I martiri del confucianesimo: in Corea i resti dei missionari

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Anche in Corea del Sud i martiri cattolici subirono numerose persecuzioni a causa della loro fede, ritenuta contraria ai valori del confucianesimo e quindi della dottrina ufficiale di Stato. La Chiesa sta operando una rinnovata opera di memoria.


 

Il 2 luglio scorso la Chiesa sudcoreana ha compiuto un gesto di grande significato storico.

Sono state esposte le spoglie di quattro martiri cattolici del XIX secolo, martirizzati durante le persecuzioni inflitte dal confucianesimo della dinastia Joseon.

Le reliquie appartengono a al vescovo francese Laurent Joseph Marius Imbert, padre Maubant, padre Chastan e padre Andrew Kim Tae-gon, il primo sacerdote coreano nativo.

Il gesto di riesumazione è stato promosso per onorare la memoria di chi, agli albori del cristianesimo in Corea del Sud, ha messo la propria vita al servizio del Vangelo.

 

Quando il confucianesimo era dottrina di Stato

La dinastia Joseon durò in Corea dal 1392 al 1897 e se il confucianesimo è noto oggi per proclamare l’armonia universale, non tutti conoscono quanto accadde quando divenne dottrina ufficiale dello Stato.

Anche in Corea, come in Vietnam e Cina, i cattolici furono perseguitati violentemente in nome del senso civico in quanto:

  • 1) Rifiutarono il culto degli antenati;
  • 2) Affermavano l’uguaglianza tra le anime, contrastando la rigida gerarchia sociale;
  • 3) Seguivano l’autorità del Papa, un’autorità percepita come straniera e sovversiva;
  • 4) Si diffondevano anche tra le classi inferiori, suscitando preoccupazione sociale

Uomini e donne che scelsero di affrontare la morte pur di non rinunciare alla fede cristiana, trovando infine sepoltura nei pressi di Seul, dopo essere stati giustiziati per la loro conversione.

Nel XIX secolo, l’ingresso del cristianesimo in Corea avvenne non attraverso i missionari, ma grazie a intellettuali coreani che, tornati dalla Cina, introdussero, attraverso testi e riflessione, la nuova fede. Ciò destò percepite minacce alla struttura familiare, sociale e politica.

Sono documentate cinque ondate principali di persecuzioni, dal 1791 al 1866, durante le quali si stima che tra 8.000 e 10.000 cattolici furono uccisi in odio alla fede.

 

I martiri della Corea del Sud canonizzati

I martiri furono aristocratici, contadini, uomini e donne, bambini ed adulti. Tra i più noti ricordiamo San Andrea Kim Taegon, primo sacerdote cattolico coreano, e San Paolo Chong Hasang, laico e leader cristiano, canonizzati entrambi da Papa Giovanni Paolo II nel 1984.

Nel 2014 sono stati elevati alla gloria degli altari Paul Yun Ji‑chung e altri 123 compagni, mentre a Roma è in corso l’inchiesta su ulteriori 213 martiri.

Autore

La Redazione

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