La soppressione dei Gesuiti causata dal loro impegno antischiavista

Gesuiti espulsiLa Compagnia di Gesù, che all’epoca contava circa 23.000 membri in 42 province, fu soppressa il 21 luglio del 1773 da papa Clemente XIV con la lettera apostolica “Dominus ac Redemptor”. Ma si conoscono davvero le motivazioni che spinsero a questa decisione? Purtroppo no, occorre infatti sapere che essa maturò sopratutto in seguito a false accuse arrivate al Pontefice, scagliate contro i gesuiti da parte del mondo illuminista.

Queste sono le conclusioni del saggio “I gesuiti” scritto da Claudio Ferlan, storico e ricercatore dell’Istituto storico Italo-Germano, recensito recentemente dallo storico Paolo Mieli. Abbiamo qualche simpatico sospetto che l’ex direttore de “Il Corriere della Sera” abbia dato una lettura al nostro apposito dossier sul colonialismo, prelevando diverse citazioni, frasi e concetti che compaiono nella sua recensione.

Nel volume di Claudio Ferlan si sottolinea, innanzitutto, che i Gesuiti non erano affatto in declino al momento della soppressione, anzi, «l’immagine del declino è stata costruita a posteriori, al fine di trovare una spiegazione alla soppressione del 1773». Per oltre un secolo infatti, la Compagnia formò buona parte delle élite nazionali, culturali e politiche, da loro vennero ad esempio educati Voltaire, Diderot, Robespierre, Cartesio, furono consiglieri e confessori di Luigi XIV. La guerra ai gesuiti iniziò, infatti, non in Occidente ma in America Latina a causa della loro ostilità allo schiavismo.

Infatti, come hanno ben documentato gli storici francesi Jean Andreau e Raymond Descat, «è nel corso dell’alto Medioevo che si sono prodotti i cambiamenti più importanti e che si è definitivamente usciti, in Europa occidentale, dalla società schiavista» (“Gli schiavi nel mondo greco e romano”, Il Mulino 2006, p.222). E la Chiesa cattolica è stata in prima fila nella battaglia contro la schiavitù, «lo fu ai tempi di Carlo Magno. Nel IX secolo con il vescovo Agobardo di Lione. Nell’XI con Sant’Anselmo. Nel XIII con Tommaso d’Aquino. Nel 1435 con papa Eugenio IV. E lo fu soprattutto quando il tema degli schiavi riemerse nel nostro continente dopo la scoperta dell’America». Diverse bolle, infatti, condannarono la schiavitù e minacciarono la scomunica a coloro che avessero ridotto in schiavitù i nativi. Ne abbiamo parlato in un nostro altro dossier.

Furono proprio i gesuiti ad essere il “braccio operativo” della Chiesa in America Latina, difendendo personalmente i nativi dalle bandeiras (spedizioni) dei colonizzatori e costruendo delle missioni. In esse i gesuiti di formazione militare (Juan Cardenas, Antonio Bernal, Domingo Torres) aiutarono anche i guaraní a formare un vero e proprio esercito,  famosa la battaglia del fiume Mbororé dove i colonizzatori affrontarono i nativi e i gesuiti e vennero da loro sconfitti. Le missioni gesuiti si allargarono ai territori che oggi appartengono all’Argentina, Brasile e Uruguay. Il grande storico americano, Eugene D. Genovese, fra i massimi esperti di schiavismo americano, ha scritto: «Il cattolicesimo ha impresso una profonda differenza nella vita degli schiavi. E’ riuscito a creare un’etica nuova ed autentica nella società schiavista americana, brasiliana e spagnola» (E. Genovese, “Roll, Jordan, Roll: The World the Slaves Made”, 1974, pag. 179). E’ così che, secondo lo storico Ferlan, nelle città schiaviste in mano ai portoghesi le missioni divennero assai impopolari. I gesuiti vennero espulsi dal Brasile, in Portogallo si vararono «una serie di provvedimenti antigesuitici preceduti da un’articolata campagna diffamatoria alimentata da libelli accusatori pubblicati e diffusi in buona parte d’Europa proprio con il sostegno del primo ministro portoghese», ne avevamo parlato in un precedente articolo. Vennero definitivamente espulsi da Giuseppe I nel 1756.

La cultura illuminista che, come ha fatto notare lo storico Rodney Stark della Baylor University, «era stato indifferente alla battaglia antischiavista di Malagrida, e anzi da John Locke a Voltaire, da David Hume a Denis Diderot, aveva accettato la schiavitù, quando non aveva addirittura investito i propri risparmi nel commercio degli schiavi» (R. Star, “A gloria di Dio”, Lindau 2011), esultò e «ritenne fosse venuta l’ora di mettere i gesuiti fuori gioco». Lo fece accusandoli di diversi reati, accuse che arrivarono fino a Benedetto XIV il quale mandò un visitatore pontificio a compiere indagini. Peccato che, prosegue Mieli, «subito dopo morirono all’improvviso sia il Papa che il patriarca di Lisbona. In un attimo si diffuse la voce che entrambi fossero stati “avvelenati dai gesuiti”», Erano ovviamente dicerie senza fondamento, ma quando i gesuiti furono direttamente accusati di un attentato fallito a Giuseppe I il 3 settembre 1758, «molti gesuiti furono tratti in arresto». La stessa sorte toccherà agli altri in tutto l’impero portoghese. Nel 1764 l’ordine fu abolito anche in Francia, nel 1767 la Spagna espulse i suoi cinquemila gesuiti sempre in seguito di false accuse (aver organizzato la sommossa popolare contro il ministro riformatore siciliano Leopoldo de Gregorio). La decisione venne presa in seguito anche nel Regno di Napoli e nel Ducato di Parma.

Papa Clemente XIII, commenta in conclusione lo storico Mieli, «a cui fu chiesta una bolla di soppressione universale, disse che si sarebbe tagliato una mano piuttosto che concederla. Ma di lì a breve, nel 1773, il suo successore, Clemente XIV, dopo aver tergiversato per quattro anni, acconsentì».

La redazione

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11 commenti a La soppressione dei Gesuiti causata dal loro impegno antischiavista

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  1. Menelik ha detto

    Oggi sta succedendo qualcosa di analogo, mutatis mutandis, tra i “cattolici adulti”, culo-e-coscia col potere mediatico, ed il resto dei cattolici.
    Fa bene il Papa a sostituire gradualmente vescovi e cardinali europei con altrettanti di provenienza asiatica e africana.
    Mi ricordo bene il film Mission.
    Oggi avrebbe subìto la stessa censura indiretta che hanno fatto subìre a Cristiada.
    La Chiesa Cattolica, se non entra nell’ordine di idee di buttarsi alle spalle quel buonismo pacifista ipocrita che ha caratterizzato, in parte – ahimè – consistente, gli ultimi decenni, sarà destinata all’estinzione.
    Estinzione da suicidio.

    • Dario* ha detto in risposta a Menelik

      Io trovo che Cristiada sia un filmone, molto più di Mission, che comunque, per ciò che ricordo, qualche velata critica alla Chiesa la muoveva (mentre nessuna ai laicisti). Per questo, secondo me, Mission avrebbe subito un’ostilità minore di Cristiada anche se fosse uscito nello stesso periodo

      • Menelik ha detto in risposta a Dario*

        A conti fatti, non tanto velata.
        Per quel che mi ricordo, a fine avventura, quando il villaggio gesuitico dei Guaranì è stato distrutto ed i superstiti ritornati nella giungla, il vescovo in una missiva spiega la ragione del mancato appoggio della Chiesa di Roma, addebitandolo al fatto che il Papa dell’epoca aveva barattato il sostegno al progetto Guaranì con il “quieto vivere” concesso dalle monarchie europee, Portogallo in testa, in un momento di lotta molto dura dell’illuminismo contro la Chiesa.
        Col senno di due secoli dopo, possiamo dire che il Papato ha perso capra e cavoli; avrebbe fatto meglio a supportare i Gesuiti ed i Guaranì e scontrarsi direttamente con i nemici.
        Questi fatti sono anche una lezione a chi vuole una Chiesa “povera e disarmata” come canta il coro degli “adulti” oggi: se non ti puoi difendere, sei inevitabilmente condannato all’estinzione, almeno sul pianeta Terra.
        Può darsi che esista da qualche parte dell’Universo un altro pianeta in cui questa legge non vale, ma sulla Terra è così, piaccia o no.
        Ed in quanto alla “Chiesa povera”, una Chiesa davvero povera sarebbe una Chiesa di accattoni che non avrebbe nessun peso sulla società, con grande soddisfazione degli ateologi, e lo Stato le metterebbe un guinzaglio al collo col mantenimento condizionato all’appoggio a tutto ciò che lo Stato decida, in bene o in male.
        Si dice, infatti, che tu canti la canzone di chi ti da il pane: se ti metti a cantare un’altra canzone, muori di fame.
        La Chiesa, se vuole conservare un minimo di influenza sulla società, deve uscire fuori dal complesso dell’agnello.
        Una Chiesa di agnelli, ieri doveva stare zitta sulla schiavitù ed avvallare tutto quello che imponevano le monarchie, oggi dovrebbe stare zitta sui temi di bioetica, sui genocidi in Medio Oriente e Africa, ecc….
        E per non stare zitti, ossia per poter parlare, bisogna avere la forza per farlo.
        Se ti privi di tutto, ti tocca accettare il guinzaglio che ti propone chi ti mantiene.
        E cantare la sua canzone, anche se non ti piace.
        Sulla Terra funziona così.

        • Dario* ha detto in risposta a Menelik

          Mi sa che hai ragione riguardo al film, difatti ho ricordi molto vaghi a tal proposito. Quel che però ricordo bene è che c’era qualcosa in tal senso che me lo ha fatto andare di traverso e che, di conseguenza, gli ha impedito di entrare nella lista dei miei film preferiti 😉

        • FREEZER75 ha detto in risposta a Menelik

          Straquoto Menelik!

        • Gab ha detto in risposta a Menelik

          Mi ricorda la situazione attuale. Chierici e non di vario ordine e grado ad appoggiare tutte le filosofie massoniche di questo mondo.

        • Marco S. ha detto in risposta a Menelik

          Mah, caro Menelik, pur condividendo la tua analisi, innanzitutto osservo che, a mio giudizio, le “monarchie europee”, esclusa quella britannica, condividevano con la Chiesa il ruolo di bersaglio delle massonerie.

          Nel film mi pare che il problema fosse il passaggio del territorio del Guarani’ dalla Spagna al Portogallo, per effetto, mi pare, di uno di quei complessi “risiko” che erano alla base dei trattati di pace dell’epoca (il Portogallo era lo storico alleato della Gran Bretagna, la Spagna la sua storica arcinemica: normale quindi che si trovassero quasi sempre sui lati opposti della barricata).

          Il passaggio non era cosa indolore per le popolazioni amerinde del luogo, perché la Spagna non aveva mai permesso la schiavitu’ sui suoi territori e, anche se spesso disattesa vergognosamente, sin dai tempi di Isabella di Castiglia aveva attribuito il pieno status di sudditi a tutti i nativi, alla pari degli spagnoli.

          I re spagnoli, quando e come potevano, agivano nel senso di applicare questi principi, su questi loro immensi territori (pensiamo per esempio l’accorata denuncia di Mons. Las Casas a Carlo V, che l’aveva inviato in America proprio con il preciso scopo di relazionarlo in merito al comportamento dei coloni spagnoli, di cui aveva avuto cattivi sentori).
          In questo contesto di collaborazione tra monarchia e chiesa e’ ovvio che esperienze come le reducciones gesuitiche avessero la strada spalancata.

          L’ingresso in Guarani’ del Portogallo, molto anglosassone nei metodi colonialistici, con la schiavitu’, l’attribuzione di uno status inferiore ai nativi, che toglieva anche ogni strumento giuridico per provare a difenderli dalle prepotenze, fu un disastro.
          Esperienze come le reducciones erano scandalose, potevano indurre gli schiavi alla fuga o i nativi ad imitarle, segregandosi volontariamente dagli sfruttatori.
          Per il Portogallo, andavano quindi chiuse o annientate subito.

          E la Chiesa, che purtroppo non aveva piu’ l’ascendente di 500 anni prima, era il classico “vaso di coccio” in mezzo a “vasi di ferro”.
          Non le farei molte colpe.
          Tutto sommato “chiesa” erano anche i re spagnoli che, alla fine, cedettero territori occupati da loro sudditi, senza ottenere (o poter ottenere) garanzie adeguate per il loro status, ad anche i portoghesi.

  2. Menelik ha detto

    Leggete questa pagina:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Mboror%C3%A9
    Si parla proprio di Gesuiti e schiavitù e della battaglia di Mbororè con antecedenti, eventi e conseguenze.
    Consiglio spassionato: leggetela.

  3. Tommasodaquino ha detto

    Da vedere il il film Mission con Robert de Niro, cattura egregiamente le questioni fondamentali legate alla vicenda ed i veri personaggi storici coinvolti (per. es. il Marchese de Plombal)

  4. Li ha detto

    Furono proprio i gesuiti ad essere il “braccio operativo” della Chiesa in America Latina, difendendo personalmente i nativi dalle bandeiras (spedizioni) dei colonizzatori e costruendo delle missioni.

    Vorrei far notare che i gesuiti viaggiarono anche all’estremo oriente, fino al Giappone dove si diedero da fare per portare la parola di Dio. Il pià importante fu proprio S. Francesco Saverio.

    http://www.donbosco-torino.it/ita/Kairos/Santo_del_mese/02-Febbraio/San_Paolo_Miki_e_Compagni.html

    • Li ha detto in risposta a Li

      Vi chiederete, ma percè tiri fuori sempre il Giappone…non dimenticate che per secoli (nonostante i commercianti) le isole hanno vissuto un vero e proprio isolamento dall’occidente. Tutto questo fino all’arrivo del signor Perry, che guidava 4 navi nere nel 1853 circa. fu allora la mazzata finale.

      http://it.wikipedia.org/wiki/Navi_Nere

      Le classi sociali erano divise in strati un po’ come nel medioevo, e il fatto che arrivasse qualcheduno a sconvolgere tutto…apriti cielo! Allora le persecuzioni dei cristiani (ben oltre 200 anni), le taglie sui preti, i frati, le crocifissioni, le morti varie. Anteposti c’erano gli incontri clandestini, i cristiani nascosti che sfruttavano ogni mezzo per continuare a pregare Dio.

      Allora, nel caso qualche buddista-scintoista passasse di qui, vorrei far notare che gli insegnamenti bozaici erano già in vigore. Anche i pacifici buddisti si davano da fare. Del resto in India ancora oggi.

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