La sensibilità ecologica? Nasce nel Medioevo (altro che secoli bui!)

Medioevo paesaggiUna delle ultime falsità creata durante l’epoca illuminista, e che ancora resiste con forza, è la denigrazione del Medioevo come un periodo “buio”. E’ il potere del luogo comune, delle fiction televisive, dei libri scandalistici a mantenere viva questa immagine che, tuttavia, non ha nulla a che vedere con la realtà.

In quest’epoca, infatti, nacque il metodo scientifico (sotto l’ala della Chiesa), sorsero i primi ospedali (sotto l’ala della Chiesa), vennero fondate le prime università volute o finanziate dai Papi, come Benedetto XIV fece con l’Università di Bologna, favorendo così il primo Istituto di Scienze e donando materiale scientifico di sua proprietà (G. Gandolfi, L’instituto delle Scienze di Bologna, CLUEB 2011, pp. 1-9), per la prima volta le donne poterono assumere posti di responsabilità («ad onta dei luoghi comuni sulle sue chiusure, il Medioevo apriva spazi di presenza femminile ai vertici più alti della gestione della cosa pubblica finanche internazionale, irradiantesi dalle corti e dai monasteri affidati per vicende ereditarie e nobiltà di lignaggio alle loro cure», ha spiegato Angelo Varni, ordinario di Storia contemporanea presso l’Università di Bologna).

Con il Medioevo sono nati la laicità e il liberalismo (consigliamo l’ottimo libro di L. Siedentop, docente di Oxford, “Inventing the Individual: The Origins of Western Liberalism”, qui recensito). Nel Medioevo è nata l’Europa, lo ha ben spiegato il noto semiologo Umberto Eco, curatore di quattordici volumi dedicati a «quest’epoca gloriosa», il cui risultato è «quella che chiamiamo oggi Europa, con le sue nazioni, le lingue che ancora parliamo, e le istituzioni che, sia pure attraverso cambiamenti e rivoluzioni, sono ancora le nostre». E’ opportuno quindi precisare, ha proseguito Eco, «che il Medioevo non è quello che il lettore comune pensa, che molti affrettati manuali scolastici gli hanno fatto credere, che cinema e televisione gli hanno presentato».

Un saggio storico pubblicato di recente da Riccardo Rao, docente presso l’Università di Bergamo (“I paesaggi dell’Italia medievale”, Carocci 2015) ha aggiunto un altro piccolo tassello a tutto questo. «Nel Basso Medioevo le popolazioni di montagna possono permettersi di dar vita a prime forme di cultura ecologista, volte a preservare alcune specie arboree messe a rischio dalle trasformazioni», ha spiegato Rao. «Il primo documento “verde” è del 1033, contenuto in un atto con il quale il vescovo di Modena concede in affitto terre boscate, mettendo per iscritto una clausola che prescrive ai contadini di adoprarsi affinché “le querce più grandi siano custodite e le più piccole lasciate crescere”. Una preoccupazione simile emerge da un documento del 1113 (ottantanni dopo il primo) con cui Matilde di Canossa ordina ai monaci di San Benedetto di Polirone, vicino al fiume Po, di “tagliare ogni anno non più di dodici esemplari tra roveri e cerri in un bosco poco distante dal monastero”». Certo, avverte l’autore, «tali disposizioni non rispondono a una sensibilità ecologica in senso moderno; non si può dire che esistesse una vera e propria consapevolezza ambientale. Si tratta piuttosto di una forma di ecologia volta alla salvaguardia di risorse paesaggistiche che hanno un ruolo centrale nel sistema economico locale». Una sensibilità che comunque tenderà a crescere. Le normative prodotte nel Duecento e nei primi decenni del Trecento, quando i coltivi raggiungono le superfici più ampie, «accordano una speciale protezione al bosco», proibendo o limitando fortemente l’abbattimento degli alberi e, come ha ben documentato Rinaldo Comba in “Metamorfosi di un paesaggio rurale” (Celid 1986), vietando esplicitamente i disboscamenti in alcune aree dei territori comunali.

Lo storico Paolo Mieli, che ha il merito di aver recensito il libro di Rao, ha commentato: «Dopodiché dalla fine del Medioevo e dall’inizio dell’età moderna verrà un’epoca di disboscamenti selvaggi, durerà seicento anni. Con qualche ripensamento (peraltro ancora insufficiente) verso la fine del millennio. Ma negli ultimi venticinque anni il tasso di deforestazione globale netto si è ridotto di oltre il 50% e sono aumentate le aree protette. Un dato di grande rilievo, dal momento che le foreste contribuiscono con circa 600 miliardi di dollari l’anno al Pil mondiale, offrendo lavoro a oltre cinquanta milioni di persone. Ma a noi piace pensare che il freno posto alla deforestazione senza freni sia dovuto, almeno in parte, a un recupero di sensibilità medievale».

La redazione

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

8 commenti a La sensibilità ecologica? Nasce nel Medioevo (altro che secoli bui!)

« nascondi i commenti

  1. Mercuriade ha detto

    Naturalmente avendo bene in chiaro la differenza culturale e il fatto che parlare di “ecologia” nel Medioevo sarebbe fuori luogo.
    http://ilpalazzodisichelgaita.wordpress.com/2012/02/27/le-foreste-nel-medioevo-tra-economia-ed-ecologia/

  2. wittgensteiniano ha detto

    Chi ha studiato un minimo di libri universitari odierni di Storia Medievale, sa che la definizione di “secolo buio” altro non è che un’ etichetta pregiudizievole degli umanisti e degli illuministi. Per questo consiglio vivamente la lettura di un libricino sul Medioevo che s’ intitola “Medioevo: istruzioni per l’ uso” di Francesco Senatore.

  3. Sebastiano ha detto

    “E’ opportuno quindi precisare, ha proseguito Eco, «che il Medioevo non è quello che il lettore comune pensa, che molti affrettati manuali scolastici gli hanno fatto credere, che cinema e televisione gli hanno presentato».”

    C’è qualcosa che non mi torna:
    Se questo Umberto Eco è lo stesso che ha scritto “Il nome della Rosa” (*) allora si riferisce in primis a se stesso, quale mistificatore.
    Se non è lo stesso, allora nell’articolo occorrerebbe precisarlo.
    Ma credo che sia lo stesso…..

    (*) su “il nome della Rosa”:

    « […] presentazione prima letteraria e poi cinematografica di un Medioevo falsificato ed elevato a “simbolo ideologico”; i temi della più trita polemica anticattolica di sempre, il cui scopo “positivo” si compendia nell’apologia della modernità come carattere specifico del mondo contemporaneo. »
    (Massimo Introvigne, Cristianità n. 15, febbraio 1987[19])

    « Mini-museo antireligioso posto dall’altra parte di una cortina di ferro sempre presente. »
    (Régine Pernoud, 30 Giorni, gennaio 1987)

    « […] un romanzo bello e falso come Il Nome della Rosa, che in materia di Medioevo esprime un’attendibilità storica inferiore ai fumetti di Asterix e Obelix. »
    (Mario Palmaro, La Bussola Quotidiana, settembre 2011)

    [da Wikipedia]

  4. gladio ha detto

    Ma cosa centra la foto del forte di Bard?

    • gladio ha detto in risposta a gladio

      …con il Medioevo intendo, l’ attuale costruzione risale all’800 ed è stata edificata durante la restaurazione sui ruderi della fortezza distrutta da Napoleone durante la seconda campagna d’ Italia

  5. Lorenz ha detto

    Innanzitutto ben ritrovati.

    Non avevano un senso ecologico in senso moderno credo perchè il sistema ecologico non era minacciato come lo è oggi. Nel medioevo non esistevano i detersivi, le plastiche, il nucleare, i tubi di scappamento, il disboscamento dell’Amazzonia, gli insetticidi etc.etc. e soprattutto le dimensioni di questi problemi oggi è globale. Per questo penso che non si sia sviluppato un pensiero ecologico come è inteso oggi dall’ecologia moderna.

« nascondi i commenti