La Chiesa paga l’ICI: chiarimenti sulla nuova leggenda nera

Nel 1992 lo Stato italiano (governo Amato) istituì l’ICI, Imposta Comunale sugli Immobili, legge che ingiustamente penalizzava la famiglia, quindi contraria, oltre che alla proprietà, al principio di sussidiarietà della dottrina sociale della Chiesa (nonché del distributismo), e atta unicamente a fare cassa. Essa venne in seguito ritenuta vitale dai comuni (chissà come facevano i comuni a sopravvivere prima dell’ICI) e abolita dall’ultimo governo Berlusconi nel 2008. La suddetta legge, con decreto legislativo n. 504/1992, prevedeva delle esenzioni: hanno riguardato tutti gli immobili utilizzati da un “ente non commerciale” e destinati “esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive”. Quindi tutte le opere senza fini di lucro: luoghi di culto, anche di altre religioni, associazioni laiche, onlus, patronati, realtà politiche (i partiti non hanno mai pagato l’imposta) e sindacali. Sulla scorta di ciò, il movimento politico dei cosiddetti Radicali (che spende più di 10 milioni di euro dello Stato l’anno per finanziare la propria radio) ha dato il via ad un’incalzante campagna denigratoria nei confronti della Chiesa cattolica sul fatto che l’ICI non verrebbe pagato. Cosa non vera, perché:

 

PREMESSA Innanzitutto la CEI e il Vaticano non sono la stessa cosa (sic!), dunque di tutti gli immobili presenti in Vaticano la Chiesa non deve pagare alcunché al governo italiano, ovviamente perché siti in uno Stato estero.

I – L’esenzione dall’imposta richiedeva la compresenza di due requisiti: quello soggettivo, dove rileva la natura del soggetto (cioè essere “ente non commerciale”) e quello oggettivo, dove rileva la destinazione dell’immobile (cioè utilizzarlo “esclusivamente” per le attività di rilevanza sociale ed in modo “non esclusivamente commerciale”). Non è vero, quindi che tutti gli immobili di proprietà della Chiesa cattolica sono esenti: lo sono solo quelli destinati alle attività sopra elencate. In tutti gli altri casi pagano regolarmente l’imposta. E’ il caso questo degli immobili destinati a: librerie, ristoranti, hotel, negozi, case ed appartamenti dati in affitto.

II – Nello specifico, per quanto riguarda la regolamentazione degli alberghi: esistono soluzioni abitative che rispondono a bisogni di carattere sociale, come per esempio i pensionati per studenti fuori sede oppure le case per ferie, le colonie e strutture simili. Entrambe le possibilità sono regolate, a livello di autorizzazioni amministrative, da norme che ne limitano l’accesso a determinate categorie di persone e che, spesso, richiedono la discontinuità nell’apertura.

 

DUNQUE Il problema non riguardava la legge, per quanto ambigua. Infatti, se si è verificato che qualche albergo, fosse anche a cinque stelle, è stato camuffato da casa per ferie, questo non vuol dire che sia ingiusta l’esenzione, ma che qualcuno ne ha usufruito senza averne diritto. Dunque, se il sacerdote responsabile risultasse evasore, sarebbe soltanto un evasore in più nel paese dell’evasione fiscale e, pertanto, andrebbe punito il truffaldino. Ad ogni buon conto, per questi casi i comuni dispongono dello strumento dell’accertamento, che consente loro di recuperare l’imposta evasa. Sembrerebbe un problema del passato, ma non lo è, perché il nuovo governo guidato da Mario Monti ha pensato di reintrodurre la tassa, chiamata però IMU – Imposta Municipale Unica –, quasi raddoppiandola e riportando così la polemica in piena attualità.  Rimane tuttavia senza alcun fondamento, così come è stato appena dimostrato. “Rendiamo pure a Cesare quel che è di Cesare, ma teniamo per Dio quel che di Cesare non è, ma è di Dio”. Per un interessante approfondimento su tutto questo si rimanda all’articolo realizzato da Antonio Socci.

Matteo Donadoni

90 commenti a La Chiesa paga l’ICI: chiarimenti sulla nuova leggenda nera

  • Pino ha detto:

    concordo con l’articolo di Socci che, ripeto, è una delle poche menti lucide del cattolicesimo italiano. Se dovessimo affidarci solo a personaggi come don Sciortino sostenitore con la sua rivista della sinistra politica per poi criticarla quando attacca la Chiesa, saremmo perduti.

      • Daphnos ha detto:

        Ma se semplicemente la pensasse diversamente?

        • Kosmo ha detto:

          diversamente a cosa?

          • Daphnos ha detto:

            Dico, magari la pensa diversamente da te (e anche da me), relativamente allo spettacolo di Castellucci. Forse ha creduto alle giustificazioni del regista…

            • Kosmo ha detto:

              Giustificazioni a dir poco risibili…
              Come anche l'”opera” Piss Christ?
              pubblicità a buon mercato, ecco cosa semplicemente è…
              E voglia di trasgredire parandosi il deretano.

              • Daphnos ha detto:

                Sono d’accordissimo con te su tutto, ma credo di aver altri motivi per far ribollire il sangue, piuttosto che stare a brontolare per una voce cattolica, per quanto importante, fuori dal coro in una sola occasione… intanto ringraziamo il Capo di avercelo donato, il buon Socci; ci metteremo d’accordo su altre questioni!

                • Kosmo ha detto:

                  Io invece credo che occorra sottolineare quando si prendano cantonate simili, indipendentemente da CHI lo dice, se è un nostro fratello di fede, o un ateo militante…
                  Altrimenti potremmo dire pure che i soldati che fustigarono Gesù in realtà stavano pregando e chiedendo a Dio di fargli vedere il Suo Volto…
                  http://www.samizdatonline.it/linkest.php?linkest=http://www.corrispondenzaromana.it/

                  • Daphnos ha detto:

                    Ho capito, ho capito… certo è che, se ci mettessimo a piangere ogni volta che un cattolico ha un’opinione diversa da quella maggiormente condivisa su questioni politiche e culturali, saremmo già morti disidratati da quel dì.

    • nicola ha detto:

      Il modo in cui l’introduzione dell’euro è stata gestita ha avvantaggiato alcune categorie ( diciamo, in generale, gli autonomi) e penalizzato fortemente altre ( in generaale, quelle a reddito fisso). Semplificando, in questi 10 anni le categorie avvantaggiate si sono arricchite, quelle penalizzate si sono impoverite. La diffusa evasione fiscale ha favorito ed accentuato il processo.
      In base alle norme e al buon senso chi guadagna di più dve pagare di più, almeno in proporzione. E’ avvenuto il contrario. Come porre romedio? Cercando di individuare e tassare adeguatamente l’accumulo di reddito avvenuto. Dal momento che la lotta all’evasione non sembra a breve possa acquistare la necessaria efficienza unica soluxione è di tassare l’accumulo VISIBILE (case, terrreni, macchine di lusso, ecc.). Come? Riportando i valori catastali degli immobili al reale valore di mercato e introducendo l’IMU o ICI che dir si voglia è una strada. Prima dell’ICI e della tassa sui rifiuti i comuni attingevano denaro quasi interamente dai trasferimenti statali. Con l’ICI si sono responsabilizzati nelle spese non sempre nel segno della sobrietà.
      La Chiesa Cattolica i cui religiosi non hanno certamente accumulato ricchezze anche e semplicemente per il fatto che fanno voto di povertà ed hanno VISIBILMENTE vita sobria non rientra fra coloro per i quali necessita una modifica del meccanismo fiscale.

      • Kosmo ha detto:

        Peccato che, nella tua mentalità comunista, non ti accorga che anche i tuoi tanto bistrattati “autonomi” (ma autonomi de che) siano aloro volta clienti di qualcun altro.

        “Riportando i valori catastali degli immobili al reale valore di mercato e introducendo l’IMU o ICI che dir si voglia è una strada. ”

        Quind, dopo aver pagato il costruttore, i materiali, l’IVA, la tassa di occupazione suolo pubblico, l’aria che respiriamo, la rimozione rifiuti, adesso devo pagare pure un’altra tassa sulla MIA casa, che IO ho pagato con i MIEI risparmi?
        Ma quanti ci devono mangiare, con la mia casa?
        Ma eliminare i milioni di parassiti (anche industriali) che si attaccano alle mammelle statali, no eh?

        • Kosmo ha detto:

          dimenticavo l’INVIM, il rogito e il parcheggio sotto lo studio del notaio!

        • nicola ha detto:

          I parassiti sono stati ‘costruiti’ per comprare consenso, particolarmente in alcune zone d’Italia. Anche mediante le industrie di stato, FS, Alitalia, Italsider, Alfasud,ecc. che son fallite proprio perchè reggevano su questa base.
          Per quanto riguarda le tasse, fissatoil principio che devono essere pagate almeno in propor<ione del reddito e preso atto dell'inefficienza delle indaagini fiscali ( evasione capillare e diffusa) bisogna ricorrere ad un criterio meno incerto, affidabile. Ora se qualcuno vanta una proprietà di un milione di euro in immobili o in altro e non ha ereditato questa proprietà significa che ha guadagnato tanto da poter risparmiare almeno un milione di euro. Ha pagato le tasse negli anni in proporzione? Col lavoro ordinario e onesto non si riesce a mettere da aprte 100 mila euro in 10 anni.
          Per arrivare a 1 milione ce ne vogliono 100 di anni.
          Ergo
          Poi sulla storia che a tutti i costi vuoi appiccicarmi l'etichetta di 'comunista' ssei fuori bersaglio, cerco solo di ragionare con la mia testa sugli avvenimenti, anche fuori dal coro, QUALSIASI CORO. Al contrario, a quanto sembra, di te.

  • davide ha detto:

    Potreste essere tanto gentili di pubblicare un censimento delle proprietà ecclesiasti
    che, con i relativi bollettini ici?

    • Raffa ha detto:

      Non serve, sono sufficienti i controlli della finanza. Se dovessero esserci irregolarità andrebbero punite.

      • J.B. ha detto:

        Vai nella sede di qualunque diocesi o parrocchia, fatti dire dove sta il contabile, e parla con lui.

  • Luigi Pavone ha detto:

    Non c’è nessuna ambiguità nel testo del decreto legislativo n.504/1992, il quale, oggettivamente valutato, non esclude che un ente commerciale sia esente da Ici, a patto che sia anche finalizzato all’esercizio del culto. Dal momento che si ritiene unanimemente giusto per un ente commerciale pagare l’Ici, e poiché quel decreto prevede la possibilità per un ente commerciale di non pagare l’Ici, quel decreto è parzialmente ingiusto.

    I radicali hanno proposto il seguente emendamento al fine di escludere totalmente gli enti commerciali dall’esenzione Ici:

    «L’esercizio a qualsiasi titolo di una attività commerciale, anche nel caso in cui abbia carattere accessorio rispetto alle finalità istituzionali dei soggetti e non sia rivolta a fini di lucro, comporta la decadenza immediata dal beneficio dell’esenzione dall’imposta».

    L’emendamento esclude dall’esenzione tutti gli enti commerciali e a me sembra cosa giusta.

    • DSaeba ha detto:

      Sarebbe sacrosanto, ma non so quanto cambierebbe la situazione.

      Comunque è già un pò che non sento i radicali pontificare. Il motivo è molto semplice: dopo che si è scoperto che l’albergo/monastero di Milano che avevano accusato falsamente pagava l’ici hanno pensato bene di defilarsi e di ributtarsi a pesce sulla questione carceri, sicuramente più adatta a loro.

      • Luigi Pavone ha detto:

        Se i radicali hanno accusato ingiustamente quel monastero ne pagheranno il fio in termini di credibilità, e in sede penale se il monastero deciderà di muovere querela. Ciò non toglie che il loro emendamento a me pare giuridicamente molto pulito, e condivisibile. La mia personale opinione è che anche le sedi radicali, e di qualunque altro partito, dovrebbero pagare l’Ici. Ma qui entriamo in un ordine di considerazione diverso, su cui è difficile trovare unanimità, mentre c’è unanimità nel giudicare ingiusto che un ente commerciale sia esente da Ici. L’emendamento radicale toglie questa ingiustizia.

        • Qumran ha detto:

          Ma che un ente commerciale debba pagare l’Ici è già presente nella legge attuale, i radicali non dicono nulla di nuovo se è come dici tu.

        • Pino ha detto:

          non capisco perchè i radicali non si occupino invece della gigantesca evasione fiscale “legalizzata” delle Coop Rosse, chissà come mai nessuno ne parla, neppure Monti che ha scatenato la caccia all’untore contro l’evasore ed è sensibilissimo, a parole, alle regole della libera concorrenza. Le Coop Rosse, grazie a leggi “ad personam” dell’inizio degli anni ’70 non pagano di fatto tasse creando inoltre turbativa alla libera concorrenza, perchè i concorrenti le tasse invece le pagano. Poichè il fatturato delle Coop Rosse è pari a quello della Sony, magari facendo pagare loro le tasse, eviteremmo la reintroduzione dell’ICI o dell’IVA, o l’aumento delle accise sulla benzina.

    • Mattia Palmieri ha detto:

      Io sono d’accordo in linea teorica. Se un edificio svolge attività commerciale è giusto che paghi l’ICI e questo la chiesa lo fa, pena una giusta multa.

      Esistono però edifici in cui si svolge anche attività sociale, dunque di fatto esenti da Ici. Bisogna regolamentare queste eccezioni e usare buon senso. Se c’è una cappella in un hotel, l’edifico rimane un ente commerciale. Se c’è un bar all’interno di un ricovero per disabili o anziani, l’edificio continua a comportarsi come esente da Ici.

      Dire “bianco e nero” serve a poco nella pratica.

      • Daphnos ha detto:

        Fin troppo vero.

        Ma come fare a suggerire l’uso del buon senso a una folla di scalmanati?

  • davide ha detto:

    Non siete abbastanza aggiornati, se in un albergo o ristorante si trasforma uno stan
    zino in cappella, non solo si evita l’ICI, ma si dimezza anche l’imposta sul reddito
    Se la legge non è chiara e categorica, si crea una infinita possibitè di interpreta
    zioni, con altrettante controversie.

    • Kosmo ha detto:

      sono solo sciocchezze quelle che dici.
      Peraltro trite e ritrite, come la fandonia della cappella nell’albergo che ne garantisce l’esenzione.

    • Leonardo ha detto:

      Davide, taci. Fallo per te stesso, almeno.

      http://www.avvenire.it/Dossier/chiesaeici/cosadicelegge/Pagine/Maqualezonagrigia.aspx

      “Non è vero che basta inserire un’attività non commerciale in un immobile in cui si svolgono attività che non godono del regime di favore per sottrarre all’imposizione tutto l’immobile (il caso di solito citato è quello di un luogo di culto, che sarebbe esente, all’interno di un albergo, che invece non è esente); la legge infatti richiede che ciascuna unità immobiliare sia utilizzata per intero per l’attività agevolata, altrimenti tutto l’immobile perde l’esenzione, compreso il luogo di culto.”

      Poi oh, forse non sarò abbastanza aggiornato…

  • Domenicotis ha detto:

    E poi dove sono i miliardi di evasione fiscale imputati alla Chiesa?
    Guardate un po’ qui
    http://rassegnastampa.mef.gov.it/mefeconomica/PDF/2012/2012-01-03/2012010320567104.pdf

  • Luigi Pavone ha detto:

    Altro è dire che la legge attuale è ingiusta, in quanto prevede che alcuni enti commerciali, quelli finalizzati anche all’esercizio del culto, non paghino l’Ici, altro è dire che la chiesa cattolica evade. Sono molto persuaso, fino a prova contraria, che la chiesa cattolica non evade le tasse, ma sono allo stesso tempo persuaso che una legge fiscale più giusta di quella attuale dovrebbe prevedere che ogni ente commerciale pachi l’Ici, senza clausole aggiuntive in qualche modo limitanti. L’emendamento radicale che è sopra citato va in questa direzione.

  • davide ha detto:

    Kosmo, sei svelto a dire sciocchezze, leggiti bene la legge ed assicurati di averla
    capita, poi dimmi dove sono catalogate le proprietà ecclesiastiche: le case ad uso
    privato ed i locali ad uso commerciale, non le chiese.
    Lo sai che pochi parroci scrupolosi pagano l’ici sulla canonica?

  • davide ha detto:

    La legge parla di “luoghi di culto” ma non di loro pertinenze, contento?

    • Luigi Pavone ha detto:

      Ma a quale legge ti riferisci esattamente?

    • Luca ha detto:

      Davide, se fossi informato, ma è chiaro che non lo sei, sapresti che c’è una circolare del ministero delle finanze n°2 del 26 gennario 2009:
      http://www.finanze.gov.it/export/download/altri2/circolare_n2DF.pdf

      (leggi a fine pagina 4: “Occorre, inoltre, verificare che ogni immobile sia utilizzato totalmente per lo svolgimento delle particolari attività richiamate dalla norma di esenzione. Ciò comporta che L’ESENZIONE NON PUO’ ESSERE RICONOSCIUTA NEI CASI IN CUI L’IMMOBILE SIA DESTINATO, OLTRE CHE AD UNA DELLE ATTIVITA’ AGEVOLATE, ANCHE AD ALTRI USI (Cfr. fra tutte: Corte di Cassazione sentenze n. 5747 del 16 marzo 2005 e n. 10092 del 13 maggio 2005)”)

      Spero sia chiaro (anche perchè più chiaro di così………). Ciao

      • Luca ha detto:

        In parole povere, per spiegarla facile, se c’è una cappellina all’interno di una strutura ad uso commerciale, la struttura NON E’ ESENTATA DAL PAGARE L’ICI.
        Ariciao

  • Luigi Pavone ha detto:

    Allora, i sostenitori dell’attuale regime fiscale non dovrebbero riferirsi al testo del decreto n.504/1992 prescindendo dalle attuali indicazioni di interpretazione. Attenzione! Se voi prendete il testo del 1992, all’art. cadono nella esenzione Ici “i fabbricati destinati esclusivamente all’esercizio del culto”.

    Ma il decreto n. 223/4 luglio 2006 all’art. 39 prescrive che «L’esenzione disposta dall’articolo 7, comma 1, lettera i), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, si intende applicabile alle attività indicate nella medesima lettera che NON ABBIANO ESCLUSIVAMENTE NATURA COMMERCIALE».

    • Riccardo ha detto:

      “Ma il decreto n. 223/4 luglio 2006 all’art. 39 prescrive che «L’esenzione disposta dall’articolo 7, comma 1, lettera i), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, si intende applicabile alle attività indicate nella medesima lettera che NON ABBIANO ESCLUSIVAMENTE NATURA COMMERCIALE».

      E allora? Questo prova che la legge è corretta e la Chiesa non gode di nessuna esenzione ingiustificata ai sensi di legge!

  • Riccardo ha detto:

    Dal punto di vista tecnico, le attività sono considerate commerciali non quando producono utili, ma quando sono organizzate e rese a fronte di un corrispettivo, cioè con il pagamento di una retta o in regime di convenzione con l’ente pubblico: è evidente che alcune delle attività elencate dalla legge (si pensi a quelle sanitarie o didattiche) di fatto non possono essere che “commerciali” in questo senso;
    “commerciale” non vuol dire “con fine di lucro”: per la legge, infatti, è “commerciale” anche l’attività nella quale vengono chieste rette tanto contenute da non coprire neanche i costi: in pratica, l’esenzione perde ogni senso se interpretata così come la interpreti tu.

  • Luigi Pavone ha detto:

    Se il punto è che la chiesa cattolica evade le tasse, ti dico subito che la chiesa cattolica non evade le tasse ai sensi della legge, fino a prova contraria (naturalmente). La questione, però, è se l’attuale legge (quella citata nell’articolo, il decreto legislativo n. 504/1992), presa però insieme ai decreti relativi a come applicare l’articolo 7 di quel decreto (cioè decreto n. 223/4 luglio 2006, art. 39), sia una buona legge fiscale. Tale legge, a mio parere, è una cattiva legge fiscale, perché esclude dal pagamento Ici alcuni enti commerciali, esattamente quelli che sono anche finalizzati al culto e alla religione. Sembrerebbe invece piuttosto giusto che OGNI ente commerciale fosse sottoposto a Ici.

    Quale che sia l’interpretazione che si voglia dare di “ente commerciale”, la legge prevede una diversificazione di trattamento fiscale non tra gli enti commerciali finalizzati al lucro, da una parte, e gli enti commerciali non finalizzati a lucro, dall’altra, bensì tra enti esclusivamente commerciali ed enti non esclusivamente commerciali (indipendentemente dal fatto di essere o meno finalizzati al lucro), laddove, nel contesto dell’art. 7 del decreto, per enti non esclusivamente commerciali si intendono gli enti che sono anche finalizzati al culto e alla religione.

    • Leonardo ha detto:

      l’esenzione è prevista per: gli immobili utilizzati dagli enti non commerciali e destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative, sportive e di culto.

      Più chiaro di così.

  • davide ha detto:

    Quando è agevolata da leggi o circolari ambigue che facilitano le interprtazioni di
    comodo, non si chiama più “evasione” ma semplicemene “elusione”. Faccio presente che
    “Santa Madre Chiesa” ha il più grande patrimonio immobiliare d’Europa ed uno dei mag
    giori patrimoni mobiliari.

    • Fabio Moraldi ha detto:

      Uno Stato estero fa quello che vuole con il suo patrimonio, così come lo fa l’Italia. Altro?

      • Andrea ha detto:

        E’ corretto ma credo che la tua affermazione sia applicabile in modo completo solo relativamente agli immobili che si trovano sul suo suolo. Quando sono sul suolo di altri Paesi la gestione del patrimonio e gli eventuali proventi devono attenersi alla normativa locale

        • Fabio Moraldi ha detto:

          Assolutamente no. Le ambasciate, ad esempio, non si attengono ad alcuna normativa locale.

          • Andrea ha detto:

            Le ambasciate non sono dei business, e la loro esistenza è normata da specifici accordi internazionali.

            • Leonardo ha detto:

              Mentre una chiesa, ah, sai che business.

              Riscaldamento gratis(poi l’ambiente è anche piccolo e all’avanguardia in campo energetico) bassissime spese di mantenimento (di nessun interesse artistico-storico, assolutamente non vincolati dalle “belle arti”) e con rendite pazzesche.

              Quasi quasi mi ci butto pure io.
              Anche se in effetti sono indeciso tra questo business o quelle delle mense per barboni, pare infatti che siano tutti dei finti poveri, in realtà pagano, e anche molto.

            • Fabio Moraldi ha detto:

              Ripeto: uno Stato estero fa quello che vuole con il suo patrimonio, così come lo fa l’Italia.

            • Andrea ha detto:

              Leonardo, dove ho mai scritto che le Chiese lo fossero?
              Fabio ha fatto una considerazione generale ed io ho obiettato alla considerazione generale, tutto qua.

              • Leonardo ha detto:

                Dove ho mai detto che hai detto che lo fossero?

                Suvvia, serietà.
                Hai specificato, come se fosse un distinguo, che le ambasciate non sono un business e che inoltre sono regolamentate etc…
                Perchè questa specifica non necessaria, allora?
                Potevi dire che le ambasciate non sono dei velieri, o dei cinema multisala, o dei supermercati.
                Invece hai detto “Non sono un business”.
                Per metterle in contrasto con l’argomento del post.

                • Andrea ha detto:

                  Posso suggerirti di fondare le tua accuse di mancata serietà su argomentazioni più serie?

                  il tema verteva sull’ipotesi che dovessero essere soggetti ad ICI solo gli immobili che avessero svolto eventualmente attività commerciali, per cui il riferimento generico ai business era perfettamente in ambito, mentre non c’entrano un bel niente velieri e cinema multisala (questi ultimi sono dei business, ma non avendo Fabio citato il tema dei multisala di proprietà della Chiesa, anche perchè probabilmente nemmeno ce ne sono, la mia obiezione si è basata sul contenuto della SUA frase)

                  Lo ripeto, l’espressione ” Uno stato estero fa quello che vuole col proprio patrimonio (anche quando questo sta sul suolo di un altro stato)” , non è un espressione che ritengo corretta, ma non è un dramma se non la condividi, e non credo mi renda poco serio avere espresso la mia critica.

    • Alessandra ha detto:

      La sai la differenza tra Stato del Vaticano e conferenze Episcopali nazionali, vero? Per “santa Madre Chiesa” cosa intendi? Il primo o le seconde? Guarda che non è la stessa cosa, sai?

    • lorenzo ha detto:

      “Faccio presente che “Santa Madre Chiesa” ha il più grande patrimonio immobiliare d’Europa ed uno dei maggiori patrimoni mobiliari.”

      Faccio presente che “Santa Madre Chiesa” AVEVA il più grande patrimonio immobiliare d’Europa ed uno dei maggiori patrimoni mobiliari, PRIMA CHE LO STATO ITALIANO SE NE APPROPRIASSE, QUASI PER INTERO, CON LA FORZA!!!

      Vorrei inoltre farti presente che nel vecchio Stato del Vaticano era in vigore la “decima” (le tasse al 10%), mentre, nell’attuale Italia, è in vigore la mezzadria (lo stato pretende quasi il 50%).

      • Matteo Donadoni ha detto:

        E, se non ricordo male, senza dichiarazione di guerra, ma, anzi, bombardando civili e compiendo crimini di guerra (vedi Cialdini & c.).
        Quoto il resto.

  • marco ha detto:

    Poi molte di queste coop rosse oltre a pagare poche tasse riescono anche a fare montagne di debiti!Non so se per cattiva gestione o , perche i politici ci mangiano su!Crederei tutti e due i motivi!Poi questi debiti vengono pagati da tutti con i vari salvataggi da parte dello stato!

  • Antonio D'Amore ha detto:

    Il sig. Davide dovrebbe sapere che le chiese, in qualnto edifici, appartengono tra l’altro al demanio. Quindi il proprietario è lo Stato stesso, no?
    E quindi, l’ici sulle chiese (intendo proprio gli edifici di culto) lo dovrebbe pagare lo stato, che è proprietario. Pagare l’ici a se stesso quindi.
    Interessante.

  • a-theòs=a-éthos ha detto:

    Vorrei capire un punto non chiarito dalla discussione.
    1) Ovviamente sul proprio territorio nazionale il Vaticano non paga tasse a stati stranieri, ma che cosa è territorio vaticano? Non si tratta solo della Città del Vaticano contigua alla Basilica di San Pietro, ma anche di altre porzioni territoriali a macchia di leopardo, poiché ad esempio la mia ex università (Pontificia Università Lateranense) è sicuramente zona extraterritoriale per l’Italia (infatti è sottoposta al diretto controllo della Gendarmeria vaticana). Quante altre porzioni extraterritoriali esistono?

    2) Con quali criteri si sono individuate le zone extraterritoriali italiane, appartenenti dunque a pieno titolo allo Stato Vaticano?

    • Luigi Pavone ha detto:

      Non credo ci siano criteri generali da applicare. C’è piuttosto una lista di proprietà che di comune accordo lo Stato italiano riconosce alla Santa sede in uno dei capitoli dei Patti lateranensi del 1929, e a essa si fa esplicitamente riferimento. Dunque, non si tratta di applicare principi, ma di vedere empiricamente se una data proprietà appartiene o non appartiene a quella lista. Almeno per quanto io ne possa capire.

    • Piero B. ha detto:

      Se non erro, anche la residenza papale di Castel Gandolfo è a titolo dello Stato Vaticano.

  • BASTA BUGIE. BUGIARDO DI UN SEGRETARIO DELLA CEI: I VESCOVI GUADAGNANO 13 MILA EURI IL MESE. ALLA FACCIA DEI FESSI CHE CONTINUANO AD ANDARE IN CHESA E A DARGLI LE OFFERTE
    Se si rastrellassero ogni anno i 13 miliardi di euro che un sottogoverno confessionale continua a donare alla Città del Vaticano, sottraendoli con la menzogna dalle tasche della povera gente, se si recuperassero tutti gli introiti dell’ICI (il valore degli immobili vaticani ammonta per difetto a 30 miliardi di euro), la smetteremmo di parlare di debito pubblico (altra bufala) , di crisi delle pensioni, di tagli ai rinnovi contrattuali, alla sanità, alla scuola pubblica, all’arte, alla musica e allo spettacolo… Grazie a Berlusklaun il Vaticano, il più ricco Stato del Mondo, non paga più neppure l’ICI, i suoi monumenti privati sono ristrutturati con le tasse imposte ai lavoratori italiani, e gli istituti cattolici sono finanziati con i soldi di noi tutti, non con le offerte dei fedeli o delle aziende di Berlusconi, abbastanza ricche da permetterselo. Siamo il solo caso nel mondo in cui una popolazione multirazziale e multiconfessionale deve obbligatoriamente versare i propri contributi per farsi indottrinare. Atei, non credenti, agnostici, musulmani, ebrei, protestanti ed induisti, le cui tasse statali sono devolute molto benignamente ad una ideologia religiosa che li combatte accanitamente e che se potesse tornerebbe ad accendere nuovi roghi! È come se gli Italiani – il paragone non vi sembri forzato – fossero costretti a finanziare l’Iran per lasciarsi plagiare: è la stessa identica cosa, anche se sembra assurda. Ma come ha detto qualcuno: “Il Vaticano è uno stato! L’Italia no!”. DA: LA RELIGIONE CHE UCCIDE
    COME LA CHIESA DEVIA IL DESTINO DELL’UMANITÀ
    (Nexus Edizioni), giugno, 2010.
    517 pagine, 130 immagini, € 25

    http://www.shopping24.ilsole24ore.com/sh4/catalog/Product.jsp?PRODID=SH246200038
    http://www.macrolibrarsi.it/libri/__la-religione-che-uccide.php
    http://shop.nexusedizioni.it/libri_editi_da_nexus_edizioni_la_religione_che_uccide.html

    • Leonardo ha detto:

      Corro a comprarlo. Avevo proprio voglia di leggere qualche novità letteraria.
      Che arguzia, che argomenti, che sagacia, questo Di Benedetto.
      Come avrà fatto un uomo solo a sciogliere così tanti segreti? A rivelare finalmente tutte le malefatte mai rese pubbliche del Vaticano?
      Genio puro, coraggio estremo.

    • Fabio Moraldi ha detto:

      😀

      Dai, l’ora d’aria è finita. Ora torna dentro, su.

    • lorenzo ha detto:

      Eppure dalla foto non sembri così rincretinito come lasciano trasparire le quattro stro***te che hai scritto! 😀

    • lorenzo ha detto:

      Le chiedo umilmente scusa, non mi ero accorto che Lei è uno dei più grandi professori viventi, esperto di sistemi gravitazionali e viaggi nel tempo: potrà mai perdonarmi? :’-C

    • Karma ha detto:

      De Benedetto mi dica, quanti cretini finora hanno comprato il suo libro? Più o meno di dieci? Guardi che fa concorrenza ai libri di Carcano eh??!!!

    • Alessandra ha detto:

      guardi, vado con ordine
      1) i vescovi NON PRNDONO 13 MILA EURO AL MESE, casomai 1300. Si aggiorni
      2)13 miliardi di euro? Questa cifra da dove la prende?Ci mette pure l’8×1000? Ma non lo sa che l’8×1000 è un contributo volontario? Basta che cambia la casellina dove mettere la firma. Lo sa vero? Non è difficile.
      3) Gli immobili vaticani valgono 30 miliardi di Euro? Se sono immobili della città del Vaticano (ovvero di uno stato estero) che c’entra lo stato italiano? (ammesso e no concesso che non stia anche lei facendo confusione con le numerose chiese sparse in territorio italiano che SONO ITALIANE)
      4) ma non erano i cattolici cretini ed ignoranti che rimpiangevano i roghi?…mi son persa qualche cosa?

    • StefanoPediatra ha detto:

      “Alessio Di Benedetto è docente di “storia ed estetica musicale” presso il conservatorio “U. Giordano” di Foggia. I suoi libri, dedicati alla musica, hanno un taglio particolare, improntati al concetto universale che suona: “tutto ciò che non ha più un centro è destinato ad andare in frantumi”. (Dalla presentazione, immagino autobiografica, dell’autore nel suo sito.)

      Già: “tutto ciò che non ha più un centro è destinato ad andare in frantumi”. proprio vero. Non ho mai letto nemmeno uno dei saggi su temi musicali del Di Benedetto e dunque non so se siano interessanti o meno. So però che l’autore poteva mantenere il suo focus, la sua centratura, sui temi musicali; distogliendosene, perdendo la centratura, non è che ora il Di Benedetto andrà … “in frantumi”?

      Ma non notate la sottile ironia (o incoerenza?!)? Un concetto cristianissimo e cattolicissimo (tutto ciò che non ha più un centro è destinato ad andare in frantumi) rappresenta il concetto di spiritualità di una persona che vomita falsità contro la Chiesa e la religione! Sublime! 🙂

  • Luigi Pavone ha detto:

    L’otto per mille non è volontario. Ciò che si può fare è versarlo a un’altra confessione religiosa (tra quelle previste!). Si consideri, inoltre, che se un cittadino non appartiene a nessuna confessione religiosa o non desidera finanziare nessuna di quelle previste, è costretto a versare l’otto per mille alla Stato, ma la quota versata allo Stato è in larghissima parte destinata alla chiesa cattolica. E’ impossibile non versare i propri quattrini a qualche confessione religiosa prevista tra quelle giudicate degne di contributi statali.

    • Alessandra ha detto:

      stupidaggini. Uno può benissimo decidere a chi dare la sua quota. Se tu metti la tua firma sulla casella STATO la tua quota va allo stato. Punto. Altro discorso sono le quote in cui NON C0E’ PREFERENZA per le quali si utilizza il metodo DEMOCRATICO di assegnazione tale e quale a quello delle elezioni (i seggi sono sempre quelli anche se vota il 30% degli aventi diritto)

      Che ci possiamo fare se ancora la maggior parte di quelli che mettono la firma la mettono per la Chiesa Cattolica? Se al posto della Chiesa Cattolica ci fosse lo stato tutta questa polemica non ci sarebbe. Sarebbe molto più onesto fare una campagna di sensibilizzazione per fare in modo CHE PIù GENTE FIRMI…

      • Luigi Pavone ha detto:

        A stupidaggini ti riferisci? L’otto per mille è una questua statalizzata. Se, come dici tu – io non ho motivo di dubitarne -, la maggioranza degli italiani è felice di versare l’otto per mille alla chiesa cattolica, allora perché la chiesa cattolica dovrebbe sentire il bisogno degli strumenti coercitivi dello stato? Eliminiamo l’otto per mille e la chiesa cattolica e tutte le altre chiese organizzino per conto loro, liberamente e senza coercizione di Stato, la propria questua. Io verserò per primo, liberamente, la mia parte.

        • Alessandra ha detto:

          Se dici che l’8×1000 è uno strumento coercitivo per me è una balla. Nessuno ti obbliga a darlo a qlc in particolare. E se metti una firma il tuo contributo va dove hai deciso di mandarlo. Tu dici che è coercitivo che il tuo contributo allo Stato va invece alla Chiesa. E questa è una stupidaggine.

          Per il resto per me si può anche cambiare il sistema (anche se non penso che Valdesi e Avventisti saranno d’accordo), possiamo dire anche che è una questua, ma non si può dire che, se io metto la firma per un determinato ente, poi quei soldi vanno ad un altro ente.

          • Luigi Pavone ha detto:

            Certo che è vero! Il contributo che do alla Stato va (non tutto ma in larghissima parte, intorno al 40/50 per cento) alla chiesa cattolica. Non è una balla, ma è proprio così. Non hai risposto però alla mia domanda. Te la ripeto: in che cosa la situazione attuale è migliore di quella da me prospettata, e cioè togliere questo mercimonio dell’otto per mille e ciascuna confessione religiosa organizzi per proprio conto, liberamente, la propria questua. Io, tu, Lorenzo e tanti altri – sono sicuro – non faremo mancare la nostra parte. Coloro invece che non vogliono donare nulla, perché non possono o perché ritengono in coscienza che finanziare le religioni significa finanziare l’oscurantismo saranno liberi nella loro scelta.

      • Luigi Pavone ha detto:

        Posto che nessuno di noi fa il cane da guardia alle proprietà e al portafoglio del clero, mi fai capire, se ti va, perché la mia proposta è sbagliata? Perché la situazione attuale dell’otto per mille è migliore di quella io desidererei?

  • Luigi Pavone ha detto:

    L’otto per mille, in buona sostanza, è una forma di questua organizzata invocando gli strumenti coercitivi dello Stato.

    • lorenzo ha detto:

      Io proporrei questo: la Chiesa rinuncia all’8×1000 e ad ogni altro aiuto da parte dello Stato Italiano, e lo Stato Italiano restituisce tutte le proprietà ed i beni della Chiesa che dai Savoia in poi hanno “cambiato padrone”!!!

  • Mastro Titta ha detto:

    Alessandra, hai indovinato tutto al punto 4, chissà come hai fatto?
    Lorenzo, dimentichi un passaggio,i beni,in origine, appartenevano a dei vecchietti
    che credevano di comprare il paradiso con delle donazioni; gonzi, vero?
    Poichè quelli che hanno abusato della credulità popolare e praticato la simonia saranno ormai arrostiti a dovere, come testimoniava Padre Dante, la faccenda si può accomodare con soddisfazione di tutti.
    La Chiesa rinuncia all’8×1000 ed ai privilegi fiscali e fa presente ai vecchietti che non vuole più abusare della loro credulità e non vuole più praticare la simo nia, lo Stato Italiano restitusce i beni agli eredi dei vecchietti, per le dona zioni più recenti; per quelle più vecchie,(vanno avanti da quasi due millenni), si
    intestano i beni ad una fondazione che pagherà gli stipendi al clero e finanzierà
    la Caritas, sostituendosi alle prefetture.
    Così il clero non tornerà proprio alla povertà evangelica, ma ad un decoro borghe se, ma smetterà di commettere simonia, abuso della credulità popolare e circonven zione di incapace.

    • lorenzo ha detto:

      A mastro Ti, non è che per caso ti sei dimenticato la distinzione che passa tra le cose reali e le illazioni?
      Che lo Stato Italiano sia fondato più su ruberie a mano armata che non sulla volontà popolare, è un fatto storico ormai accertato.
      Che la ricchezza dello Stato della Chiesa fosse dovuta, pur con qualche eccezione, a simonia, abuso della credulità popolare, circonvenzione di incapace, ruberie a vecchietti e donazioni di gonzi, è una storiella messa in giro dall’anticlericalismo fra massonico di stampo illuminista e che ancora circola tra gli irrazionalisti nostrani che vi abboccano e la prendono per vera.

  • arturo ha detto:

    La campagna radical-massonica contro la Chiesa sul pretesto di inesistenti privilegi fiscali riconosciutile dallo Stato è davvero un esempio di accanimento ideologico fondato sul nulla. Al chiaro articolo di Donadoni aggiungo solo che i radicali hanno sguinzagliato nientemeno che il loro segretario politico (ma non ha altro da fare?) a caccia di suore evaditrici ed eluditrici del fisco, tormentando una povera religiosa straniera, ignara di tanto astio e dolcemente accogliente.
    E di fronte alle ricevute di pagamento prontamente pubblicate su Avvenire, i radicali, invece di scusarsi e di interrompere immediatamente la campagna anticattolica, hanno tentato di ribaltare l’accusa di falsità sul quotidiano, cambiando la versione dei fatti e rimediando una seconda clamorosa sbugiardata con ulteriore smentita.
    Quanto a Socci, invece, mi permetto di dissentire dagli elogi qui espressi. Da tempo ho smesso di leggere Socci, precisamente da quando ha montato un’assurda polemica sui segreti di Fatima, insistendo a dichiarare che ci sarebbero altre rivelazioni non rese pubbliche e che il card. Bertone, non si capisce bene per quale ragione, terrebbe nascoste ai fedeli. Roba da chiodi davvero.
    E anche sull’ICI Socci non perde occasione per attaccare ancora Bertone (ma sarà mica un incubo?), i Vescovi, l’Avvenire, reo addirittura – a suo dire – di aver abbandonato la difesa delle politiche familiari per chissà quali interessi reconditi. Chiunque legga Avvenire sa quanto questo sia ingiusto e quanto lavoro svolga il giornale (insieme a TV2000) a difesa delle famiglie. Chiunque invece legga Socci rimane spesso disorientato dalle complicate elucubrazioni nelle quali volteggia il suo pensiero e dalla malevolenza nei confronti dei Pastori.
    Peccato, un tempo apprezzavo i suoi scritti, ma adesso…