Il sociologo Bauman: «la truffa del comunismo, figlio del secolo dei Lumi»

Il comunismo e il pensiero di Bauman, morto il 9 gennaio 2017E’ scomparso due giorni fa, all’età di 91 anni Zygmunt Bauman. Celebre sociologo e filosofo, famosa la sua spiegazione di postmodernità attraverso la metafora della modernità liquida, consumistica e, in fondo, disumana.

Polacco di origine ebraica, è stato prima comunista e poi anticomunista, perseguitato dai nazisti ed espulso nel 1968 dal suo paese. La sua critica alla società e l’attenzione agli invisibili di essa, agli “scartati”, ha trovato legami con il pensiero di Papa Francesco, negli ultimi anni non mancava occasione per il sociologo –«un non credente pensante», come lo definì il card. Carlo Maria Martini- per citare i richiami del Papa alla creazione di legami forti, pacifici tra gli uomini: vero antidoto all’individualismo estremo. In questi giorni c’è chi lo celebra e chi lo critica, noi vorremmo ricordarlo valorizzando ciò che abbiamo trovato di significativo.

Ovvero la sua lettura dell’ideologia comunista non come follia momentanea apparsa improvvisamente nella storia, ma il prodotto di un lungo processo che ha avuto la sua origine tra il 1700 e il 1800. «Il comunismo non è nato per miracolo né è caduto dal cielo, non è un prodotto dell’inferno», disse in una intervista del 2015. «Segna invece una continuità con la storia. Il comunismo non è un’utopia romantica, ma è figlio del secolo dei Lumi, di Voltaire e Diderot». Un’origine occidentale, quindi, così come ritiene il filosofo italiano Emanuele Severino: «la rivoluzione sovietica è essenzialmente occidentale. Senza il marxismo non ci sarebbe stato Lenin, e il marxismo sarebbe stato impossibile senza l’idealismo tedesco e Hegel».

Bauman vedeva il comunismo anche come una sorta di religione laica, «ha qualcosa di messianico. Trotzky si considerava forse come un messia degli ebrei, forse come una specie di Cristo, forse pensava al secondo Avvento». In questo vediamo riflessa l’opinione del filosofo cattolico Jacques Maritain, secondo il quale il comunismo «è una religione, e delle più imperiose e sicura d’essere chiamata a sostituire tutte le altre religioni; una religione atea della quale il materialismo dialettico costituisce la dogmatica» (J. Maritain, in G. Dare, Umanesimo integrale, Bologna 1962, p. 90).

Tornando alla visione del sociologo polacco: «Il comunismo è una tecnica di conquista del potere», ha proseguito, «tecnica golpista, tecnica che permette di ignorare i risultati delle elezioni, e che tende alla totale manipolazione delle coscienze e del linguaggi. Camus disse che la particolarità del Novecento stava nel fatto di causare il Male in nome del Bene». Certo, nel 2014 disse di essere rimasto socialista (lui voleva rivedere il marxismo, non rimetterlo in discussione), aggiungendo: «i nazisti erano chiari: essi volevano infliggere il male e lo hanno fatto. Non c’è spazio per il dubbio. Il comunismo è stato invece una grande truffa, ci ha deluso. Ha portato delusione e dissenso. La libertà? Niente. E la fraternità? Ancora meno! Questo è stata la sua grande contraddizione». Lo disse anche il teologo Joseph Ratzinger nel suo Introduzione al cristianesimo: «la “dottrina di salvezza” marxista era nata come unica visione del mondo scientifica corredata di motivazione etica e adatta ad accompagnare l’umanità al futuro. La discussione sugli orrori del gulag sovietici è stata contenuta e la voce di Solženicyn inascoltata: ad imporre il silenzio una sorta di pudore. Ma è rimasto il disinganno, accanto ad una profonda confusione. Nessuno crede più alle grandi promesse morali. Il marxismo auspicava giustizia per tutti, l’avvento della pace e via dicendo. Per questi nobili scopi si pensò di dover rinunciare ai principi etici e di poter utilizzare il terrore come strumento del bene» (J. Ratzinger, Introduzione al cristianesimo, Queriniana 2007, p. 7,8).

Per il filosofo francese Philippe Nemo, il comunismo è una di quelle dottrine che pretesero «spiegare il mondo e l’uomo molto meglio di quanto non avesse fatto il discorso religioso». Anche lui, come il polacco Bauman, individua un’origine occidentale di esso, in particolare nell’idealismo hegeliano, che ebbe «il fine esplicito di “superare” la religione e fondare un sapere speculativo in Assoluto, basato solo sulla sua riflessione». Anch’egli descrive il “messianismo” dell’ideologia comunista -come rilevato anche dallo stesso Bauman-, che pretese «di sostituire il cristianesimo non nelle sue idee, nelle sue tesi e nei suoi riti, ma nella sua stessa opera salvifica, trasformando il mondo, l’uomo e la società tanto da creare un nuovo Paradiso sulla terra», tentando infatti di sradicare il cristianesimo ogni qual volta divenne ideologia di Stato. Anche Nemo, come Bauman, ha infine constatato che «il XX secolo è stato testimone del trionfo, e poi del fallimento, delle esperienze totalitarie ispirate alle dottrine millenariste. L’umanità intera ha potuto vedere come due movimenti accanitamente anti-cristiani, cioè il fascismo e il comunismo nelle loro diverse forme, non abbiano portato sulla Terra il paradiso, ma l’inferno» (P. Nemo, La bella morte dell’ateismo moderno, Rubbettino 2016, p. 21).

In questi giorni tanti nostalgici comunisti -basti vedere certi articoli su Il Manifesto!- stanno celebrando Bauman. Se sapessero quanto ha aiutato a maturare una riflessione finalmente oggettiva e distaccata sul marxismo comunista, per lo meno a ciò che è diventato nelle società real-socialiste.

La redazione

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6 commenti a Il sociologo Bauman: «la truffa del comunismo, figlio del secolo dei Lumi»

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  1. TREDICI ha detto

    Bauman aveva capito tutto.

  2. andrea g ha detto

    Inevitabile: l’uomo abbandona Dio (ovviamente non avviene il contrario)
    ma continua a portare con sè il bisogno di verità, di giustizia, di
    comprensione.
    Maschera allora il suo ripudio del Creatore con ideologie assolutistiche
    verniciate di bene, ma demoniache nella sostanza.
    «Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono verso di voi in vesti da pecore,
    ma dentro sono lupi rapaci. Li riconoscerete dai loro frutti».
    Questo è il comunismo.

  3. Dorin ha detto

    Io credo che il comunismo è il frutto delle disuguaglianze e le ingiustizie generate dalle società che hanno promovato il denaro al rango di virtù, avendo complice il “silenzio” della religione .

    • andrea g ha detto in risposta a Dorin

      Credi anche che il comunismo abbia risolto i problemi, le ingiustizie, le diseguaglianze?
      Credi che l’appiattimento generale (che non riguarda naturalmente i boss del Partito),
      e l’oppressione poliziesca, l’impossibilità di pensarla diversamente (i gulag pronti
      a rieducare) giustifichino e rendano accettabile il “comunismo realizzato”?

      • Federico ha detto in risposta a andrea g

        C’è differenza fra l’idea (definita ormai come la più grande Utopia del XX secolo) e la sua fallimentare, violenta e disastrosa applicazione.
        Alla fine l’uguaglianza, la pace, la fratellanza, il disprezzo della ricchezza materiale privata, sono tutti insegnamenti del Cristo nei Vangeli. Forse che anche le vere parole cristiane sono la più grande Utopia millenaria dell’Occidente?

        • andrea g ha detto in risposta a Federico

          Gli insegnamenti del CRISTO in merito alle ricchezze sono finalizzate
          a favorire la purezza mentale tale da poter sostenere la visione di
          DIO “in Sè”, “prima che il mondo fosse”.
          Gesù parla ad ogni singola creatura: è la singola persona che, se aderisce
          all’insegnamento del Signore, realizza quanto Egli promette:
          “Se rimarrete nelle mie Parole conoscerete la Verità, ed Essa vi renderà
          liberi”-

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