Natalia Aspesi si fa rieducare da Luxuria
- Ultimissime
- 09 Lug 2025

Da pungente critica del linguaggio gender-fluid, la storica femminista Natalia Aspesi si fa scolara di Luxuria e accetta la rieducazione arcobaleno astenendosi da qualunque domanda scomoda.
Una delle penne più taglienti del giornalismo di costume italiano si inchina al pensiero unico arcobaleno.
Natalia Aspesi, un tempo voce irriverente e corrosiva del femminismo laico e della cultura critica, ha rinunciato ad ogni residuo di ironia e scetticismo davanti alla narrazione mainstream dell’identità di genere.
Qualche anno fa prendeva in giro la terminologia gender-fluid “binario e non-binario” dicendo che le faceva venire in mentre i tram, oppure ricordava che la guerra riporta tutto all’essenziale e anche i trans scelgono di essere uomini.
Ma è bastato incontrare Luxuria pochi giorni fa per concludere: «Io sono solo una vecchia, né uomo né donna».
Luxuria e la rieducazione di Natalia Apesi
L’incontro è stato organizzato da Repubblica in occasione del compleanno del più noto transgender italiano, Vladimiro Guadagno (alias Luxuria).
Nell’intervista pubblicata su Il Venerdì (anche in video), l’anziana ed ex combattiva femminista (96 anni) accoglie senza batter ciglio ogni affermazione, lasciando che l’interlocutore le impartisca una lezione a senso unico.
Il tono è quello dell’ammirazione incondizionata: “Che carina Vladimir”, “che seno!”, “che bella”, ripete Aspesi. Nessuna domanda scomoda, nessun rilievo critico, solo un’apologia entusiasta che rinuncia alla tradizionale distanza del giornalismo per trasformarsi in una celebrazione devota.
Lo stesso Luxuria si è stupito ad un certo punto di poter fare propaganda senza contraddittorio: «Oggi mi sento la maestrina di Natalia che le spiego tutte le cose!».
Come osservato da Martha Deer per Feminist Post, a stupire è proprio il silenzio di Aspesi di fronte alle dichiarazioni del trans sul fatto che “tutti transitiamo”, che le femministe “trans-escludenti” sono come gli uomini che un tempo opprimevano le donne e che i maschi auto-identificati come donne devono accedere agli spazi femminili.
La giornalista approva costantemente, sorridendo. Ma il peso dell’età si sente e infatti presenti nella stanza ci scorgono altre persone a cui Luxuria sembra rivolgersi, i veri organizzatori e mediatori dell’incontro.
Le domande che non sono state fatte a Luxuria
Mentre il mondo va da un’altra parte e a livello internazionale si sta gradualmente mettendo da parte l’ideologia gender, su Repubblica il tempo è fermo a 10 anni fa.
Nessuna provocazione su questo, sul fatto che Luxuria riduca la femminilità all’odio per il calcio e per la schiuma da barba, e all’amore per i profumi e i vestiti femminili.
Nessuna obiezione di Aspesi al rischio di passare per “transfobiche” quando Vladimiro racconta che “nessuna donna si è mai lamentata” se usufruisce degli spogliatoi femminili, nessun sospetto sul disagio femminile che lui invece provoca quando sostiene di percepirlo trovandosi tra gli uomini.
L’intervista doveva essere la tipica marchetta arcobaleno e questo è stato, un’altra narrazione acritica da diffondere sui media.
Quando Natalia Apesi era una femminista scomoda
Eppure fino a tre anni fa Natalia Aspesi osava scrivere su “Repubblica” che la guerra può tragicamente avere un risvolto positivo: «Un ritorno, si spera molto breve, all’essenziale». Aggiungendo: «Non so certo immaginare cosa faranno i trans, ma penso che anche contro sé stessi sceglieranno di essere uomini, perché sono gli uomini ad avere l’istinto, e la forza, per la lotta».
Un anno prima, intervistata da “Il Giornale”, era ancora più pungente: «Adesso lei mi vuol dire perché tutti hanno scoperto di essere fluidi, non binari? Frase stupenda, che tra l’altro mi fa sempre pensare al tram».
Peccato, da pioniera del pensiero libero, Natalia Aspesi è diventata un’altra scolara docile della narrazione (ancora) dominante. Rieducazione avvenuta con successo.

















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