Cambridge invoca i diritti della natura, si ritorna pagani

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Dalla Cambridge University Press l’invito a riconoscere i diritti della natura. Un ritorno al paganesimo che, aderendo acriticamente all’Ipotesi Gaia, sposa l’antropomorfo misticismo ambientalista.


 

L’ultimo editoriale della prestigiosa Cambridge University Press è un canto pagano.

Il numero appena uscito della sua rivista, Public Humanities, è infatti dedicato alla celebrazione dei “diritti della natura” e invita gli studiosi a trattare Madre Terra come soggetto individuale.

 

Cambridge invita a riconoscere i diritti della natura

Si chiede infatti di immaginare la Natura come entità vivente che ha diritto a esistere, a essere rispettata, a svolgere il proprio ruolo naturale e a essere riparata se questi diritti vengono violati.

La prestigiosa casa editrice ricorda anche che la Costituzione dell’Ecuador riconosce la natura come “Pacha Mama” (Madre Terra), un’interpretazione che richiama esplicitamente la mitologia incaica e la Gaia theory, secondo cui la Terra è un organismo vivente.

Sì, nel cuore del rigore accademico inglese, Cambridge si addentra nel più irrazionale e antropomorfo misticismo ambientalista.

Non ci si accontenta più di proporre buone pratiche ecologiche, come di recente si è parlato anche su UCCR riguardo alla cura e custodia del creato.

Ma non si tratta dell’unico caso, varie riviste di scienza e medicina, associazioni legali e organismi affiliati alle Nazioni Unite stanno mostrando crescente interesse verso questa corrente, condividendo la scelta di decine di giurisdizioni ad adottare provvedimenti legali che attribuiscono alle formazioni geologiche – dai fiumi ai ghiacciai fino alle montagne – lo status di persone viventi con diritti riconosciuti.

 

Le premesse anti-scientifiche dell’Ipotesi Gaia

L’appello della Cambridge University Press a un dibattito erudito sui diritti della natura si basa però su premesse anti-scientifiche.

Dove risiederebbe l’intenzionalità, la soggettività e lo statuto giuridico di entità prive di coscienza, volontà e capacità di agire? Dal mero punto di vista scientifico, la natura non è un soggetto, ma un insieme di sistemi fisico-biologici regolati da leggi deterministiche e processi evolutivi.

L’idea che una montagna, un fiume o una foresta “abbiano diritti” implica che custodiscano interessi, dignità o coscienza. E’ una rappresentazione mitopoietica, non empirica.

La stessa Ipotesi Gaia è un guazzabuglio panpsichista dove la Terra emerge come anima collettiva. Concetti evidentemente contrari al metodo accademico, che richiede verificabilità, falsificabilità e assenza di presupposti animistici.

 

I diritti della natura: ritorno al paganesimo

Riportare la Terra a soggetto morale significa regredire a concezioni pre-cristiane, dove la natura era ritenuta animata, sacra, divinizzata.

Che questa deriva venga ospitata in una rivista accademica della Cambridge University Press è un segnale preoccupante: non dell’apertura del dibattito, ci mancherebbe, ma della crescente permeabilità dell’ambiente accademico a un ambientalismo caricato di valenze pseudo-religiose e ideologiche.

Si rischia di mettere in crisi la credibilità della ricerca stessa, trasformandola da strumento di indagine razionale a veicolo di vecchie e superate superstizioni.

Autore

La Redazione

3 commenti a Cambridge invoca i diritti della natura, si ritorna pagani

  • Paolo Giosuè ha detto:

    Con la visione della nuova società prospettata da Robert Hugh Benson ne Il Signore del Mondo, ci viene promesso un futuro senza più guerre, senza più disuguaglianze, forse persino senza più morte. Ci salveremo, se solo rinunceremo a Dio e, con Lui, alla nostra libertà. Questo è il cuore del nuovo totalitarismo laico e neopagano emerso dalle rovine delle ideologie “sacre” del XX secolo. Va anche oltre: cerca di cancellare completamente il soprannaturale, non solo dalla politica o dalla cultura, ma dalla coscienza umana stessa. Benson prevedeva che l’uomo moderno, inebriato dalla sua capacità di dominare la natura, avrebbe infine cercato di liberarsi dal cristianesimo, perché convinto di non aver più bisogno di essere salvato.

    Non si tratta solo di un cambiamento politico. È una catastrofe spirituale: una lunga seduzione da parte dell’antico serpente della Genesi, mentre l’uomo occidentale perdeva gradualmente la fede nel soprannaturale. Benson ha anche sottolineato l’infiltrazione del modernismo nella Chiesa, un pericolo che Papa San Pio X affrontò con grande lucidità e coraggio.

    Ciò che più mi colpisce, tuttavia, è la correlazione tra l’ascesa del misticismo ambientalista e la rivoluzione antropocentrica dell’era moderna, a partire dall’umanesimo del XVI secolo. Il pensiero classico e medievale mirava all’assimilazione all’Oggetto – Dio – attraverso la virtù, proprio come la vera scienza cerca di conformare la teoria alla realtà. Ma la modernità ha invertito questo processo: l’uomo ha iniziato ad appropriarsi dell’oggetto – Dio, la natura, il corpo, il cosmo – attraverso la tecnologia. Questa non è più fede, ma il suo esatto opposto surrogato, originato dalla kabbala, dall’umanesimo fiorentino, dalla magia, proprio analogo alla tecnica, per il suo paradigma di “potere”, masterizzazione della natura ad opera del soggetto umano, codificato da Bacone. L’ambientalismo, in questa forma, non è un ritorno alla venerazione, ma una distorsione spirituale, in cui l’uomo concentra ogni cosa su se stesso – persino la natura – negando il Dio Personale.

    In questo senso, non stiamo tornando all’Eden, ma a Babele. Qui sono stato anche ispirato da C.S. Lewis, che vide con profetica chiarezza ne “L’abolizione dell’uomo” che la conquista della natura da parte dell’uomo sarebbe diventata la conquista dell’uomo da parte della natura, a meno che l’anima non sia di nuovo orientata alla trascendenza. Il culto di Gaia non è un sostituto del culto del Creatore, ma una contraffazione.

  • Giacomo ha detto:

    Quindi un essere umano nel grembo materno è “solo un grumo di cellule” eliminabile dalla madre quando vuole ma un fiume o una montagna che non hanno oggettivamente vita propria sarebbero “soggetti di diritti”.Siamo davvero alla follia,ancora di più perché non sono idee di qualche neopagano scritte su qualche social media ma da persone che dovrebbero essere acculturate e razionali.È proprio vero che quando si smette di credere in Dio si inizia a credere a tutto.Conferma ulteriormente che ormai le università sono solo culla di ideologie sempre più folli.

  • maria ambrosi ha detto:

    come dice Giacomo qui sopra siamo alla follia….ha più diritti una pianta di un nascituro!