quindi deve rispondere a regole che arrivano dall’alto. Noi invece analizziamo la realtà sociale, ci interroghiamo sul rapporto di coppia, sulla relazione che non sempre deve essere eterosessuale»

In ogni dichiarazione, lo stesso ritornello: “Per i cattolici…”, “noi invece…”.

Ricorda certi leader politici in costante campagna elettorale.

 

E’ un peccato quest’ansia esistenziale di alcuni valdesi, questa convinzione di voler gareggiare con i cattolici. Una corsa a cui partecipano solo loro, verso cosa non si capisce.

Autore

La Redazione

3 commenti a L’ansia dei Valdesi di apparire più moderni dei cattolici

  • Giorgio ha detto:

    Per maggior chiarezza, suggerisco ai fratelli Valdesi di rinominare la loro chiesa come non-cattolica

    • Laura ha risposto a Giorgio:

      Giusta osservazione se tanto la loro identità si configura in opposizione ai cattolici….

  • Giacomo Camilli ha detto:

    Questa voglia di distinguersi dai cattolici serve ad ottenere l’8×1000 di chi non vuole darlo alla Chiesa Cattolica e ad attrarre nuovi fedeli omosessuali e divorziati che escono dalla Chiesa