Newman è il Dottore della Chiesa di cui abbiamo bisogno

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Don Mario illustra su UCCR l’attualità del pensiero di J.H. Newman, a breve nominato Dottore della Chiesa. Un luminoso pensiero tra fede e ragione, coscienza e Magistero.


don mario proietti

 

di
don Mario Proietti*
 
 
*Direttore Responsabile dell’Abbazia San Felice (Giano dell’Umbria)

 
 

 

La Chiesa proclamerà presto San John Henry Newman Dottore della Chiesa, riconoscendo la portata universale del suo pensiero.

È un evento che non riguarda solo la storia, ma parla direttamente al nostro presente, in cui si continua a commettere lo stesso errore: contrapporre ciò che invece è destinato a integrarsi.

 

Newman, un faro tra fede e ragione

Quante volte sentiamo dire che la fede è nemica della ragione? Che la coscienza è alternativa al Magistero? Che la tradizione non può sopportare la modernità? Newman, vissuto nell’Ottocento, dimostra esattamente il contrario: non ci sono opposizioni insanabili, ma armonie da riscoprire.

Newman ha dedicato la sua vita a mostrare che la fede non è irrazionale, ma capace di dare un senso profondo all’esistenza. Nella sua opera Grammatica dell’Assenso, spiega che la certezza religiosa non nasce da un salto nel buio, ma da un intreccio di motivi convergenti che formano quello che chiama illative sense.

Lo riassume in modo illuminante: «È attraverso la forza cumulativa di molte probabilità convergenti, nessuna delle quali sarebbe sufficiente da sola, che giungiamo a una certezza».

Questa è una lezione preziosa per chi riduce la fede a un sentimento passeggero o a una cieca credulità. Newman ci dice: credere è un atto ragionevole, un cammino in cui mente e cuore collaborano.

 

Newman, dottore della Chiesa tra coscienza e Magistero

Un’altra falsa opposizione è quella tra coscienza personale e Magistero.

Newman è spesso citato in modo distorto per la sua frase sul brindisi alla coscienza, ma il suo insegnamento è chiaro: la coscienza non è l’eco del proprio io, ma la voce di Dio nell’anima.

Ecco perché scriveva: «La coscienza ha dei diritti perché ha dei doveri; ma in questo tempo, per una gran parte dell’opinione pubblica, la libertà di coscienza significa precisamente dispensarsi dalla coscienza, ignorare un Legislatore e un Giudice, essere indipendenti da doveri invisibili».

Quando Newman afferma: «Se devo proprio introdurre la religione nei brindisi dopo cena, brinderò, al Papa, se volete, ma prima alla Coscienza», non lo fa per opporre l’autorità papale alla coscienza, ma per affermare che la prima è a servizio della verità che la seconda cerca.

 

Newman e lo sviluppo della dottrina

Newman ha offerto alla Chiesa una delle intuizioni più feconde: la dottrina si sviluppa.

Non cambia nella sostanza, ma cresce nella comprensione. Lo esprime con una delle sue frasi più celebri e spesso fraintese: «In un mondo superiore è diverso, ma qui sulla terra vivere è cambiare, e la perfezione è il risultato di molti cambiamenti».

Questo non è relativismo, ma la logica della vita: ciò che è vivo si sviluppa, pur rimanendo se stesso.

Così è la Chiesa: identica nella verità ricevuta, ma capace di penetrare sempre meglio il mistero. Newman ci mostra che tradizione e modernità non sono due poli inconciliabili, ma due dimensioni che si illuminano a vicenda.

 

Perché Newman è così attuale

Newman è attuale perché viviamo in una cultura che esalta l’individuo contro la comunità, il sentimento contro la ragione, la libertà contro la verità. Newman, con la sua vita e il suo pensiero, dice il contrario: la fede non teme la ragione, la coscienza non è arbitrio, la tradizione non soffoca la modernità.

Non a caso, il cardinale Ratzinger, nel 1990, commentava in modo profetico: «Consideriamo qualsiasi vera e accurata riflessione sul contenuto della fede come sterile ortodossia… Di conseguenza facciamo consistere il criterio della nostra pietà nel possesso di una cosiddetta disposizione d’animo spirituale». Parole che suonano incredibilmente attuali.

Fede e ragione, coscienza e autorità, tradizione e sviluppo: non sono contraddizioni, ma armonie. Newman le ha vissute e pensate con un rigore e una passione che oggi ci mancano. La sua voce ci invita a uscire dal falso dilemma tra libertà e verità, tra modernità e fedeltà.

Il suo programma è ancora il nostro: cercare la verità, amarla più di noi stessi e obbedirle, costi quel che costi. Solo così, diceva Newman, il cuore trova riposo e la mente vede luce.

 


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Autore

don Mario Proietti

3 commenti a Newman è il Dottore della Chiesa di cui abbiamo bisogno

  • sara ha detto:

    Bella riflessione grazie don mario

  • Roberto DiSostanza ha detto:

    il cardinale newmann è stato un violento predicatore contro la libertà di religione, scandalizzato che si potesse accedere all’Università di Oxford senza certificato di battesimo! Celebrare newman è un modo per ribadire il fondamentalismo e l’intolleranza del cristianesimo. Per fortuna per voi (o putroppo) il pubblico non sa niente della storia della chiesa:

    Obbligare gli uomini a credere a forza di argomenti è altrettanto assurdo che costringerveli con la tortura

    Il razionalismo è il grande male del secolo.

    «Ora, per liberalismo io intendo la falsa libertà di pensiero ossia il pensiero che si esercita in un campo dove, per la struttura della mente umana, non può raggiungere nessun risultato soddisfacente, ed è perciò fuori luogo. Il liberalismo commette l’errore di assoggettare al giudizio umano quelle dottrine rivelate che per loro natura l’oltrepassano e ne sono indipendenti; e di pretendere di determinare con criteri immanenti la verità e il valore di proposizioni la cui accettazione si fonda esclusivamente sull’autorità esterna della Parola di Dio

    • Otto ha risposto a Roberto DiSostanza:

      Roberto sei una fonte storica di primo piano, grazie per queste perle. Sicuramente vere, senza dubbio alcuno.