Gli atei pro-life vogliono unirsi alla battaglia culturale

atei pro life

Cresce l’associazione “Secular Pro-Life” che riunisce gli atei pro-life americani, la direttrice Monica Snyder racconta cosa fanno e perché hanno scelto di allearsi ai credenti su questo tema.


 

di Monica Snyder*
*biologa e direttrice esecutiva di “Secular Pro-Life” (SPL)

da Secular Pro-Life (09/07/2025)

 

È vero che chi crede che gli esseri umani siano creati a immagine di Dio ha una ragione valida per apprezzarli.

Non è vero che la fede nell’Imago Dei sia necessaria per apprezzare gli esseri umani, compresi i nostri bambini non ancora nati.

 

Non serve essere credenti per opporsi all’aborto

Esistono forti correlazioni tra l’essere un cristiano praticante e l’opporsi all’aborto, e analogamente tra l’essere ateo e l’essere pro-chioice.

Secondo il Pew Research Center, i cattolici che partecipano alla messa almeno una volta a settimana sono molto più propensi a sostenere che l’aborto dovrebbe essere illegale rispetto a coloro che vi partecipano meno spesso.

Allo stesso tempo, l’80% di coloro che non sono affiliati ad alcuna religione (incluso il 95% degli atei) afferma che l’aborto dovrebbe essere legale in tutti o nella maggior parte dei casi.

Sia i cristiani che gli atei sostengono che questi dati indicano che la fede in Dio è necessaria per opporsi all’aborto. Non sono d’accordo.

 

Cosa fa l’associazione “Secular Pro-Life”

Sono atea e mi oppongo all’aborto. Sono anche la direttrice esecutiva di Secular Pro-Life (SPL), un’organizzazione antiabortista guidata da atei e sostenuta da persone con un’ampia varietà di background religiosi (atei, agnostici, cattolici, evangelici, ebrei, buddisti e molti altri).

Sono con Secular Pro-Life (SPL) dalla sua fondazione nel 2009 e da allora, innumerevoli persone non religiose mi hanno raccontato le loro storie di come sono passate da un atteggiamento pro-choice a uno pro-life, pur rimanendo laiche.

Secular Pro-Life ha iniziato a pubblicare queste testimonianze una volta al mese nella nostra serie “Chiedi a un ateo”.

Ecco qualche esempio:

  • «Avendo avuto una vita difficile e avendo trascorso del tempo in affidamento, sono rimasta turbata dalle argomentazioni eugenetiche dei pro-choice, secondo cui persone “indesiderate” come me trarrebbero beneficio dall’aborto. Credo ancora che la mia vita conti e sono così grata per l’opportunità di essere vivo e di conoscere il mondo» (Brandon, ateo).

  • «Ho iniziato ad essere pro-life quando ero teista. Man mano che perdevo convinzione verso qualsiasi cosa soprannaturale, mi convincevo sempre di più della mia posizione pro-life. L’aborto uccide indiscutibilmente un essere umano vivente e non credo affatto che si tratti di un omicidio giustificabile» (Dylan, ateo).

  • «Mia moglie ed io abbiamo perso il nostro primo figlio a causa di un aborto spontaneo alla 15° settimana. Fino a quel momento, ero stato favorevole all’aborto, senza pensare molto a quando la vita avesse davvero inizio. Tutto è cambiato per me quando il medico mi ha chiesto se volevo tenere in braccio mio figlio per salutarlo» (Ryan, agnostico).

    «Negli ultimi anni sono passato dall’essere neutrale o nominalmente pro-choice all’essere contrario all’aborto, in parte grazie al rapporto con un amico fortemente pro-life (ateo) che mi ha fatto riflettere sulla questione» (Jesse, ateo).

 

In cosa credono gli atei pro-life

Nel corso degli anni, molti cristiani hanno espresso curiosità e perplessità quando ho parlato degli atei contrari all’aborto.

Spesso danno per scontato che gli atei ritengano la moralità soggettiva e presumono inoltre che chi la ritiene soggettiva non abbia valide ragioni per opporsi all’aborto. Entrambe queste supposizioni sono errate.

In primo luogo, molte persone non religiose credono che la moralità sia oggettiva. Filosofi come Erik Wielenberg, Shelly Kagan e Michael Huemer, tra gli altri, hanno tutti sostenuto il realismo morale non teistico. È un errore presumere che le persone non religiose, per definizione, credano che la moralità sia soggettiva.

Anche chi pensa che la moralità sia soggettiva giunge spesso alla conclusione che gli esseri umani hanno un valore e che i loro diritti dovrebbero essere tutelati dalla legge e dalle norme sociali. Lo possiamo constatare se, al di là del dibattito sull’aborto, guardiamo ad altre questioni relative ai diritti umani. Ad esempio, le persone non religiose difendono regolarmente politiche a sostegno delle persone LGBT, degli immigrati o delle minoranze razziali.

La moralità soggettiva è l’idea che i valori siano basati su prospettive individuali o culturali, non richiede di credere che tutte le azioni siano ammissibili. Non dobbiamo persuadere le persone a credere nella moralità oggettiva per convincerle a opporsi all’aborto. Dobbiamo solo collegare l’opposizione all’aborto ai valori che già nutrono.

 

Gli atei contro l’aborto una risorsa per la cultura della vita

Il movimento pro-life ha bisogno di convertire più cuori e menti.

Vogliamo che tutti diano valore agli embrioni come ai nostri figli non ancora nati. Ma non dobbiamo convincere gli altri a credere in Dio per credere al messaggio pro-life.

Dare priorità alla conversione religiosa pone al centro del dibattito sull’aborto una prospettiva cristiana, che a volte può essere utile ma spesso si rivela controproducente per noi. Un approccio più efficace consiste nel comprendere il pubblico pro-choice — il suo linguaggio, le sue priorità e i suoi punti di vista — e comunicare i messaggi pro-life all’interno di quei contesti.

È qui che i pro-life non tradizionali (coloro che si oppongono con passione all’aborto ma si discostano dal cristianesimo o dal conservatorismo politico) possono fungere da traduttori. Siamo una risorsa fondamentale: gli ambasciatori della prospettiva pro-life presso circoli sociali con cui il movimento più ampio raramente entra in contatto.

Con Secular Pro-Life (SPL) abbiamo riscontrato che parlare dell’aborto dopo la vitalità del feto, dello sviluppo fetale precoce, della coercizione all’aborto e del dolore per un aborto spontaneo può essere un punto di partenza per una conversazione più ampia. Impostare il dibattito sull’accesso equo alla maternità, sull’opposizione all’abilismo medico e sulla promozione dell’uguaglianza e della nonviolenza può far riflettere molte persone.

Esistono molti percorsi che portano a opporsi all’aborto. Dobbiamo solo invitare le persone a muovere i primi passi lungo quello a loro più vicino.

Autore

Monica Snyder

2 commenti a Gli atei pro-life vogliono unirsi alla battaglia culturale

  • Vittoria Criscuolo ha detto:

    Trovo molto interessante questa notizia, e tra l’altro la condivido: noi abbiamo inventato una rete in Italia che si chiama Comitato “Prolife insieme” che riunisce associazioni e volontari nella lotta culturale all’aborto procurato, con la valorizzazione della famiglia naturale, del bambino prima della nascita, della maternità e della paternità. Tra noi ci sono anche persone non credenti o appartenenti ad altre confessioni. Ogni giorno replichiamo a tutti gli articoli (sono tantissimi!) Che vengono pubblicati su testate nazionali, locali, su blog, cercando di offrire una versione dei fatti diversa dalla narrazione del mainstream.è come andare in terra di Missione, spesso pubblicano le nostre repliche e comunque noi le mettiamo sul nostro sito (www.prolifeinsieme.it).Questa può anche essere una strada nuova per cercare di sovvertire il danno terribile dell’aborto volontario.