Aumenteranno i cristiani (più giovani e istruiti), diminuiranno i non credenti

Schermata-2015-04-14-a-17.44.48In queste settimane sono usciti diversi studi sulla diffusione della religione e sulla previsione della sua crescita o decrescita nei prossimi anni. Ci concentriamo sui report di tre importanti istituti, il Pew Research Center, il Gallup e l’Annuario Pontificio 2015.

 

Ad inizio aprile è stato pubblicato il report del Pew Research Center sulla proiezione della diffusione della religione fino all’anno 2050. I principali dati rilevati sono che nel corso dei prossimi quattro decenni, tenendo ovviamente conto dell’aumento del numero di abitanti della terra, il cristianesimo resterà il più grande gruppo religioso del mondo (crescita del 35%) anche se si prospetta una veloce crescita dell’islam che arriverà più o meno allo stesso grado di diffusione. Ciò significa che entro il 2050, più di 6 persone su 10 sulla Terra saranno cristiane o musulmani.

Per quanto riguarda atei, agnostici e non affiliati il loro aumento è previsto soltanto in paesi come Stati Uniti e Francia ma si assisterà in generale ad un loro progressivo «declino nella quota della popolazione totale del mondo». La popolazione non credente, infatti è proiettata a ridursi in percentuale rispetto alla popolazione mondiale, passando dal 16% attuale al 13% di non credenti nel 2050. Si legge anche: «Con l’eccezione dei buddisti, tutti i principali gruppi religiosi del mondo avranno una certa crescita in numeri assoluti nei prossimi decenni».

pew research center

 

Un secondo studio pubblicato è quello del Gallup il quale ha rilevato che oggi più di 6 persone su 10 nel mondo affermano di essere religiose (gli atei convinti sono l’11%). La Cina è il paese meno religioso (61% di atei), seguito da Hong Kong (34%), Giappone (31%), Repubblica Ceca (30%), e Spagna (20%). Per quanto riguarda il rapporto tra fede e sesso, età, reddito e istruzione è stato rilevato che i giovani (sotto i 34) tendono a essere più religiosi (circa il 66% contro circa il 60% degli altri gruppi di età). Tanto che Jean-Marc Leger, presidente del WIN/Gallup International Association, ha affermato: «Con la tendenza di una gioventù sempre più religiosa a livello globale, si può supporre che il numero di persone che si considerano religiose potrà soltanto continuare ad aumentare».

Le persone religiose sono la maggioranza in tutti i livelli di istruzione, in particolare si dichiarano religiosi il 64% di coloro che hanno un master post-universitario e il 60% dei laureati all’università. Per quanto riguarda il reddito, “soltanto” il 50% di coloro che percepiscono un reddito alto si dichiara religioso (contro il 70% di chi ha un reddito basso).

Gallup fede

 

Per ultimo consideriamo l’Annuario Pontificio 2015, diffuso ieri dalla Sala Stampa vaticana e riferito all’anno 2013, dal quale si evince che dal 2005 al 2013 i cattolici battezzati sono aumentati di oltre il 12%, passando da 1.115 a 1.254 milioni di fedeli, per un totale di circa 139 milioni di fedeli battezzati in più. Rispetto alla popolazione globale, i cattolici nel mondo sono oggi il 17,7% della popolazione globale contro il 17,3% del 2005. E’ evidente che non basta essere battezzati per professare la fede cattolica, ma è un indizio comunque interessante. Se i dati in Europa risultano stabilizzati, a causa della crisi demografica, la maggior crescita del numero di cattolici riguarda l’Africa (+34%), l’Asia (+17,4%) e l’America (+10,5%). Per quanto riguarda il numero di sacerdoti, invece, si è verificato un incremento dal 2005 al 2013 del 2,2% (è calato invece in Europa, con un -7,1%).

 

Tre importanti fonti presentano dunque una situazione molto simile, è una conferma di quanto abbiamo scritto in questi anni ricordando che la secolarizzazione è un fenomeno esclusivamente dell’Europa dell’ovest. Oggi i dati mostrano che non soltanto tale fenomeno si spegnerà considerevolmente nel tempo anche in Occidente, ma che il resto del mondo aumenterà addirittura il suo carattere religioso. Prendiamo dunque coscienza che saremo sempre più chiamati a portare l’annuncio cristiano non soltanto ai nostri fratelli non credenti, ma, sopratutto, ai credenti di altre religioni con i quali condivideremo anche numericamente la strada nei prossimi decenni.

La redazione

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