Ero al Giubileo degli influencer, ecco cosa ho visto (e letto)

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Il reportage per UCCR del giovane filosofo Pietro Calore, testimone del Giubileo degli influencer. Un racconto di quel che ha visto, oltre i filtri mediatici e le critiche di alcuni esponenti cattolici.


 

di Pietro Calore*
*filosofo e scrittore

 

Lunedì 28 e martedì 29 luglio ho partecipato al primo Giubileo dei missionari digitali e degli influencer cattolici a Roma.

È stato organizzato (il programma) tra l’auditorium di via della Conciliazione, San Pietro e i giardini vaticani dal Dicastero per la Comunicazione.

Eravamo più di 1100 iscritti da 75 paesi del mondo.

 

Giubileo influencer, cosa porta a casa un millenial

Parto dal dato personale: è stata un’esperienza immersiva ed elettrizzante.

L’organizzazione, pur non sempre perfetta (ma cosa lo è a questo mondo?) è stata efficace nella cosa più importante, nel creare spirito di gruppo, nel fare community, insomma nel fare Chiesa.

Conoscere dal vivo volti prima a me noti solo tramite web, ha rappresentato un’esperienza sorprendente nella sua intensità.

Da un alto, contro le mie stesse aspettative di millennial, ho compreso nell’intimo che l’esperienza digitale deve rappresentare solo un booster di quella “analogica” – evito a posta di dire “reale” – la quale riserva emozioni e legami umani non altrimenti surrogabili.

Dall’altro, ha rafforzato la mia convinzione che si tratti di un supporto necessario per l’evangelizzazione nel contesto sociale attuale.

Questa convinzione mi è stata confermata poi dalle migliaia di ragazzi e ragazze che hanno invaso Roma per il Giubileo dei Giovani, con il quale il nostro Giubileo ha scelto profeticamente di essere in continuità temporale.

Il loro ricorso immenso e fruttuoso ai canali social per raccontare la propria esperienza di fede gioiosa tra canti, balli, preghiere, catechesi, lacrime e metro intasate ha avuto del miracoloso. Come avrebbero potuto portarla altrimenti a così tante persone, contro tanti media sia laici che cattolici che già gridavano al “flop”?

 

Le ingiuste critiche al Giubileo influencer

Sì perché, per interessi diversi, a molti conveniva questa narrazione, che infatti è stata portata avanti su blog e testate nazionali finché non è stata “asfaltata” – come si dice in rete – nel giro di pochi giorni dalla testimonianza social degli stessi giovani.

Con i loro semplici cellulari hanno mostrato a tutti che la Chiesa è viva! Che non è un relitto del Medioevo e che non è la vittima agonizzante del Concilio Vaticano II o di Papa Francesco.

Anche il nostro Giubileo degli influencer è stato oggetto di questa narrazione pregiudiziale, soprattutto dentro la Chiesa. Non farò nomi perché non mi interessa il dissing.

Qualcuno ha detto che eravamo pochi perché l’auditorium era mezzo vuoto. A parte che non lo era, ma cosa vuol dire? Quanti avremmo dovuti essere per essere “tanti”?

Chi parla ha un database dei missionari digitali del mondo per dire quanti avremmo dovuto essere? Non basta la presenza numerosa di asiatici, americani, africani ecc. per dimostrare l’interesse dell’evento?

missionari digitali numeri

 

Qualcuno ha criticato l’evento mostrando, con le parole e gli argomenti scelti, di voler piuttosto sfogare propri asti personali contro i membri del Dicastero della Comunicazione (perdendo in partenza ogni credibilità).

Qualcuno ha focalizzato tutta la propria analisi dell’evento sul fenomeno (che spiccava per la propria marginalità a chi era presente) dei “preti palestrati”, dimostrando un interesse che racconta più di chi lo esterna che del suo oggetto.

Qualcuno ha lamentato che ci sono state troppe messe (ce n’è stata una, a San Pietro, che ha visto la visita a sorpresa del Papa), qualcun altro troppo poche, a riprova del progressismo che questo Giubileo avrebbe incarnato.

Dal canto mio, ho sentito affermare la centralità di Cristo nella missione digitale da tutti gli interventi, da quello di apertura del card. Parolin in giù.

Il programma prevedeva, oltre l’ovvio passaggio della Porta Santa, nell’ordine: svariati momenti di preghiera, una adorazione con liturgia penitenziale in San Pietro, la consacrazione della nostra missione digitale a Maria davanti alla grotta di Lourdes nei giardini vaticani… fate voi.

pietro calore

Nella foto il colloquio con il segretario di Stato card. Pietro Parolin, il video è visionabile su Instagram e su Facebook.

 

Qualcuno, infine, ha denunciato una selezione pilotata dei partecipanti sempre in ottica “progressista” (ignorando che l’iscrizione era autonoma e aperta a tutti).

Queste voci, fondamentalmente insincere e provenienti da opposti estremismi, mi confermano che è stato un evento conforme alla volontà di Dio.

Anche quando eravamo chini – senza imbarazzi – sul cellulare a fare stories, reel e post di ogni genere, l’esperienza comune è stata chiara e netta: abbiamo sentito risuonare tra di noi la gioia di condividere in mille modi lo stesso amore e la stessa gratitudine per la Chiesa e per Gesù Cristo.

 

Da partecipe di questo primo Giubileo dei missionari digitali e degli influencer cattolici mi sento di dirlo: è stato un evento storico, la prima Pentecoste della rete.

Ad Maiorem

 


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Autore

Pietro Calore

6 commenti a Ero al Giubileo degli influencer, ecco cosa ho visto (e letto)

  • Ugo ha detto:

    Caro Pietro, ho parecchi anni più di te e qualcosa in più ho visto. Mi piace la tua innocenza ma anche nel mondo cattolico, sopratttutto tra blogger e giornalisti, si annidano l’invidia, le ripicche, le aspirazioni personali e spesso non siamo diversi da come si comporta il resto del mondo. Vai avanti con la tua missione digitale perché serve come l’ossigeno che le nuove generazioni abbiano uno sguardo puro e non incrostato di ideologia (a volte anche cattolica) come il nostro

    • Pietro Calore ha risposto a Ugo:

      Grazie Ugo! Sì ammetto che faccio ancora fatica a uscire da una certa immagine idealizzata di Chiesa.. o forse sarebbe meglio non farlo? È un bel dilemma.

  • Francesco ha detto:

    Grazie mille Pietro. Certo che è facile capire da che lato arrivino le elucubrazioni di chi pensa che la Chiesa sia una “vittima” del Concilio o di Papa Francesco… e chi pensa queste cose è fondamentalmente già con un piede se non due fuori dalla comunione della Chiesa. Senza dimenticare che se queste cose (come anche al GMG), così come l’espressione della ricchezza dei carismi nella Chiesa (penso anche solo alla presenza dei meravigliosi canti di mons. Frisina in molte lingue e ai bellissimi inni, ai canti dell’RnS intonati durante la notte ecc.) sono oggi possibili è proprio grazie al Vaticano II. Purtroppo certa gente guarda a tutto questo con i paraocchi dell’indietrismo, così come altra è invasata di modernismo. Grazie alla tua testimonianza ci ricordi che nella Chiesa si cammina da figli e da testimoni.

    • Francesco ha risposto a Francesco:

      Aggiungo che sui social è pieno di bellissime e utilissime testimonianze che questo sciacallaggio mediatico ignora totalmente. Mi vengono in mente, oltre al meraviglioso progetto “Fantascienza Cattolica” di Pietro, anche “La parola della festa” che racconta il Vangelo usando i Lego, la bravissima Alumera che è disegnatrice e scrittrice; Emanuele di “Religione 2.0”; il blog di apologetica di Salesalato; i fantastici ragazzi di Fraternità che sanno parlare benissimo ai giovani; suor Vincenzina di “Vita nuova in te”, sempre attenta anche ad accompagnare i contenuti con bellissima musica cristiana. Siamo ricchi di testimoni ed evangelizzatori, e nei loro post e contenuti vi assicuro che emergono Cristo, il Vangelo e la Chiesa.

      • Pietro Calore ha risposto a Francesco:

        Certamente! Hai citato dei nomi che infatti ho conosciuto di persona proprio la settimana scorsa 😉

        • Francesco ha risposto a Pietro Calore:

          Li seguo tutti da un po’, essendo giovane in un gruppo di giovani e dovendo anche (indegnamente) formare altri ragazzi cerco sempre di tenermi al passo e capire cosa può arrivare meglio soprattutto alle nuove generazioni. E mi pare che davvero loro, con i loro differenti carismi, colpiscano nel segno. Un po’ come dicevo sopra sui vari tipi di musica sacra, ognuna con una propria cifra stilistica e ognuna bella e indispensabile al tutto 🙂