Le mie laiche ragioni contro il suicidio assistito
- Ultimissime
- 02 Giu 2025
L’intellettuale Alain Minc, ateo, contro il suicidio assistito. E’ intervenuto nell’attuale dibattito in Francia sulla legalizzazione dell’aiuto a morire proposto dal presidente Marcon e ha spiegato le sue ragioni contrarie. Non serve essere credenti per condividerle.
Attenzione a non ridurre il dibattito sui temi etici a una sfida credenti vs non credenti.
E’ pieno di credenti ingenuamente favorevoli verso qualunque falso mito del progresso, così come tanti non credenti sono schierati con le ragioni pro-life.
E’ il caso recente di Alain Minc, noto intellettuale laico e imprenditore francese, autore di vari saggi di filosofia politica come “La mia vita con Marx” (Gallimard 2021).
Francia, un intellettuale ateo contro il suicidio assistito
Minc è intervenuto a sorpresa nel dibattito in Francia sul progetto di legge che legalizza “l’aiuto a morire” e che sarà votato in questi giorni.
Da ateo si è opposto al suicidio assistito in un’intervista per “Le Figaro Magazine”, sottolineando che tale misura rappresenta una “rottura antropologica”.
Non si tratta solo di una questione di libertà individuale, dice, ma implicherebbe una trasformazione profonda della società e dei suoi valori fondamentali.
Pur presentata come un atto di compassione, porta a conseguenze drammatiche. Egli teme, ad esempio, che la legalizzazione del suicidio assistito possa creare pressioni sociali sugli individui più vulnerabili, spingendoli a considerare l’eutanasia non per una scelta autentica, ma per non essere un peso per la famiglia o la società.
Alain Minc: da diritto a morire a dovere di morire
«Sono convinto che il “diritto a morire” che alcuni deputati vogliono approvare», ha detto Alain Minc, «diventerà presto per la maggioranza un “dovere di morire”. Ci saranno persone che penseranno di fare un favore ai propri cari chiedendo che ne venga accelerata la morte. Il pericolo è reale».
Inoltre, aggiunge l’intellettuale francese, una simile legge aprirà certamente il vaso di Pandora, ovvero si verificherà «un progressivo ampliamento delle posizioni, sempre più permissività. Per i medici questa diventerà una licenza di uccidere. Il dibattito parlamentare dimostra che gli ostacoli sono caduti quasi uno dopo l’altro».
Alcuni dei temi toccati da Alain Minc rientrano nel nostro dossier sulle 10 grandi ragioni laiche contro il suicidio assistito.
“Non mi sono convertito, vado oltre a cattolici/atei”
A questo punto l’intervistatore di “Le Figaro” domanda stupito a Minc, notoriamente ateo, se si è per caso convertito visto che le sue parole coincidono con quelle dei Les Veilleurs, il grande movimento popolare che sta radunando migliaia di persone contro il disegno di legge.
«Assolutamente no», risponde, è una questione che «va ben oltre la divisione tra conservatori/progressisti o cattolici/atei. Si può essere contrari alla legge sul “suicidio assistito” per ragioni che non hanno nulla a che vedere con l’etica religiosa, come nel mio caso».
A suo dire, infine, la Massoneria è «un attore dichiarato in questa lotta, esplicitamente al timone».
Il lapsus della ministra: “Vittime” al posto di “pazienti”
A proposito del dibattito sul suicidio assistito in corso in Francia, è suggestivo il lapsus in cui è incappata l’attuale ministro del Lavoro, della Salute e della Solidarietà, Catherine Vautrin, durante il programma televisivo “Le Grand Jury”.
Ha erroneamente definito il “paziente” una “vittima“, correggendosi subito dopo ma rivelando potenziali pensieri inconsci.
C. Vautrin: «Stiamo lavorando sui punti importanti (della legge sull’eutanasia). Il più importante è il consenso della vittima».
Giornalista: «Vittima?»
C. Vautrin: «Oh, il paziente! Il paziente, ovviamente!»
Qui sotto il video (pubblicato sul nostro canale YouTube)
4 commenti a Le mie laiche ragioni contro il suicidio assistito
Vivo in Francia e ho lavorato 6 anni in un ospedale. Gli omicidi (non suicidi assistiti ma veri e propri omicidi) si commettevano già : quandonsi riteneva che un paziente non avesse più voglia di vivere lo si attaccava a una macchina che automaticamente alternava dosi di morfina e midazolam, il veleno usato per le iniezioni letali. La persona non era più alimentata e gli si metteva uno spruzzino davanti alla bocca che “idratava” la bocca del paziente perché non si seccasse troppo. Dopo un pò la persona moriva, ma tanto gli studi scientifici dicono che a quel punto non sentono più lo stimolo né della fame né della sete e che in quello stato gli si accorcia la vita di pochi giorni. Quindi tutti con la coscienza a posto. Se già questa cosa era orribile, non oso immaginare cosa succederà adesso…
Da medico, anche se ho sempre lavorato in Emergenza, ho potuto raccogliere in prima persona testimonianze – da familiari e operatori sanitari – che confermano quanto accennato nell’articolo: pratiche di eutanasia o suicidio assistito avvengono già, sotto traccia, anche in assenza di un quadro legale esplicito. È una realtà sommersa, ma reale, che conferma la deriva culturale in atto.
In questo contesto, trovo particolarmente lucide le riflessioni del bioeticista statunitense Leon Kass, che ho avuto modo di studiare nel mio lavoro di tesi per il master in bioetica. Secondo Kass, che conferma quasi parola per parola la diagnosi di Minc, introdurre il suicidio assistito mina in profondità il senso stesso della medicina: il medico non è più il custode della vita, ma rischia di diventare, anche solo passivamente, agente della sua soppressione. Questo corrompe la fiducia nel rapporto medico-paziente e spinge la società a considerare la fragilità non più come realtà da accompagnare, ma come un peso da eliminare.
Per questo, pur trovandomi in condizioni di ristrettezze economiche e senza prospettive di carriera, ho rinunciato a un incarico a tempo indeterminato e ben retribuito in ambito dirigenziale, per poter rispondere a questa crisi con gli unici mezzi che sento davvero efficaci: la preghiera, il digiuno e il lavoro culturale. Non parlo per ideologia, ma da uomo che ha sofferto il dramma della medicina chiamata a “dare la morte”, con i vari “presidi” chirurgici e farmacologici. Mi conforta più di ogni altra cosa quello che diceva una splendida figura di testimone, la serva di Dio, Santina Campana (1929-1950): “la sofferenza passa, non l’aver sofferto”.
Ringrazio sinceramente chi cura questo sito per avermi dato la possibilità di condividere una testimonianza che nasce non da una teoria, ma da una vita. Affido ogni parola, ogni seme gettato, al Cuore Immacolato di Maria, e al suo castissimo sposo, san Giuseppe, perché illumini le menti, rafforzi le coscienze e custodisca ogni vita fragile.
Anche nel Regno Unito – non certo un Paese molto religioso – varie associazioni nazionali di medici e nurses si sono dimostrate ripetutamente contrarie all’adozione del suicidio legalizzato. In fondo, per la ragione chiarita da Minc: molte persone deboli si sentirebbero spinte a “farsi da parte”. “This law [prohibiting euthanasia] is there for a reason.” – Cosi’ hanno dichiarato portavoce, con molta chiarezza.
Purtroppo non e’ detto che in Parlamento non si riesca a cambiare la legislazione.
È così! Anche se temo che la spinta ideologica su questo tema sia più forte di ogni ragione