Il viandante di Friedrich è l’uomo moderno di fronte alla vita

Viandante su un mare di nebbiaTra tutte le opere del tedesco David Friedrich è certamente il celebre Viandante sul mare di nebbia, divenuto ormai un simbolo della solitudine dell’uomo moderno di fronte ai grandi interrogativi della vita.

Un uomo in cammino con il suo bastone da viaggio che vede davanti a lui soltanto nuvole e nebbia dalle quali talvolta emerge la terra ferma. Noi vi vediamo la ragione umana, volutamente emancipatasi dalla sua stabilità, dalle sue certezze, dal suo legame con il Creatore.

Per questo ne sente nostalgia, crea e si piega ai piedi di ogni idolo che spera sia in grado di rispondere al suo bisogno di infinito: il sesso, il denaro, la droga, l’utopia dell’autodeterminazione totale, il superamento dei limiti naturali. Eppure niente è in grado di rispondere adeguatamente, di soddisfare la grande domanda di legame con il Padre. L’uomo che ha perso questo legame, che lo ha tagliato, rimane solo di fronte al mistero della vita aspettando invano una strada da percorre per raggiungere il suo compimento, così come il viandante di Friedrich.

Lo stesso artista tedesco ha percepito questa posizione dell’uomo moderno quando ha scritto: «L’uomo non è per l’uomo modello incondizionato, ma è il divino, l’infinito è la sua meta».

La redazione

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9 commenti a Il viandante di Friedrich è l’uomo moderno di fronte alla vita

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  1. Graziano Salvadé ha detto

    La nostra vita, senza un ancoraggio all’Eterno, si dipana in uno scorrimento che vuol dire attimi, momenti che si perdono…Come fissare, come fare in modo che la propria esistenza non sia un Nulla, uno sprofondare anonimo nell’oceano degli eventi? La soluzione, per me, è cercare Colui che ci “recupera”, nella nostra integrità, dal Nulla…Ci conserva l’anima e ci ridona un corpo “glorioso”, traendolo dai nostri miseri resti (vedi il brano biblico che ha per protagonista Ezechiele)…Allora, non ne vale la pena di cercarLo, amarLo, implorarlo ed invocarLo questo Dio rivelato in Gesù Cristo?

    • Klaud ha detto in risposta a Graziano Salvadé

      Ma che visione agghiacciante della vita, che hai! Non mi pare che ci sia tutta questa bramosìa di ‘eterno’ nelle aspirazioni dell’uomo medio, con una cultura media, un lavoro medio, una fede media, sensibilità media… mi pare che dai suoi ‘miseri resti’ ci sia ben poco da salvare. Un filino di retorica in meno e un po’ di realismo in più: che ne dici?

      • priscilla ha detto in risposta a Klaud

        Una visione così media della vita mi sa non ce l’avessero mediamente nemmanco nell’evo medio

      • Daphnos ha detto in risposta a Klaud

        In fondo non hai tutti i torti, ma difficilmente potrei rimanere persuaso che tale realismo sia costruttivo 🙂 .

        • Klaud ha detto in risposta a Daphnos

          PRISCILLA e DAPHNOS
          Forse non mi sono spiegato bene: non sto auspicando tutta quella mediocrità; è che vedendo proprio tutta quella mediocrità diffusa nella gente non ci conterei troppo su quell’anelito di eternità da parte loro. Mi è sembrato più un appello a dei disperati, che non dare una speranza a chi una chance ce l’ha. E ce l’avrebbe comunque.

      • Graziano Salvadé ha detto in risposta a Klaud

        Che la mia sia una visione “agghiacciante” della vita, mi devi spiegare il perché…come si può vivere pensando che dopo non c’è più nulla: questo è “agghiacciante”, a mio avviso…D’altronde mi sembra “agghiacciante” e miseranda la Tua visione di un’ “umanità dai “poveri resti”di cui ci sia ben poco da salvare… che calcola come concezione prevalente del modo di considerare la vita solo quella del tipo borghese, privo di ideali(colui che non brama l’eterno, tanto per interderci, se è vero ciò che sostieni, considerandolo come tipo di uomo più diffuso…) “Sono retorico? Non capisco il perché…Spiegamelo…Che non sia realista idem…Visto che mi fai tutti questi “complimenti””, ora ti aspetto al varco, dandomi delucidazioni in merito al tuo qualificare il mio intervento nel modo con cui lo hai fatto …

        • Klaud ha detto in risposta a Graziano Salvadé

          Anche il tipo ‘borghese’ è compreso in quello che considero ‘medio’.
          Privo di ideali lo dici tu. Poveri resti è una tua frase. A modo suo un artista brama l’eterno, senza il bisogno di affidarsi a entità di cui non è possibile aver cognizione. Forse la risposta delle 15.10 può darti altri chiarimenti. A questo punto vorrei capire chi sono gli eletti a cui ti riferivi, visto che disprezzi (giustamente) i borghesi, che sono una grossa fetta della società; sappiamo già che i ricchi non passano da una cruna… e allora? Allora suppongo che, secondo te, siano le infime classi quelle che dovrebbero anelare all’eternità e salvarsi dallo sprofondare nell’oceano degli eventi. Sempre che abbiano almeno il diploma delle secondarie…

          • Graziano Salvadé ha detto in risposta a Klaud

            A dire il vero non ne facevo una questione di classi sociali, per quanto riguarda la capacità di anelare all’Eterno e di guadagnarselo…Può risultare difficoltoso al “borghese” che ha già tanto in benessere materiale, proprio perché “distratto” dall’abbondanza (ovviamente se trattasi di borghese facoltoso)…Circa la questione che l’artista debba per forza bramare l’eterno senza bisogno del trascendente, non vale per tutti gli artisti(vedi Michelangelo, Gaudì, solo tra i primi che mi vengono in mente…)Anche circa il fatto che non si ha cognizione del Divino, ci sarebbe molto da dire, ma lo spazio è poco: comunque, per chi accetta il discorso di fede, che ha la sua ragionevolezza, ci è stato rivelato in Cristo (al quale ovviamente non c’è l’obbligo di credere)…Ti ringrazio per la possibilità di interloquire su temi che mi stanno a cuore, anche se manifestiamo disaccordi evidenti…

      • Li ha detto in risposta a Klaud

        Mah! Graziano non ha tutti i torti. Basta guardare o leggere vere notizie (non di quelle pilotate alla tv) per rendersi conto di come l’uomo medio o no senza uno scopo nella vita (quello del partito non conta) sia spesso in balia dei marosi più trascinanti della vita.

        John Donne diceva che nessun uomo è un’isola. La verità è che individualizzazione si contrappone a conformarsi. 2 presupposti che andrebbero bene, se non fosse per gli estremi a cui a volte si arriva.

        Anche questo tentativo forzato di conformare le persone porta ad un’isolamento e quindi alla solitudine. Magari ci si isola come forma di protesta proprio per non finire inghiottiti dalla routine della società.

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