Dalle coincidenze dell’universo la confutazione del naturalismo

Nucleosintesi 
di Giorgio Masiero*
*fisico

 

Si sente dire spesso che l’immensità dell’Universo prova l’esistenza d’innumerevoli altre forme di vita nelle galassie, cui filosofeggiando si fa seguire come corollario l’irrilevanza cosmica dell’esistenza umana. È un fatto scientifico, invece, che una vita fondata sulla chimica del carbonio (com’è la nostra) o su qualsiasi altro supporto fisico, non potrebbe esistere in un mondo più piccolo. E che, nonostante tutte le risorse profuse in un secolo nelle rispettive ricerche, non abbiamo il minimo indizio di vita aliena, né la minima idea di come si sia originata quella nostrana.

È del 1929 la scoperta da parte di Edwin Hubble dell’espansione dell’Universo, rivelata dallo spostamento verso il rosso dello spettro luminoso delle galassie lontane. Da essa si poté desumere che la grandezza dell’Universo (una quindicina di miliardi di anni luce) è strettamente legata alla sua età (una quindicina di miliardi di anni). Dall’altro lato, a partire da un lavoro di Hans Bethe del 1939, la fisica nucleare sa che le stelle hanno un ciclo di vita durante il quale i nuclei d’idrogeno, di cui sono inizialmente composte, si fondono progressivamente ad assemblare tutti gli elementi della tavola di Mendeleev fino al ferro. Quest’attività della durata di 10 miliardi di anni circa si chiama nucleosintesi stellare. Anche gli atomi che compongono il nostro corpo, in particolare gli elementi ossigeno, carbonio, azoto e fosforo del DNA, furono sintetizzati nella fornace di un’antica stella, tra le prime nate dopo il Big Bang, in un lavorio durato 10 miliardi d’anni. Nell’esplosione finale, durante cui apparvero gli elementi chimici più pesanti, si staccò il frammento che è la nostra Terra e noi uomini siamo forme pensanti, organizzate sul fango di quella proto-stella ormai svanita.

Fra 5 miliardi di anni, quando avrà esaurito il suo combustibile nucleare, anche il nostro Sole uscirà dalla sequenza principale di produzione. Simile ad una cipolla dagli strati contenenti ordinatamente tutti gli isotopi dall’idrogeno al ferro 56, esso si dilaterà allora a “gigante rossa”, inghiottendo la Terra e i pianeti più interni. Gli oceani terrestri bolliranno a milioni di gradi e ogni forma di vita terrestre, ammesso che sia sopravvissuta fino ad allora, scomparirà nell’inferno di plasma. Qualche centinaio di milioni di anni dopo, la gigante rossa esploderà come una bolla di sapone in supernova, producendo gli isotopi più pesanti e disperdendo nello spazio il suo magazzino di prodotti chimici finiti, dall’idrogeno all’uranio.

Un Universo più piccolo di 10 di miliardi di anni luce non avrebbe l’età per aver ospitato il ciclo completo di una stella e pertanto non conterrebbe corpi celesti freddi con gli atomi necessari alla vita, ma solo fornaci nucleari in ebollizione e nubi sparse d’idrogeno e di elio. Facciamoci quattro conti in tasca:

  • Una decina di miliardi di anni per la nucleosintesi e l’esplosione in supernova della proto-stella;
  • mezzo miliardo di anni per il raffreddamento del frammento Terra, il suo aggancio ad un Sole nuovo di zecca e la precipitazione dell’abiogenesi dei primi batteri;
  • 3,5 miliardi di anni per la speciazione, culminata in Homo sapiens sapiens;
  • Totale: 14 miliardi di anni (e un Universo grande 14 miliardi di anni luce).

Aveva dunque ragione Gilbert K. Chesterton a dire che l’Universo non è affatto grande per noi, ma “è pressappoco il buco più piccolo in cui un uomo può ficcare la sua testa”. Solo chi non si rende conto della complessità fisica della materia-energia, della complessità chimica della vita nella complessità del suo habitat fisico, e del mistero dell’Io umano può credere il contrario…

Come avviene la sintesi degli elementi nelle stelle? Si è scoperto che questo è un processo accuratamente confezionato al momento del Big Bang da una serie di coincidenze nei valori di alcune costanti fisiche. Altrove ho spiegato che, come la nube degli elettroni intorno al nucleo atomico ha configurazioni energetiche discrete, anche il sistema dei protoni e dei neutroni nel nucleo (i nucleoni) si dispone su livelli quantizzati, a righe nitidamente osservabili. Quando i nucleoni passano da un livello energetico ad uno più basso viene emessa energia e, all’opposto, l’immissione dall’esterno di energia può favorire la transizione del nucleo ad un livello più alto. Questa chimica nucleare a livelli quantizzati è alla base della catena di reazioni che avvengono nelle stelle.

Naturalmente la prima reazione che accade al centro di una stella giovane, in seguito alla pressione della gravitazione, è la fusione d’idrogeno in elio, con un’emissione di energia che momentaneamente allenta la pressione. Però la riserva d’idrogeno sarebbe destinata a svanire velocemente se poi, alla contrazione gravitazionale con densità di decine di tonnellate per litro, non corrispondesse anche una salita della temperatura a un centinaio di milioni di gradi, che fa scattare una seconda reazione nucleare: la fusione di elio in carbonio. La fisarmonica di reazioni esotermiche decongestionanti, seguite da contrazioni, seguite da aumento di temperatura e nuove reazioni sintetizzatrici di nuovi elementi chimici e passanti sempre per la produzione del carbonio, scandisce lo schema della sintesi di elementi sempre più pesanti nelle caldere stellari. Tuttavia, perché la fusione di elio in carbonio (3 He4 → C12) avvenga, è necessaria la concomitanza di 3 coincidenze.

Prima coincidenza. La fusione diretta per collisione di 3 isotopi dell’elio è un evento troppo improbabile per dar luogo ad una significativa produzione di carbonio. Resta la strada indiretta che passa attraverso la produzione intermedia di berillio: prima 2 atomi di elio fondono in berillio (2 He4 → Be8), e poi la collisione di un atomo di elio con il berillio produce il carbonio: He4 + Be8→ C12. Perché ciò avvenga però, è necessario che l’isotopo di berillio abbia la durata di vita “giusta”, abbastanza lunga rispetto alla frequenza delle collisioni tra nuclei d’elio e alla loro durata (così da consentire anche la seconda reazione, che lo trasforma in carbonio), ma non troppo lunga da esser un elemento quasi stabile (e rendere la reazione violenta al punto da esaurire tutta la riserva d’idrogeno in berillio, senza produzione di altri elementi). Ebbene è risultato che il berillio ha una longevità di ~10-17 secondi, che è lunga rispetto ai tempi d’urto dei nuclei di elio (~10-21 s) ed ottimale per la produzione del carbonio e degli elementi successivi.

Seconda coincidenza. La longevità del berillio è una condizione necessaria, ma non sufficiente alla produzione di carbonio. Perché la fusione nucleare avvenga effettivamente, occorre che la somma dei livelli energetici dei nuclei di elio e berillio reagenti (7,37 MeV) sia leggermente inferiore al livello energetico del carbonio prodotto: solo così la reazione entra in “risonanza” e, con un piccolo ammontare di energia extra fornita dal calore di caldera, precipita. Ebbene, si è trovato che il livello quantico dell’isotopo 12 del carbonio è 7,66 MeV, appena superiore a quello dei reagenti! Se esso fosse inferiore, la reazione non potrebbe accadere; se la sua superiorità fosse più marcata, la reazione sarebbe rara. Con questi valori, essa accade e produce abbondante carbonio.

Terza coincidenza. La storia spericolata del carbonio non finisce qui. Sul neonato ora incombe la minaccia di una repentina eliminazione, con la sua trasformazione in ossigeno: He4 + C12 → O16. L’evento (catastrofico per l’apparizione di futuri osservatori) può essere controllato solo se il livello quantico dell’isotopo 16 dell’ossigeno è leggermente inferiore alla somma dei livelli dei reagenti (7,16 MeV). Ciò che, come il lettore ormai ha desunto dal fatto di essere vivo, risulta puntualmente: 7,12 MeV è infatti il livello energetico dell’ossigeno, con un’inferiorità giusto dello 0,6%.

Ecc., ecc., in una serie di altre, felici concomitanze per gli elementi chimici successivi. Come si spiegano queste coincidenze stellari senza cui, come notò per primo Fred Hoyle nel 1953, non esisterebbe la vita? In ultima istanza scientifica, esse derivano dai rapporti di forza dei campi fisici e di massa di nucleoni ed elettroni. Una ventina di Numeri che a priori, in ipotetici universi, potrebbero essere qualsiasi, nel nostro Universo invece hanno fin dal Big Bang i valori necessari per la (futura) comparsa di osservatori come noi umani. Né potrebbe essere altrimenti, se siamo qui a rilevarlo! Questa ovvia considerazione si chiama “principio antropico” (debole) ed è un’assunzione scientifica, capace di predizioni controllabili. Per es., con riferimento alla seconda coincidenza del carbonio, Hoyle prima previde col principio antropico l’esistenza di una risonanza dell’isotopo C12intorno ai 7,7 MeV” e solo dopo furono sperimentalmente cercate e misurate le righe che confermarono la sua predizione.

La cosa sorprendente però è un’altra: è la sintonizzazione “ultrafine” di questi Numeri, stante nel fatto che una minima variazione dei loro valori al Big Bang avrebbe reso impossibile qualsiasi forma di vita. Se uno solo dei Numeri – che infine regolano i giochi di fisica, chimica e biologia – fosse appena diverso, l’Universo sarebbe un singolo buco nero, o un insieme di buchi neri, o una polvere di particelle non interagenti, o sarebbe costituito di solo elio, e così via. In tutti i casi l’uniformità del paesaggio (ad entropia costante, quindi senza trasformazioni termodinamiche, quindi zero chimica, quindi no metabolismi) impedirebbe ogni forma di vita immaginabile. Per dare un’idea della finezza della sintonia, dirò solo che se la costante di gravitazione G o d’interazione nucleare debole gW fossero diverse per 1 parte su 1050, noi non saremmo qui.

Dalla sintonia fine io traggo una confutazione del naturalismo: il nostro Universo fisico non è una realtà chiusa, auto-esplicativa. Ogni spiegazione della sintonia fine infatti, può solo poggiarsi sull’esistenza di una seconda realtà inosservabile, che “trascende” l’Universo fisico in cui viviamo. Questa realtà metafisica si riduce infine a 2 opzioni: o un’Agenzia Trascendente Razionale (che tutti chiamano “Dio”) ha creato questo Universo, ordinandolo fin dal principio per la vita; o un’Agenzia Trascendente Cieca ha prodotto infiniti universi paralleli (il “multiverso”), con leggi fisiche e costanti cosmologiche disparate, e noi per caso ma necessariamente ci troviamo in una (rara) isola abitabile. Se, nel primo scenario, la scienza consiste nello scoprire le leggi di Natura – che vuol dire “conoscere i pensieri di Dio” (A. Einstein) –, mi chiedo: che cosa significa “scienza” per chi crede nel multiverso?

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167 commenti a Dalle coincidenze dell’universo la confutazione del naturalismo

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  1. Antonio ha detto

    In entrambe le ipotesi supposte da Masiero, io mi chiedo….ma a noi che ci importa? Cosa cambia?

    Esiste un’ Agenzia Trascendente Razionale? e che ci importa?

    Esiste un’Agenzia Trascendente Cieca? e che ci importa?

    • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Antonio

      Si sorprende, Antonio, se Le dico che a miliardi di persone importa l’esistenza della prima Agenzia? o che ci sono centinaia di scienziati (pagati anche dalle Sue tasse) impegnati a studiare le eventuali proprietà matematiche della seconda Agenzia?

    • Ugo La Serra ha detto in risposta a Antonio

      Più che non ci importa, bisogna prendere atto che conoscere tale risposta non ci è di nessuna utilità.

      • beppina ha detto in risposta a Ugo La Serra

        Perlomeno avremo la riprova della banalità dell’osservazione.

      • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Ugo La Serra

        Oibò, e perché mai sapere che Dio esiste o che non esiste, dovrebbe essere del tutto inutile? E’ vero invece esattamente il contrario: si tratta della verità più utile, poiché altrimenti, come agnostici veri (e anche come atei, ma per ragini diverse), dovremmo ridurci a morire come ‘asino di Buridano, in quanto privi di qualsiasi ragione per decidere alcunché…

      • Valentina ha detto in risposta a Ugo La Serra

        Pensa che ai tuoi figli importa più dell’esistenza di Dio che della tua esistenza. Prova a chiederglielo, poi mi dici.

      • FM ha detto in risposta a Ugo La Serra

        “Più che non ci importa, bisogna prendere atto che conoscere tale risposta non ci è di nessuna utilità.”

        Questo tipo di ragionamento è fallace in sé.

        1- E’ pigro, si dice ‘non pare utile’ solo per non far lavorare il cervello

        2- E’ anti-intellettuale: chi usa la ragione riflette anche su queste questioni fondamentali… o SOPRATTUTTO su queste.

        Da notare che nel ‘vecchio ateismo’ certe domande vengono prese con riverenza e un approcio serio.

        Nel nuovo ateismo che è anti-intelletuale no… ma il fatto che i nuovi atei comunque spesso con passione cercano argomenti anti-teisti, significa che loro stessi non credono davvero nella inutilità del chiedersi ‘Dio Esiste’… anzi questa proposta ‘inutilità’ è solo un argomento fallace per rispondere alla domanda.

        3- Rispondere a certe domande fondamentali è anche comprendere la realtà. Comprendere la realtà ha inevitabilmente CONSEGUENZE PRATICHE, anche se non dirette, magari.
        Sicuramente, in questo caso, ci sono molte conseguenze in campo morale e sociale.

    • andrea ha detto in risposta a Antonio

      Forse il sig Antonio tiene a comunicarci che a lui nulla importa di sapere perchè esiste anzichè no.
      Ma perchè ci tiene a farcelo sapere?

  2. manuzzo ha detto

    Soluzione banale alla domanda finale: ateismo. Anche se l’esistenza di più universi non significa che questi siano usciti necessariamente dal nulla….

    • Giorgio Masiero ha detto in risposta a manuzzo

      Mi pare, manuzzo, che prima Lei si dia una “soluzione banale”, e poi la neghi!
      La verità è che la Sua “soluzione banale” non risponde alla mia domanda sull’essenza della scienza; e che il multiverso non implica l’ateismo, ma piuttosto – esattamente come il teismo – anche il multiverso implica la non chiusura del nostro Universo visibile.
      Resta aperta la mia domanda finale: che cos’è la scienza per chi crede nel multiverso? E mi piacerebbe avere la risposta da uno che crede nel multiverso!

      • manuzzo ha detto in risposta a Giorgio Masiero

        Era una speculazione-provocazione sulla stupidità del pensiero scientista tipo:” se non sei convinto che il mondo si è fatto da solo non puoi essere chiamato scienziato”; quelle frange estremiste vorrebbero vera la teoria del multiverso per convincere ancora più gente che è il caso ad averci creati (una probabilità molto bassa tende a 1 se i tentativi sono infiniti…). Quoto la risposta che mi ha dato, ma per rendere bene l’idea di ciò che volevo dire dovrei mettermi a postare i commenti che ci sono su youtube contro i video in cui Zichichi si presenta a parlare di una cosa o di un’altra.

  3. Roberto Reggi ha detto

    Grazie Giorgio per il tuo articolo davvero ricco di spunti. A scuola, per spiegare il “fine tuned universe”, o “via oggettiva” che dir si voglia, non vado + in là della costante della forza forte, stranamente calibrata e precisa in vista della vita. Ti chiederei se hai anche qualche riferimento (libri, siti) per tutti i dati qui citati. Grazie in anticipo!

    • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Roberto Reggi

      Grazie, Roberto. Per il principio antropico, resta a mio parere insuperato “The anthropic cosmological principle” di Barrow, Tipler e Wheeler. Per il fine tuning e le sue implicazioni metafisiche, ti suggerisco “New proofs for the existence of God” di Robert J. Spitzer (scaricabile anche su kindle).

  4. Luca ha detto

    Concordo con quanto scrive il prof. Masiero sull’eccezzionalità della vita. Tra i tanti “casi” a me piace ricordare che se l’acqua non fosse uno dei rari composti chimici la cui fusione é favorita dalla pressione, il fondo di mari ed oceani sarebbe ghiacciato e la vita non sarebbe mai comparsa. Tuttavia penso si possa provare a rispondere alla sua domanda: che cosa significa “scienza” per chi crede nel multiverso? La risposta a mio parere sta proprio nella vastità dell’Universo da lui stesso ricordata. L’uomo sapiens sapiens esiste da 2*10^5 anni, l’universo da 14*10^9 anni. Fanno 5 ordini di grandezza di distanza ! Sarebbe come dire che se l’universo nasce alla mezzanotte di oggi, noi compariremo solo gli ultimi 2s scarsi ! Io non penso che questo stabilisca la nostra irrilevanza ma vedo bene come ci costringa a pensare ad un universo la cui esistenza prescinde (quasi) interamente da noi, ha senso anche senza di noi e presumibilmente continuerà ad esistere ed aver significato anche dopo la nostra scomparsa. Tant’é vero che Masiero stesso si lancia nella previsione di un futuro senza sistema solare. E’ la profondità difficilmente immaginabile di questo dato a costringerci a ragionare sull’ampiezza del possibile, essendo il “probabile” comunque garantito dalla vastità del tempo a disposizione (la geologia designa questa vastità come “tempo profondo”).
    E’ ben vero: nessuno ha mai potuto assistere all’insorgere di una nuova specie vivente o alla generazione spontanea di un aminoacido. Se é per questo, nessuno ha mai potuto assistere nemmeno alla collisione con un asteroide o ad un processo di diffusione solida in condizioni naturali, eppure … se consideriamo possibili questi eventi, per quanto di probabilità (velocità) estremamente bassa, allora una serie di altri dati cominciano a trovare la loro collocazione (a tutto vantaggio del logos). Non é obbligatorio crederci ma non ci si può certo definire irrazionale.

    • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Luca

      Non ho capito, Luca, la tua risposta alla mia domanda: che cos’è la “scienza” per chi fa congetture sul multiverso?
      Mi spiego meglio: se nel caso dell’Universo, si chiama scienza 1) lo studio delle regolarità, pattern, ecc. della Natura, 2) che siano sperimentalmente osservabili, 3) in vista di determinare possibili leggi e predizioni, 4) magari anche suscettibili di applicazioni tecnologiche; se la scienza è tutto questo con riguardo all’Universo, che cos’è la “scienza del multiverso”?!

      • Luca ha detto in risposta a Giorgio Masiero

        E’ la stessa scienza che ti ha permesso di ricostruire quel fantastico percorso cosmologico nel tuo articolo. Anche quello non é sperimentalmente osservabile e non conduce a previsioni direttamente verificabili. La scienza del multiverso come la chiami tu non é una scienza predittiva (empirica, come la fisica) ma una scienza interpretativa. Come la geologia ed esattamente come tutte le scienze che si occupano di eventi non replicabili del passato. Le regole epistemologiche sono le stesse, possono essere diversi gli strumenti e l’ordine che assumono i ragionamenti all’ interno dell’identico ciclo induttivo-deduttivo. Se ho capito bene, al momento il multiverso ha il senso di una pura ipotesi di lavoro, questo non vuol dire tuttavia che non sia scientifico. E’ con strumenti come questi che progrediscono (a fatica, lentissime) le scienza interpretative. So bene quanto sia difficile comunicarle all’esterno. Basti pensare agli orribili disastri che sta compiendo tra la gente la divulgazione del tema “cambiamenti climatici”.

        • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Luca

          Ripeto. La scienza sperimentale moderna è fatta di 4 elementi: 1. misurazioni (cioè estrazioni di numeri); catalogazioni e teorie; 3. predizioni; 4. applicazioni. Tu che sei geologo puoi vedere benissimo queste 3 fasi in sismologia.
          Io, nell’articolo che riguarda la “fisica di questo Universo”, ho portato 1., 2., 3. e 4. Quindi scienza.
          La “fisica del multiverso” non porta né 1., né 2., né 3, né 4. Quindi non è scienza sperimentale moderna. Che cos’é? interpretazione, fantasia, cattiva metafisica, come ha mostrato à-theòs.

          • Luca ha detto in risposta a Giorgio Masiero

            Quello che scrive qua sotto à-theòs é che nemmeno le scoperte di Galileo sono dipese dal rigore del metodo. Quindi forse c’é un problema di fondo nelle sue argomentazioni (o a scelta nella “metafisica” di Galileo).

            • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Luca

              No, ripeto: Galileo è stato imprudente (e per questo giustamente redarguito dall’Inquisizione), ma questo non significa per nulla che avesse ottenuto la sua convinzione, pur non potendola provare incontrovertibilmente, per pura casualità, cioè senza metodo o indizi a supporto.

              Tu estremizzi del tutto impropriamente il caso per tirare acqua al tuo mulino anarchico feyerbendiano e non mi sembra operazione né particolarmente riuscita, né particolarmente onesta sul piano intellettuale.

        • Luca ha detto in risposta a Luca

          Non so dove tu abbia letto che per me Galileo non avrebbe usato metodo. Sostengo semplicemente che persino per l’inventore del metodo il metodo di tutta evidenza non é tutto, non é il paradigma sine qua non. Ora non penso che il naturalismo che voi attaccate sia pura fiction ed osservo semplicemente che il vostro criterio di giudizio é perlomeno parziale.

          • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Luca

            Visto che precedentemente ho ripetuto venti volte l’obiezione al tuo presentare l’intuizione come qualcosa di ottenuto su base “irrazionale”, e tu non hai eccepito, ne ho dedotto la conseguenza logica.

            Dunque, il metodo c’è ed è fondamentale anche per giungere alle famose “intuizioni”. Se sei d’accordo su questo, concordiamo in pieno.

            Accanto a questo è per me ovvio che gli ambiti da cui trarre materiale, che possa essere poi vagliato “con metodo”, debbano sempre essere i più disparati e attinti con grande fantasia, inventiva e creatività, poiché una delle capacità gnoseologiche fondamentali che abbiamo è l’ANALOGIA, che non è, a tutt’oggi, pienamente formalizzabile (e come potrebbe, dato che la formalizzazione equivale a una “materializzazione”, cioè ad una riduzione ad operazione replicabile da un computer?).

            • Luca ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

              Benissimo. Se dunque siamo pienamente daccordo può essere debba tu accettare qualche conseguenza coerente. Il multiverso é o no internamente logico ? Ha o no alla base dati (magari mediati da precedenti analisi teoriche) o é pura fiction ? Io come te ho dichiarato di non capirne gran che, mi sono semplicemente preoccupato di sottolineare quelle che mi sembrano incongruenze nel ragionamento di Masiero.
              In calce, rispetto a irrazionale ed intuizione, può essere io non abbia capito bene cosa Feyerabend viglia dire. Credo però si possa intendere che quando in un ragionamento introduco un’intuizione, introduco un elemento
              estraneo e alieno rispetto al ciclo deduttivo-induttivo, in partenza apparentemente slegato dal contesto. Dunque irrazionale in questo solo senso, non nel senso di non poter essere sottoposto a sperimentazione e critica. Questo a me pare avviene molto spesso nelle discussioni di dati in una scienza “interpretativa” come la mia. Masiero ha sicuramente un sacco di elementi a favore della nucleosintesio stellare (spettroscopia), quello che tuttavia non può fare é di sperimentare la fusione nucleare che é al nocciolo del ragionamento (e speriamo ovviamente di arrivare almeno a quella dell’He, ma qui stiamo parlando di produrre Si e Fe !). Dunque siamo nel campo delle scienze interpretative e mi stupisco che critichi in sé una proposta di interpretazione come mi pare debba essere inteso il multiverso.
              Rispetto alla cultura del tempo la proposta di Wegener era sicuramente irrazionale (per quanto in sé geniale). Non la soluzione più semplice dei suoi dati (a meno di non accettare il darwinismo la monogenesi, cui inaspettatamente diede una notevole mano). Ed infatti fu pesantemente criticata dalla stragrande maggioranza dei colleghi di allora.

    • andrea ha detto in risposta a Luca

      “Se é per questo, nessuno ha mai potuto assistere nemmeno alla collisione con un asteroide o ad un processo di diffusione solida in condizioni naturali, eppure …”.
      ‘Eppure’ che?!
      La possibilità che dal niente nasca l’universo non è “bassa” e nemmeno “bassissima”: è una possibilità che può esistere solo in una barzelletta, o in una mente schizzata.
      Va beh.

      • Luca ha detto in risposta a andrea

        Ha senso escludere la “possibilità” visto che il tempo a disposizione è infinito ?

        • andrea ha detto in risposta a Luca

          Non è questione di tempo, ma di logica.

          • Luca ha detto in risposta a andrea

            Esatto Andrea. Per la logica, qualsiasi evento di probabilità anche bassissima in un tempo infinito é destinato a ripetersi infinite volte ! Nel canestro del possibile la probabilità che due persone di nome Luca e Andrea svolgessero questi ragionamenti su internet era 0 eppure come vedi é successo.

            • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Luca

              Nel caso della coincidenza tra nulla e essere non si tratta di probabilità bassissima, si tratta di probabilità nulla, cioè di assoluta impossibilità, perché il contrario violerebbe il principio di non contraddizione.

            • andrea ha detto in risposta a Luca

              Non sai cosa ti dici; la possibilità che te e io svolgessimo questi argomenti su Internet non è “pari a 0”, ma bassa o bassissima.
              Che il niente crei qualcosa è una impossibilità assoluta.

              • Luca ha detto in risposta a andrea

                Il bello è che sono assolutamente daccordo. Si tratta di mettersi daccordo su cosa era all’inizio e che nome dare a questa cosa. Legge fisica, logos, materia, energia, tutto, niente. Onestamente non mi pare così rilevante il cosa, perché se parlo di materia che si auto-genera parlo di qualcosa che ha la proprietà fondamentale che attribuiamo a Dio. Mentre se parlo di Dio per la nostra fede “Dio é in cielo, in terra ed in ogni luogo” (come mi insegnavano a memoria al catechismo).
                Siamo nel campo della pura speculazione intellettuale e sono perfettamente cosciente di sparare un’eresia, perché accosto il Dio-Volontà e persona al Dio-necessità impersonale di un certo panteismo. Voglio però sottolineare solo che questa speculazione ha un’unica via d’uscita: quella di metterci di fronte ad un mistero da adorare non ad un’arrogante certezza da possedere, perché cosa ci fosse all’inizio non possiamo saperlo né noi né i “cultori” del multiverso e le opzioni di fede che facciamo sono indipendenti ed intangibili dalla scienza. “Dov’eri tu quand’io ponevo le fondamenta della Terra ?” domanda Dio a Giobbe …
                Credo perciò che alla scienza ed alla filosofia vadano comunque lasciate intatte le loro imperdibili ed affascinanti elucubrazioni imparando semplicemente a prenderle per quello che sono: tutto e … niente.

                • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Luca

                  ASSOLUTAMENTE NO!!!
                  1) Sappiamo sicuramente cosa non poteva esserci = un nulla che coincide con un qualcosa, in violazione del principio di non contraddizione; 2) se le prove razionali dell’esistenza di Dio sono corrette, sappiamo anche cosa c’era = solo Dio, che poi a creato tutto.

                  Se per inizio intendi invece riferirti a come i fatti si sono svolti, cioè a come la creazione ha avuto luogo e si è sviluppata concretamente fino a noi, le risposte sono di pertinenza delle scienze fisico-matematiche e non della filosofia.

                  LA FILOSOFIA NON E’ GIOCO O FANTASIA O NON-SCIENZA.

        • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Luca

          Andrea ha ragione, si tratta di logica elementare: se per “nulla” intendiamo veramente il nulla assoluto, cioè l’assenza di un qualsiasi tipo di ente esistente, allora dire che qualcosa deriva dal nulla è contraddittorio, perché equivale a dire che il nulla-niente è il qualcosa-essere.

          • Licurgo ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

            Esatto, se non c’è nulla nulla può essere generato.
            Se qualcosa non esiste non può compiere alcuna azione, se non esiste nulla non può venire nulla all’esistenza.

            • andrea ha detto in risposta a Licurgo

              x a-theòs=a-éthos e Licurgo

              Proprio così’, cari amici, ma ancora una volta si dimostra che l’ateismo non si regge sulla minima razionalità, e quindi ha evidentemente a che fare con problematiche nevrotico/esistenziali.

              • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a andrea

                Non essere così severo. Ci sono persone intellettualmente oneste che si dicono atee. Non è così immediato trovare le ragioni per abbandonare l’ateismo, specialmente nel mondo odierno, in cui molto spesso persino i sacerdoti sono ignoranti come pecore (perché male educati).

                • Licurgo ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

                  Bacone con gli ‘idola’ potrebbe spiegare molto bene certi processi psicologici, senza per forza ricorrere a patologie.
                  Spesso ci si affeziona alle proprie idee, e si hanno resistenze inconsce perchè cambiare idea su una questione così importante mette in discussione un sacco di pseudocertezze filosofiche ed esistenziali pratiche.
                  Il bello è -e lo dico da teista filosofico senza religione- è che spesso superficialmente molti atei accusano i credenti di essere affezionati alle loro idee illogiche.
                  Evidentemente la questione è ben meno manichea di come a loro piace credere.

  5. Max ha detto

    Piccola nota Giorgio: il Sole non ha una massa sufficiente per produrre gli elementi fino al ferro per fusione nucleare. Produrra’ invece elementi fino al carbonio ed ossigeno. Solo stelle piu’ massiccie del Sole, e dalla vita piu’ breve, possono produrre elementi piu’ pesanti.
    Per il resto, sembra un articolo interessante che leggero’ con calma.

    • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Max

      Grazie, Max. Ho semplificato la fisica, disinteressandomi delle varianti introdotte dalle masse delle stelle, ecc., perché non intendevo fare un articolo sulla nucleosintesi stellare, ma sul fine tuning. Però la tua osservazione è giusta.

      • Emanuele ha detto in risposta a Giorgio Masiero

        Mi scusi,

        le faccio una domanda per completezza sulla sorte del Sole, ormai mi ha incuriosito… ricordo male, o il sole ha massa troppo piccola per esplodere in una supernova? Non dovrebbe, finita la fase di gigante rossa, espellere la nebulosa planetaria e collassare in una nana bianca?

        • gladio ha detto in risposta a Emanuele

          Mah… così risulta anche a me,non mi pare che una nana gialla come il sole possa evolvere in supernova, comunque,essendo un profano, non insisto ,però…

  6. Ugo La Serra ha detto

    L’errore è proprio quello di voler spiegare la sintonia fine. Uno scienziato dovrebbe limitarsi a prendere atto dei valori delle costanti. Anche perché, non mi risulta che sia mai stato osservato un altro universo con costanti diverse.

    • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Ugo La Serra

      Stavolta sono d’accordo con Lei al 100%.

    • Woody85 ha detto in risposta a Ugo La Serra

      Lo scienziato si, ma lo scienziato è anche un uomo che ha il diritto di domandarsi chi ha reso costanti quelle costanti 😉

      • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Woody85

        D’accordo. Ma quando si porrà il problema, e ne cercherà una soluzione, uscirà dal metodo scientifico, per entrare in quello logico e metafisico.

        • Woody85 ha detto in risposta a Giorgio Masiero

          Questo senz’altro, ma anche il filosofo se vorrà riflettere sulle costanti fisiche dovrà prima studiarle attraverso il metodo scientifico. Non scinderei così nettamente lo scienziato dal filosofo, l’idraulico dal panettiere, perché sono sempre tutti uomini. Lo dico a Ugo, principalmente.

          • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Woody85

            Anche su questo, Woody85, sono d’accordo. Scienza sperimentale e matematica, logica e metafisica, intuizione, ecc. sono tutti strumenti di conoscenza. E non si dà una vera conoscenza, se alla fine la filosofia non li porta a comun denominatore.

    • FM ha detto in risposta a Ugo La Serra

      Due Punti:

      A – Il problema però che la scienza non funziona così in pratica.

      Spesso uno scienziato ha le sue teorie e vuole vederle ‘realizzate’

      In TEORIA, si applica il metodo scientifico, osservando i dati, provando e comprovando con esperimenti e poi si giunge a conclusioni.

      In realtà, nella fisica moderna, spesso questo non accade.

      Come scrive anche Wilfred F. van Gunsteren in “The Seven Sins in Academic Behavior in the Natural Sciences” (articolo apparso in Angew. Chem. Int. Ed. 2013, 52, 118 – 122, DOI: 10.1002/anie.201204076): spesso gli scienziati commettono vari errori, da piccoli a tragici.

      I sette peccati sono, in ordine ascendente di gravità:

      1- Descrizione incompleta o carente del proprio lavoro
      2- Mancanza di fare (spesso ovvi) esperimenti per comprovare le proprie teorie
      3- Correlazione e connessione insufficienti tra dati e teoria proposta (e nonostante quella presentarla come quasi provata)
      4- Selezione dei dati, ovvero riportare solo dati favorevoli alla propria teoria.
      5- Ignorare errori trovati nel proprio lavoro dopo la pubblicazione di questo
      6- Plagiarismo
      7- Frode

      Questi 7 peccati sono molto più comuni di quanto si pensa e spesso involontari magari (tranne 5, 6 e 7 che richiedono una certa intenzionalità esplicita).

      Anche casi di frode vera e propria non sono così rari.

      B – Sul “L’errore è proprio quello di voler spiegare la sintonia fine. Uno scienziato dovrebbe limitarsi a prendere atto dei valori delle costanti.”

      Il punto è che la scienza si interroga anche su come funzionano le cose, oltre ai meri valori numerici.

      Inoltre rimane la domanda bruciante ‘perchè queste costanti, da cosa sono determinate’.

      Il problema del naturalismo è che a un certo punto raggiunge un muro sormontabile solo metafisicamente.

      A questo punto:

      1- Si fa una truffa, come Krauss o Hawking. Krauss dice ‘spiego come qualcosa viene del NULLA’ ma il ‘nulla’ di cui lui parla non è il nulla ma è solo qualcosa che è ad hoc definito ‘nulla’ (insomma non risponde alla domanda in alcun modo). Hawking spiega che ‘perchè c’è la gravità allora possiamo capire da dove viene l’universo’… ma anche questa non è una vera risposta.

      oppure:

      2- Si realizza che il naturalismo è falso.

      • FM ha detto in risposta a FM

        errata corrige:

        “Il problema però che” –> “Il problema però E’ che”

        “molto più comuni di quanto si pensa” –> “si pensI”

        “a un certo punto raggiunge un muro sormontabile ” –> “a un certo punto raggiunge un muro INsormontabile “

      • manuzzo ha detto in risposta a FM

        “i sette peccati capitali….7 . Frode”: WOW, è il CICAP 😀

      • andrea ha detto in risposta a FM

        I ‘tentativi’ di rispondere al “perchè” e al “come”,
        da parte ateistica, come gli esempi da lei citati
        (Krauss o Hawking) hanno a che fare sostanzialmente
        con il campo delle barzellette(se c’è buona fede),
        o della presa in giro in altro caso: direi, tentativo
        di circonvenzione d’incapace.

  7. Per la mia completa ignoranza in materia, sono costretto, purtroppo, a commentare solo dall’esterno intorno a quanto concerne più da vicino la filosofia.

    Quando parli di “un’Agenzia Trascendente Cieca”, in opposizione a quella trascendente-razionale (Dio), non comprendo come riesci a figurartela. Che sia “trascendente” significa semplicemente che appartiene ad un ordine superiore, come Goedel insegna, oppure che è “sostanzialmente” di tipo diverso dalla materia, cioè di tipo diverso da ciò su cui si basa il “naturalismo” (= materialismo), materialismo che vedresti, anche in questo secondo caso (quello dell’Agenzia Trascendente Cieca), sconfitto?

    In poche parole non comprendo come qualcosa che sarebbe causa sempre e solo per accidens (puro caso) e, dunque, non intelligente (per quanto un essere intelligente possa risultare anche causa per accidens, ciò non potrà avvenire sempre, proprio perché, quando si comporti in maniera intelligente, non agirà a caso), potrebbe essere contemporaneamente non-materiale…

    Ma, forse, sei solo sottilmente ironico e provocatore (verso i “multiversisti”) e con fare maieutico vuoi portarli a scoprire da soli che non è possibile trascendere la materia senza non essere razionali (cioè non-casuali)… Perdona le elucubrazioni gettate così alla rinfusa.

    • Giorgio Masiero ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

      Hai compreso bene: la mia è solo ironia verso una teoria, quella del multiverso, che ha la pretesa di essere scientifica, e invece, come ho spiegato in altri articoli, è solo una cattiva metafisica.

    • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

      Bisogna aggiungere che quanto risulta organizzato stabilmente non può essere derivato dal caso, né essere al caso abbandonato, poiché il ripetersi costante di un’organizzazione è l’opposto del caso. Se poi con Sermonti aggiungiamo che la causa dell’organizzazione in “forme” della materia (organizzazione di grande stabilità, che è un dato di fatto) non si ritrova nella materia stessa, cioè non è qualcosa di materiale, allora possiamo sì dire che esistono cause immateriali dell’organizzazione formale della materia (il fatto che una mosca, come dice Sermonti, non è un cavallo non dipende dagli elementi materiali-genetici, poiché essi sono pressoché identici nella mosca e nel cavallo o comunque riducibili agli stessi elementi originari), ma allo stesso tempo dovremo anche dire che tali forme, se non sono direttamente razionali, sono causate da chi è necessariamente razionale.

    • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

      Quindi ho compreso bene che quando dici “Agenzia Trascendente Cieca” stai utilizzando una nozione per assurdo come si fa in geometria?

      • Giorgio Masiero ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

        Sì, da parte mia. Aggiungo però che ci sono persone, preparate in fisica e in matematica, che si occupano a tempo pieno nelle loro ricerche di “multiverso” e che, senza magari usare le esatte mie parole, per spiegare il fine tuning e l’esistenza della vita, affermano l’esistenza di un agente esterno al nostro mondo, onnipotente e cieco! A questi servirebbe un corso di logica e metafisica fatto da una persona come te.

  8. alessandro giuliani ha detto

    bellissimo articolo Giorgio, la contemplazione dell’Universo in una notte stellata non è poi cos’ diversa dalla meditazione sulla nucleogenesi e sull’età dell’Universo a chi ha orecchie per intendere e occhi er vedere

    • Luca ha detto in risposta a alessandro giuliani

      Bel commento. Mi si apre il cuore a parlare di contemplazione della natura. Lasciami però chiosare che la contemplazione è del tutto indipendente (ovvero non é affatto disturbata) dallo sguardo della scienza. Penso ci siano scienziati che contemplano, altri che rapinano, ma questo é unicamente un loro problema.

  9. Antonio ha detto

    Ripeto la domanda..pur ammettendo l’esistenza di Dio (cosa tutta da dimostrare) a noi cosa cambia oggi in questo mondo?

    Che differenza c’è tra un Dio inesistente ed uno che si comporta come se non esistesse?

    • beppina ha detto in risposta a Antonio

      Se Dio esiste la sua libertà avrebbe sicuramente un senso essendo sufficiente e necessaria alla sua coscienza. Se Dio non esiste la sua libertà potrebbe essere o solo sufficiente (arriverebbe a giustificare la sua coscienza senza però essere giustificata essa stessa) o potrebbe essere solo necessaria (lei riuscirebbe a darsi risposte sulla libertà ma senza trovare giustificazione della sua coscienza nelle risposte).

    • Emanuele ha detto in risposta a Antonio

      …ma avendo preso la nostra natura e morendo in Croce per la nostra Salvezza, direi che si è manifestato in modo molto chiaro. Si è dunque comportato come uno che esiste, agendo nel tempo e nella storia.

    • manuzzo ha detto in risposta a Antonio

      “Seppure esiste, FREGATENE!”: un nuovo slogan per l’ateismo militante? LOL

    • Ugo La Serra ha detto in risposta a Antonio

      “Che differenza c’è tra un Dio inesistente ed uno che si comporta come se non esistesse?”

      Centro!

      • beppina ha detto in risposta a Ugo La Serra

        La risposta non puoi trovarla passando attraverso una disquisizione logica del concetto di dio ma sono nella nostra quotidiana esistenza e nel continuo processo di maturazione che da giustificazione allo sbocco finale della nostra vita (la morte). Se Dio esistesse e si comportasse come esistente, e percepibile direttamente, l’Uomo non sarebbe libero; da cui rimane irrisolto (per fortuna…) il Grande Quesito e l’Uomo non risulta immerso in una esistenza condizionata. Mi pare tanto semplice.
        Non ci sono vie di mezzo, o si crede o non si crede, in questo sta la più grande libertà dell’Uomo. Non é una questione di scienza (che permette di aumentare la conoscenza della realtà dando una giustificazione parziale di parte della stessa realtà), é una questione di fede (che permette una giustificazione non razionale del perché di tutta la realtà).

        • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a beppina

          Scusa, ma ti esprimi in modo altamente ambiguo. L’affermazione “Dio esiste” non è un’affermazione che appartenga alle questioni prettamente di fede per la Chiesa Cattolica. Non ti sembrerebbe infatti un controsenso che che Dio (l’Intelligenza Infinita in Atto) crei un essere che si distingue dagli altri enti mondani (piante e fauna varia) per la propria intelligenza e poi che tramite tale intelligenza questo essere razionale non possa giungere a cogliere la verità fondamentale, da cui dipende la possibilità stessa di dare senso alla vita umana (cioè comprendere se il suo Creatore esiste o no)?

          • beppina ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

            Può essere, anche se mi sembra un ragionamento a posteriori e presuppone una correlazione “discutibile” fra fede e intelligenza (sarebbe diverso se intelligenza fosse sostituita da coscienza). Comunque il concetto espresso da me é strettamente correlato all’esclamazione del signor La Serra.

            • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a beppina

              Nessuna correlazione discutibile tra “fede e intelligenza”: se esistesse un Dio che mi avesse creato distinguendomi dal resto della creazione per il fatto che sono intelligente e poi tramite questa intelligenza non mi permettesse di giungere alla verità più basilare per la mia stessa esistenza, lo riterrei “un dio” che mi prende in giro.

              • beppina ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

                Rimango dell’idea che l’essere intelligente dovrebbe essere sostituito dall’avere coscienza di se. L’intelligenza, intesa come persona dotata di intelletto ovvero dotata di facoltà di pensare non é fondamentale come la presa di coscienza del proprio essere; potrei essere estremamente intelligente (al limite anche le macchine possono essere intelligenti…) ma se non arrivo a prendere atto (ed a pormi il problema) della coscienza di essere serve a poco la stessa intelligenza in una prospettiva escatologica.
                La sua conclusione inoltre, seppur velatamente ed indirettamente, comporta un possibile giudizio su dio (scritto in piccolo, sto sul generico…); questo mi pare poco “coerente”, forse anche leggermente “irriverente”, nel momento in cui ci si pone nella prospettiva di “ambire”/”arrivare” ad una entità che da un senso al tutto.

                • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a beppina

                  1) Non si può avere coscienza di se stessi senza essere intelligenti: lei confonde l’autocoscienza, che è la riflessività dello spirito sui propri atti, con qualcos’altro che non si capisce. Cosa intende per “avere coscienza di sé” e con “coscienza di essere”? Chiunque è dotato di intelligenza ha contemporaneamente anche coscienza di esistere (al contrario di un animale o di un vegetale).

                  2) Il mio discorso non è irriverente (tutto al contrario!), per il semplice fatto che un “dio” che mi creasse intelligente per impedirmi poi di conoscere almeno la sua esistenza tramite la mia intelligenza, semplicemente non potrebbe esistere, perché sarebbe stupido… Tutto il nostro spirito, che è intelligenza e volontà razionale insieme, anela alla Verità e la Verità è Dio.

                  E’ matematicamente impossibile che un vero Dio abbia creato un essere anelante alla Verità (per il fatto stesso che è intelligente), per impedirgli poi di trovarla. Per fare questo dovrebbe creare un essere intelligente-non-intelligente, cioè dovrebbe annullare l’intelligenza, che di per sé è amore della verità.

                  • beppina ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

                    L’intelligenza sarà sicuramente necessaria ma non può essere anche sufficiente per anelare la Verità. Anche se non mi trova daccordo rispetto comunque il suo pensiero.

                    • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a beppina

                      Invece l’intelligenza è condizione sufficiente per anelare alla verità, essendo la verità l’adeguazione del nostro intelletto con la realtà delle cose. La volontà stessa è una facoltà razionale, come dimostra San Tommaso d’Aquino. Si dovrebbe spiegare meglio.

      • Woody85 ha detto in risposta a Ugo La Serra

        Proprio per questo, caro Ugo, che il deista è confutabile tanto quanto l’ateista.

      • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Ugo La Serra

        Centro! (di una bella sciocchezza)

    • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Antonio

      E da che cosa deduci che Dio, se esistente rispetto a questo attuale mondo, si dimostrerebbe del tutto indifferente alla creazione stessa? Ti turba forse l’esistenza delle molteplici manifestazioni del male?

    • Salvatore ha detto in risposta a Antonio

      Caro Antonio, fidati, ha più senso l’esistenza di Dio che la tua stessa esistenza.

  10. Emanuele ha detto

    Secondo me lo scienziato è spinto da due forze: curiosità e interesse.

    La curiosità (figli dell’intelligenza) che spinge a capire come sono fatte le cose e perché funzionanto. La curiosità spinse Galileo a puntare un cannocchiale verso il cielo, Newton a capire perché le mele cadono, etc.

    L’interesse (o tornaconto) spinge l’uomo a migliorare la sua condizione. Così fecero i primi scopritori del fuoco, così fecero Marconi e Meucci, etc.

    Nel caso del multiuniverso, le leggi fisiche del nostro universo (se non sbaglio) ci impediranno sempre di osservarne altri; dunque, non è la curiosità che anima chi lo ipotizza. Non sembrerebbe neppure che ci possa essere un’interesse, visto che qualunque cosa ci potrebbe essere in uno di quelli universi non potremmo mai andarla a prendere.

    Ma l’uomo non fa le cose gratis… Esistono vari filoni di ricerca che hanno uno scopo ben preciso, negare Dio. Tra questi c’è certamente l’esobiologia (versione scientifica dell’ufologia), infatti, se fossero presenti altre forme di vita intelligenti, per chi sarebbe morto Cristo? …beh, anche per loro! Visto che “tutto il creato soffre per il peccato dell’uomo”.

    • Luca ha detto in risposta a Emanuele

      Esiste anche la fida intellettuale, al limite la pura speculazione. Quando Wegener ipotizzò la deriva dei continenti (o prima di lui i topografi del XVI) non aveva la minima possibilità di diomostrarla né gli strumenti intellettuali per intravederne conseguenze da sottomettere a prova sperimentale. Dunque secondo la logica galileiana stava farneticando. Eppure è stato il primo ad intravvedere una delle maggiori rivoluzioni scientifiche della nostra epoca e per tutti noi oggi nella storia della scienza occupa il posto di un grandissimo scienziato, non di un pazzo.
      Può essere che in qualche caso la sfida intellettuale rasenti l’incoscienza o una sorta di delirio di onnipotenza, il Faust, il costruttore della Torre di Babele, ma va vista per quello che é senza troppi moralismi, al limite con ammirazione: una sfida intellettuale destinata ad affascinare e promuovere il pensiero. Anche così si fa procedere la scienza.

      • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Luca

        Se è per questo nemmeno Galileo rispettò il “metodo galileiano”, poiché invocò le maree a dimostrazione della sua teoria eliocentrica, se ricordo bene. Quella che tu chiami “sfida intellettuale” spesso nella propria mancanza di metodo scientifico è alquanto compromessa con l’esoterismo. Molti eliocentristi in realtà traevano tale idea dalle sapienze esoterico-gnostico-pagane (v. Giordano Bruno) e lo stesso Newton era uno stregone alchemico…

        • Luca ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

          Senza dubbio, é così. Perciò se accettiamo che della ricerca scientifica faccia pienamente parte anche l’intuizione, che sia questa e non il metodo la grandezza dello scienziato Galileo (Feyerabend), allora il giudizio su quello che é scientifico o no può essere dato solo alla luce dei risultati e i risultati possono essere attesi anche per decenni …

          • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Luca

            Non concordo, perché, prendendoti alla lettera, usi il termine “intuizione” in modo irrazionale (misterico). Sono convinto ci siano gradi intermedi, che rendono le intuizioni delle “mezze prove” o almeno degli abbozzi di prova. In altre parole quando uno scienziato è convinto possa esserci verità dimostrabile nelle proprie “intuizioni attualmente indimostrabili”, ciò non significa che egli sia totalmente privo di indizi validi, altrimenti sarebbe semplicemente un pazzo o un mago.

            • Luca ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

              Puoi non concordare, ma sarebbe meglio chiarirsi se per te Wegener e Galileo hanno fatto scienza o esoterismo

              • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Luca

                Non è un’obiezione: se trovo una mazzetta di banconote da 500 euro smarrita da qualcuno, non sono un bravo economista, ma solo un Gastone di Paperopoli = ossia non c’è alcuna relazione razionale tra le mie conoscenze e il mio metodo rispetto al risultato ottenuto (la mazzetta). Se intendi in questo modo l’intuizione, essa è priva di senso. In altre parole si spera che Wegener e Galileo, pur non potendo provare in modo incontrovertibile le loro teorie, avessero almeno qualche indizio valido di verità…

                • Luca ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

                  Esatto, é così. Del resto anche il multiverso se ho capito é solo la possibile interpretazione di dati (meccanica quantistica ? teoria delle stringhe ? in realtà ne so meno di te). Dunque la differenza tra Galileo ed il multiverso sta in quel che tu chiami “fortuna” e io “intuizione” (“invenzione”, “intuizione creatrice” o anche “ispirazione irrazionale” direbbe Feyerabend). Forse sta anche nell’arroganza o umiltà dei proponenti, ma non saprei dire. Possiamo allora oncordare la risposta da dare al professor Masiero: la scienza del multiverso é la stessa scienza di Galileo e Wegener. Se poi abbia lo stesso peso intellettuale e uguale spessore scientifico è solo il tempo che potrà rispondere.

                  • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Luca

                    Ti contraddici: “intuizione” vuol dire “intus legere”, ossia avere in qualche modo la capacità di leggere dentro, seppur magari in modo non convenzionale; il che non può essere reso sinonimo di “ispirazione irrazionale”.
                    Stai veramente sostenendo che Galileo abbia completamente tirato a caso?
                    Il problema del multiverso mi pare più ideologico: non il fatto di intuire in modo misterioso, ma il fatto di avere dei preconcetti…

                    • Luca ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

                      No, ti sti solo elencando gli (plurale) argomenti “contro il metodo” presi in considerazione dalla storia e filosofia della scienza.

                    • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

                      Chiunque venga a dirmi che l’irrazionale, essendone l’esatto contrario, ha una relazione non puramente accidentale con il razionale, è un sofista. Non nego l’intuizione, nego sia collegata del tutto casualmente a metodi euristici razionali. Altrimenti, oltretutto, utilizzare un qualsiasi metodo o protocollo di ricerca sarebbe cosa del tutto inutile e priva di senso (compreso lo studiare, il ricercare e l’istruirsi).

                    • Luca ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

                      La fai complicata per niente. Abbiamo convenuto che due grandissimi scienziati hanno fatto progredire la scienza a dispetto del fatto che il metodo non si applicasse ai loro ragionamenti. Il punto allora diventa: ha ancora senso escludere dalla scienza il multiverso in base al criterio del “metodo” ?

                    • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

                      Ti sbagli, non abbiamo convenuto per nulla sul quel punto.

                      1) Tu neghi che loro abbiano usato un qualsiasi metodo, io invece affermo che la loro “intuizione” deriva certamente da un metodo che forniva loro almeno una direzione verosimile con qualche indizio oggettivo di verità, seppur non una prova definitiva.

                      2) Ti ostini a non prendere in considerazione le conseguenze delle tue affermazioni: inesistenza assoluta di metodo o, meglio, assoluta non necessità di metodo = casualità. Il che è assurdo.

    • alessandro pendesini ha detto in risposta a Emanuele

      ….secondo me lo scienziato è spinto da due forze : curiosità e interesse….
      @Emanuele
      Vero !
      Ma credo che hai dimenticato la più importante : la paura irrazionale e/o angoscia-ansietà correlata alla morte…..

  11. Antonio ha detto

    …ma avendo preso la nostra natura e morendo in Croce per la nostra Salvezza, direi che si è manifestato in modo molto chiaro. Si è dunque comportato come uno che esiste, agendo nel tempo e nella storia.

    Cosa inutile pur se esistente è come se non esistesse

  12. Bichara ha detto

    Articolo molto bello perchè fa riflettere.
    Mi meravigliano le persono che non pensano al senso dell’esistenza.
    Che delusione se fossimo veramente solo un tipo di organizzazione della matera semplicemente più complessa per la proprieta del carbonio e BASTA.
    Che angosciante e assurda idea…che incubo cieco!
    Io credo che non siamo polvere e basta … siamo anche polvere e non basta.

  13. Eaglet ha detto

    Prof. Masiero, complimenti per l’articolo interessante.
    Giacché ha citato Frank Tipler, vorrei chiederle una sua opinione sul libro meno famoso “La Fisica del Cristianesimo”, nel quale vengono proposte teorie diciamo particolari per spiegare scientificamente alcuni eventi straordinari, come la Risurrezione, la formazione dell’immagine della Sindone, la concezione virginale di Maria, nonché in definitiva la controversa Teoria del Punto Omega (di cui forse parla più diffusamente in un’altra opera).
    Grazie.

    • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Eaglet

      Grazie.
      Ho letto “La fisica del cristianesimo” e non condivido l’ambizione dell’opera. Tipler pretende di dedurre dalla fisica del XX secolo i dogmi del cristianesimo. Ma questo è assurdo logicamente, perché le teorie scientifiche contengono una verità che si riferisce soltanto ai fenomeni naturali (le “affezioni” misurabili), ed è cmq una verità approssimativa, parziale, riferibile solo ad alcuni aspetti di alcuni fenomeni, e anche sempre suscettibile di falsificazione. Chi sa come sarà la fisica tra 500 anni?
      Invece i dogmi del cristianesimo sono per il credente verità eterne, che riguardano la realtà umana e la realtà metafisica, e che sono solo parzialmente comprensibili dalla ragione, anche se non sono mai incompatibili con la logica.
      Ecco, forse solo in quest’ultimo aspetto, questo libro di Tipler ha un merito evidente: quello di dimostrare che non c’è incompatibilità tra i miracoli ed i dogmi cristiani da un lato e la scienza e la ragione dall’altro.

  14. Antonio ha detto

    Articolo molto bello perchè fa riflettere.
    Mi meravigliano le persono che non pensano al senso dell’esistenza.
    Che delusione se fossimo veramente solo un tipo di organizzazione della matera semplicemente più complessa per la proprieta del carbonio e BASTA.
    Che angosciante e assurda idea…che incubo cieco!
    Io credo che non siamo polvere e basta … siamo anche polvere e non basta.

    Io invece mi meraviglio di coloro che credono in tutto senza farsi domande.All’esistenza puoi dargli qualunque significato che vuoi, basta crederci. A Masiero (fisico) sarebbe opportuno chiedere come mai “questa Agenzia Trascendente Razionale che ha ordinandolo fin dal principio per la vita”, ha previsto tante cose che ordinate non sono (catastrofi naturali,malattie,disordini di ogni tipo ecc). Forse “tanto ordinato” questa Agenzia Trascendente non lo è.

    • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Antonio

      L’ordine di cui parla il fine tuning è a permettere la vita. Sul resto, la fisica non ha nulla da dire.

    • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Antonio

      Incominciamo con il dire che se puoi parlare di “disordine” è perché c’è ordine (non vale invece l’inverso), ossia perché l’ordine è prevalente e costante.

      Poi bisogna distinguere la prospettiva particolare da quella più universale e generale. Facendo un esempio rispetto al quale potrei sbagliare, ma che comunque rende l’idea: se la gravità non esistesse, difficilmente, mi pare, la vita avrebbe potuto nascere sulla terra, eppure l’uomo che viene ucciso da una tegola, potrebbe giudicare la forza di gravità un’agente del disordine, poiché mette fine al “proprio ordine particolare”, cioè alla vita di un particolare essere umano. Lo stesso identico discorso vale per terremoti, catastrofi e altri eventi naturali, accidentalmente rovinosi per individui o nicchie naturali particolari.

      • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

        Errata corrige: un agente del disordine.

      • Antonio ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

        Capisco che su questo campo siete in difficoltà, ma almeno trova una scusa migliore!!!

        • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Antonio

          Una risposta come la tua corrisponde a mancanza di rispetto per chi argomenta le proprie affermazioni, cosa che tu non fai. O esponi i motivi per cui quanto dico sarebbe con tanta evidenza una sciocchezza, oppure stai zitto, evitando di fare perdere tempo al tuo prossimo.

        • andrea ha detto in risposta a Antonio

          A questa difficoltà risponde Gesù Cristo:
          c’è un peccato, nel mondo, il vivere nel pensiero dell’io,
          cosa che conduce alla impossibilità di conoscere (restare)
          l’essenza di DIO.
          Il vero male è questo, l’impossibilità eterna di
          conoscere DIO.

          Alla difficoltà ateistica (come possa dal niente nascere
          qualcosa), invece, non esiste risposta.

        • Valentina ha detto in risposta a Antonio

          Difficoltà? 😀
          Caro Antonio, quando capirai quel che stai dicendo sarà troppo tardi..continua pure nella tua effimera gara!

  15. lorenzo ha detto

    Esiste un libro, il libro della natura, che dovrebbe logicamente e razionalmente portarci alla conclusione, in base alle pagine fino ad ora rese fruibili, che tutto è voluto da una superiore Intelligenza ordinatrice.

    Taluni tuttavia, o per ignoranza, analfabetismo, dogmatismo, o basandosi sul fatto che non tutte le pagine sono ancora comprensibili, postulando illazioni su quello che in esse potrebbe esservi scritto, si appellano al caos.

    Mille teorie non fanno una legge.

  16. alessandro pendesini ha detto

    Non vi è alcuna relazione nella scala spaziale (o temporale ! Inoltre, quando si confrontano i 15 miliardi di anni dell’universo con qualche migliaia di anni della nostra civiltà) tra l’umanità e la cosmo. Questo sembra non serio, o impossibile, in queste condizioni sostenere l’idea che l’Universo è fatto appositamente per l’uomo !

    • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a alessandro pendesini

      Discorso solo apparentemente dotato di senso: Dio non vive nel tempo, dunque non ha dovuto attendere nulla…

      Inoltre, certamente l’uomo, se lo si considera nella “potenza” della propria carne, è un quasi nulla, se confrontato con le potenze insite in certi eventi naturali, ma può qualsiasi evento naturale, per quanto impressionante nella propria enormità materiale, pensare, ridere, comporre l’Infinito di Leopardi, la Divina Commedia, la Metafisica di Aristotele o amare?

      • alessandro pendesini ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

        @a-theos=a-ethos

        L’uomo da millenni si è attribuito capacità cognitive -o possibilità cerebrali- eccezionali poiché superiore -e soprattutto razionale- paragonato agli altri animali. Ma da quello che ci rivela la storia, e di come miliardi di persone si comportano attualmente, non sono affatto convinto che meriti di essere chiamato due volte sapiente…..
        E come diceva A.Eddinton : “non è solo che l’universo è più strano che noi possiamo immaginare. Ma è più strano di quanto noi siamo in grado d’immaginarlo” !
        La differenza c’è e….si vede…..

        • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a alessandro pendesini

          E infatti non sto dicendo che tutti siamo degli Aristotele dei San Tommaso d’Aquino, dei Leonardo, dei Raffaello o dei Dante Alighieri… Però le vette che costoro, e molti altri, hanno raggiunto in ogni campo dello scibile dimostrano l’estrema superiorità ontologico-qualitativa dell’intelligenza e della moralità (nessun altro essere vivente, a parte gli angeli, è agente morale).

          Inoltre quanto dici semmai corre il rischio di dimostrare proprio quello che tu non vorresti: la complessità profonda della stessa materia, nelle svariatissime forme che assume e nel tutto interconnesso che è l’universo, è proprio indice del fatto che non può essere derivata se non da un Essere super-intelligente…; non certo dal caso, che non si capisce perché mai dovrebbe stabilizzarsi (se tutto fosse derivante dal caso, il caso stesso sarebbe la regola che impedirebbe ogni regolarità).

    • Nadia ha detto in risposta a alessandro pendesini

      Dici Pendesini: “Non vi è nessuna relazione temporale né spaziale” tra uomo e mondo. Mi chiedo: hai letto l’articolo? hai capito che se il mondo fosse più giovane e più piccolo, l’uomo non potrebbe esistere?
      Una relazione scientifica quindi c’è.

      • alessandro pendesini ha detto in risposta a Nadia

        …se il mondo fosse più giovane e più piccolo, l’uomo non potrebbe esistere…
        @Nadia
        E perché no ?
        Posso chiederle su quale principio scientifico o razionale si basa per giustificare la sua sorprendente affermazione ?

    • lorenzo ha detto in risposta a alessandro pendesini

      Se un determinato evento può verificarsi solo ed esclusivamente a determinate condizioni e quel determinato evento è il culmine di sequenze ininterrotte che è possibile definire casuali solo dimenticando la logica e la statistica, puoi razionalmente sostenere che l’effetto finale non era pianificato?

      • alessandro pendesini ha detto in risposta a lorenzo

        @Lorenzo

        Possiamo aspettarci di ritrovare alcune leggi della fisica in qualsiasi universo apparso in uno spazio-tempo vuoto, ma dobbiamo pur sempre tener presente che altre leggi, così come molte costanti fisiche, possono derivare da un processo aleatorio chiamato “rottura spontanea della simmetria”. O mi sbaglio ?

  17. alessandro pendesini ha detto

    ….E che, nonostante tutte le risorse profuse in un secolo nelle rispettive ricerche, non abbiamo il minimo indizio di vita aliena….
    Giorgio masiero Dixit

    Anche con delle tecniche e gli strumenti più sofisticati di quanto possiamo immaginare, non saremo mai in grado di (a meno di contornare le leggi della fisica) analizzare più di una frazione infinitesimale dell’Universo alla ricerca di segni di vita e di pensiero cosciente. Purtroppo nessun oggetto o onda potrà viaggiare oltre la velocità della luce; da questo non vedo come potremmo comunicare con eventuali forme di vita intelligenti con tecnologie anche più evolute delle nostre, che distano migliai, milioni o miliardi di anni-luce dalla nostra piccola terra !
    NB.: Inoltre non dobbiamo dimenticare che -molto stranamente- solo il 0,3%, del nostro Universo è visibile ! Questo implica che più del 99% della materia ed energia nell’Universo è invisibile……(sic!)

    • lorenzo ha detto in risposta a alessandro pendesini

      Anche se del nostro universo è visibile solo lo 0,3%, le leggi scientifiche che conosciamo valgono anche per il 99,7% dell’universo invisibile.

      Siccome queste leggi mettono in difficoltà determinate teorie puramente ideologiche e non essendo riusciti a provare che nel nostro universo possono coesistere leggi scientifiche diverse da quelle che conosciamo, taluni si sono inventati la teoria del multiuniverso regolato da leggi scientifiche diverse dimenticando che, seppur diverse, sarebbero sempre delle leggi a regolare quegli altri universi ipotizzati.

      L’unico e vero problema rimane il seguente: le leggi scientifiche precedono o seguono i fatti?

      • alessandro pendesini ha detto in risposta a lorenzo

        @Lorenzo
        La realtà non è tale come la teoria la descrive. “Descrizione” non puo’ essere confusa con “Essenza”.
        Le leggi della fisica sono di un ordine diverso rispetto alle “leggi della natura” per la ragione che il mondo reale non è paragonabile alla nostra teoria del mondo la quale ha una propria struttura, indipendente dalla realtà; per cui sarebbe lecito dire che è la teoria che si “realizza” e non la realtà che si “teorizza” !

        • lorenzo ha detto in risposta a alessandro pendesini

          “… il mondo reale non è paragonabile alla nostra teoria del mondo la quale ha una propria struttura, indipendente dalla realtà…”
          E da che cosa, di grazia, dovrebbe dipendere la nostra teoria del mondo se non dalla realtà?
          Dall’ideologia forse?

          • alessandro pendesini ha detto in risposta a lorenzo

            @Lorenzo
            La matematica, prodotto del cervello umano, non è altro che un liguaggio approssimativo che usiamo per descrivere o interpretare una materia/energia che in gran parte ci sfugge.
            I termini si limitano a descrivere un’esperienza e non possono pretendere, fino a prova contraria, descrivere la realtà stessa, che sembra rimanere irraggiungibile in quanto tale. Ripeto ancora una volta, che siamo in grado di esprimere il rapporto, ma non il mondo con cui siamo in rapporto !

            • lorenzo ha detto in risposta a alessandro pendesini

              Dipende da che cosa intendi per matematica: la matematica utilizzata per mettere in orbita un satellite non si limitano a descrivere un’esperienza ma, partendo dalle costanti ricavate dallo studio di una determinata esperienza, stabilisce con certezza una realtà non ancora presente.
              Cos’è allora la matematica: l’arte di descrivere la realtà; la capacità di predire il futuro; la comprensione di un linguaggio già scritto o cos’altro?
              Il problema è sempre quello: la matematica si crea quando l’uomo la scopre o è preesistente?

  18. Giuseppe ha detto

    Non capisco in base a che cosa si distingua una metafisica buona da una cattiva…

    • Salvatore ha detto in risposta a Giuseppe

      Dalla capacità di rispondere efficacemente all’indagine metafisica.

    • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Giuseppe

      Dal fatto che è vera o falsa.

      • alessandro pendesini ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

        @a-theos=a-ethos

        La metafisica non puo’ essere considerate ne vera ne falsa, poiché in tal caso verrebbe chiamata “fisica”, ne più ne meno !

      • Giuseppe ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

        Come può una metafisica essere vera o falsa?

        • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Giuseppe

          Dal fatto che i concetti sono universali, si deduce la spiritualità dell’anima; dal fatto che la realtà visibile è mutabile, si deduce una causa adeguata, che può essere solo immutabile e dunque metafisica.

          Sono solo due cenni tesi a farti capire quale è il metodo: si studia il visibile (con metodo filosofico, che non coincide in toto con quello delle scienze empiriche moderne), comprendendo che le caratteristiche più generali che lo descrivono (ad esempio il movimento come analizzato da Aristotele nella sua Fisica) lo rendono comprensibile come necessariamente causato…

          • Giuseppe ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

            Già la prima proposizione per me non ha senso. La spiritualità dell’anima. Che vuol dire? Dire che uno spazio vettoriale reale è un gruppo abeliano ha un significato. Ma parlare di spiritualità dell’anima non capisco cosa voglia dire…

            • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Giuseppe

              Come io non ho la minima idea di cosa sia “un gruppo abeliano”, evidentemente tu non hai idea di cosa sia la spiritualità. In due parole (non è certo questo il luogo adatto a spiegazioni metafisiche adeguate): se è possibile dimostrare che vi sono effetti che non possono essere di origine materiale, allora anche la loro causa non lo sarà (il pensiero non è materia, la facoltà intellettuale che ha pensato non è materiale, ma spirituale).

              • Giuseppe ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

                Mi scusi, ma come fa a dire che l’intelletto non è un prodotto del substrato materiale che costituisce il cervello? Per me è difficile credere il contrario…

                • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Giuseppe

                  Mi inserisco.
                  Penso che sia più corretto dire che l’intelletto è “inseparabile” dal cervello. Questa è un’evidenza. Ma si può con altrettanta evidenza, secondo me, aggiungere che, a differenza della bile che è un prodotto fisico (nel senso di “chimico”) del fegato, l’intelletto (e tutte le altre funzioni dell’anima razionale e sensitiva) non sono prodotti fisico-chimici del cervello.
                  Sul rapporto mente-cervello e sulla sua irriducibilità alle categorie della scienza sperimentale moderna, Le consiglio, Giuseppe, la lettura del recente libro (scaricabile anche via kindle) “Mind and Cosmos: Why the Materialist Neo-Darwinian Conception of Nature Is Almost Certainly False” di Thomas Nagel, che come Lei sa è uno dei maggiori filosofi contemporanei e non è religioso.

        • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Giuseppe

          Nel mio precedente articolo, Giuseppe, Lei mi aveva fatto 2 domande chiedendomi dove avessi trovato la definizione della vita della Nasa e dove quella di Sagan. Io non Le ho risposto perche’, quando ho visto il Suo intervento, la redazione aveva ormai chiuso i commenti. Ora, se e’ permesso, vorrei approfittare per risponderLe. Nel mio articolo Lei trovera’ direttamente un link al sito della Nasa, dove si da’ la definizione di vita secondo loro piu’ corretta. Per quanto riguarda Sagan, anche questo e’ scritto nell’articolo: e’ la definizione da lui scritta per l’Enciclopedia Britannica.

          • Giuseppe ha detto in risposta a Giorgio Masiero

            Sì ho letto. Io credo che non esista al momento una definizione univoca di vita che sia comunemente accettata. Mi sbaglio?

            • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Giuseppe

              Non si sbaglia: è esattamente quello che dicevo nell’articolo, dove ho citato il risultato di un esperimento fatto a Modena nel 2000, in occasione di un congresso internazionale di scienziati “esperti” sui fondamentali della vita.

  19. alessandro pendesini ha detto

    …le leggi scientifiche precedono o seguono i fatti….

    @Lorenzo

    –Dobbiamo tener presente che secondo la meccanica quantistica, l’universo è perfettamente aleatorio, in quanto si sovrappone a tutte le realtà possibili !
    –Non esiste l’ombra di una prova che le leggi della fisica possano provvenire dall’Universo stesso !
    –Viviamo in un Universo “privo di etichette”, il quale non invia messaggi codificati. E’ tramite il nostro encefalo che inventiamo delle categorie in un mondo che non ne possiede, ad eccezione di quelle già create dall’uomo.

    • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a alessandro pendesini

      Esatto: infatti un giorno, se tenti di uscire di casa con la porta chiusa, ci sbatti contro, ma il giorno dopo, visto che non ci sono etichette, se ti comporti nello stesso modo, non sbatti più contro la porta…

    • enrico ha detto in risposta a alessandro pendesini

      “–Dobbiamo tener presente che secondo la meccanica quantistica, l’universo è perfettamente aleatorio, in quanto si sovrappone a tutte le realtà possibili !”

      Questa frase è priva di senso..ma lei Pendesini, che cosa voleva dire?

      “Viviamo in un Universo “privo di etichette”, il quale non invia messaggi codificati. E’ tramite il nostro encefalo che inventiamo delle categorie in un mondo che non ne possiede, ad eccezione di quelle già create dall’uomo.”

      Qui sembra, interpretando, che lei sostenga che il reale sia una cosa e che i modelli sono frutto del nostro cervello sicchè reale e modello potrebbero non coincidere.
      Di grazia lei ci ha portato valangate di modelli riguardo come funzioni il nostro cervello.
      Secondo quanto lei afferma adesso anche quelli sono forse non aderanti al reale oppure quelli sono la “Verità assoluta”?

    • lorenzo ha detto in risposta a alessandro pendesini

      Cosa significa che: “… l’universo è perfettamente aleatorio, in quanto si sovrappone a tutte le realtà possibili”?

      Se le leggi della fisica non provengono dall’universo, da dove provengono?

      Non ti sfiora il dubbio che le leggi che regolano il mondo esistano indipendentemente dal fatto che il nostro encefalo le recepisca o no?

      • alessandro pendesini ha detto in risposta a lorenzo

        @Lorenzo

        Le equazioni della fisica quantistica implicano una presenza universale di stati sovrapposti, per cui gli effetti di interferenza.
        N.B. : Per sua informazione sappi che non ho mai dubitato, ne scritto, che la realta NON esiste indipendentemente del nostro cervello !

  20. Guido Periotto ha detto

    Creazioni umane?

    LETTERA di EINSTEIN a MAURICE SOLOVINE (1952)

    Caro Solovine,
    come sempre, mi ha fatto un gran piacere ricevere Sue notizie. Per quanto riguarda le modiche che mi ha proposto, sono pienamente d’accordo.
    Quanto a Carl Seelig, è persona dabbene. Ma, ahimé, prende un po’ troppo sul serio il compito che si è assunto e in questo modo dà semplicemente fastidio a tutti. Giudichi Lei ciò che è bene dirgli e passi pure sotto silenzio il resto (è sconveniente essere esibiti, dinanzi a un pubblico che si suppone neutrale, nella propria nudità). Prenda le Sue decisioni e me le comunichi. Non voglio infatti neanche direttamente immischiarmi in questa storia. Ad ogni modo in merito ad alcune richieste concrete gli ho già dato risposta.
    E veniamo al punto interessante. Lei trova strano che io consideri la comprensibilità della natura (per quanto siamo autorizzati a parlare di comprensibilità), come un miracolo (Wunder) o un eterno mistero (ewiges Geheimnis). Ebbene, ciò che ci dovremmo aspettare, a priori, è proprio un mondo caotico del tutto inaccessibile al pensiero. Ci si potrebbe (di più, ci si dovrebbe) aspettare che il mondo sia governato da leggi soltanto nella misura in cui interveniamo con la nostra intelligenza ordinatrice: sarebbe un ordine simile a quello alfabetico, del dizionario, laddove il tipo d’ordine creato ad esempio dalla teoria della gravitazione di Newton ha tutt’altro carattere. Anche se gli assiomi della teoria sono imposti dall’uomo, il successo di una tale costruzione presuppone un alto grado d’ordine del mondo oggettivo, e cioè un qualcosa che, a priori, non si è per nulla autorizzati ad attendersi. È questo il “miracolo” che vieppiù si rafforza con lo sviluppo delle nostre conoscenze.
    È qui che si trova il punto debole dei positivisti e degli atei di professione, felici solo perché hanno la coscienza di avere, con pieno successo, spogliato il mondo non solo degli dèi (entgöttert), ma anche dei miracoli (entwundert). Il fatto curioso è che noi dobbiamo accontentarci di riconoscere “il miracolo” senza che ci sia una via legittima per andare oltre. Dico questo perché Lei non creda che io – fiaccato dall’età – sia ormai facile preda dei preti.
    Noi qui, tutti bene: anche Margot3 che, grazie all’operazione, ha ripreso vigore. Ho trovato, nella derivazione della teoria del campo non simmetrico, un complemento importante che determina a priori le equazioni generali del campo nello stesso modo in cui il semplice principio di relatività determinava le equazioni della gravitazione.
    Cari saluti a tutti voi,
    Suo
    A. Einstein

  21. Guido Periotto ha detto

    Come pure gli scienziati al Cern che, con il superacceleratore, costato milioni di euro…, stanno controllando le loro categorie mentali…

  22. enrico ha detto

    @ alessandro pendesini

    Mi aveva chiesto, tempo addietro, perchè non le avessi risposto alle sue domande e poi perchè non lo facessi nel sito “UAAR” che a suo dire era privo di moderazione e permetteva uno scambio più facile.
    Per prima cosa i thread vengono chiusi dopo un pò, di modo che talvolta non risulta possibile risponderle.
    Secondo io vengo sempre moderato sul sito “UAAR” e solo una parte dei miei commenti passa la moderazione, sicchè dopo un pò passa la voglia.
    Approfittando di avere un fratello che fa il ricercatore all’Università di Stanford ho chiesto se conoscesse qualcuno che si occupi di neuroscienze.
    La risposta è stata positiva sicchè mi sono permesso di inviargli le sue considerazioni per verificare se le sue posizioni sono “le uniche” esistenti in questa materia. Sembra di no ma con il tempo raccoglierò il materiale che mi sta mandando e vedremo di confrontarlo con le sue teorie.
    In ultima battuta, è possibile che il suo nick sia uno pseudonimo, poichè nonostante lei affermi di occuparsi di neuroscienze non è stato possibile trovare nessuna pubblicazione che porti il suo nome.
    Solo una teoria lunghissima di interventi su svariati blog e su wikipedia in lingua francese.
    Ma lei fa il ricercatore? Insegna? a che titolo presente le sue considerazioni?

    • alessandro pendesini ha detto in risposta a enrico

      @enrico

      La trovo, diciamo, un po’ invadente !
      Lei -persona anonima per eccellenza, (di enrico ne esistono milioni nel mondo) vuole avere informazioni sulla mia identità e vita privata ? Bene, posso darle le informazioni che desidera a condizione che lei, enrico, esca dall’anonimato indicando non solo il suo nome ma anche il suo cognome, affinché tutti sappiano di quale « enrico » trattasi ! O.K. ?

      • Licurgo ha detto in risposta a alessandro pendesini

        Oibò, parla di indiscrezione Pendesini, quello che qua copiaincollava in silenzio i commenti degli altri dicendo poi che li avrebbe inseriti in un libro di castronerie scientifiche dopo averli sottoposti a suoi (secondo lui) colleghi neuroscienziati… e che poi, quando è venuto fuori da ricerche sui docenti che lui era un signor nessuno, si è inventato delle scuse a cui non avrebbe creduto nemmeno un bambino.
        Secondo me è solo un millantatore e vedrete che non ci darà mai alcuna referenza accademica, perchè non ne ha.
        Questa sull’identità è l’ennesima scusa: se Lei è sincero, Pendesini, che le importa che anche l’altro si ‘riveli’? Deve solo dire cosa insegna e dove non dirci come Le piace fare l’amore (ambito, questo sì, che corrisponderebbe alla privacy)!

        Lucio Licurgo Bianchi.

      • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a alessandro pendesini

        Scuse pietose. Se vanta dei titoli, ne dimostri l’esistenza reale. Certamente i titoli burocratici non bastano a dimostrare la validità delle sue tesi, per altro espresse in modo alquanto confuso, illogico e sgrammaticato, ma almeno dimostrerà di non essere un troll!

      • enrico ha detto in risposta a alessandro pendesini

        @ alessandro pendesini

        In parte capisco il suo intervento.
        Se fossi certo che dirle nome e cognome non conportasse nessun rischio lo farei. Purtroppo essendomi capitato che sul sito UAAR circa due anni fa fui bannato e contemporaneamente qualcuno scrisse commenti con il mio nick, spacciandosi per me con lo scopo di ridicolizzarmi, e ritenendo un comportamento del genere singolare non mi va di scrivere il mio cognome.
        Comunque sono chimico, senza infamia e senza lode e non mi occupo di neuroscienze.
        Di per se sono certo che “alessandro pendesini” non ha pubblicazioni nel campo delle neuroscienze, questo non toglie che lei potrebbe non chiamarsi così, e per me, può tranquillamente rimanere nell’anonimato.
        Se lei non si occupa personalmente di questo campo, ma è semplicemente un appassionato, questo è positivo, ma lei corre il rischio di prendere per vere affermazioni che può trovare sia su pubblicazioni scientifiche sia su giornali di vario genere, che in realtà corrette non sono.
        A questo proposito le giro alcune slide che mi sono state inviate da mio fratello, in particolare quella di pagina 12

        http://www.lassp.cornell.edu/mermin/factoring-princeton1.pdf

        Per il resto posso dirle che lui non ha compreso il senso dei suoi interventi, io nemmeno ma ho una preparazione esclusivamente di base di MQ.

  23. buono legnani ha detto

    “una minima variazione dei loro valori al Big Bang avrebbe reso impossibile qualsiasi forma di vita”
    e chi l’ha detto ??
    questo e’ un classico errore in cui i “credenti” sono soliti cadare,ragionando in termini teleologici.
    Masiero usa concetti che hanno un senso nella fisica moderna proprio perche’ sono il risultato della nostra scienza e della direzione delle nostre scoperte. Lanciarsi in “se” o in “ma” riferendosi a chissa’ quale fisica del big bang non ha nessun senso.
    c’e’ ancora molto da scoprire,sui buchi neri,sulla materia oscura,su un sistema che e’ intrinsecamente incoerente (fisica delle particelle vs relativita’).
    farne una teleologia,anche al di la’ dello scopo (dimostrare Dio ? bah) mediocre e’ davvero poco educativo per chi e’ digiuno di tutte queste cose.
    a proposito sig. Masiero Lei non e’ quello che nega l’evoluzione? Siamo passati a far danni alla fisica teorica adesso?
    E la smetta di offendere,la teoria del Multiverso non e’ che un espediente divulgativo utile a far comprendere teorie e osservazioni scientifiche particolarmente complesse. Il rispetto per chi ne sa di piu’ di lei (Hawkings compreso ovviamente) e’ il primo requisito per chi vuole fare scienza.
    Ci mostri piuttosto il suo curriculum e le sue pubblicazioni scientifiche,sig. Masiero…

    • Wil ha detto in risposta a buono legnani

      Tu non sei un fisico, vero, sig. Legnani, se no non avresti scritto venti castronerie in dieci righe? La piu’ divertente delle quali e’ forse l’affermazione che “il multiverso e’ un espediente divulgativo”, quando da almeno 30 anni, e’ una delle teorie piu’ studiate in cosmologia teorica proprio per superare il problema del fine tuning!

    • andrea ha detto in risposta a buono legnani

      Mostraci un pò il percorso mentale (si fa x dire) attraverso cui sei giunto alla conclusione che il niente ha creato tutto quanto.
      Senza sforzarti troppo.

  24. Giorgio Masiero ha detto

    @ buono legnani
    Lei cortesemente interroga: “Una minima variazione dei loro valori al Big Bang avrebbe reso impossibile qualsiasi forma di vita: e chi l’ha detto??”
    Le rispondo: l’ha detto il Suo stimatissimo Hawking, nel libro “Una breve storia del tempo”. Qui Hawking spiega: “Le leggi della scienza, come le conosciamo oggi, contengono molti numeri fondamentali, come la grandezza della carica elettrica dell’elettrone e il rapporto delle masse tra protone ed elettrone… Il fatto notevole è che i valori di questi numeri sembrano essere finemente aggiustati apposta per rendere possibile lo sviluppo della vita”.
    In questo articolo non ho scoperto né inventato nulla di mio, ma mi sono limitato a riportare alcuni risultati che tutti i fisici conoscono. Li studi anche Lei, magari dopo aver fatto un corso triennale di logica ed un paio di corsi quinquennali di matematica e di fisica avanzate. Qui incontrerà anche la teoria delle stringhe e del multiverso. E si accorgerà che non si tratta di espedienti per divulgare la scienza agli ignoranti, ma di altissima matematica e fisica, tanto alta e difficile da raggiungere la metafisica.

    • andrea ha detto in risposta a Giorgio Masiero

      Grande, dott.Masiero.

      I demenziali post ateistici, degni del peggior Bagaglino,
      servono comunque a mettere in evidenza la limpidezza logica
      e armonica di scienza e certezza dell’esistenza di DIO.

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