Iraq, la fede risorge: 1500 nuove Prime Comunioni
- Ultimissime
- 12 Ago 2025

Dopo gli attentati del 2010 i cattolici iracheni non se ne sono andati e oggi i figli gremiscono le chiese delle varie diocesi in occasione della Prima comunione.
Negli ultimi decenni le parrocchie dell’Iraq sono stati teatri di stragi costarono la vita a decine di fedeli e sacerdoti.
Ma oggi sono piene di bambini.
Parliamo della recente celebrazione della Prima Comunione da parte di oltre 1.500 bambini in Iraq, un segno luminoso di fede e resilienza.
Similmente a quanto accaduto di recente in Nigeria, le chiese irachene, un tempo svuotate dalla violenza, si sono riempite di voci giovani e di promesse di fede.
Nel 2010 il massacro di cristiani in Iraq
Particolarmente significativo è stato l’evento nella Chiesa siro-cattolica di Nostra Signora della Liberazione a Bagdad, che il 31 ottobre 2010 fu attaccata da esponenti di al Qaeda che massacrarono 48 cristiani e ne ferirono 80 riuniti per la messa.
Sul web si trovano ancora le immagini che mostrano la chiesa ridotta a mattatoio, con sangue e cadaveri ovunque.

Il sangue dei martiri e i nuovi cristiani
Come sempre accaduto nella storia, il sangue dei martiri produce nuovi cristiani e in questi giorni, tra le stesse mura ormai ripulite dal sangue, decine di bambini e bambine hanno ricevuto il Corpo di Cristo.
Il ritorno dei fedeli in questi luoghi sacri rappresenta non solo una vittoria sulla paura, ma una vera e propria resistenza spirituale della comunità cattolica.
Lo stesso è avvenuto nel cuore di Qaraqosh, una delle città più colpite dall’occupazione dell’ISIS: 461 bambini e bambine hanno celebrato il loro primo incontro con l’Eucaristia.
L’arcivescovo Benedictos Younan Hanno ha sottolineato l’importanza di preservare la fede come legame indissolubile con la terra ancestrale, un messaggio che risuona forte in un mondo che spesso dimentica le radici storiche dei popoli.
Nonostante 11 anni dalla conquista di Mosul da parte dell’ISIS, i cristiani iracheni esistono e riempiono le chiese.
In alcune città, come Bassora, le famiglie cristiane si sono ridotte a poche centinaia, appartenenti a tutte le confessioni. Quest’anno, le diocesi caldea e siriaca cattolica hanno rinviato le celebrazioni della Prima Comunione, sperando di radunare un numero sufficiente di bambini per l’anno prossimo.
Lo stesso dicasi per la diocesi di Sulaymaniyah, che hanno rimandato la celebrazione al prossimo anno.
In altre diocesi invece, come Karemlesh (parte dell’arcidiocesi caldea di Mosul), Kirkuk, Ankawa, Duhok, Alqosh, Zakho ed Erbil la situazione è più florida.
Proprio a Erbil, l’arcivescovo Bashar Matti Warda ha presieduto tre messe in cui 210 bambini hanno ricevuto la Prima Comunione.
Nelle sue omelie, ha sottolineato che il sacramento va ben oltre belle foto e abiti bianchi: rappresenta un impegno per tutta la vita che trasforma le case di coloro che lo ricevono in luoghi in cui Gesù è presente attraverso il perdono, l’ascolto attivo e la generosità.
La Chiesa in Iraq testimonia, con la sua stessa presenza, l’inestimabile valore per i cristiani di restare fedeli alla propria terra e alla propria fede, anche quando la persecuzione sembra spegnere ogni speranza.










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