Neal McDonough: «sono cattolico, Hollywood mi censura»

attori cattolici L’attore Neal McDonough, protagonista di “Captain America”. Un cattolico coerente, fedele a sua moglie Ruvé Robertson, da sempre rifiuta scene di sesso esplicito e per questo ha trovato parecchie porte chiuse. Ma la sessualità è un dono, non un gioco o una forma di intrattenimento.

 

Pare che ad Hollywood ci sia un attore realmente cattolico, cioè coerente con i valori cristiani. Si chiama Neal McDonough e non ha particolare bisogno di presentazioni. Lo abbiamo apprezzato in Minority Report, il bellissimo film di Steven Spielberg, nel ruolo del poliziotto Gordon Fletcher, ma anche in Captain America (2011) e in tante altre pellicole di successo.

Qualche giorno fa, McDonough ha avuto l’occasione di riaffermare le sue forti convinzioni cristiane, aggiungendo anche che ciò gli è costato il posto nella serie “Scoundrels”, promossa da ABC nel 2010. «È stata una situazione orribile per me», ha rivelato in un’intervista per Closer Weekly  (alla quale non si può accedere dai server italiani), riferendosi al licenziamento per non aver accettato di esibirsi in scene di sesso esplicito e reale con la co-protagonista, Virginia Madsen. «Da quel momento ho faticato ad ottenere altre parti perché in molti mi avevano etichettato come uno zelota religioso. In realtà ho solo messo Dio e la famiglia al primo posto».

Nei suoi 30 anni di carriera è rimasto sempre coerente su questo, evitando scene di sessualità con altre donne, nemmeno quando ha partecipato alla famosa serie tv “Desperate Housewives”. «Quando Marc Cherry mi fece firmare», ha spiegato l’attore riferendosi al produttore televisivo creatore della sere, «gli ho detto: “Sono sicuro che lo sai, non bacerò nessuno». “Ma come? Questo è “Desperate Housewives!”, gli rispose Cherry. «Poi si fermò cinque secondi e mi disse: “Va bene, riscriverò la tua parte allora”. E ci siamo divertiti molto».

 

Neal McDonough: “Fedele a mia moglie e ai miei valori, evito scene di sesso esplicito”.

McDonough vive con sua moglie da 16 anni, la modella sudafricana Ruvé Robertson, con la quale ha avuto cinque figli. Le è fedele, nella vita come sul set, questo motiva il suo rifiuto alle scene di sessualità, dove i baci tra attori non sono più “recitati”, come poteva avvenire cinquant’anni fa, ma quasi spesso si tratta di lunghe scene altamente sessualizzate, provate e riprovate più volte. «Devo tutto a mia moglie Ruvé», ha spiegato l’attore americano, «in Chiesa, dopo aver ricevuto l’Eucarestia, per prima cosa ringrazio Dio che me l’ha donata, senza di lei sicuramente non starei parlando in questa intervista».

McDonough si è lamentato di qualche porta chiusa ricevuta a Hollywood, ma è anche grato perché ne ha trovate tante altre aperte. E’ evidente che ogni produttore scrive la sceneggiatura che vuole ed è normale che un attore che non rientra nella parte venga scartato, bisognerebbe però sottolineare che la difficoltà vissuta da un attore affermato come McDonough riflette anche l’iper-sessualizzazione del cinema contemporaneo.

 

Cattolici e sessualità: un bellissimo dono di Dio, da preservare nel matrimonio.

Anche per questo, tra le tante, abbiamo selezionato questa storia perché ci aiuta a ricordare che per i cattolici la sessualità è una cosa seria, non un gioco e non una forma di intrattenimento. Non è un tabù, non c’è alcuna sessuofobia ma la concezione che si tratti di un bellissimo dono di Dio e come tale vada custodita e preservata, donandola e donandosi totalmente ed integralmente a colei/colui con il/la quale si è scelto di unirsi nel sacramento del matrimonio. «L’unione sessuale, vissuta in modo umano e santificata dal sacramento, è a sua volta per gli sposi via di crescita nella vita della grazia», ha scritto Francesco in Amoris Laetitia. «Il valore dell’unione dei corpi è espresso nelle parole del consenso, dove i coniugi si sono accolti e si sono donati reciprocamente per condividere tutta la vita».

C’è chi lo ritiene un residuo moralistico del passato, una forma arcaica. Legittimo, ci mancherebbe. Ma «l’ideologia neo-libertina», ha spiegato lo psicoanalista (laico) Massimo Recalcati, «non è altro che la ripetizione monotona dell’insoddisfazione». E uno studio pubblicato sulla rivista Applied Research in Quality of Life sembra dargli ragione.

La redazione

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2 commenti a Neal McDonough: «sono cattolico, Hollywood mi censura»

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  1. Andrea2 ha detto

    Quando qualcuno propone di regolamentare la prostituzione, apriti cielo! Tutti insorgono e ciò benché, in Italia, la prostituzione non sia affatto vietata, quello che è vietato è lo sfruttamento della prostituzione.
    Quando però un attore o una attrice si prostituiscono sul set va tutto bene perché è arte e ciò nonostante ci sia qualcuno che quell’arte la sfrutta.
    Quando una donna affitta il suo utero per bisogno, nessuno dice che si tratti di prostituzione: la donna lo fa perché è buona e quello che riceve non è un pagamento ma un rimborso-spese. Se qualcuno, magari di sinistra e magari omosessuale, va all’estero e torna con un bel bambino ottenuto così, nessuno si scandalizza e nessuno lo condanna per sfruttamento della prostituzione.
    Infine a proposito di Hollywood ricordo che, mentre ci s’indigna verso la Chiesa per l’ipocrisia clericale che per decenni ha messo a tacere il problema dei preti pedofili, nessuno s’indigna del fatto che un noto regista americano condannato per atti di pedofilia su di una tredicenne, che non ha mai fatto un giorno di galera perché fuggito all’estero, sia, da decenni, accolto in tutto il mondo, Italia compresa, con grandi onori perché è un grande artista.
    Resto in attesa dei commenti di qualche cristianofobo che abbia la faccia tosta di dire qualcosa contro le scelte fatte dal”attore Neal McDonough.

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