Marie Stopes, Hitler e la pubblicità dell’aborto in televisione

Qualcuno si indigna quando si collegano gli attivisti per l’aborto al nazismo. Ma le accuse sembrano tutt’altro che infondate. La rete lobbysta Marie Stopes International gestisce in Gran Bretagna 8 cliniche per aborti e ha fatto partire recentemente una campagna pubblicitaria pro-aborto in TV, aggirando il divieto dichiarandosi non profit nonostante il fatto che effettui servizi privati a pagamento (oltre ai costi per la consultazione telefonica e del consulto personale, al contrario delle associazioni pro-life che sono assolutamente gratuite). Il Daily Mail nel 2008 aveva però fatto notare che Marie Stopes era una “fanatica che ammirava le opinioni naziste sulla razza e sull’eugenetica. Non solo, ma era un’appassionata di Adolf Hitler, al quale mandò una lettera d’amore e un libro di poesie. Inoltre su Wkipedia si legge che l’anticlericale Stopes diseredò il figlio Harry per il fatto di aver sposato una donna miope, ovvero un «essere geneticamente difettoso». Nel 1935 partecipò al Congresso Internazionale per la Popolazione Scienza di Berlino, tenutasi sotto la nazista regime. Più di una volta venne accusata di essere anti-semita da altri pionieri del controllo del movimento di nascita, come Havelock Ellis. Prima di morire lasciò i suoi beni alla Eugenic Society. Il Telegraph del 28 agosto 2008 porta un titolo significativo: «A Marie Stopes si perdona il suo razzismo eugenetico perché era anti-life».

L’avvocato bioeticista Gianfranco Amato ha dichiarato a Il Sussidiario che “in Italia ad un’organizzazione come Marie Stopes International non sarebbe mai stato erogato un solo euro di fondi pubblici e sarebbe stata bandita dalla televisione di Stato, per il solo fatto del nome che porta. Marie Stopes è stata una delle più deliranti figure nel campo dell’eugenetica del XX secolo. Essa ha invocato la sterilizzazione «dei soggetti totalmente inadeguati alla riproduzione» e ha teorizzato il concetto di «purificazione della razza».

Innumerevoli cliniche pro-aborto sono intitolate senza vergogna a questa signora, ritenuta tra l’altro la paladina inglese dell’aborto e dei cosiddetti movimenti “pro-choice” (o anti-life). Nessuna presa di distanza è mai avvenuta e questo la dice lunga sull’aberrante ideologia degli abortisti e della cultura della morte.

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Ecco i problemi delle “coppie di fatto”

Il professor Angelo Serra è un genetista e biologo di fama internazionale, già organizzatore dell’Istituto di Genetica Umana e del Servizio di Citogenetica Clinica del Policlinico “A. Gemelli” e membro di diverse Società Scientifiche e Accademie Internazionali e Nazionali, tra cui: la New York Academy of Sciences, l’American Society of Human Genetics, la Pontificia Accademia per la Vita e la British Society of Cell Biology.

Su Zenit.it  ha presentato il libro scritto da Cristina Rolando, avvocato specializzata in diritto familiare e minorile, ricercatrice nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma e docente di Istituzioni di Diritto Privato presso la Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, intitolato Famiglia di fatto. Problema giuridico e di bioetica relazionale (Cantagalli 2008).

1) Le coppie di fatto violano il principio di uguaglianza costituzionale. La studiosa sostiene che è inammissibile equiparare la situazione del matrimonio ai “rapporti di fatto” che sono di tipo occasionale e finalizzati all’esercizio della sessualità. I “conviventi” vogliono “legarsi” e “non legarsi”, che per il diritto sarebbe un paradosso. Tutto ciò erode e distrugge il senso dell’uomo e dei suoi valori. I Contratti di Unione Solidale (CUS) trasformano la situazione di fatto in situazione di riconoscimento giuridico, violando il principio di uguaglianza costituzionale che impone di equiparare nel trattamento giuridico soltanto situazioni identiche.

2) Non c’è alcuna necessità di regolarizzare le coppie di fatto. I dati ISTAT 2006 dicono che le “coppie di fatto” in Italia costituiscono soltanto il 3,9% dei 22 milioni di nuclei familiari, ammontando cioè a 564.000 “coppie di fatto”, delle quali soltanto 10.000-15.000 potenzialmente interessate a realizzare la propria condizione. La Rolando quindi sottolinea che piuttosto occorre: «tutelare le nuove generazioni mediante l’attuazione dei diritti fondamentali previsti dalle convenzioni internazionali: nella specie, avere una famiglia e fruire di un rapporto costante, assiduo e stabile con il padre e la madre».

3) Occorre aiutare gli omosessuali ma non modificare la costituzione. Il genetista e bioetico Serra conclude dicendo: «i dati offerti dalle scienze biologiche, nel loro insieme, costituiscono un coerente complesso di osservazioni le quali indicano che nella spiegazione causale del fenomeno omosessuale non può essere esclusa una componente biologica. In realtà, l’omosessuale è un malato che non è da segregare, ma si deve cercare di curare per una correzione e modificazione possibile, anche se – al momento – ancora difficile e ardua. È solo da sottolineare che è una situazione la quale esige un grande rispetto che ne impedisca l’emarginazione».

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L’intellettuale Casavola: «religione e scienza unite dinanzi al senso della vita»

La scienza nel mistero di un dono. Così intitola un articolo de Il Messaggero, scritto da un importante intellettuale italiano: Francesco Paolo Casavola, giurista italiano, già presidente del Comitato nazionale per la bioetica nel 2006 e fino al 2009 presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani.

Lo studioso prende posizione dopo la notizia dell’evento scientifico di questi giorni: la creazione di una cellula artificiale. Egli dice: «diventare immortale e diventare creatore sono state aspirazioni variamente represse, ma paradossalmente riemergenti proprio in epoche di trionfo della razionalità scientifica. Ecco perché con qualche ansia si va ad interrogare la religione, a torto disinterpretata almeno nella sua versione del Cristianesimo, come antagonista della scienza. Si dimentica che è proprio del Cristianesimo il postulato che la fede cerca l’intelletto»

Mostra apprezzamento per le parole del cardinale Bagnasco, il quale interrogato dai giornalisti sulla questione, ha ben accolto la notizia e ha elogiato l’intelligenza dell’uomo. Casavola afferma: «Ebbene chi attendeva un grido d’allarme della Chiesa ha ascoltato risposte fiduciose nella intelligenza umana, dono di Dio. Potranno nascere obiezioni etiche ai passi della scienza. Ma questo cercare insieme, la religione e la scienza, il bene della comunità umana, è il segno più alto dell’avanzamento morale della modernità. Che sta nel riconoscere i limiti dell’umano, dinanzi ai misteri del senso della vita, dinanzi all’ignoto che sarà sempre l’inabolibile orizzonte delle scienze della natura».

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Il genetista Craig Venter: nuovo demiurgo con il senso degli affari

Il positivismo e lo scientismo devono vivere di “miracoli”, poichè promettono all’umanità un avvenire radioso, garantito dalla scienza sperimentale. Da due secoli devono nutrire la loro fede di annunci sensazionali, come quello avvenuto pochi giorni fa: “la vita è stata creata in laboratorio”. L’Economist addirittura titola: “E l’uomo creò la vita”.

Il giornalista Francesco Agnoli ha commentato su Libertà e Persona: «Stringono tra le mani solo una immensa presunzione, bruciano la loro intelligenza, donatagli da Dio, per mettersi al suo posto, e sono dei pasticcioni, dei Frankestein pericolosi che giocano al piccolo chimico, e pensano di ingannarci e di ingannarsi con le parole». Infatti, come moltissimi scienziati hanno affermato in questi giorni, non si è “creato” nulla, ma si è preso ciò che già c’era e lo si è manipolato. Abbiamo comunque creato un apposito dossier su questa vicenda.

Ma occupiamoci di Craig Venter, lo scienziato manipolatore protagonista di questi annunci. Tom Wakeford, direttore del Centro di ricerche biologiche dell’Università di Newcastle, ha detto: «Ciò che più spaventa, dal punto di vista etico, è l’interesse commerciale di Venter». Infatti, oltre che scienziato, Venter è sicuramente un abile imprenditore e già conosciuto come affarista e genetista da annunci ad effetto. Tra l’altro, ha appena stipulato infatti un contratto da 53 milioni di dollari con la compagnia BioMed Realty Trust, Inc.

Il Foglio racconta la sua biografia e annedoti significativi: «Il modello di Venter si è affermato per la sua miscela di ricerca senza limiti e fiuto per gli affari, anarcocapitalismo applicato alla più sensibile delle materie, la vita». Nel 1998 fondò e divenne presidente di Celera Genomics, che avviò in parallelo al Progetto genoma umano un lavoro di sequenziamento del genoma per fini esclusivamente commerciali. Lo scopo della società, infatti, era la creazione di una banca dati genomica utilizzabile solo in seguito al pagamento di una determinata tariffa. Tale approccio rese Venter molto impopolare nella comunità scientifica. Anche il genoma a pagamento di Celera ebbe poco successo rispetto a quello del Progetto Genoma Umano e Venter fu licenziato ed estromesso da Celera all’inizio del 2002 (cfr. Wikipedia).

Nel 2000 ha dovuto condividere la mappatura con alcuni ex colleghi, primo fra tutti il genetista Francis Collins. Il demiurgo Venter, dopo licenziamenti, turbolenze e un centinaio di milioni di dollari fruttati in stock option ha messo in piedi l’antro il suo centro di ricerca, che ha intitolato a se se stesso. Lucetta Scaraffia, membro del Comitato Nazionale di Bioetica ha posto la domanda fondamentale: «Venter è un signore che si vende bene e vuol far soldi. Scientificamente non ha “scoperto” niente. La vera domanda è: visto che la sua ricerca è finanziata non da università o da enti filantropici ma interamente dall’ industria farmaceutica, quindi finalizzata a trasformarsi un giorno in un prodotto da mettere sul mercato, perché mai questa ricerca deve andare verso ciò che riguarda comunque la manipolazione della vita nelle sue origini piuttosto che verso la cura delle malattie esistenti?».

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Centenario della conversione di Alessandro Manzoni

Nel 1810 si convertì al cattolicesimo uno dei maggiori romanzieri di sempre, Alessandro Manzoni. L’italianista Ezio Raimondi , nel corso delle Giornate dell’Osservanza organizzate a Bologna ha ricordato il centenario della conversione dell’autore del primo e più importante romanzo della letteratura italiana, i Promessi sposi. 

All’incontro hanno partecipato anche il filosofo Massimo Cacciari e Ivano Dionigi, rettore dell’università di Bologna, e durante l’evento si è anche parlato della possibilità che il personaggio delll’Innominato sia proprio Manzoni stesso. Il grande romanziere infatti, convertitosi dall’ateismo e dall’anticlericalismo illuminista, volle scrivere un libro cattolico anche per i non cattolici.

In una lettera ad un amico francesco, dello stesso anno della pubblicazione del romanzo, il Manzoni confida: «Riprendo l’abitudine di parlare del mio lavoro, mi occupo dell’oggetto più importante seguendo le idee religiose che Dio mi ha dato a Parigi; quanto più avanzo il mio cuore è contento e lo spirito è soddisfatto». La notizia è ripresa da Avvenire.

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La mortalità materna diminuisce ma gli abortisti vogliono censurare la notizia

La mortalità materna nel mondo è in netto calo, ma qualcuno non vuole che si sappia. La statistica arriva prima da un nuovo studio condotto da ricercatori delle Università di Washington e di Brisbane, pubblicato recentemente dalla rivista medica britannica  The Lancet, la quale mostra una riduzione del 75%.

Le donne morte per complicazioni legate alla gravidanza e al parto sono scese a 342.900 nel 2008 dalle 526.300 del 1980. Il direttore del Lancet, Richard Horton, ha denunciato forti pressioni per «ritardare la pubblicazione della ricerca». Da anni statistiche non aggiornate sulla mortalità materna vengono usate in ambito delle Nazioni Unite per dimostrare la necessità di liberalizzare l’aborto come mezzo per la “maternità sicura”.

La ricerca pubblicata da The Lancet  invece smentisce però questo approccio. I motivi del calo della mortalità materna vengono infatti attribuiti a diversi fattori, e non certo per l’aumento del numero di aborti: minori tassi di fertilità in alcuni Paesi; aumento del reddito, che si traduce in migliore nutrizione e accesso ai servizi sanitari; miglioramento nell’educazione delle donne; maggiore disponibilità di “assistenti specializzati” (persone con formazione sanitaria) per aiutare le donne durante il parto.

Riccardo Cascioli, Presidente del CESPAS e direttore del Dipartimento Popolazione su Avvenire rileva che addirittura «a spulciare fra le tabelle si scopre che la liberalizzazione dell’aborto potrebbe essere un fattore aggravante della mortalità materna». Infatti i tassi di mortalità materna calano e si mantengono bassi nei Paesi dove l’aborto è fortemente limitato o proibito, mentre dove l’aborto è liberalizzato le morti materne sono molto più numerose in percentuale.

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Il filosofo Staiti: «Il positivismo? Semplice fideismo irrazionale»

Il docente di Filosofia nel Boston College (USA), Andrea Staiti, ha spiega a Il Sussidiario quali siano gli errori del positivismo, dello scientismo e del naturalismo, cioè quella di posizione abusata negli ambienti ateo-laicisti, per cui tutto quello che esiste è riconducibile alla natura, cioè la realtà fisica studiata dalle scienze (vedi Emile Zola e oggi Richard Dawkins, Peter Atkins, Odifreddi ecc..). Gli altri ambiti d’azione della ragione umana, quali la deliberazione e la scelta libera, sono ritenuti al più delle pie illusioni (comprese la teologia, la filosofia ecc..).

Già il celebre Edmund Husserl (1859-1938), cristiano luterano, matematico e filosofo, fondatore della fenomelogia, comprese che, prima di essere un problema epistemologico, morale o fenomenologico il naturalismo è un problema culturale: un insieme di speranze mal riposte. Hanno tolto la religione e hanno cominciato a divinizzare la scienza. È infatti fideismo irrazionale credere che il metodo scientifico-naturale, mostratosi così potente nello spiegare i fenomeni della realtà fisica, possa spiegare tutto e condurre la ragione sulla strada sicura della scoperta della verità.

Dice il filosofo: «La cultura occidentale soffre di questa malattia. Il naturalismo è un’ipertrofia della ragione quantitativa e induttiva che ha preteso e pretende di erigersi ad unica forma espressiva legittima della nostra vocazione razionale. E così ci troviamo a nutrire speranze segrete e desiderare che la scienza si pronunci su quello che ci sta più a cuore e ci dica, ad esempio, cosa è bene e cosa è male». Gli scientisti sono uomini che, come tutti gli altri, sono bisognosi di un senso, di un significato del vivere, e, dal 1800 in poi, hanno riposto la speranza segreta nelle scienze naturali.

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L’oppressione ateo-comunista non ha ancora liberato la Russia

La vecchia impostazione ideologica sovietica è ben lungi dall’aver abbandonato il cuore degli amministratori pubblici, così che questi difendono a spada tratta come ultimo baluardo la cosiddetta «laicità dello Stato», intesa molto spesso come il più banale ateismo.

Queste le parole in un’intensa conferenza svoltasi all’Università Cattolica di Milano venerdì 14 maggio. L’oratore è padre Georgij Orechanov, vice rettore dell’Università ortodossa di Mosca, che è stato invitato a parlare della sfida educativa oggi in Russia, un paese che sta reimparando a educare uomini liberi dopo la dittatura del comunismo ateo-comunista. Il contesto russo, infatti, è gravato al tempo stesso dagli effetti della globalizzazione e dai pesanti lasciti del totalitarismo, soprattutto come mentalità statalista e assenza di supporti legislativi. Le rigidezze della vecchia impostazione ideologica, sempre centralistica, rendono ancora oggi difficilissimo avere libertà nei piani di studio. Ha recensito l’incontro Il Sussidiario, domandandosi: se c’è libertà perché la teologia deve ancora lottare contro l’ateismo di stato?.

Ateismo di Stato e persecuzioni in URSS. La separazione tra Stato e Chiesa venne decisa in URSS il 23 gennaio 1918, lo Stato divenne ufficialmente ateo e di conseguenza coloro i quali non svolgevano lavori socialmente utili (ecclesiastici, privati ecc…) venivano esclusi dal voto e non pagati. Venne introdotta l’obbligatorietà del matrimonio civile, vennero distrutte le chiese che occupavano suolo pubblico e lasciate solo quelle che sorgevano in desolate campagne, vennero abolite tutte le feste religiose come il Natale e i monasteri vennero convertiti a campi di prigionia, di cui il più famoso è il monastero di Solovetz, divenuto il campo Solovki. L’ateo Stalin, festeggiato ancora oggi dai comunisti atei russi, completò il processo di laicizzazione dello Stato: professare la religione (ovvero fare processioni, credere ai miracoli etc…) era punito con la prigione, con la deportazione nei gulag (nel caso di reiterazione) o con la fucilazione se nei gulag il prigioniero opponeva resistenza. L’attacco alla religione fu realizzato anche da un punto di vista scientifico: fu fatta leva sulla storicità oscurantista ed oppositrice della ricerca scientifica della Chiesa: in particolare fu preso di mira il racconto letterale della creazione, nel libro della Genesi, deriso dai testi che supportavano la teoria evoluzionista di Darwin. Si spinse sull’ignoranza anti-scientifica della Chiesa, opposta all’ateismo scientifico e progressista dello stato sovietico. La situazione perdurò fino al 1990, ovvero fino a quando Gorbačëv permise la libera propaganda religiosa.

Ripresa religiosa e la confutazione delle tesi di Richard Dawkins. Il cristianesimo non fu più insegnato e tramandato per anni. Ma in seguito alla caduta dell’Unione Sovietica si verificò una crescita nel numero di fedeli. Una gran percentuale dei Russi oggi si descrivono come credenti e membri della Chiesa (erano un gruppo molto ristretto negli anni del governo sovietico). Sembra che per molte persone la fede sia diventata un motivo di identificazione personale, di preparazione al battesimo dei figli, di celebrazione di matrimoni e funerali. Tutto questo scredita la tesi principale di Richard Dawkins, secondo il quale se si smettesse di insegnare il cristianesimo alle nuove generazioni, esso non potrebbe più comportarsi come un virus infettivo della mente e sarebbe destinato a morire. Ma come mai allora tutto ciò non è accaduto in Russia?

Come mai la scomparsa del “virus” cristiano ha causato le più feroci stragi di uomini, donne e bambini? Come mai, dopo anni di solo insegnamento ateo e laicista, l’84% dei Russi si dichiara oggi credente, di cui il 75% cristiano ortodosso?

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Craig Venter e la vita artificiale: gli scienziati ridimensionano i fatti

Dopo l’annuncio in questi giorni della creazione di una cellula artificiale da parte del genetista Craig Venter, l’Economist inglese ha ideologicamente dichiarato: «Finora, creare vita è stata considerata prerogativa delle divinità ed è esistita la convinzione che la biologia non è una somma di atomi che si muovono e reagiscono tra loro ma è qualcosa di alimentato da un’essenza vitale. Per questo, può essere uno shock che ora comuni mortali hanno prodotto vita artificiale». I materialisti hanno abboccato e stanno diffondendo la notizia con grande entusiasmo.

Tuttavia, come facevamo notare in Ultimissima 24/5/10, sempre più scienziati hanno ridimensionato la scoperta, anzi, in molto non parlano nemmeno più di “scoperta”, come ad esempio David Baltimore, Nobel per la Medicina e luminare di genetica al Caltech della California.

Il noto biologo e genetista Giuseppe Sermonti, famoso a livello internazionale, già presidente della Associazione Genetica Italiana, primo scopritore della ricombinazione genetica in alcuni batteri produttori di sostanze antibiotiche e fondatore de “La rivista di biologia”, ha anch’egli preso posizione in merito alla presunta “vita artificiale”: «l’equazione tra cellula e Dna è completamente falsa. Venter è riuscito a riprodurre il materiale genetico di un batterio, ma non tutto quello che ci sta intorno, che poi è la parte più complessa e difficile da realizzare. Presentare un piccolo passo come una conquista di qualcosa che per noi rimane ancora molto lontano, è un falso e una millanteria”. Si ricollega quindi a quello già espresso da molti suoi colleghi, tra i quali Giorgio Dieci e Paolo Tortora. Continua il genetista: “quella realizzata non è una cellula del tutto artificiale, ma solo per quanto riguarda il materiale genetico. Il citoplasma, che è fondamentale in una cellula, è stato del tutto trascurato, in quanto ci si è limitati a utilizzarne uno preesistente. Venter è un esperto di grande valore, ma stranamente ha dichiarato che i suoi risultati sono interessanti solo dal punto di vista teorico, mentre non hanno valore sul piano pratico». L’importante scienziato ha concluso: «Il citoplasma è la parte più difficile da riprodurre perché farlo è una prerogativa del mistero. Noi scienziati non riusciamo a comprendere come certe cose siano state realizzate, quale sia l’origine della vita e della cellula. Rimane ancora un fondo di mistero, eterno, permanente. Qualcosa che si vorrebbe continuamente ignorare, perché l’uomo vuole sentirsi Dio al punto da originare la vita».

Anche Roberto Colombo, docente di neurobiologie e genetica all’Università Cattolica e membro del Comitato nazionale per la bioetica, ha preso posizione: «Siamo di fronte a un nuovo paradigma della biologia, che non si limita a conoscere o a sfruttare la natura, ma che passa alla logica della manipolazione totale per essere padrona di una vita costruita dall’uomo in modo artificiale». Apprezza il lavoro dell’equipe di Venter e parlando degli ipotetici scenari futuri afferma: «Ma è lontano il pensare di agire su una cellula eucariote (come quella dell’uomo, degli animali o dei vegetali), ben più complessa di quella di un batterio (cellula procariote)”. Conclude dicendo: “Il paradigma culturale si orienta verso una manipolazione totale, obiettivo della biologia sintetica. Si producono organismi viventi inediti, utilizzando patrimoni informazionali costruiti al computer, dando il via a forme di vita prima non esistenti. È un paradigma nuovo, un po’ inquietante. Quanto al significato che tutto questo ha per la comprensione del «fenomeno vita», è già noto da tempo che i processi biologici sono regolati dal Dna. Affermare invece che non esiste nulla oltre la chimica e la biologia, mi pare una affermazione presuntuosa e non scientifica».

Il Consiglio Nazionale per le Ricerche (Cnr) ha dichiarato, attraverso il biotecnologo Roberto Defez: «la vita artificiale non può esistere. Quella di Craig Venter è solo una grande dimostrazione scientifica che però non può avere nessun tipo di futuro nel mondo reale. Quell’organismo non può vivere se non in laboratorio. È soltanto un oggetto virtuale». Intervistato da Il Messaggero, Defez ha praticamente smontato la notizia: «non basta il dna da solo per determinare la vita in un organismo per quanto piccolo questo possa essere. Non sarebbe mai in grado di sopravvivere in un ambiente naturale e quindi è del tutto inutilizzabile. Mi pare che Venter susciti non solo in me, ma anche in tanti altri colleghi delle perplessità. Poi non riesco a vedere nessun tipo di applicazione reale da questo tipo di ricerche, non penso neanche che questa sia la strada più veloce per arrivare a realizzare dei batteri che possano essere utili per l’ambiente o per la ricerca in medicina».

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Gli scienziati: «vita artificiale? E’ soltanto una manipolazione costosissima»

Pochi giorni fa è stata data la notizia della costruzione in laboratorio della prima cellula artificiale, controllata da un Dna sintetico. Il risultato, pubblicato su Science, è stato ottenuto negli Stati Uniti dal genetista Craig Venter.

L’annuncio ha fatto il giro del mondo e l’enfasi con cui la notizia è rimbalzata sulle prime pagine di tutti i giornali si accompagna ad evocazioni di immagini bibliche: «assaggiare il frutto dell’albero della vita», o «l’uomo ha creato la vita», o «progettare una biologia che faccia quel che vogliamo noi». Sopratutto le frange ateo-estremiste ne stanno dando ampio risalto: «la creazione della vita non è più un’esclusiva di Dio».

La cultura materialista gioisce perché finalmente crede che si sia dimostrato che la vita è tutt’altro che sacra e unica, ma, come da loro desiderato, è banale e facilmente manipolabile, tanto che la si può riprodurre in laboratorio. Lo stesso Venter, esaltato dalla scoperta ha detto: «Siamo all’alba di una nuova era nella quale la vita viene creata a beneficio dell’umanità» e il settimanale Economist ha annunciato: «Finora, creare vita è stata considerata prerogativa delle divinità ed è esistita la convinzione che la biologia non è una somma di atomi che si muovono e reagiscono tra loro ma “è qualcosa di alimentato da un’essenza vitale. Per questo, “può essere uno shock” che ora “comuni mortali hanno prodotto vita artificiale».

Oltre ad aver ribadito che nulla è stato costruito dal nulla in questo esperimento (come è accaduto invece durante la storia dell’Universo), David Baltimore, Nobel per la Medicina e luminare di genetica al Caltech della California, ha subito rimproverato per primo lo stesso Venter per «sopravvalutare l’importanza della scoperta, perché non si tratta di un evento epocale nè della creazione della vita, ma solo di una sua mimica, ottenuta con un tour de force che ha messo assieme un pezzo di Dna». Con il passare dei giorni sempre più scienziati si sono accodati alla sua posizione facendo ridimensionare l’eco della notizia. Si sta quasi arrivando a parlare di bufala mediatica.

Il biochimico dell’Università di Parma, Giorgio Dieci ha spiegato a Il Sussidiario: «Ci vuol altro per inneggiare alla vita artificiale: si può solo parlare di “genomica artificiale”, nel senso che è stato risintetizzato chimicamente un intero genoma. Una costruzione, altamente dispendiosa in termini economici e di tempo, ma che viene già fatta da tempo da aziende specializzate nel settore della produzione di geni artificiali, è nuova solo la scala (miliardaria) dell’operazione. Si tratta solo di una applicazione su vastissima scala di ciò che già avviene in tantissimi laboratori al mondo grazie alla tecnologia creata da Frederick Sanger diversi anni fa. L’enfasi con la quale la notizia è stata diffusa, almeno inizialmente, può facilmente indurre nell’errore di pensare che la cellula creata da Venter sia totalmente artificiale, invece la cellula ricevente non è stata progettata in laboratorio, ma era una preesistente cellula naturale. Si è così creata un’immagine meccanicistica, che vede Venter mettere insieme pezzo per pezzo i componenti della cellula sino ad ottenerne una uguale identica a quelle “naturali”. Quella usata dagli uomini di Venter è una cellula fatta e finita, non costruita da loro, a cui hanno fatto un trapianto totale di DNA».

Il biochimico dell’Università Bicocca di Milano, Paolo Tortora ha invece dichiarato:  «Ci vuol altro per parlare di creazione e per consacrare il lavoro di Venter come spartiacque nella definizione del concetto di vita. Non siamo di fronte a una pietra miliare della storia della biologia: scoperte di molto minore risonanza mediatica l’hanno cambiata molto più profondamente. Tutte le componenti della cellula interagiscono tra di loro in modo estremamente sottile e sofisticato. A tutt’oggi noi comprendiamo ben poco di tale rete di interazioni, che è in ultima analisi uno degli aspetti essenziali della vita, anche nelle forme più elementari. Non basterebbe quindi sintetizzare tutte le componenti chimiche citate per produrre una cellula, ma bisognerebbe assemblarle in modo tale che potessero interagire nel modo appropriato. E così, di pari passo che le nostre conoscenze sui sistemi biologici progrediscono, è come se l’aspetto essenziale del fenomeno vita arretrasse di pari passo, restando a tutt’oggi inafferrabile. Qui, a rigore, non si dovrebbe neppure scomodare l’espressione “scoperta scientifica”: si è trattato del successo di un poderoso progetto tecnoscientifico, raggiunto dalla Synthetic Genomics grazie all’impiego massiccio di potenti computer e strumentazione di elevate prestazioni. La performance di Venter pone dunque le basi per un potenziamento sempre più grande di applicazioni biotecnologiche esistenti e già in atto in molti laboratori».

La docente di chimica dell’Università di Perugia e membro del Comitato nazionale di bioetica, Assuntina Morresi ha affermato su Avvenire: «Non è una sfida a Dio l’ultimo risultato ottenuto da Craig Venter e dalla sua équipe, ma una sofisticata operazione tecnologica, un “copia, incolla e metti la firma”. Non è una creazione dal nulla e parlare di «creazione di una nuova vita artificiale» è quanto meno ambiguo, visto che il cromosoma è copiato da quello naturale, e che anche la cellula che ha ospitato il Dna è naturale. Il gruppo di Venter ha composto con grande abilità un enorme puzzle, utilizzando i pezzi già messi a disposizione dalla natura, per realizzare un disegno pressoché identico a quello già tracciato naturalmente. Nell’articolo scientifico pubblicato è evidente la profonda capacità manipolatoria raggiunta dagli scienziati, che li fa parlare addirittura di “design” di cromosomi sintetici. Anche la docente sottolinea rileva la capacità imprenditoriale di Craig Venter: “sono già stati annunciati per i prossimi giorni documentari in anteprima mondiale su questo studio, a dimostrazione dell’accuratissima preparazione mediatica del lancio della notizia, organizzata su scala planetaria. Una sapiente e spregiudicata strategia di marketing industriale per un mercato enorme come quello che gira intorno alle biotecnologie, nel quale troppo spesso ad annunci trionfali non seguono i risultati promessi”. La Morresi conclude dicendo: “che la sfida della conoscenza debba sempre essere presentata come mettersi in arrogante gara con Dio, non rende ragione alla scienza stessa. Il mestiere dello scienziato è quello di cercare di comprendere sempre più a fondo la struttura intima della materia e della vita, ed è frutto di intelligenza – quella stessa che ieri il cardinal Bagnasco ci ha ricordato essere «dono di Dio» – , curiosità e, soprattutto, di umiltà. Un mistero che svelandosi si mostra infinito».

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