Papua Nuova Guinea, la Chiesa è l’unica che difende le streghe
- Ultimissime
- 03 Set 2025

Migliaia di donne accusate di essere streghe trovano protezione nella Chiesa cattolica. Accade oggi in Papua Nuova Guinea ma è ciò che è avvenne alle streghe che furono difese dall’Inquisizione.
La Chiesa cattolica in Papua Nuova Guinea si erge come l’ultimo baluardo di speranza per molte donne.
Nell’indifferenza spesso complice di tradizioni antiche, è l’unica istituzione che offre vicinanza, aiuto concreto e giustizia a chi viene accusato di stregoneria, una violenza che colpisce soprattutto le donne più fragili.
Il fenomeno — noto come SARV (“Sorcery Accusation Related Violence”) — vede ogni anno decine, se non centinaia, di accuse ingiustificate trasformarsi in torture, linciaggi o persino uccisioni verso donne anziane, vedove o madri senza appoggi familiari.
Diventano bersaglio e vengono private della loro dignità e spesso eliminate come capri espiatori.
Papua Nuova Guinea, la Chiesa unico scudo delle streghe
Lo ha denunciato l’agenzia Fides qualche tempo fa, informando anche dell’approccio pastorale forte e concreto voluto dall’arcivescovo di Madang, Anton Bal, durante il ritiro estivo con i catechisti di 22 parrocchie.
Mons. Bal ha sottolineato l’importanza di una presenza spirituale costante nei momenti di lutto, un sostegno materiale da parte dei sacerdoti che prevenga e impedisca che il dolore diventi strumento di accusa popolare, favorendo anche la richiesta di certificati medici o forensi per spiegare le cause naturali delle morti.
Dove la violenza è già scoppiata, invece, la Chiesa si muove per proteggere le “streghe”, spostandole in luoghi sicuri e collaborando con le autorità per riportare la pace.
Su questo fronte è la Caritas della Papua Nuova Guinea a giocare un ruolo decisivo. Nella diocesi di Kundiawa, soprattutto, molte vittime vengono assistite legalmente e protette da abusi da parte di parenti e vicini di casa.
La prevenzione, ancora una volta, passa anche attraverso la sensibilizzazione sulle cause reali delle morti e sullo smascherare i veri motivi delle accuse, dettate spesso da gelosie, invidie e desideri di riscatto.
Un’altra diocesi, quella Wabag, ha addirittura incluso l'”emergenza streghe” nella sua pianificazione pastorale pluriennale, offrendo rifugio e un percorso graduale di reintegrazione alle donne che vengono accusate.
L’Inquisizione e le streghe: moderazione e difesa
Se qualcuno si stupisce di ciò è perché, vittima della storiografia anticlericale, non sa che storicamente l’Inquisizione cattolica spesso agì proprio in difesa della streghe.
Lo ha spiegato in maniera chiara lo storico (laico) Adriano Prosperi, sottolineando la rarità e la moderazione dei casi di stregoneria nell’Inquisizione romana dove, tra l’altro, «ci sono processi a difesa delle streghe: in diversi casi troviamo persone processate per aver dato della “strega” a qualche donna» e il tribunale cattolico «interveniva per tutelare l’onorabilità delle donne offese da quel titolo»1Adriano Prosperi, Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari, Einaudi 1996, p. 191-192.
Opinione condivisa da Christopher Black, docente di Storia d’Italia all’Università di Glasgow, per il quale era la magistratura secolare ad essere crudele contro le streghe, mentre «il Sant’Uffizio esortava con regolarità gli inquisitori ad adoperarsi per salvare chiunque fosse finito sotto accusa col solo supporto di simili prove, vittima dell’entusiasmo inquisitorio del popolo o dei magistrati secolari»2Christopher Black, Storia dell’Inquisizione in Italia, Carrocci Editore 2013, p. 569.
Dal canto suo, Giovanni Romeo, ordinario di Storia moderna all’Università Federico II di Napoli, attesta diversi casi in cui i giudici del «Sant’Ufficio bloccarono alcune iniziative spericolate di zelanti persecutori di streghe» e, oltre a mostrarsi preoccupato dai persecutori di streghe delle magistrature secolari, «si moltiplicarono gli interventi con cui essi presero le distanze dagli abusi e dagli errori commessi da singoli giudici locali nel corso di processi di stregoneria»3Giovanni Romeo, L’Inquisizione nell’età moderna, Laterza 2002, pp. 46, 47.
Senza contare che nell’Europa cattolica non vi fu alcuna cacce alle streghe simili a quelle dell’Europa centro-settentrionale e ciò, secondo lo specialista Andrea Del Col (Università di Trieste), fu dovuto «all’atteggiamento dei cardinali inquisitori, analogo a quello tenuto dall’Inquisizione spagnola ai primi del Seicento quando […] si manifestò un certo scetticismo nei poteri reali delle streghe diaboliche e una maggiore attenzione “razionale” al contenuto delle loro deposizioni»4A. Del Col, L’Inquisizione in Italia. Dal XI al XIX secolo, Mondadori 2021, p. 578, 582.
Sempre Adriano Prosperi ha aggiunto che l’Inquisizione romana preferì di gran lunga intervenire sul fenomeno stregoneria tramite confessori e predicatori e, nei casi gravi, abiure pubbliche che contribuivano ad educare il popolo riguardo alle pratiche magiche, tant’è che «l’assoluzione era garantita a chiunque si pentisse»5Adriano Prosperi, Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari, Einaudi 1996, p. 414.
E infine, spiega ancora Christopher Black (Università di Glasgow), «la relativa indulgenza con cui l’Inquisizione trattò le accuse di stregoneria può essere spiegata in parte con la preparazione giuridica degli inquisitori, che avevano appreso dai manuali come le denunce potevano nascere dall’animosità dei vicini, e che certe persone – in particolare le donne – potevano illudersi e inventarsi di aver vissuto davvero certe esperienze»6Christopher Black, Storia dell’Inquisizione in Italia, Carrocci Editore 2013, p. 564-565.
Così, dalla Papua Nuova Guinea all’Europa cattolica di diversi secoli fa, emerge una linea di continuità.
Laddove la superstizione si trasforma in violenza, la Chiesa è stata, e rimane, l’unica istituzione capace di opporsi, proteggere le vittime e riportare la ragione là dove prevaleva il sospetto.













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