Fede e Scienza

Chiariamo subito una cosa: esistono molti scienziati che hanno trovato conferma della loro fede in Dio grazie alla scienza e ne esistono altrettanti che hanno approfondito il loro ateismo a causa di essa. Questo perché Dio non è un dato scientifico e la scienza non è in condizioni di provare la verità o la falsità di proposizioni metafisiche e teologiche (e viceversa). Non esistono e non possono esistere prove scientifiche di Dio, come non può sussistere un ateismo scientifico. Semmai è possibile, appunto, che alcuni aspetti che emergono dallo studio della realtà fisica confermino o meno, una propria posizione esistenziale già preventivamente decisa.Eppure ancora oggi sono presenti nel mondo scientifico delle posizioni estremiste, decisamente illuministiche, scientiste e antireligiose (le quali oggi hanno come maggior promotore lo zoologo ateo Richard Dawkins), che hanno avuto l’unico risultato di generare, per reazione, il movimento americano definito “creazionismo“, un’ipotesi non scientifica che non si limita a mettere giustamente in dubbio il riduzionismo di certa mentalità scientista, ma propone una visione -definita dal filosofo della scienza cattolico Stanley Jaki- «lacunosa e minata alla radice perché richiede che l’intelligenza che guida e dirige la realtà possa essere misurata e osservata» (S. Jaki, Disegno Intelligente?, Fede e Cultura 2007, p. 31).



Il rapporto tra scienza e fede.

La scienza moderna ha origine in occidente, innanzitutto nel mondo greco. Ma il metodo scientifico vero e proprio è nato in seno al cristianesimo, da uomini che credevano nel Dio cristiano, inteso come Logos, creatore di un cosmo intelleggibile, studiabile, indagabile dalla ragione umana (e non un come un “grande animale divino”, promosso da greci e neoplatonici), in quanto esseri creati a Sua immagine e somiglianza. L’astrologia e l’alchimia sono presenti in tutti i paesi del mondo, ma solo nell’Europa cristiana divengono astronomia e chimica. Nonostante tutto questo, dall’Illuminismo in poi si è cominciato a sostenere che scienza e fede non possano che essere incompatibili, originando spesso, in sistemi totalitari (pensiamo ai regimi ateocomunisti del ‘900), tentativi di sdradicare la religione eliminando magari materialmente chi la professa.

Ancora oggi, come si è detto, sopravvivono alcune posizioni più radicali. Sono sostenute da uomini di scienza -i più famosi sono il già citato Dawkins, Daniel Dennet, Peter Atkins e il loro imitatore italiano Piergiorgio Odifreddi- che tentano di piegare ipotesi scientifiche a conclusioni teologiche, filosofiche ed esistenziali. Il celebre evoluzionista Stephen Jay Gould li ha accusati di “fanatismo scientifico”, mentre il famoso matematico e cosmologo Hermann Bondi li ha definiti “degli esserini ridicoli” (aggiungendo «sempre che non mi salga la pressione e vada fuori dai gangheri» (da Stannard, La scienza e i miracoli, p. 220). Molti altri si dissociano apertamente, come il divulgatore scientifico all’Imperial College e direttore dello Science Museum di Londra, John Durant, che ha confessato recentemente «una certa inquietudine quando vedo questo manipolo di scienziati attaccare la religione. Sembra che lo facciano a nome della scienza, o con le sue credenziali. Di fronte a questo atteggiamento mi sento a disagio e come me lo sono molti altri scienziati».

In realtà, a livello accademico c’è un atteggiamento sempre più positivo riguardo ai rapporti tra scienza e religione. Lo testimoniano i sempre più diffusi corsi accademici che trattano di questo argomento, come quello istituito nel 2005 alla Cambridge University e affidato a Fraser Watts, oppure la fondazione del Center for Theology and the Natural Sciences da parte di Bob Russell in California, l’istituzione dell’Institute for Science and Religion diretto da Phil Hefner a Chicago ecc…



Che cos’è la fede.

La fede è un metodo di conoscenza della realtà. La ragione umana ha a disposizione diverse metodologie per rapportarsi con il reale e uno di questi è appunto la fede. Possiamo dire che è il metodo statisticamente più utilizzato dall’uomo. La fede è una convinzione che si ritiene meriti fiducia anche se non suffragata da riscontri pienamente fattuali, senza però essere mai in contrasto con la ragione perché altrimenti bisognerebbe parlare di irragionevolezza o patologia. Tutti i rapporti interpersonali sono basati sul metodo della fede: il bambino non può dimostrare “scientificamente” che sua madre gli voglia veramente bene (e magari non stia fingendo). Da determinati segni arriva con certezza a fidarsi. E’ una certezza morale, una convinzione, una fede pienamente ragionevole. L’unica condizione per potersi “fidare” è che il testimone sia una persona attendibile. Anche la scienza paradossalmente avanza per atti di fede, dato che il ricercatore è costretto a fidarsi dei risultati di chi lo ha preceduto, dato che sarebbe umanamente impossibile rifare ogni volta da capo tutti i calcoli per verificarne personalmente la correttezza. La fede quindi possiamo definirla come la conoscenza della realtà attraverso la testimonianza di un altro, che chiamiamo appunto “testimone”.

Che cos’è la scienza.

La scienza è un altro metodo di conoscenza utilizzato dalla ragione umana. E’ riservato a pochi ed è utilizzato molto più raramente. Tutti coloro che non utilizzano il metodo scientifico devono comunque “fidarsi” di chi lo ha utilizzato, per conoscere la realtà. La scienza nasce come applicazione di essa a dati acquisiti mediante l’osservazione sistematica della natura e l’intervento attivo dell’uomo volto a costruire esperimenti utili a verificare le proprie teorie o intepretazioni dei fenomeni naturali. La scienza si esprime, da Galileo in poi, con il linguaggio matematico e spesso raggiunge risultati soltanto temporaneamente veri.

Cosa hanno in comune fede e scienza?.

1) Non verificabilità. Innanzitutto sfatiamo il mito che vuole veder prevalere il metodo di conoscenza della scienza perché tratta di verità dimostrabili, al contrario di quello della fede. Abbiamo già visto come una cosa non dimostrabile (il genuino bene della madre verso il figlio, o il racconto da parte della fidanzata di un fatto a cui non abbiamo assistito personalmente), possa avere la stessa certezza di esistere di una verità dimostrabile. Abbiamo anche visto come il progresso scientifico si propaghi per continui atti di fede. Ma occorre dire che anche nel mondo scientifico e in particolare in quello matematico, esistono verità non dimostrabili. Prendiamo per esempio i due teoremi dimostrati da Kurt Gödel nel 1930, i quali dicono che in qualsiasi sistema assiomatico che includa la teoria elementare dei numeri naturali, esistono necessariamente delle proposizioni vere ma non dimostrabili per vere, o false ma non dimostrabili per false. Un altro esempio è lo studio del “piccolissimo”: i fisici teorici quando si accingono allo studio delle particelle, tendono a proporre soluzioni che, a partire da fatti noti (molto pochi), vengono dedotte logicamente da un qualche gruppo di assiomi, coerenti fra loro ma non dimostrati. Sono piccolo esempi (non abbiamo volontariamente accennato alla teoria del multiverso, alla questione extraterrestri e all’ampio uso del dogmatismo scientifico per non allungare il discorso) per dire che ogni conoscenza scientifica -esprimendosi con il linguaggio logico-matematico- non è in grado di provare tutte le implicazioni dei suoi presupposti, per quanto verificabili caso per caso.

2) Due espressioni intrecciate. Sia la ricerca scientifica che la ricerca di Dio sono espressioni profonde della nostra realtà di esseri umani. Osservando chi vive in prima persona l’avventura della ricerca, a cominciare dai più grandi protagonisti, ci si accorge che nel ricercatore tutta la persona è chiamata in causa. Non esiste una separazione tra scienziato e uomo, non esiste una neutralità. Nell’azione scientifica si intrecciano inevitabilmente i rapporti umani, la responsabilità sociale, il desiderio, l’imprevisto, la disperazione, l’errore, la fede ecc…

3) Stesso obiettivo, due strade diverse. Che cos’è la curiosità dello scienziato, la conoscenza scientifica se non una manifestazione di quella inguaribile tendenza dell’essere umano a domandarsi il perché delle cose, mai sazio di risposte parziali. Il rapporto tra conoscenza scientifica e senso religioso, non è un ponte da gettare tra due sponde lontane. Piuttosto, la ricerca scientifica mostra di avere il suo seme e le sue radici profonde proprio nel terreno dell’esigenza umana di soddisfazione e di senso, il legame con la fede è la ricerca della verità. Perché i libri di cosmologia vendono tante copie? Forse perché ha una grande rilevanza pratica nella vita quotidiana? No, il fatto è che l’uomo è in continua ricerca di un significato, vogliamo comprendere noi stessi e il nostro posto nell’Universo. La scienza cerca di rispondervi descrivendo come è fatta la realtà, come si è originato l’Universo e come è nata la vita sulla Terra, mentre la religione risponde al perché esiste la realtà, perché è stato creato l’Universo, perché è nata la vita sulla Terra e perché l’uomo ha dentro di sè questa esigenza inestirpabile di risposta e di significato.

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